di GUIDO LEONE – Si è celebrato, il 27 marzo, la 62esima Giornata internazionale del Teatro, creata dall’Unesco.
La finalità della “Giornata” è quella di sensibilizzare l’opinione pubblica, ma anche il mondo studentesco sulla scorta delle esperienze di attività teatrale promosse negli ultimi anni, sull’importanza dell’espressione teatrale e promuovere lo sviluppo delle arti performative in tutti i Paesi del mondo.
L’occasione ci consegna la possibilità di rivisitare il rapporto tra teatro e comunità calabrese e, in particolare, tra teatro e scuola nella nostra comunità e contemporaneamente di fare una riflessione sullo stato dell’arte anche del Teatro comunale “F. Cilea” di Reggio Calabria.
Lo spettacolo colto, prosa, danza, lirica, insomma lo spettacolo frutto di fatica, di ricerca, di studio è quello che deve essere sostenuto perché in Italia non ha vita facile, ancor più come vedremo in Calabria. È un problema che riguarda la formazione del pubblico fin da giovane, bisogna educare i bambini al teatro fin da piccoli perché questa forma di espressione artistica aumenta le capacità linguistiche e quindi la crescita culturale, che è il vero investimento da fare. Bisogna puntare alla formazione del pubblico facendo arrivare questo tipo di spettacoli “colti”, di valori e di linguaggi, a un maggior numero di persone.
La scuola non è fatta solo dai bambini, vi sono anche le famiglie. Anche loro devono familiarizzare con il teatro. Verso quest’ultimo esistono nel pubblico delle resistenze determinate anche da barriere di costo. Se riusciamo a rompere queste barriere la gente si accorgerà che lo spettacolo teatrale è molto più bello di quello televisivo, lo spettacolo dal vivo dà emozioni che quello della televisione non dà. Il teatro è un luogo magico.
Ma va doverosamente sottolineato come il mondo della scuola calabrese ,sia pure con modalità spesso molto diverse, è sempre andato alla ricerca di occasioni per incontrare il teatro. È questo un fenomeno di straordinaria ricchezza e rilevanza, del quale occorre evidenziare alcuni aspetti importanti.
Sono numerose le scuole di ogni ordine e grado calabresi che hanno sviluppato negli ultimi anni un rapporto costante, seppure spesso non organico, con i linguaggi non verbali e con il teatro in particolare.
Gli spettacoli realizzati da ragazzi, spettacoli di professionisti ai quali gli allievi assistono, laboratori sperimentali di teatro, persino atipici insegnanti che si improvvisano attori e registi sono esperienze presenti spesso stabilmente in molti istituti.
Tutto ciò ci fa affermare con sicurezza che il pubblico infantile e giovanile rappresenta un’area di utenza strategica e che le attività espressive e artistiche hanno dato prova di offrire un contributo significativo per l’arricchimento dell’offerta formativa, senza considerare, altresì, la valenza educativa dell’approccio al linguaggio teatrale.
Tuttavia, lo stato dell’arte ci restituisce una fotografia con molti chiaroscuri. Secondo l’Annuario statistico 2023 dell’Agis, nel 2022 il 12,1 per cento delle persone di 6 anni e più ha dichiarato di essere andato al teatro almeno una volta negli ultimi 12 mesi, in aumento di 9 punti percentuali rispetto al 2021 ma ancora lontani dai livelli pre-pandemici (nel 2019 erano il 20,3 per cento). L’incremento di partecipazione a spettacoli teatrali ha interessato maggiormente i giovanissimi che avevano risentito maggiormente del calo dovuto alla pandemia e per i quali una maggiore partecipazione a questo tipo di intrattenimenti si associa alla frequenza scolastica.
Tra i ragazzi di 11-17 si riscontrano percentuali più elevate di partecipazione (il 16,1 per cento). Tra i più adulti, invece, soltanto tra i 55-64enni si riscontra una partecipazione di poco superiore alla media (12,5 per cento). Le donne fruiscono più degli uomini degli spettacoli teatrali (il 13,5 per cento di spettatrici rispetto al 10,6 per cento dei maschi), soprattutto tra adolescenti e giovani. Per l’83 per cento circa degli spettatori si registra un’affluenza a teatro che non supera le tre volte l’anno, contro il 7,0 per cento di chi vi è stato sette volte o più. L’abitudine di andare a teatro almeno una volta all’anno si conferma essere una prerogativa del Centro-Nord (il 13,1 per cento rispetto al 10,1 per cento del Mezzogiorno). Al Sud e Isole, in tutte le regioni, tranne la Campania (14,0 per cento), si registrano valori al di sotto della media nazionale.
In Calabria, penultima tra le regioni italiane, nel 2022 solo il 2,0% delle persone di 6 anni e più ha dichiarato di essere andata almeno una volta a teatro negli ultimi 12 mesi, a fronte del 12,1%, come già detto, della media italiana.
Insomma l’87,6% (anno 2022) non ha fruito di spettacoli fuori casa negli ultimi dodici mesi.
Inoltre, secondo il 19° Rapporto Annuale Federculture 2023 “Impresa Cultura” più contenuto è l’aumento nel 2022 dell’incidenza della spesa in ricreazione, sport e cultura sul totale della spesa media mensile familiare. La quota di questa voce di spesa passa infatti dal 3,3 al 3,5%.
Pressoché stabile al Sud e nelle Isole, aumenta in misura più consistente al Centro, dove passa dal 3,3 al 3,7%, in termini assoluti da 83,3 a 102,4 euro +22,9%.
L’analisi della spesa media mensile delle famiglie nelle regioni denota come siano costanti i divari territoriali tra Nord e Sud del Paese. Rispetto al capitolo Ricreazione, sport e cultura è di 85 euro la differenza tra la spesa massima del Nord (Trentino Alto Adige, 127,8 euro) e quella minima del Sud (Calabria, 42,4 euro).
Osservando i dati relativi alla partecipazione (residenti che nell’arco dei 12 mesi hanno fruito di intrattenimenti culturali), come per la spesa, si rilevano dei forti incrementi nel 2022 rispetto al 2021. L’indicatore sulla partecipazione culturale fuori casa, passato dal 35,1% del 2019 all’8,3% del 2021, nel 2022, si attesta al 23,1%, comunque inferiore ai livelli pre-pandemia. Dopo il crollo della partecipazione culturale avvenuto nel 2021, gli italiani sono tornati a teatro, al cinema ai concerti, ma nel 2022 ancora risulta quasi dimezzata la quota di persone che si reca a teatro,
Comunque li si guardi, i dati del tema in oggetto raccontano di una Calabria, ma sostanzialmente anche di una Italia, particolarmente pigre da un punto di vista culturale.
Ora, come la scuola non può e non deve ignorare la presenza e l’attività sul territorio di quei gruppi o compagnie professionali o non, che si occupano di teatro, così è sperabile che i teatri della nostra regione si propongano di funzionare a pieno regime.
Creare il pubblico di domani è una esigenza imprescindibile, per esempio, per una istituzione come il “Cilea” di Reggio Calabria che, attraverso una auspicabile Fondazione, costituita da managerialità pubblica e del privato, possa intraprendere una politica di interventi di divulgazione , sviluppando una pedagogia teatrale e musicale e investendo sulla formazione dei ragazzi e dei giovani, complice una fitta rete di relazioni da realizzare con il mondo della scuola.
Insomma, il “Cilea” va certamente inteso come valore ma anche come risorsa, ma lo sia in funzione del servizio che può rendere al cittadino, recuperando sia la vicinanza al pubblico,sia la capacità di cogliere e di rielaborare il presente e la quotidianità.
Il teatro deve riuscire a creare un sistema, che grazie al lavoro sul territorio ed al coinvolgimento del maggior numero di persone, ritorni a rendere proprie le esigenze della committenza, ovverosia del pubblico.
E quando la sera mi capita talvolta di vedere le persone che si infilano in una sala teatrale, ancorché di quartiere, e per due ore seguire il lavoro di artisti, più o meno professionisti, a prescindere dai contenuti e dalla qualità dello spettacolo, non si può che essere speranzosi. Quella sera, quelle persone hanno lasciato il televisore dormire a casa, per partecipare ad un avvenimento d’arte in carne e ossa: riuscito o non riuscito, ma prezioso proprio perché in carne e ossa. Ecco quello che conta! (gl)
[Guido Leone è già dirigente tecnico Usr Calabria]