Il Pd presenta la proposta per rinviare la fusione di Cosenza, Rende e Castrolibero

Domani mattina, a Cosenza, alle 11, nella Sala Consiliare del Comune, il Partito Democratico illustrerà la proposta di rinviare la fusione di Cosenza, Rende e Castrolibero che sarà presentata in Consiglio regionale.

All’incontro con i cronisti saranno presenti il segretario provinciale del Pd di Cosenza Vittorio Pecoraro, la presidente dell’Assemblea Maria Locanto, il presidente del Consiglio comunale Giuseppe Mazzuca, oltre al vicepresidente del Consiglio regionale Franco Iacucci e al presidente del gruppo del Pd a palazzo Campanella, Mimmo Bevacqua

Bevacqua e Iacucci, durante i lavori dell’Assemblea regionale di venerdì 26 luglio e prima della discussione del punto all’ordine del giorno, formalizzeranno alle forze politiche di centrodestra un documento politico vincolante per fare in modo che il processo di fusione avvenga con i tempi giusti e in maniera collegiale. (rcs)

LA “GRANDE COSENZA” SI PUÒ E DEVE FARE
MA SERVE RIVEDERE LA LEGGE REGIONALE

di FRANCESCO CANGEMI – La Grande Cosenza. Un vecchio sogno che potrebbe realizzarsi con la fusione dei comuni limitrofi dell’area metropolitana (Castrolibero e Rende) per costituire un unicum che formalmente esiste già, ma strutturalmente non produce frutti, soprattutto a vantaggio dei cittadini. Calabria.Live è andata a chiedere cosa ne pensa il sindaco di Cosenza.

Non si nasconde certo dietro un dito il sindaco di Cosenza Franz Caruso quando si tratta di parlare della fusione dell’area metropolitana di Cosenza che riguarderebbe i Comuni di Rende, Castrolibero e lo stesso capoluogo di provincia. Non esita a dire che si tratta, la proposta di legge regionale, di un qualcosa di confusionale e di una «operazione policistica per mettere le mani sulla città».

Il presidente della giunta regionale della Calabria Roberto Occhiuto, nel corso dell’intervista, viene anche definito dal sindaco Caruso come l’autore di «una vera azione di sabotaggio della realizzazione del nuovo ospedale della Annunziata nel sito di Vagliolise».

Sindaco Caruso, perché la fusione che vuole il consiglio regionale non va bene?

Non va bene perché il testo di legge presentato, più che una proposta istitutiva della nuova città unica, sembra essere finalizzata esclusivamente alla sola estinzione dei Comuni oggi esistenti. La Città unica nella realtà urbana esiste già. L’area metropolitana cosentina è già vissuta dai cittadini come una città unica e dalla continuità territoriale. Una legge istitutiva regionale dovrebbe essere utile e funzionale, dunque, ad una organizzazione e riordino di tipo amministrativo, da ottenere attraverso la nascita del nuovo ed unitario ente comunale. Il disegno di legge regionale, invece, crea solo una grande confusione. Quella depositata dal centrodestra è una proposta improvvisata e lacunosa. Ho la sensazione che invece di pensare agli interessi dei cittadini, si tenta di fare una operazione politicista per mettere le mani sulla città. E ciò, ritengo, è soprattutto dovuto al fatto che Occhiuto non ha mai accettato la sconfitta elettorale che nell’ottobre del 2021 ha portato alla mia elezione a sindaco della città.

E quindi?

Si presenta una proposta di legge che contiene solo la data di entrata in vigore della nuova forma amministrativa ed istituzionale della città unica.  Per il resto solo omissioni.  Non è stato previsto alcun efficace percorso, sia dal punto di vista amministrativo che sotto l’aspetto giuridico-legislativo, per una effettiva e sapiente opera di costruzione del nuovo ente. Anzi, cosa gravissima, è che è tanta la fregola di puntare evidentemente ad un vero e proprio colpo di mano, che è stato depotenziato persino il referendum popolare a  cui deve essere sottoposta la scelta.  Dalla decisione vengono esclusi completamente i Comuni, ma soprattutto non decidono più le popolazioni interessate, perché hanno deciso che il referendum debba essere solo consultivo. Insomma la Regione ha avocato a sé pieni poteri.  Un mostro giuridico, anticostituzionale che il Governo nazionale ha avallato. Sulla modifica della forma di referendum e la esclusione dei comuni dal percorso decisorio, si è consumato un vero e proprio scambio tra Occhiuto e il ministro Calderoli. Occhiuto vota a favore della sciagurata ipotesi dell’autonomia differenziata e Calderoli non impugna la legge con la quale la Regione  può decidere la fusione tra Comuni anche a prescindere da un eventuale pronunciamento contrario delle popolazioni.

In che modo?

Attraverso la modifica del comma 3 dell’art. 5 della legge regionale 55/2006, deliberata dal Consiglio Regionale a colpi di maggioranza, che elimina le delibere dei Consigli Comunali e ribadisce che il referendum è consultivo e non vincolante.  Di fatto si mortifica l’autonomia dei Comuni, calpestando il diritto di autodeterminarsi dei territori. Un atto, insomma, antidemocratico ed illiberale. Una modifica che contrasta con ciò che prevede una altra legge in vigore: “La Regione valorizza ed incentiva, sulla base dell’iniziativa dei Comuni, la costituzione di gestioni associative tra le stesse Istituzioni”.

Con altre “regole”, la Grande Cosenza si può fare?

La Grande Cosenza si deve fare. È stato l’orizzonte che ho indicato nel mio programma elettorale. Ma va fatta con responsabilità e serietà.  Per la fusione tra la città di Pescara e i comuni di Montesilvano e Spoltore è stato previsto un percorso della durata di ben nove anni.  Un percorso costituente e partecipato, con i comuni e le popolazioni come protagonisti primari. Serve innanzitutto uno studio di fattibilità e poi bisogna finanziare il  processo di fusione. Un adeguato finanziamento di premialità capace di supportare la nascita di un nuovo ente che dovrà amministrare oltre centomila abitanti e curare e manutenere un esteso territorio. Di tutto questo non c’è traccia nella proposta della Regione.  I firmatari della legge non si pongono minimamente il problema di come la fusione possa avvenire, in questo caso, alla presenza di fattori non certamente ordinari.

Infatti, oltre che la sopraggiunta presenza della gestione commissariale di Rende, soprattutto la condizione di dissesto finanziario del comune di Cosenza, con il registrarsi di una vera e propria voragine debitoria, ereditata dalla gestione dei dieci anni precedenti al mio insediamento alla guida della città costituiscono elementi non banali e che il legislatore regionale possa ignorare.  Serietà e responsabilità vorrebbero che Roberto Occhiuto, intanto, finanziasse ed azzerasse il debito pregresso di Cosenza ed evitare, così, che siano i cosentini e tutti i cittadini della area urbana con le loro tasche a farne le spese.

Ma non mi pare che ci sia questa volontà. Anzi, finora abbiamo registrato da parte di Occhiuto una vera azione di sabotaggio della realizzazione del nuovo ospedale della Annunziata nel sito di Vagliolise, cioè nel cuore della potenziale città unica ed il blocco della metropolitana leggera. Una opera questa che declina la materializzazione fisica della nuova città e che, oltre ad essere proposta in maniera lungimirante da Beniamino Andreatta al momento del suo insediamento a Rettore per la integrazione della università con l’area urbana, oggi sarebbe un innovativo fattore di modernizzazione di una città green, più vivibile e meno inquinata.

Tra riprese e silenzi la proposta della città unica non è nuova. Ritiene che sia ancora rivoluzionaria o bisogna guardare altrove?

È sicuramente rivoluzionaria l’ipotesi di area vasta Metropolitana, per includere anche altri territori legati al capoluogo come la Valle del Crati, il Savuto, le Serre cosentine. Una “Città Territorio” che potrebbe essere  una area strategica, nodo centrale di un asse di sviluppo che si estende da Gioia Tauro a Sibari.

Lei confida in un fecondo confronto istituzionale tra Regione e Comuni intorno alla procedura per la istituenda città unica?

 Finora non abbiamo registrato segnali incoraggianti. Da parte della maggioranza di governo regionale abbiamo registrato chiusure e, in qualche caso, qualche polemica di bassa lega.  Non mi pare di cogliere ad oggi un approccio metodologico consapevole di trattare un tema di forte valore storico. Ritengo che la nascita della città unica della area metropolitana cosentina non possa essere derubricata ad una questione di tipo semplicemente ordinaria e burocratica. L’ambizione dovrebbe essere quella di sollecitare un protagonismo sociale, istituzionale e culturale degno di un grande evento. E poi su questo terreno si dovrebbe facilitare la espressione di una forte volontà unitaria e non insistere in un atteggiamento assolutamente divisivo. I comuni finora hanno dimostrato volontà propositiva e di predisposizione alla cooperazione istituzionale.

Certo, se il quadro non muta, non possiamo subire passivamente.  Attiveremo tutte le azioni che la legge consente per fermare ciò che oggi si configura come un obbrobrio legislativo ed amministrativo. (fc)

RECOVERY, PER L’IDEALE “CITTÀ DEL SOLE”
CI SONO I PROGETTI LASCIATI DA OLIVERIO

di FRANCO BARTUCCI – Con il Recovery Plan ci sarebbe una straordinaria occasione per costruire “La città del sole”. Mentre si attende la soluzione della crisi di governo si sta perciò discutendo molto della bozza del documento predisposta dal Governo Conte in cui la Calabria avrebbe poca visibilità progettuale.

Pochissimi i progetti per la Calabria: il potenziamento  tecnologico e interventi infrastrutturali sulla linea Salerno/Reggio Calabria per l’alta velocità, nonché piccoli lavori di ampliamento della SS 106 jonica. Ben poca cosa rispetto alle attese e programmazioni strutturali e ambientali già ampiamente programmate e in parte finanziate dal precedente Governo regionale del presidente Mario Oliverio. Il riferimento non è casuale in quanto dallo scorso mese di ottobre la Calabria è orfana di un suo presidente e governo nel pieno delle sue funzioni per la scomparsa dell’on. Jole Santelli e questo la penalizza molto in questa circostanza. Ciò che si è capito è che con urgenza bisogna predisporre e consegnare all’Unione Europea una programmazione del Recovery Plan ben confezionata nella individuazione di progetti infrastrutturali strettamente legati allo sviluppo del Paese, come delle Regioni, per non parlare dei progetti di riforma degli apparati della Pubblica Amministrazione, della Giustizia e della finanza.Report di fine mandato di Mario Oliverio

Dal mondo della politica e sindacale calabrese sono giunte segnalazioni che riguardano: l’alta velocità Salerno/Reggio Calabria, il porto di Gioia Tauro, il raddoppio del tracciato ferroviario jonico Reggio Calabria/Taranto, la diga sul Mento, il nuovo asse ferroviario Cosenza/Catanzaro ed altro ancora. Tate enunciazioni non sono supportate nella sostanza dall’attivazione di un tavolo di lavoro dove i vari soggetti istituzionali, sociali e imprenditoriali si ritrovano con urgenza per fare le giuste scelte e predisporre quanto necessario in virtù delle richieste dell’Unione Europea, a supporto anche del Governo nazionale. Sul tavolo, su cui lavorare, ci sarebbe da recuperare il  Report predisposto dal Presidente Mario Oliverio e affidato alla Regione e ai calabresi al termine del suo mandato. Un Report che contiene le basi per il domani della Calabria, dove ci sono le tracce per come intervenire sul sistema infrastrutturale, portuale ed aeroportuale, sul dissesto idrogeologico, sulla ricerca universitaria, sul programma “Scuole sicure” ed il sistema metropolitane, per non parlare della digitalizzazione dei vari servizi nei vari settori del pubblico e del privato. Il tempo è tiranno e  ancor di più se si pensa al fatto che ormai è in corso una campagna elettorale per scegliere i candidati per il nuovo consiglio regionale ed il nuovo presidente. Di fatto la Calabria non ha un governo regionale operativo se non per l’ordinaria amministrazione.  Vedi ad esempio l’assenza totale dalla vicenda riguardante il futuro delle Terme Luigiane.

Prendendo spunto dalla sollecitazione fatta dal sottosegretario ai Beni Culturali, Anna Laura Orrico, di guardare con attenzione alla predisposizione di progetti immediatamente cantierabili,  è facile pensare al cantiere ancora aperto dell’Università della Calabria, rimasta incompleta rispetto ai progetti del concorso internazionale conclusosi nel 1974 con la scelta degli elaborati progettuali degli architetti Gregotti e Martensson. Si tratta di  completarla nella parte che va da Piazza Vermicelli, dove attualmente la struttura è bloccata, fino a raggiungere il territorio di Settimo di Montalto Uffugo, realizzando il polo tecnologico, le strutture fieristiche utili alla diffusione e promozione  dei brevetti scientifici, il villaggio dello sport per le universiadi, la  tanto attesa stazione ferroviaria di Settimo venuta in auge nell’ultimo anno per effetto della Frecciargento  Sibari/Bolzano e per la metro UniCal Settimo/Centro storico di Cosenza, come predisposto dalla stessa Università durante il mandato del Rettore Gino Mirocle Crisci.

L’Università della Calabria, cuore pulsante della nuova unica grande città dell’area metropolitana Montalto/Rende/ Cosenza/Castrolibero e relativo hinterland. Una Università che raccoglie oggi circa 25 mila studenti iscritti, dei quali oltre 900 provenienti da circa 80 paesi del mondo ed un nucleo di circa 1.800 tra docenti e personale tecnico amministrativo. Una Università che si è conquistata, per le sue attività di ricerca meriti e prestigio, come dimostrano le varie classifiche che valutano tutto questo in ambito universitario nazionale e mondiale.

Fin dal suo sorgere è stato sempre affermato che l’Università della Calabria rappresentava il “volano di sviluppo” della regione Calabria e dell’intero Mezzogiorno. Purtroppo il suo sviluppo, come noto, è stato rallentato e bloccato nel 2007; ma i livelli di prestigio che ha conquistato in questi anni a livello internazionale, come ben evidenziano le varie ricerche e classifiche  mondiali in materia di qualità della produzione scientifica, ne fanno, proprio per il Recovery Plan, un punto di grande richiamo ed investimento pensando al ruolo e funzioni  stabiliti dai suoi padri fondatori. Essi, con Beniamino Andreatta Rettore, guardavano alle potenzialità delle piccole medie imprese della valle del Crati in stretto legame con l’Università per interagire in materia di consulenza, formazione,  ricerca innovativa e produzione; come anche alla valorizzazione della piana di Sibari, in quanto area agricola con particolare funzione strategica verso gli scavi archeologici dell’antica Sibari, punto di  intenso richiamo turistico. Era il tempo del pensiero “l’Università della Calabria cuore pulsante dell’unica grande città dell’area della media valle del Crati”, con le sue infrastrutture e vie di collegamento con i vari centri urbani piccoli e grandi del territorio circostante.

L’epidemia Covid-19 ha portato dall’Unione Europea l’investimento Recovery fund a sostegno dello sviluppo e le Università sono al centro dell’attenzione per le sue attività di ricerca e formazione. Quale migliore  occasione per impegnarsi a realizzare il sogno della “Grande Cosenza”  di cui sopra, che per effetto dei suoi valori culturali, scientifici, umani, in accordo con la storia e gli impegni dell’Accademia Cosentina, può essere lo strumento possibile storico nel realizzare quella  “Città del Sole” pensata da Tommaso Campanella. Immaginiamo insieme con quali grandi potenzialità di crescita e sviluppo ci si potrebbe  presentare  al Paese e all’Europa nel costruire il nostro futuro forti di trovarci collocati  con “la città del sole” al centro dell’area del Mediterraneo. Sarebbe una rivoluzione nell’espressione più completa del termine: sviluppo, crescita sociale ed economica, grande spirito umanitario. (fb)

Per approfondire: Report dell’Amministrazione regionale 2014-2020