di DEMETRIO CRUCITTI – Un documento di quasi 50 anni fa – scoperto da Calabria.Live – rivela che il tema delle minoranze linguistiche in Calabria era stato oggetto di particolare attenzione dal Consiglio regionale, ma non è poi seguita negli anni alcuna azione di tutela.
Così, accanto alla ricorrenza del ritrovamento dei magnifici Bronzi di Riace, ai calabresi tocca fare il conto di 50 anni “sprecati”: non dimentichiamo la mancata realizzazione della messa in sicurezza della statale 106, la mancata attuazione dell’Alta Velocità, l’ammuina che si fa per il Ponte sullo Stretto che dovrebbe prendere il nome di Ponte del Mediterraneo dalla omonima Autostrada già A3 fortemente voluta da Giacomo Mancini. E non bisogna dimenticare gli asili nido, problema al quale – con fatica – la Ministra Carfagna sta cercando di porre rimedio. Qualcosa, però, si sta muovendo, grazie anche all’azione di Governo regionale all’insegna del “fare” guardando all’unitarietà di tutto il territorio, impressa dal neo Governatore Roberto Occhiuto in stretta collaborazione istituzionale con il Presidente del Consiglio Regionale Filippo Mancuso il quale recentemente – mettendo a tacere spinte di revanchismo catanzarese – ha precisato che la Sede del Consiglio Regionale per Statuto è a Reggio Calabria.
Tra queste mancate tutele costituzionali (art. 6 della Costituzione Italiana) rientra purtroppo anche la mancata attuazione delle Tutele nei confronti delle tre (diconsi tre) Minoranze Linguistiche Storiche presenti in Calabria ovvero riconosciute dalla Legge 482 del 1999 il cui art. 2 recita:
In attuazione dell’articolo 6 della Costituzione e in armonia con i princípi generali stabiliti dagli organismi europei e internazionali, la Repubblica tutela la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l’occitano e il sardo.
A proposito delle minoranze linguistiche della Calabria, ho rinvenuto un documento straordinario, vecchio di 50 anni, la cui relazione introduttiva andrebbe studiata e compresa e attualizzata ai giorni nostri. All’epoca si chiedeva l’istituzione dell’insegnamento delle lingue nelle scuole delle aree della regione in cui insistono le popolazioni che avrebbero il diritto, sancito dalla Costituzione, di essere tutelate altrimenti la loro lingua rischia l’estinzione.
Inoltre, non si dimentiche che la tutela delle minoranze linguistiche ha ricadute occupazionali non occasionali e quindi può essere strumento di contrasto allo spopolamento dei borghi. Ci riferiamo alla Proposta di Legge n. 4 del 7 Ottobre 1975, di cui sarebbe opportuno favorirne la consultazione e lo studio.
Questa scoperta è importante perché dimostra ai tanti detrattori che nel corso del tempo non si sono impegnati ad attuare i Diritti Costituzionali delle Minoranze Linguistiche Storiche presenti in Calabria in quanto fin dal 1975, a pochi anni dalla costituzione delle Regioni a Statuto Ordinario che le Istituzioni Calabresi prime fra tutte hanno impresso cura e attenzione a questi Diritti, partendo dall’insegnamento delle lingue a scuola e non lasciare che le lingue minoritarie fossero solo da tramandare oralmente tra le generazioni, il ritrovamento del Documento ci deve far riflettere.
L’antefatto di questa importante scoperta è iniziato a San Demetrio Corone in provincia di Cosenza il 1° aprile scorso quando durante un interessante incontro con Angelo Lino Luzzi, esperto e cultore della Storia degli Arbëresh e non solo, giornalista e attuale responsabile culturale di Radio Arberesh International di San Demetrio Corone, dove ho visitato il centro culturale del Collegio di Sant’Adriano.
La tentazione di cercare con le parole, esempio: “minoranze linguistiche” è stata galeotta e ho trovato il progetto di legge regionale del 1975 grazie alla digitalizzazione di un fondo archivistico donato all’Istituto dalla Sezione del partito comunista di Nicastro e fortunatamente digitalizzato, che mi ha consentito di trovare l’importante documento nell’archivio ICSAIC.
Devo ringraziare, per questo, l’ex deputato Paolo Palma, oggi Presidente dell’Istituto Calabrese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea (ICSAIC) e il suo predecessore Pantaleone Sergi, giornalista, già a capo della Deputazione di Storia Patria per la Calabria.
Pietro Minutolo già Sindaco della città di Cosenza, e Stefano Vecchione Presidente della sezione di Cosenza dell’Associazione nazionale ArcheoClub mi hanno consentito di arrivare all’on.le Paolo Palma, il quale ha autorizzato la diffusione del documento storico che ho scoperto.
Da questo documento si intuisce l’importanza dell’insegnamento nelle scuole delle Lingue appartenenti alle Minoranze Linguistiche Storiche. Nel V Rapporto che lo Stato italiano, attraverso il Ministero dell’Interno, presenta al Consiglio d’Europa, la Calabria, attraverso l’Istituto Comprensivo Sabatini 2021-2022 di Borgia (CZ) da cui dipendono le scuole di area di Minoranza di Caraffa (CZ), è risultata la scuola prescelta per il coordinamento gestionale delle scuole: per questa ragione, sarebbe opportuno che il prossimo appuntamento degli Stati Generali si svolgesse in Calabria.
Ecco un estratto molto importante dell’ultimo rapporto:
Piano di finanziamento per la realizzazione di progetti nel campo delle minoranze linguistiche
Annualmente sono pubblicati i Piani di intervento e di finanziamento per la realizzazione di progetti nazionali e locali nel campo dello studio delle lingue e delle tradizioni culturali appartenenti ad una minoranza linguistica, con l’invito ai dirigenti scolastici degli istituti del primo ciclo (comprendendo anche la scuola dell’infanzia) situati in “ambiti territoriali e sub-comunali delimitati in cui si applicano le disposizioni di tutela delle minoranze linguistiche storiche” a presentare percorsi progettuali in rete per un biennio… Gli ultimi bandi intendono rilanciare una nuova progettualità che non sia finalizzata esclusivamente alla valorizzazione degli aspetti storici o solamente folcloristici e che sappia, invece, favorire la diffusione di un uso vivo della lingua nell’ottica di una reale contestualizzazione dell’apprendimento.
A tal fine si incentiva l’attuazione del percorso progettuale in orario curriculare, prevedendo, comunque, la prosecuzione delle attività anche in orario extracurricolare come arricchimento dell’offerta formativa; si richiede la produzione di materiali e supporti didattici che abbiano i caratteri della trasferibilità intesa, non solo come diffusività del prodotto ma soprattutto come innovazione metodologica e innovatività dei processi; si sollecita uno scambio tra realtà linguistiche e culturali diverse presenti in uno stesso territorio favorendo la presentazione di progetti che prevedano la collaborazione tra più lingue minoritarie che trovano tutela con la legge 482/99.
È da notare che i progetti finanziati dal MIUR prevedono attività, contenuti e approcci metodologici diversificati a secondo delle fasce d’età degli alunni coinvolti. Per questo nella scuola dell’infanzia la lingua minoritaria è utilizzata accanto alla lingua italiana nello svolgimento delle attività educative mentre nella scuola primaria e secondaria di primo grado diventa uno strumento di insegnamento delle discipline previste nel curricolo obbligatorio.
La visione della lingua come veicolo privilegiato di cultura, come stimolo per il plurilinguismo stimola i docenti a sviluppare maggiori competenze per l’apprendimento linguistico ma anche per una educazione interculturale nella consapevolezza che l’integrazione linguistica e l’integrazione con altri linguaggi sono alla base di un percorso che dà dignità e forza alla lingua minoritaria verso un curricolo veramente plurilingue. In effetti, da un’analisi dei progetti presentati si nota che gli obiettivi comuni perseguiti sono legati agli aspetti identitari della lingua senza trascurare l’importanza della promozione delle competenze comunicative e relazionali in contesti plurilingui:
• acquisire la consapevolezza dell’importanza della lingua e della cultura della propria regione come fattori essenziali di radicamento;
• promuovere la riappropriazione del codice linguistico utilizzato dalle precedenti generazioni per rafforzare il senso di appartenenza alla propria comunità locale e regionale;
• favorire la formazione di un’identità culturale e sociale solida che consenta di aprirsi ad altre culture senza sensi di inferiorità e senza i pregiudizi dell’etnocentrismo;
• sviluppare motivazioni autentiche all’acquisizione di competenze plurilingui per disporre degli strumenti necessari all’interazione sociale;
• valorizzare la cultura d’origine per una equilibrata crescita personale e per lo sviluppo di capacità cognitive e dì comunicazione in un contesto di relazioni globali e interculturali.
Le metodologie utilizzate fanno perlopiù ricorso a un approccio alla glotto-didattica ludica, al linguaggio multimediale, alla partecipazione interattiva di bambini, genitori ed insegnanti, all’uso veicolare della lingua nella variante locale. L’uso degli strumenti tecnologici serve per avvicinare gli alunni alla lingua minoritaria stimolando le nuove generazioni ad appropriarsi del proprio patrimonio linguistico in modo accattivante. Inoltre i prodotti multimediali realizzati confluiscono sui siti web delle scuole della rete, nonché sulle apposite piattaforme on-line affinché possano essere direttamente fruibili dall’utenza e facilmente trasferibili in altri contesti.
Nel corso degli ultimi anni, allo scopo di incentivare la progettualità delle scuole (soprattutto nelle aree in cui la lingua di minoranza è poco utilizzata), sono stati organizzati dagli Uffici scolastici regionali, in collaborazione con il Miur, dei seminari di approfondimento come nel caso del seminario “Lingue e linguaggi nella scuola globale” tenutosi il 10 marzo 2016 a Campobasso per le scuole di lingua arbereshe e croata. Il Miur partecipa sempre con grande interesse anche in altre occasioni nelle quali viene valorizzata la lingua e la cultura delle minoranze storiche: ad esempio nell’ambito dell’Expo delle lingue 2015 tenutosi a Perugia il 25 settembre 2015 con un intervento su “Lingue 44 minoritarie in Italia e plurilinguismo scolastico” oppure con la partecipazione il 9 aprile 2016 al Convegno “Marilenghe e mariscuele. Terza giornata della scuola friulana” a Codroipo (UD) e, da ultimo, con la partecipazione all’interno di un Convegno internazionale organizzato il 19 e 20 aprile 2018 dall’Università de L’Aquila dal titolo “Politiche e problematiche linguistiche nella formazione degli insegnanti”.
Di per sé l’ambito delle Minoranze Linguistiche Storiche non è di semplice approccio considerando che sono interessati molti ministeri, oggi la costellazione dei ministri e e Presidente della Commissione di Vigilanza (Giorgetti, Moles, Gelmini, Brunetta, Bianchi, Messa, Barachini,) favorirebbe moltissimo la Calabria e ci sono tutte le condizioni perché’ questo avvenga sia nel campo dell’Istruzione che nel campo dell’avvio della produzione e diffusione di programmi e servizi giornalistici attraverso sistemi radiofonici, televisivi e web, come già attivi con fondi della Fiscalità generale ovvero fondi della Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento Editoria e Informazione, per le altre Minoranze Linguistiche Storiche che da 50 anni godono delle Tutele a 360 gradi e non perché appartenenti alle regioni a statuto speciali, questo aspetto è stato usato come alibi per non concedere nulla alla Calabria in quanto la Legge 482/99 fino a quando non verrà cambiata ha più forza in quanto Legge del Parlamento rispetto ad una Convenzione o ad un Contratto di Servizio, In Calabria gli Arbëresh e i Greci sono in numero sufficienti per ottenere il riconoscimento importante su tutti i fronti occorre avere enti e istituzioni motivate e competenti per attuarle, cercando fondi che arrivano dal Governo Centrale, che hanno ricadute occupazionali durature nel tempo.
Basta vedere una ricognizione fatta nel 2018 sulle coperture delle Convenzioni vigenti, la Calabria deve essere meglio rappresentata su tutti i tavoli che interessano e il Co.Re.Com è uno di questi, per esempio per l’avvio della rete 5G in Italia non si comprende perché nelle riunioni con il Ministero dello Sviluppo Economico era presente il Co.Re.Com Emilia, mi si potrà dire che c’era un problema di coordinamento frequenze con Croazia e Slovenia e la Calabria in alcune condizioni di propagazione potrebbe averli anche con la Grecia. L’importante è raggiungere tra gli obiettivi l’avvio per l’anno scolastico 2022 –2023 l’insegnamento nelle scuole con una maggiore autonomia scolastica per le aree in cui insistono le popolazioni con Minoranze Linguistiche Storiche e non perdere con i Fondi Nazionali la possibilità di far diventare la Sede della RAI Calabria un Centro di Produzione Decentrato (v. tabella) i cui programmi (art. 12 comma 1 della 482/99) finanziati dalla Presidenza del Consiglio Dipartimento Editoria e Informazione come avviene da 50 anni in altre realtà citate nello stesso articolo 2 della Legge Nazionale di Attuazione Costituzionale 482 del 1999. Nessuno ha preso in considerazione due fatti accaduti nel 2016 -2017 l’emendamento presentato dall’On.le Occhiuto a favore delle Minoranze Linguistiche Storiche della Calabria FINANZIARIA 2016
OdG 9/3444-A/348 e il Parere della Commissione di Vigilanza allo Schema di Convenzione RAI-STATO n. 399 in cui è stato approvato il parere dove era presente la Lingua Albanese, con emendamenti del Sen. Gasparri e on.le Nesci e relatori del Parere furono on.le Nesci e on.le Lupi, il parere fu votato da tutti i partiti della Commissione di Vigilanza RAI e prevedeva l’avvio di trasmissioni per la lingua Albanese, ma poi questa proposta scomparve nell’oblio.
Recuperando alla memoria questi tentativi da parte della Giunta e del Consiglio Regionale della Calabria avremmo l’ insegnamento coperto con fondi del Ministro della P.I. e così anche per la diffusione viene definita qual è la Sede Regionale della Concessionaria RAI a cui è assegnata la Tutela di una determinata Minoranza, come previsto dalla Legge, oggi non sono coperte alcune 5 su 12, (v. tabella) ma oggi ci interessiamo solo di quelle presenti in Calabria questa è la richiesta più importante da fare. Anche la tecnologia, ovvero le Reti e la produzione dei programmi (due capisaldi dell’AGCOM, da cui per funzioni delegate dipende anche il Co.Re.Com Calabria) sono elementi se ben gestiti in sinergia tra il Consiglio Regionale e la Giunta Regionale sono tutti elementi a favore delle Minoranze Linguistiche Storiche presenti in Calabria.
Perché il ritrovamento del Progetto di Legge del Consiglio Regionale del 1975 non cada nel dimenticatoio come una vittoria di “Pirro”, è necessario sovrintendere prima possibile con dedizione verso la nostra Calabria e con competenza tutti gli aspetti variegati che coinvolgono conoscenza storica e dinamiche negative che hanno portato a tale situazione di stato di abbandono anche sul versante costituzionalmente tutelato delle Minoranze Linguistiche Storiche della Calabria. (dc)