All’Unical il Convegno nazionale di Storia su “Il Partito d’Azione nell’Italia Liberata”

Giovedì 14 novembre, all’Unical, alle 9.30, si terrà il convegno Il Partito d’Azione nell’Italia liberata. Dal Congresso di Cosenza allo scioglimento (1944-1947)”, organizzato dall’ Istituto Calabrese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea.

L’evento è stato organizzato in occasione degli 80 anni dal primo congresso del Partito, celebrato a Cosenza nel 1944. Ad arricchire la manifestazione, una mostra di giornali d’epoca che trattano del congresso cosentino, provenienti dall’archivio di Antonio Armino, calabrese di Palmi e stretto collaboratore del napoletano Pasquale Schiano, il quale fu uno dei principali dirigenti
dell’azionismo calabrese. La donazione è stata generosamente concessa all’Istituto Calabrese di Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea dallo storico Pino Ippolito Armino, nipote dell’azionista Antonio.

Apriranno i lavori, che si terranno presso la sala dell’University Club, i saluti di Ercole Giap Parini, direttore del Dipartimento Dispes, di Raffaele Perrelli, direttore del dipartimento Disu, dell’Unical, e
quelli di Franz Caruso, sindaco di Cosenza. Segue l’introduzione di Paolo Palma, presidente dell’ICSAIC che ha promosso e organizzato il convegno. Subito dopo, inizierà la sessione mattutina presieduta da Vittorio Cappelli, direttore scientifico dell’ICSAIC. Previsti gli interventi, alcuni da remoto e alcuni in presenza, di Giovanni De Luna (Azionismo e storia d’Italia), Fulvio Mazza (Nino Woditzka e il Congresso di Cosenza), Luciano Canfora (Silvio Trentin e Concetto
Marchesi. Dialogo a sinistra), e Katia Massara (Rosina Burich, antifascista).

Pausa pranzo e ripresa dei lavori nel pomeriggio con la sessione presieduta da Francesco Spingola, vice presidente ICSAIC. In scaletta sono previsti gli interventi di Santi Fedele (Guido Dorso e il Partito
d’Azione), Pino Ippolito Armino (Antonio Armino e la questione sindacale al Congresso del Pd’A), Lorenzo Coscarella (Il Partito d’Azione nella provincia di Cosenza), Mattia Gambilonghi (Il rapporto tra gli azionisti e la Cgil), e Giancarlo Tartaglia (Michele Cifarelli e il gruppo
azionista pugliese).

Il congresso, come spiegano i dirigenti ICSAIC, fu un evento politico per la Calabria e per l’Italia, ancora poco conosciuto se non dagli addetti ai lavori che si occupano di ricerca storica. Dal 4 al 7 agosto del 1944, infatti, si tenne nella Cosenza già liberata dal fascismo il primo congresso nazionale del Partito d’Azione, la formazione politica antifascista d’ispirazione liberalsocialista che svolse un ruolo politico culturale molto importante nel breve arco della sua esistenza, dalla fine del 1942 all’autunno del 1947. Al congresso di Cosenza parteciparono circa 200 delegati provenienti dalle regioni del Centro-Sud già liberate dall’esercito angloamericano. Vi prevalse la linea socialista, guidata da Emilio Lussu, su quella liberale sostenuta da Ugo La Malfa.

La scelta della città calabrese come sede del congresso dipese dal fatto che il Partito d’Azione vi aveva un notevole seguito popolare. Guidato dal triestino Nino Woditzka, confinato dal regime fascista a
Cosenza dopo esser stato a Ponza e Ventotene, il partito aveva molte migliaia di iscritti in città e provincia, e tanti altri anche nel Catanzarese e nel Reggino. Del carattere di massa del Partito d’Azione in Calabria rimaneva traccia due anni dopo, nel 1946, in occasione delle elezioni dell’Assemblea Costituente, quando a fronte del modestissimo risultato nazionale, che ne annunciava il declino e la scomparsa (1,4%), gli azionisti ottennero a Cosenza città il 3,2%; e nelle elezioni amministrative dello stesso anno ottennero in Calabria tre maggioranze consiliari e 70 consiglieri comunali. (rcs)

COSENZA – Venerdì il convegno dell’Icsaic sulle mutazioni della ‘ndrangheta

Venerdì 10 novembre, a Cosenza, alle 16, a Villa Rendano, si terrà il convegno Le mutazioni della ‘ndrangheta, organizzato dall”ICSAIC – Istituto Calabrese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea in occasione dei 40 anni dalla fondazione.

Al convegno, coordinato dal direttore scientifico dell’Istituto Vittorio Cappelli, parteciperanno come relatori alcuni tra i massimi esperti di ‘ndrangheta, sia storici sia criminologi, docenti in università italiane e inglesi. Dopo i saluti del presidente dell’ICSAIC Paolo Palma e del sindaco di Cosenza Franz Caruso, il prof. John Dickie dell’University College di Londra (Gran Bretagna), presenterà un relazione sul tema“L’onorata società calabrese: la ‘ndrangheta prima della ‘ndrangheta”.

Il prof. Roberto P. Violi, dell’Associazione per la Storia sociale del Mezzogiorno e dell’area mediterranea e già docente dell’Università degli studi di Cassino e del Lazio meridionale, relazionerà invece su “La società religiosa tra Stato liberale ed emersione della mafia in Calabria”. Interverrà anche il prof. Enzo Ciconte, delle Università degli Studi di Pavia e di Roma Tre, con una relazione su “Le costanti mafiose: ‘ndrangheta, istituzioni e politica”.

Concluderà il convegno la relazione della prof. Anna Sergi, della University of Essex (Gran Bretagna), su “La ‘ndrangheta migrante: tra cultura e capitalismo”. John Dickie è un esperto internazionale di tematiche inerenti alla storia italiana ed ha pubblicato libri e saggi su diversi aspetti, tra cui il fenomeno mafioso, con i volumi “Cosa Nostra. Storia della mafia siciliana” e “Mafia republic”. Anche il prof. Violi, storico del movimento cattolico e della Chiesa e autore di “Episcopato e società meridionale durante il fascismo (1922-1939)”, si è occupato di ‘ndrangheta con particolare attenzione ai rapporti tra criminalità organizzata e Chiesa, come nel volume “Storia di un silenzio. Cattolicesimo e ‘ndrangheta negli ultimi cento anni”.

Ciconte è stato uno dei primi studiosi ad occuparsi di ‘ndrangheta dal punto di vista storico con il libro “Ndrangheta dall’unità a oggi” ed ha all’attivo numerosi studi sul tema fino al volume “Alle origini della nuova ‘ndrangheta. Il 1980”. Anche Anna Sergi è di origini calabresi ma è oggi docente di criminologia nel Regno Unito e conduce studi e ricerche sulla ‘ndrangheta e sulla sua attività sia in Calabria che all’estero. Oltre che diverse opere in inglese sull’argomento, come “Widening the Antimafia Net. Mafia Behaviour,  Cultural Transmission and Children Protection in Calabrian mafia families”, ha pubblicato insieme a Pantaleone Sergi “La Santa ‘Ndrangheta. Da “violenta” a “contesa”.

«Conoscere e analizzare i fenomeni criminali regionali è fondamentale per contrastarli – si legge in una nota – e proprio per questo l’Istituto Calabrese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea ha inteso organizzare il convegno e inserirlo nell’ambito delle celebrazioni con le quali l’ICSAIC sta ricordando i 40 anni della sua fondazione, avvenuta a Cosenza nel 1983. 40 anni che hanno visto l’ICSAIC, che oggi ha sede presso la Biblioteca “E. Tarantelli” dell’Università della Calabria, impegnato nelle attività di conservazione documentaria, di divulgazione e di valorizzazione di numerosi aspetti della storia contemporanea della Calabria». (rcs)

COSENZA – Il 10 novembre il convegno “Le mutazioni della ‘ndrangheta” dell’Icsaic

Si intitola Le mutazioni della ‘ndrangheta il convegno in programma per il 10 novembre, a Cosenza, alle 16 a Villa Rendano. L’evento è stato organizzato dall’Istituto calabrese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea & Centro di ricerca sulle migrazioni, in occasione dei 40 anni dell’Istituto.

Si parte con i saluti di Paolo Palma, presidente dell’Icsaic, e di Franz Caruso, sindaco di Cosenza. Relazionano John Dickie, dell’University College London su L’onorata società calabrese: la ‘ndrangheta prima della ‘ndrangheta; Roberto P. Violi, Associazione per la Storia Sociale del Mezzogiorno e dell’Area Mediterranea su La società religiosa tra Stato liberale ed emersione della mafia in Calabria; Enzo Ciconte, dell’Università degli Studi di Pavia e Roma Tre, su Le costanti mafioseL ‘ndrangheta, istituzioni e politicaAnna Sergi, University of Essex, su La ‘ndrangheta migrante: tra cultura e capitalismo. Coordina Vittorio Cappelli, direttore dell’Icsaic. (rcs)

Il Pci, la Calabria e il Mezzogiorno a cura di Lorenzo Coscarella e Paolo Palma

di PINO NANO  –  L’on.Paolo Palma, Presidente dell’ICSAIC, lancia in Calabria un saggio che non mancherà di far discutere e di alimentare nuove riflessioni sulla nascita della sinistra in Italia e sul peso del Mezzogiorno nelle scelte ideologiche del Partito Comunista di allora.

«Riteniamo, che questo volume, porti un ulteriore mattone alla costruzione della narrazione meridionalista del Partito comunista italiano, che soffre però, a nostro avviso, di un eccesso di dispersione in mille rivoli. Esiste infatti una miriade di studi locali, per lo più saggi su riviste storiche, ma anche alcune monografie, ai quali bisogna aggiungere, come è stato rilevato di recente, i profili biografici dei dirigenti meridionali, ovvero che del Mezzogiorno si sono occupati» quali Amendola, Li Causi, Grieco, Chiaromonte, Sereni, La Torre e, più di recente, per la Calabria, Fausto Gullo nella biografia di Giuseppe Pierino. Chissà che prima o poi – è un augurio – non si riesca ad avere un’opera complessiva che dia conto di come e quanto la politica del Pci abbia inciso sulla società meridionale».

Così il Presidente dell’ICSAIC Paolo Palma, intellettuale e giornalista di grande tradizione cattolica, già parlamentare, e oggi alla guida dell’ICSAIC ha presentato l’ultima “creatura” del suo Istituto di ricerca, “Il PCI, la Calabria e il Mezzogiorno. Da Livorno al partito nuoto (1921-1953)”, saggio curato dallo storico Lorenzo Coscarella e dallo stesso Paolo Palma per Pellegrini editore, e che rientra nelle attività di ricerca e divulgazione dell’Istituto Calabrese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea.

«In epoca di sovranismi, di emotività capace di evolvere in odio per ogni diversità, abbiamo bisogno di rinforzare quei valori capaci di promuovere socialità e democrazia della convivenza. Oggi – precisa un grande sociologo quale è il prof. Ercole Giap Parini , direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Unical – si riflette su un centenario importante per la storia di questo paese, la nascita del Partito comunista italiano, che, tra luci e qualche ombra, ha svolto un ruolo essenziale nella storia italiana e occidentale, soprattutto in senso emancipativo». 

Il testo – spiega il Presidente di ICSAIC Paolo Palma – raccoglie gli atti del convegno organizzato dall’Istituto in occasione del centenario di fondazione del Partito comunista d’Italia, e al suo interno presenta saggi di storici, docenti universitari e studiosi del territorio che analizzano ad ampio spettro aspetti di questa attività del Pci nel Sud Italia: Franco Ambrogio, Lorenzo Coscarella, Guido D’Agostino, Michele Fatica, Guido Liguori, Giuseppe Masi, Katia Massara, Prospero Francesco Mazza, Antonio Orlando, Paolo Palma, Christian Palmieri, Ercole Giap Parini, Martino Antonio Rizzo, Domenico Sacco, Pantaleone Sergi, e Francesco Spingola. 

Il volume – sottolinea il vecchio giornalista  «si propone di esaminare i connotati meridionalisti dell’azione del partito, con particolare attenzione alla questione contadina che esplose nell’immediato dopoguerra con occupazioni di terre ed eccidi».

Un lavoro di grande pregio e di grande interesse storico e scientifico, se non altro per la meticolosità e il rigore con cui studiosi locali ed esperti di storia contemporanea raccontano le fasi fondamentali della nascita del vecchio Partito Comunista in Calabria e nel resto del Mezzogiorno, un frammento di storia Repubblicana senza pari, e una esperienza politica che ha profondamente attraversato la vita del Paese e segnato la storia stessa di milioni di italiani.

Dopo i saluti del presidente della BCC Mediocrati Nicola Paldino e del presidente dell’ICSAIC Paolo Palma, sono intervenuti la storica Katia Massara, del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’UniCal e membro del Direttivo ICSAIC, Marta Petrusewicz, dell’Università della Calabria e della City University of New York, e il prof. Massimo Veltri, già senatore della Repubblica e docente UniCal. L’iniziativa, coordinata dal direttore scientifico dell’ICSAIC Vittorio Cappelli, ha visto la partecipazione dei curatori e di alcuni degli autori dei significativi saggi inclusi nel volume.

Fondamentale il lavoro del giornalista Pantaleone Sergi. «La voce del nuovo soggetto politico – scrivono nella prefazione Paolo Palma e Lorenzo Coscarella – veniva portata in Calabria da fogli e testate di impronta comunista, più o meno organiche al partito, che Pantaleone Sergi passa in rassegna con un approfondimento sulla stampa dei comunisti in regione tra il 1920 e il 1947. Già prima della scissione di Livorno, per fare un esempio, in Calabria si pubblicava il quindicinale Vita nuova che, alla ripresa delle pubblicazioni nel 1920 dopo la pausa bellica, si diede la testata di «quindicinale comunista» diventando poi ufficialmente nel 1921 Quindicinale del Partito comunista Italiano. Anche la stampa dei comunisti nasceva dunque in seno al mondo del socialismo, distaccandosene man mano che aumentava la percezione della necessità di un’azione politica più incisiva. I primi anni ’20 furono un periodo molto florido per il giornalismo politico locale e non solo, durante il quale, però, all’elevato tasso di natalità di testate corrispondeva una loro diffusione in un raggio d’azione meramente locale, che in pochi casi riusciva a coinvolgere un’area più grande del collegio elettorale di riferimento».

Il ruolo della stampa fu dunque fondamentale alla crescita del Partito. Da questo saggio viene fuori che in questa prima fase la provincia di Cosenza si caratterizzò come quella più attiva, e un certo fermento era riscontrabile anche nel Reggino, mentre nel Catanzarese non si segnalavano iniziative di rilievo. Durante il regime fascista- spiega nella sua analisi il giornalista Pantaleone Sergi, storico inviato di Repubblica con la chiusura dei giornali non allineati col governo, «molte testate chiusero e solo poche flebili voci riuscivano a circolare nella clandestinità, come l’edizione de l’Unità che si stampava occasionalmente a Palmi. La caduta del regime e la ripresa della vita democratica, fase della storia italiana caratterizzata da una eccezionale e comprensibile vivacità politica, portò a partire dal novembre ’43 alla diffusione di numerosi fogli di argomento politico. Le federazioni comuniste delle tre province si dotarono così dei propri organi di stampa che, con pregi e difetti, costituivano il cuore dell’informazione politica del partito». 

Un libro di storia contemporanea, dunque, che non mancherà di aprire nuovi dibattiti e nuove riflessioni, ma questo “è il bello della diretta”. (pn)

Scoperto un documento regionale di 50 anni fa sulle minoranze linguistiche

di DEMETRIO CRUCITTI – Un documento di quasi 50 anni fa – scoperto da Calabria.Live – rivela che il tema delle minoranze linguistiche in Calabria era stato oggetto di particolare attenzione dal Consiglio regionale, ma non è poi seguita negli anni alcuna azione di tutela.

Così, accanto alla ricorrenza del ritrovamento dei magnifici Bronzi di Riace, ai calabresi tocca fare il conto di 50 anni “sprecati”: non dimentichiamo la mancata realizzazione  della messa  in sicurezza della statale 106, la mancata attuazione dell’Alta Velocità,  l’ammuina  che si fa per il Ponte  sullo Stretto che  dovrebbe prendere  il nome di Ponte del Mediterraneo dalla omonima  Autostrada già  A3 fortemente voluta da Giacomo Mancini. E non bisogna dimenticare gli asili nido, problema al quale – con fatica – la Ministra Carfagna sta cercando di porre rimedio. Qualcosa, però, si sta muovendo, grazie anche all’azione di Governo regionale all’insegna del “fare” guardando all’unitarietà di tutto il territorio, impressa dal neo Governatore  Roberto Occhiuto in stretta collaborazione istituzionale con il Presidente del Consiglio Regionale Filippo Mancuso il quale recentemente – mettendo a tacere spinte di revanchismo catanzarese – ha precisato che la Sede del Consiglio Regionale per  Statuto è a Reggio Calabria. 

Tra queste mancate tutele costituzionali (art. 6 della Costituzione Italiana) rientra purtroppo anche la mancata attuazione delle Tutele nei confronti delle tre (diconsi tre) Minoranze  Linguistiche Storiche  presenti in Calabria ovvero  riconosciute dalla Legge 482 del 1999  il cui art. 2  recita: 

In attuazione dell’articolo 6 della Costituzione e in armonia con i princípi generali stabiliti dagli organismi europei e internazionali, la Repubblica tutela la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l’occitano e il sardo. 

A proposito delle minoranze linguistiche della Calabria, ho rinvenuto un documento straordinario, vecchio di 50 anni, la cui relazione introduttiva andrebbe studiata e compresa  e attualizzata ai giorni nostri. All’epoca si chiedeva l’istituzione dell’insegnamento delle lingue nelle scuole delle aree  della regione in cui insistono le popolazioni che avrebbero il diritto, sancito dalla Costituzione, di essere  tutelate altrimenti la loro lingua rischia l’estinzione. 

Inoltre,  non si dimentiche che la tutela delle minoranze linguistiche ha ricadute occupazionali non occasionali e quindi può essere strumento di contrasto allo spopolamento dei borghi.  Ci riferiamo alla Proposta di Legge n. 4 del 7 Ottobre 1975, di cui sarebbe opportuno favorirne  la  consultazione e lo studio. 

Questa scoperta è importante perché dimostra ai tanti detrattori che nel corso del tempo  non si sono impegnati ad attuare i Diritti Costituzionali delle Minoranze Linguistiche Storiche  presenti in Calabria in quanto fin dal 1975, a pochi anni dalla costituzione delle Regioni a Statuto Ordinario che le Istituzioni Calabresi prime fra tutte hanno impresso cura e attenzione a questi Diritti, partendo dall’insegnamento delle lingue a  scuola e non lasciare  che le lingue minoritarie fossero solo da tramandare oralmente tra le generazioni, il ritrovamento  del Documento ci deve far riflettere.

L’antefatto di questa importante scoperta è iniziato a San Demetrio Corone in provincia di Cosenza  il 1° aprile scorso quando durante un interessante incontro con Angelo Lino Luzzi, esperto e cultore della Storia degli Arbëresh e non solo, giornalista e attuale responsabile culturale di Radio Arberesh International di San Demetrio Corone, dove ho visitato il centro culturale del Collegio di Sant’Adriano.

La tentazione di cercare  con le parole, esempio:  “minoranze linguistiche” è stata galeotta e ho trovato  il progetto di legge regionale del 1975  grazie  alla digitalizzazione di un fondo archivistico donato all’Istituto dalla Sezione del partito comunista di Nicastro e fortunatamente digitalizzato, che mi ha consentito di trovare l’importante documento nell’archivio ICSAIC. 

Devo ringraziare, per questo, l’ex deputato Paolo Palma, oggi Presidente dell’Istituto Calabrese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea (ICSAIC) e il suo predecessore Pantaleone Sergi, giornalista, già a capo della Deputazione di Storia Patria per la Calabria.  

Pietro Minutolo già Sindaco della città di Cosenza, e Stefano Vecchione  Presidente della sezione di Cosenza dell’Associazione nazionale ArcheoClub mi hanno consentito di arrivare all’on.le  Paolo Palma, il quale ha autorizzato la diffusione del documento  storico che  ho scoperto. 

Da questo documento si intuisce l’importanza dell’insegnamento nelle scuole delle Lingue appartenenti alle Minoranze Linguistiche Storiche. Nel V Rapporto che lo Stato italiano, attraverso il Ministero dell’Interno, presenta al Consiglio d’Europa, la Calabria, attraverso l’Istituto Comprensivo Sabatini 2021-2022 di Borgia (CZ) da cui dipendono le scuole di area di Minoranza di Caraffa (CZ),  è risultata la scuola prescelta per  il coordinamento gestionale delle scuole: per questa ragione,  sarebbe opportuno che  il prossimo  appuntamento degli  Stati Generali si  svolgesse in Calabria. 

Ecco un estratto molto importante dell’ultimo rapporto:

Piano di finanziamento per la realizzazione di progetti nel campo delle minoranze linguistiche 

Annualmente sono pubblicati i Piani di intervento e di finanziamento per la realizzazione di progetti nazionali e locali nel campo dello studio delle lingue e delle tradizioni culturali appartenenti ad una minoranza linguistica, con l’invito ai dirigenti scolastici degli istituti del primo ciclo (comprendendo anche la scuola dell’infanzia) situati in “ambiti territoriali e sub-comunali delimitati in cui si applicano le disposizioni di tutela delle minoranze linguistiche storiche” a presentare percorsi progettuali in rete per un biennio…  Gli ultimi bandi intendono rilanciare una nuova progettualità che non sia finalizzata esclusivamente alla valorizzazione degli aspetti storici o solamente folcloristici e che sappia, invece, favorire la diffusione di un uso vivo della lingua nell’ottica di una reale contestualizzazione dell’apprendimento. 

A tal fine si incentiva l’attuazione del percorso progettuale in orario curriculare, prevedendo, comunque, la prosecuzione delle attività anche in orario extracurricolare come arricchimento dell’offerta formativa; si richiede la produzione di materiali e supporti didattici che abbiano i caratteri della trasferibilità intesa, non solo come diffusività del prodotto ma soprattutto come innovazione metodologica e innovatività dei processi; si sollecita uno scambio tra realtà linguistiche e culturali diverse presenti in uno stesso territorio favorendo la presentazione di progetti che prevedano la collaborazione tra più lingue minoritarie che trovano tutela con la legge 482/99. 

È da notare che i progetti finanziati dal MIUR prevedono attività, contenuti e approcci metodologici diversificati a secondo delle fasce d’età degli alunni coinvolti. Per questo nella scuola dell’infanzia la lingua minoritaria è utilizzata accanto alla lingua italiana nello svolgimento delle attività educative mentre nella scuola primaria e secondaria di primo grado diventa uno strumento di insegnamento delle discipline previste nel curricolo obbligatorio. 

La visione della lingua come veicolo privilegiato di cultura, come stimolo per il plurilinguismo stimola i docenti a sviluppare maggiori competenze per l’apprendimento linguistico ma anche per una educazione interculturale nella consapevolezza che l’integrazione linguistica e l’integrazione con altri linguaggi sono alla base di un percorso che dà dignità e forza alla lingua minoritaria verso un curricolo veramente plurilingue. In effetti, da un’analisi dei progetti presentati si nota che gli obiettivi comuni perseguiti sono legati agli aspetti identitari della lingua senza trascurare l’importanza della promozione delle competenze comunicative e relazionali in contesti plurilingui: 

• acquisire la consapevolezza dell’importanza della lingua e della cultura della propria regione come fattori essenziali di radicamento; 

• promuovere la riappropriazione del codice linguistico utilizzato dalle precedenti generazioni per rafforzare il senso di appartenenza alla propria comunità locale e regionale; 

• favorire la formazione di un’identità culturale e sociale solida che consenta di aprirsi ad altre culture senza sensi di inferiorità e senza i pregiudizi dell’etnocentrismo; 

• sviluppare motivazioni autentiche all’acquisizione di competenze plurilingui per disporre degli strumenti necessari all’interazione sociale; 

• valorizzare la cultura d’origine per una equilibrata crescita personale e per lo sviluppo di capacità cognitive e dì comunicazione in un contesto di relazioni globali e interculturali. 

Le metodologie utilizzate fanno perlopiù ricorso a un approccio alla glotto-didattica ludica, al linguaggio multimediale, alla partecipazione interattiva di bambini, genitori ed insegnanti, all’uso veicolare della lingua nella variante locale. L’uso degli strumenti tecnologici serve per avvicinare gli alunni alla lingua minoritaria stimolando le nuove generazioni ad appropriarsi del proprio patrimonio linguistico in modo accattivante. Inoltre i prodotti multimediali realizzati confluiscono sui siti web delle scuole della rete, nonché sulle apposite piattaforme on-line affinché possano essere direttamente fruibili dall’utenza e facilmente trasferibili in altri contesti. 

Nel corso degli ultimi anni, allo scopo di incentivare la progettualità delle scuole (soprattutto nelle aree in cui la lingua di minoranza è poco utilizzata), sono stati organizzati dagli Uffici scolastici regionali, in collaborazione con il Miur, dei seminari di approfondimento come nel caso del seminario “Lingue e linguaggi nella scuola globale” tenutosi il 10 marzo 2016 a Campobasso per le scuole di lingua arbereshe e croata. Il Miur partecipa sempre con grande interesse anche in altre occasioni nelle quali viene valorizzata la lingua e la cultura delle minoranze storiche: ad esempio nell’ambito dell’Expo delle lingue 2015 tenutosi a Perugia il 25 settembre 2015 con un intervento su “Lingue 44 minoritarie in Italia e plurilinguismo scolastico” oppure con la partecipazione il 9 aprile 2016 al Convegno “Marilenghe e mariscuele. Terza giornata della scuola friulana” a Codroipo (UD) e, da ultimo, con la partecipazione all’interno di un Convegno internazionale organizzato il 19 e 20 aprile 2018 dall’Università de L’Aquila dal titolo “Politiche e problematiche linguistiche nella formazione degli insegnanti”.

Di per sé l’ambito  delle Minoranze Linguistiche Storiche non è di semplice approccio considerando che  sono  interessati  molti  ministeri, oggi  la costellazione dei ministri e e Presidente della Commissione di Vigilanza   (Giorgetti, Moles, Gelmini, Brunetta, Bianchi, Messa, Barachini,)  favorirebbe  moltissimo la Calabria  e ci sono tutte  le  condizioni perché’ questo avvenga  sia nel campo dell’Istruzione  che nel campo dell’avvio della produzione e diffusione di  programmi e servizi giornalistici  attraverso  sistemi radiofonici, televisivi e web, come già attivi  con fondi della Fiscalità generale ovvero  fondi della Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento Editoria  e Informazione, per le altre  Minoranze Linguistiche Storiche che da 50 anni  godono delle Tutele  a 360 gradi e non perché appartenenti alle regioni a statuto speciali, questo aspetto  è stato usato come alibi per non concedere nulla alla Calabria in quanto la Legge 482/99  fino a quando non verrà cambiata ha più forza in quanto Legge del Parlamento rispetto ad una Convenzione o ad un Contratto di Servizio, In Calabria gli Arbëresh e i Greci  sono in numero sufficienti per ottenere  il riconoscimento importante su tutti i fronti  occorre  avere enti e istituzioni motivate e competenti per attuarle, cercando fondi che arrivano dal Governo Centrale, che  hanno ricadute occupazionali  durature nel tempo.

Basta vedere una ricognizione fatta nel 2018 sulle coperture delle Convenzioni vigenti, la Calabria deve essere  meglio rappresentata su tutti i tavoli che interessano e il Co.Re.Com  è uno di questi, per esempio per l’avvio della rete 5G in Italia non si comprende perché nelle riunioni con il Ministero dello Sviluppo Economico era presente il Co.Re.Com Emilia, mi si potrà dire che c’era un problema di coordinamento frequenze con Croazia e Slovenia e la Calabria in alcune condizioni di propagazione potrebbe averli anche con la Grecia. L’importante è raggiungere tra gli obiettivi  l’avvio per l’anno scolastico  2022 –2023 l’insegnamento  nelle scuole con una maggiore  autonomia scolastica per le aree in cui insistono le popolazioni con Minoranze Linguistiche Storiche e  non perdere con i Fondi Nazionali  la possibilità di far diventare la Sede della RAI Calabria un Centro di Produzione Decentrato (v. tabella)  i cui programmi (art. 12 comma 1 della 482/99) finanziati  dalla Presidenza del Consiglio Dipartimento  Editoria e Informazione  come avviene da 50 anni in altre realtà  citate nello stesso articolo 2 della Legge Nazionale di Attuazione Costituzionale 482 del 1999.  Nessuno  ha preso  in considerazione due fatti accaduti nel 2016 -2017  l’emendamento  presentato dall’On.le Occhiuto a favore delle Minoranze Linguistiche  Storiche della Calabria FINANZIARIA 2016

OdG 9/3444-A/348 e  il Parere della Commissione di Vigilanza  allo Schema di Convenzione RAI-STATO n. 399 in cui  è stato approvato il parere  dove era presente la Lingua Albanese, con emendamenti del Sen. Gasparri e on.le Nesci e  relatori del Parere furono on.le Nesci e on.le Lupi, il parere fu votato da tutti i partiti della Commissione di Vigilanza RAI  e prevedeva l’avvio di trasmissioni per la lingua Albanese, ma poi questa proposta scomparve nell’oblio.

Recuperando alla memoria questi tentativi  da parte della Giunta e del Consiglio Regionale della Calabria avremmo l’ insegnamento coperto  con fondi del Ministro della P.I. e così anche per la diffusione viene definita qual è la Sede Regionale della Concessionaria RAI a cui è assegnata la Tutela di una determinata Minoranza, come previsto dalla Legge, oggi non sono coperte alcune 5 su 12, (v. tabella) ma oggi ci interessiamo solo di quelle presenti in Calabria  questa è la richiesta  più importante da fare. Anche  la tecnologia, ovvero le Reti e la produzione dei programmi (due capisaldi dell’AGCOM, da cui per funzioni delegate dipende anche il Co.Re.Com Calabria)   sono elementi se ben gestiti in sinergia tra il Consiglio Regionale e la Giunta Regionale sono tutti  elementi a favore delle Minoranze  Linguistiche  Storiche presenti in Calabria.  

Perché il ritrovamento del Progetto di Legge del Consiglio Regionale del 1975 non cada nel dimenticatoio come una vittoria di “Pirro”, è necessario sovrintendere  prima possibile con dedizione verso la nostra Calabria  e con competenza tutti gli aspetti  variegati che coinvolgono  conoscenza storica e dinamiche  negative che hanno portato a tale situazione di stato di abbandono anche sul versante  costituzionalmente tutelato delle Minoranze Linguistiche Storiche della Calabria. (dc)