Digitalizzazione, Occhiuto “incontra” i vertici di Amazon per supportare le piccole e medie imprese

E se Amazon decidesse di aprire un polo logistico in Calabria? Il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha incontrato virtualmente i vertici di Amazon, con l’obiettivo di realizzare un progetto di collaborazione per supportare le piccole e medie imprese calabresi ad intraprendere sempre più un percorso di digitalizzazione e internazionalizzazione. L’obiettivo – non dichiarato – è quello di “suggerire” la localizzazione di un centro logistico nel retroporto di Gioia Tauro: significherebbe creare almeno 500 nuovi posti di lavoro, oltre l’indotto. Dopo l’obiettivo sfumato di convincere la Intel a investire in Calabria per il suo nuovo polo produttivo di chip (4500 posti di lavoro, ma per l’insediamento è stato preferito il Veneto), questa di Amazon potrebbe essere un’importante opportunità per il territorio calabrese.

«È stata – ha spiegato il presidente Occhiuto – un’occasione utile per illustrare a questa grande multinazionale tutte le opportunità che il nostro territorio offre e le politiche di attrazione degli investimenti che la Regione mette a disposizione di coloro che decidono di venire a fare impresa in Calabria».

«Vogliamo stimolare l’economia del nostro territorio – ha detto Occhiuto – e per questo vogliamo creare un habitat naturale ideale per chi vuole fare impresa: anche per questo stiamo puntando sulle infrastrutture e sullo sviluppo del porto di Gioia Tauro. Sul tema delle infrastrutture, dell’intermodalità e dell’attrazione degli investimenti abbiamo condiviso opportunità e possibili sinergie per il futuro, a favore del territorio e delle piccole e medie imprese». (rcz)

La sottosegretaria Dalila Nesci: Le imprese calabresi devono essere tutelate

La sottosegretaria per il Sud, Dalila Nesci, ha evidenziato come «i dati sull’Export confermano che le imprese calabresi hanno dato un esempio positivo e incoraggiante. Per questo devono essere tutelate, aiutate a superare la crisi determinata dal caro bollette e sostenute con importanti misure dirette».

«Il futuro delle aziende calabresi è tra le priorità di Impegno Civico, che si batte per valorizzare le risorse del Mezzogiorno e creare opportunità di lavoro e reddito stabile, le due armi più forti contro la ’ndrangheta», ha aggiunto.

«L’Export calabrese – ha spiegato – è cresciuto di 136 milioni di euro nel 2021 rispetto al 2020, con un incremento del 33 per cento. Nel primo trimestre del 2022, la crescita delle esportazioni della Calabria è stata addirittura del 56 per cento. Perciò, sentiamo ogni giorno il dovere di proseguire il lavoro intrapreso, cui ho partecipato in prima persona come rappresentante del governo. Su mio impulso e grazie al grande impegno delle parti interessate, è stata già definita un’importante intesa operativa, in base alla quale le aziende individuate da Unioncamere Calabria incontreranno i funzionari Ice incaricati degli Export Flying Desk nelle sedi locali delle Camere di Commercio calabresi, in modo da integrare l’offerta di servizi e tutoraggio volti a migliorare l’internazionalizzazione e la promozione in mercati esteri e nazionali».

«La Calabria, come ho ribadito ad una recente, riuscita iniziativa di Confagricoltura – ha concluso – ha tutte le potenzialità per affrontare le sfide del futuro. Esistono le condizioni per far conoscere i prodotti delle aziende calabresi e per ampliare la loro presenza sul mercato. Non dobbiamo dimenticarlo, non dobbiamo smettere di crederci e dobbiamo rimanere sempre accanto alle imprese della Calabria e ai loro lavoratori». (rrm)

Fenealuil Calabria: Il Superbonus una truffa ai danni delle imprese

È molto dura la segretaria generale di Fenealuil CalabriaMaria Elena Senese che ha definito il Superbonus, a due anni dalla nascita, «con un escalation normativa preoccupante, stiamo registrando, ad oggi, solo una sorprendente truffa perpetrata dallo Stato ai danni di imprese, professionisti ed operai».

«Problemi a conoscenza di tutti – ha detto – ma che ad oggi nessuno è riuscito a risolvere. Non può lo Stato continuare ad esser sordo davanti alle istanze rappresentate dal mondo edile, finendo così per penalizzare le imprese sane e strutturate che, peraltro, già pagano lo scotto legato alle difficoltà di approvvigionamento dei materiali, al vertiginoso rincaro delle materie prime, all’aumento incontrollato del prezzo dell’energia. Aumento peraltro sul quale non vi è stato alcun controllo da parte dello Stato! Una speculazione senza eguali, perpetrata davanti agli occhi indifferenti della politica!».

«Ora il rischio paventato alcuni mesi addietro – ha spiegato – sta diventando realtà: lo spettro della crisi del settore non è più dietro l’angolo ma davanti agli occhi inermi degli imprenditori. Davanti alla grave situazione prospettata o lo Stato interviene con estrema sollecitudine oppure il settore è destinato ad affondare mestamente, portandosi a fondo tutti gli onesti che hanno in buona fede fattivamente creduto nella ripresa economica del settore edile. Sono necessari correttivi immediati. In primis è necessario rendere strutturali i bonus edilizi e non più misure legate  al tempo, stante l’interesse superiore quale quello della riqualificazione energetica e della transizione ecologica».

«Serve intervenire tempestivamente – ha proseguito – per evitare il fallimento di migliaia di imprese che hanno immagazzinato i crediti ma che ora non riescono più a monetizzarli. Una situazione che mette a rischio il proseguimento dei lavori e la sopravvivenza delle stesse imprese. È necessario rivedere prontamente il meccanismo della responsabilità solidale che di fatto impedisce a nuovi acquirenti di accedere al credito. Non  c’è ragione per mantenere l’estensione del principio della responsabilità solidale anche ai successivi acquirenti bloccando di fatto il meccanismo della cessione del credito. Occorre ampliare la capacità di acquisto da parte degli istituti di credito che hanno in pancia grandi liquidità mentre le imprese sono in enorme sofferenza».

«Le frodi non si combattono certo facendo fallire le imprese e spingendo le stesse a licenziare tanta povera gente! – ha evidenziato –. La FenealUil ha più volte segnalato che bisognava regolamentare e normare esclusivamente i bonus facciate  perché li si insediavano le frodi ai danni dello Stato. Il Superbonus non è mai stato tra questi in quanto sufficientemente regolamentato dall’inizio».

«Occorre, ancora – ha rilevato – un meccanismo che consenta alle imprese di poter monetizzare crediti relativi a cessioni effettuate nel 2021 e nel primo semestre 2022 ad oggi non monetizzabili a causa del blocco degli acquisti da parte delle banche che dichiarano di aver esaurito il plafond delle compensazioni. Bisognerebbe, quindi, introdurre un intervento di controllo pubblico che eviti alle banche di fare cartello e di sottrarre risorse pubbliche a danno del provvedimento».

«Non è accettabile, infine – ha concluso – che la marginalità delle banche rischi di superare quella delle imprese che eseguono i lavori». (rcz)

Aloisio (Confesercenti RC): Le imprese pagheranno 106 mld per il caro energia e gas

Il presidente di Confesercenti Reggio CalabriaClaudio Aloisio, ha denunciato come sono di 106 miliardi il «costo extra che le imprese, stante così le cose, dovranno pagare nel 2022 per gli aumenti di energia e gas secondo uno studio pubblicato dalla Cgia di Mestre».

«Una somma “monstre” – ha evidenziato Aloisio – che secondo l’Arera, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, così come specificato in una segnalazione inviata a Governo e Parlamento, potrebbe aumentare a dismisura dato che ci si aspetta un raddoppio dei prezzi da ottobre. Avete capito bene: un raddoppio dei prezzi che già adesso sono insostenibili per le imprese e le famiglie». 

«E allora, per comprendere meglio la situazione drammatica in cui ci troviamo nostro malgrado – ha aggiunto – parliamo dei costi attuali: nel 2019 il costo medio dell’energia elettrica ammontava a 52 euro per MWh mentre nei primi sei mesi del 2022 si è attestato a 250 euro (+378%). Ancora peggio per il gas il cui costo in tre anni è salito da 16 euro MWh a 100 euro (+538%)».

«Senza voler entrare in tecnicismi – ha proseguito – appare chiaro che questi aumenti non sono giustificati dal normale andamento dei mercati. A sentire le dichiarazioni di qualche mese fa del ministro alla transazione ecologica Cingolani e, ultimamente, leggendo i contenuti di un report prodotto dalla Fondazione Hume, si evincerebbe che sono in atto speculazioni per far salire artificialmente i prezzi a tutto vantaggio degli operatori del settore che stanno macinando utili record. È il caso dell’Eni, ad esempio, che solo nel primo trimestre del 2022 ha realizzato un utile netto di 3,27 miliardi di euro, di molto superiore a quello dell’intero 2020 che ammontava a 2,88 miliardi e poco inferiore a quello del 2021 il quale, peraltro, è cresciuto vertiginosamente proprio nell’ultimo trimestre, contestualmente, guarda tu il caso, all’inizio degli aumenti». 

«Cosa porta tutto questo in soldoni? – si è chiesto Aloisio –. Ad un innalzamento generalizzato del costo di tutti i prodotti e servizi che, a sua volta, fa accrescere l’inflazione erodendo i risparmi e generando una contrazione dei consumi. Tutti sintomi che indicano, ove non si agisse al più presto, che ci troviamo nell’anticamera di una vera e propria recessione. Una crisi ancor più devastante di quella attuale che colpirà pesantemente soprattutto i Paesi Europei con le disastrose conseguenze facilmente immaginabili».

«Per guardare a casa nostra le piccole e piccolissime imprese, già provate da oltre tre anni di crisi dovuti alla pandemia – ha spiegato – si ritrovano con aumenti in bolletta impossibili da sostenere. Secondo i dati presi a campione dalle tante fatture che ci sono state inviate dai nostri associati abbiamo pubblici esercizi che da 2.000 euro al mese sono passati a 6.600, negozi di abbigliamento che da 1.700 euro si ritrovano a pagare 4.900, gestori di carburanti che invece di 1.200 euro devono sborsarne 5.000». 

«Uno tsunami – ha evidenziato – che colpisce tutte le categorie indistintamente e che si ripercuote sull’intera filiera produttiva e commerciale e ovviamente, sui consumatori finali. Eppure i nostri imprenditori stanno resistendo, l’area metropolitana reggina per una volta è tra i primi posti in una classifica positiva, quella dei minori aumenti sui prezzi al consumo che da noi sono sotto la media. Quanto tempo, però, il nostro tessuto imprenditoriale potrà reggere? Poco, molto poco».

«Ecco perché come Confesercenti Reggio Calabria – ha ribadito – siamo pronti ad attuare proteste, anche eclatanti, a difesa degli interessi di imprese e famiglie. L’Italia e l’Europa, devono intervenire con misure incisive e immediate applicando, in primis, un tetto massimo di prezzo per il gas e di conseguenza per l’energia elettrica monitorando con la massima attenzione, al contempo, l’attività delle multinazionali dell’energia. Inoltre si dovrà definitivamente sganciare dalle quotazioni del gas il prezzo dell’energia ricavata dalle fonti rinnovabili, abbassare ulteriormente tributi, oneri e Iva sulle bollette ed estendere a tutte le imprese la possibilità di usufruire del credito d’imposta sulle spese sostenute per l’energia raddoppiando la percentuale oggi prevista».

«Contestualmente – ha concluso – anche gli Enti Intermedi devono fare la loro parte attuando azioni di supporto e sostegno sistemiche, non certo i bandi a sportello emanati sino ad oggi che, oltre a incidere in maniera marginale rispetto le problematiche esistenti, creano anche intollerabili distorsioni del mercato. L’alternativa è la chiusura di centinaia di migliaia di attività ormai stremate e noi, sia ben chiaro, non abbiamo alcuna intenzione di assistere passivamente a questa ecatombe annunciata». (rrc)

 

Accordo tra Regione e Unioncamere Calabria per sostenere le imprese

Importante accordo quadro è stato fatto tra Unioncamere Calabria e la Regione Calabria, per favorire lo sviluppo del sistema economico regionale.

Infatti, nei giorni scorsi il presidente di Unioncamere Calabria, Antonino Tramontana, assieme a una delegazione delle Camere di commercio calabresi – Nuccio Caffo, commissario straordinario Camera di commercio di Vibo; Giuseppe Politano, Camera di commercio di Cosenza; Bruno Calvetta, segretario generale Camera di commercio di Catanzaro, ha incontrato l’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Rosario Varì, e il Dirigente Generale dello stesso Dipartimento, Fortunato Varone.

Nel corso della riunione sono state tracciate le linee di convergenza sui temi del sostegno alle imprese, per le quali intensificare la collaborazione interistituzionale e definire un programma di azioni da mettere in campo per sostenere e favorire lo sviluppo e la competitività del sistema economico regionale.

«Gli effetti della pandemia – ha sottolineato il Presidente Tramontana – sono stati dirompenti per l’economia italiana e nello specifico per quella calabrese, causando una drastica riduzione del Pil e registrando l’aumento sostanziale della percentuale di disoccupazione».

«Lo sforzo e l’impegno cui il sistema camerale calabrese è chiamato è quello di utilizzare le risorse del Pnrr – ha aggiunto – realizzando azioni concrete e strutturate a beneficio delle imprese e del territorio e per farlo è fondamentale intensificare il dialogo e la collaborazione tra le Istituzioni e con le forze sociali ed economiche, come sta già avvenendo in altre regioni, tramite Accordi quadro con le Unioni regionali delle Camere di commercio e prevedendo anche il finanziamento di programmi e progetti condivisi con le Regioni per promuovere lo sviluppo socioeconomico e sostenere l’occupazione».

«Il Governo regionale – ha evidenziato l’Assessore Varì – è al lavoro sia per supportare le imprese presenti sul territorio, anche per l’internalizzazione, sia per attrarre nuovi investimenti.  Come Regione, nell’ambito dell’attività di programmazione 2021-2027 – che ha lo sguardo rivolto all’Innovazione tecnologica, alla sostenibilità ambientale e all’inclusione sociale, foriera di un’occupazione di qualità e di lungo periodo – stiamo ascoltando tutti gli attori del territorio, e quindi anche le Camere di Commercio e Unioncamere, che possono contribuire a indicarci quelle che son le esigenze del mondo imprenditoriale calabrese».

Per questi motivi gli intervenuti hanno convenuto momenti di raccordo più strutturati e stabili, per linee di intervento strategiche a vantaggio delle imprese, valorizzando le best practice dei diversi contesti territoriali con collaborazioni più integrate.  (rcz)

L’OPINIONE / Claudio Aloisio: Nel Reggino il maggior numero di imprese a rischio

di CLAUDIO ALOISIOL’ultima analisi dell’Osservatorio Rischio Imprese di Cerved offre uno spaccato inquietante che va ad aggiungersi ai tanti, troppi segnali che sottolineano la grande sofferenza che sta attraversando il tessuto imprenditoriale italiano, soprattutto al Sud.

Non bastassero gli ultimi dati della Corte dei Conti i quali ci dicono che tre milioni di contribuenti, pur dichiarando, non sono riusciti a pagare le tasse e che su dieci avvisi di irregolarità inviati dall’Agenzia delle Entrate ne viene saldato uno solo, adesso lo studio della Cerved rileva che tra il 2021 e il 2022 le società a rischio di default sono cresciute quasi del 2% raggiungendo le 99.000 unità (+11.000), con 11 miliardi di euro in più di debiti finanziari ora pari a 107 miliardi e che le società cosiddette vulnerabili nel triennio 2019-2022 sono passate dal 29,3% (181.000) al 32,6% (201.000). 

Imprese “fragili” che si trovano soprattutto al Sud, dove costituiscono addirittura il 60,1% del totale. E tra le province messe peggio, quelle che contano il maggior numero di aziende a rischio, indovinate un po’, c’è proprio Reggio Calabria.

In ballo oltre le centinaia di migliaia di imprenditori pericolosamente vicini al fallimento ci sono oltre 3 milioni di lavoratori, quasi 1 su 3, che rischiano di andare a casa.

Eppure la situazione è sotto gli occhi di tutti: non c’è liquidità, accedere al credito è divenuta un’impresa quasi impossibile, l’inflazione all’8% sta divorando i risparmi, i costi dell’energia e dei carburanti sono fuori controllo e di conseguenza tutti i prezzi aumentano a dismisura, il Pnrr stenta a fornire risposte adeguate alla crescita.

L’Esecutivo, però, in questo cataclisma abbondantemente annunciato invece di affrontare le innumerevoli criticità mettendo in campo provvedimenti decisi e sistemici, iniziando da un radicale intervento a livello tributario per sgravare le aziende da un fardello divenuto ormai insostenibile e dall’attuazione di misure atte a diminuire il costo del lavoro aumentando al contempo le retribuzioni per i dipendenti, continua a offrire pannicelli caldi che, di fatto, servono poco o nulla. 

Ci chiediamo quando inizierà a prevalere il buon senso, quando chi ci governa prenderà coscienza della reale situazione in cui versano tantissime piccole e micro imprese del Mezzogiorno, quando ci si renderà conto che la forbice tra il ricco nord e il sempre più povero Sud sta aumentando esponenzialmente. Proprio il contrario di quello che il Pnrr si proponeva nei principi ma, evidentemente, non nella sostanza. 

D’altra parte, abbiamo tutte le ragioni per non essere molto ottimisti dato che in questo drammatico contesto, invece di affrontare i reali problemi che stanno via, via, emergendo, il Governo sembra andare nella direzione opposta alla loro soluzione trovando il tempo per accelerare le procedure attuative dell’Autonomia Differenziata. Una vergogna assoluta che affosserà definitivamente le già tenui speranze di crescita del Meridione, il tutto nel silenzio complice e intollerabile dei nostri rappresentanti in Parlamento. (ca)

Il Pd Calabria: Reperire in fretta risorse per finanziare imprese calabresi che hanno subìto perdite col covid

Il gruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale si è detto favorevole a votare ad una modifica legislativa che renda possibile reperire ulteriori risorse economiche per la “Promozione dell’occupazione sostenibile e di qualità del Por Calabria  FESR-FSE 2014-2020”.

I consiglieri regionali del Pd Mimmo Bevacqua, Ernesto Alecci, Franco Iacucci, Nicola Irto e Raffaele Mammoliti in una nota hanno ricordato di aver espresso preoccupazione per «l’esiguità delle risorse finanziare messe a disposizione  al momento dell’approvazione della programmazione di spesa che poi ha reso possibile l’emanazione dell’avviso pubblico per concedere finanziamenti alle imprese che hanno subito perdite di fatturato superiori al 10% nell’anno 2020 a causa dell’epidemia da Covid 19». 

«Così come previsto – hanno proseguito i consiglieri regionali dem – è avvenuto che su 1600 adesioni all’avviso, sono state finanziate soltanto 457 domande, tanto che la stessa vicepresidente della giunta regionale Giusi Princi, titolare delle deleghe al Lavoro e alla Formazione, ha dichiarato che, insieme al presidente Occhiuto, sta valutando la possibilità di incrementare la dote finanziaria per allargare la platea delle imprese aventi diritto al finanziamento». 

«Crediamo sia un atto  dovuto – ha detto il gruppo del Pd – per venire incontro a tutti gli imprenditori calabresi messi in ginocchio dalla crisi economica innescata dalla pandemia e che hanno diritto a ripartire. Un provvedimento che servirà anche a rilanciare l’economia calabrese nel suo complesso e sul quale dichiariamo già la disponibilità ad un voto favorevole in Consiglio regionale, augurandoci che la sua calendarizzazione avvenga in tempi rapidi».

«Davanti al grido d’aiuto lanciato da chi vive momenti di difficoltà non si può rimanere inerti – hanno concluso i consiglieri regionali –. Per questo oltre ad esprimere solidarietà e vicinanza agli operatori interessati, vigileremo affinché il proposito dichiarato dal vicepresidente Princi trovi attuazione nell’avvio degli atti necessari». (rrc)

Con Confindustria Cosenza si è parlato di come cambierà l’impresa tra crisi e Pnrr

Un interessante incontro si è svolto nella sede di Confindustria Cosenza, dove si è discusso di politiche industriali e scenari nuovi, e di come cambierà l’impresa tra crisi e Pnrr, partendo dal libro Ripresa e resilienza? Opportunità e insidie delle nuove politiche industriali di Raffaele Brancati, organizzato nell’ambito dell’iniziativa Libri per lo sviluppo.

Nel corso della discussione, che ha visto la partecipazione di Rosario Branda, direttore di Confindustria Cosenza, Fortunato Amarelli, presidente di Confindustria Cosenza, Rosanna Nisticò, professoressa ordinaria di Economia Applicata all’Università della Calabria, Alfredo Fortunato, presidente della Sezione Terziario di Unindustria Calabria, e Gloria Tenuta, Cavaliere del Lavoro e membro del Consiglio Generale degli Industriali calabresi, ha voluto fare il punto sui temi, in continua evoluzione, che interessano il Pnrr e l’industria.

Hanno arricchito il dibattito gli interventi della direttrice di Intesa Sanpaolo Caterina Trentinella, del Consigliere di Confindustria Cosenza Demetrio Crucitti e del Presidente Sezione Energia e Ambiente di Unindustria Calabria Crescenzo Pellegrino.

Delle evoluzioni delle politiche pubbliche, degli scenari prospettati dal Pnrr e delle trasformazioni del sistema produttivo hanno parlato i relatori nel corso del dibattito, moderato dal direttore di Confindustria Cosenza Rosario Branda e presieduto dal numero uno degli Industriali Fortunato Amarelli secondo cui «se da un lato esistono rischi e insidie, dall’altro il Pnrr riserva anche grandi opportunità. Occorre rimboccarsi le maniche ed evitare disfattismi. L’Italia dovrà cercare di riorganizzare le proprie filiere produttive, favorire forme di delocalizzazione e l’implementazione di nuove catene del valore».

Di “piano poco conosciuto dalla pubblica opinione” in riferimento al Pnrr ha parlato la professoressa ordinaria di Economia Applicata all’Università della Calabria Rosanna Nisticò che si è soffermata anche sui benefici che potrebbero trarne le imprese se davvero questo strumento diventasse una leva per lo sviluppo. Sulle interconnessioni tra innovazione, ricerca e internazionalizzazione si è incentrato l’intervento del presidente della Sezione Terziario di Unindustria Calabria Alfredo Fortunato che ha richiamato la necessità di poter contare su un nuovo tessuto industriale a cui ha fatto riferimento anche il Cavaliere del Lavoro e membro del Consiglio Generale degli Industriali calabresi Gloria Tenuta che si è soffermata sulle tante criticità rilevate, tra cui il caro energia. “Pandemia e guerra, con tutte le drammatiche ripercussioni, tra cui l’inflazione, rendono sempre più incerta la situazione economica di famiglie e imprese. Occorre fare perno sulla capacità delle imprese di generare ricchezza collettiva e stimolare le attività di governo in favore di azioni tese a fronteggiare con efficacia le difficoltà del momento”.

A rappresentare il punto di vista della pubblica amministrazione il dirigente della Regione Calabria Francesco Venneri, che ha trattato il tema della programmazione comunitaria dei fondi e della necessità di avere un dialogo sempre attivo tra il partenariato socioeconomico regionale e Bruxelles per una puntuale e più veloce messa a terra delle progettualità.

«Se il Next Generation Italia – ha sostenuto l’economista Raffaele Brancati, presidente del centro studi Met ed allievo di Federico Caffè e Giorgio Fuà – non sarà in grado di costruire un sistema industriale e di servizi intorno ai programmi di spesa, non solo ridurrà i suoi effetti moltiplicativi, con una conseguente minore crescita economica, ma porterà a un vistoso aumento degli squilibri e delle diseguaglianze. La vera efficacia di politiche capaci di dialogare con la parte più consistente del tessuto produttivo nazionale si concretizza anche nello sviluppo delle aree marginali, nella crescita dell’economia meridionale e nella distribuzione di redditi da lavoro più dignitosi».

 

Partnership tra Unicredit e Unindustria Calabria contro il caro energia

Siglato un importante accordo tra Unindustria CalabriaUnicredit per sostenere le esigenze di nuova liquidità delle imprese della regione impattate dall’aumento dei prezzi delle forniture energetiche e dall’incremento dei costi delle materie prime.

la partnership prevede la predisposizione di nuove linee di finanziamenti dedicati, con importo minimo di 10.000 euro e durata 12 mesi comprensiva di pre-ammortamento fino a 6 mesi, a condizioni agevolate. 

L’intervento rientra nella più ampia strategia di UniCredit che ha portato allo stanziamento di un plafond di 3 miliardi di euro a favore delle Pmi italiane impattate dal “caro bollette” e per quelle che devono fronteggiare esigenze straordinarie legate all’attuale situazione dei mercati internazionali. 

«Abbiamo deciso di intervenire rapidamente mettendo a disposizione delle imprese della regione, in particolare le PMI, nuove linee di finanziamenti agevolati per limitare gli effetti negativi causati dai rincari energetici e delle materie prime che stanno pesando sul nostro sistema produttivo, mettendo in difficoltà numerose imprese – ha affermato Annalisa Areni, Responsabile per il Sud di UniCredit Italia –. La collaborazione con Unindustria Calabria si inserisce nel quadro delle misure eccezionali che UniCredit ha messo rapidamente a disposizione delle PMI del Paese, come il plafond da 3miliardi e attività di consulenza specifica».

«L’accordo siglato, ha affermato Aldo Ferrara, Presidente di Unindustria Calabria –, assicurerà un importante contributo per mitigare il contraccolpo economico causato dall’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime. Evidentemente, la misura non risolverà il problema in maniera strutturale: per questo, come ho già avuto modo di evidenziare anche in altre occasioni, occorrono interventi mirati e ben calibrati della politica. Tuttavia, in attesa di interventi strutturali, l’attivazione di queste linee di credito contribuirà ad assicurare ossigeno alle imprese, garantendo continuità aziendale in questa fase di incertezza». (rcz)

L’OPINIONE / Pietro Molinaro: La cattiva burocrazia un virus mortale per le imprese

di PIETRO MOLINARO – Le Imprese la conoscono bene per i costi insostenibili, i tempi lunghissimi, la scarsa imparzialità e spesso corruzione, un mix che genera ritardi nello sviluppo ed il rifiuto di investitori stranieri a trasferirsi.

La conferma arriva dai dati Ambrosetti e Deloitte, siamo l’ultima Regione d’Europa; certificano anche lo svantaggio competitivo pur in presenza di enormi risorse pubbliche Nazionali e Comunitarie. La Calabria, purtroppo è anche agli ultimi posti in Italia per imprese condotte da giovani imprenditori e all’ultimo posto per startup innovative.

Non è più rinviabile l’individuazione, tramite concorsi, delle Competenze necessarie negli uffici Regionali, l’attuazione della Digitalizzazione tra P.A. e Imprese con l’obiettivo di far dialogare le banche dati pubbliche. Le nuove competenze, vengono spesso soffocate dall’attuale burocrazia. Serve coraggio per utilizzare il criterio del merito. Non è più sostenibile ed eticamente inaccettabile per i tanti giovani laureati e professionisti specializzati che si continuano a firmare contratti nazionali e decentrati che prevedono istituti, premiati con enormi risorse disponibili, su indicatori dei risultati nel ciclo valutativo della performance che non incidano sulle criticità e deficit che caratterizzano la burocrazia regionale.

Pnrr, Por, Psr, Programmi Nazionali, ecc. non si possono affidare alla stragrande maggioranza delle attuali figure apicali che nella migliore delle ipotesi guardano alla spesa solo con il pallottoliere. (pm)