LA CALABRIA HA LA SUA LEGGE CONTRO LA
POVERTÀ EDUCATIVA: È LA PRIMA IN ITALIA

di ANTONIETTA MARIA STRATI – È una «pagina storica per la Calabria», l’approvazione del Sistema Integrato Istruzione Zero-Sei contro la povertà educativa. Una legge tanto attesa ma che, da adesso, dovrebbe contribuire a migliorare la grave situazione nella nostra regione, permettendo a tanti bambini e bambini, ragazze e ragazze, di avere le stesse opportunità dei loro coetanei del resto d’Italia.

Un risultato brillante – e che ha anche il suo primato, essendo la Calabria la prima regione ad aver approvato questa legge – e tanto atteso, raggiunto grazie alla vicepresidente della Regione, Giusi Princi, perché, «la questione del sistema educativo zero-sei è stata fin da subito attenzionata da questo governo regionale».

Adesso, «dopo 11 anni, abroghiamo la legge regionale 15 del 2013 che ha impedito di dare attuazione al sistema integrato di istruzione e, fino ad ora, di allinearci alla normativa nazionale e di usufruire delle relative risorse», ha detto ancora Princi, sottolineando come «ora, infatti, dopo i 15 milioni di euro cofinanziati dalla Regione Calabria che hanno permesso di accedere allo stanziamento complessivo ministeriale che ammonta ad 80 milioni di euro e che saranno destinati ad attivare asili nido, sezione primavera e centri educativi per l’infanzia, per i prossimi anni, nell’ambito del piano d’azione del Dipartimento istruzione, abbiamo previsto 22 milioni di euro che implementeranno le sezioni primavera nelle aree interne e prevedranno voucher da destinare a famiglie meno abbienti per poter usufruire della gratuità degli asili».

Questa legge, infatti, contribuirà a colmare il gap della povertà educativa territoriale legata all’infanzia: in Calabria, infatti, solo il 3% di bambini e bambine usufruisce di asili nido o servizi educativi per l’infanzia. L’Osservatorio Regionale Istruzione e Diritto allo Studio, infatti, ha rilevato come «solo 54 comuni su 404 presentano un reddito pro capite superiore a quello medio regionale. Se analizziamo la percentuale dei contribuenti con reddito superiore a 15 mila euro solo in 14 casi risulta essere superiore del 50,1%».

«I comuni maggiormente vulnerabili dal punto di vista economico, ovvero che si caratterizzano per la presenza di una quota rilevante di contribuenti con un reddito inferiore a 15 m€, sono Platì (Ats Locri) e Verbicaro (Ats Praia a Mare/Scalea) in cui la quota si attesta rispettivamente ali’ 81 % e ali’ 80%. Seguono, poi, 114 Comuni afferenti a 25 Ats (su 32) in cui più del 70% dei contribuenti ha dichiarato un reddito inferiore a 15 m€; e 221 comuni afferenti a 18 Ats, in cui la quota è compresa tra il 60% ed il 70%».

Per l’Osservatorio, poi, «un’altra variabile da considerare è, certamente, il tasso di occupazione femminile», da cui è emerso che «nel 2020 in Calabria risultano occupate 527.050 persone, di queste solo il 35,4% sono donne. Dal 2018 al 2020 il numero di donne occupate ha subito una flessione di 1,5 punti percentuali corrispondente in valore assoluto a -16.504 persone».

Quello dell’occupazione femminile, infatti, è un dato chiave, in quanto, come rilevato dalla Svimez, infatti, nell’ultimo numero di Informazioni, dedicato ad asili nido e infrastrutture scolastiche, «stime recenti della Banca d’Italia confermano che nelle province italiane il tasso di attività delle madri di bambini con meno di tre anni tende a crescere con la disponibilità di servizi di assistenza alla prima infanzia a parità di caratteristiche individuali delle madri (età, titolo di studio, nazionalità). La qualità delle infrastrutture scolastiche favorisce l’accumulazione di capitale umano determinando il successo dei processi di apprendimento sin dalle prime fasi dei percorsi di studio. A tale riguardo, numerosi studi evidenziano come la frequenza dell’asilo nido promuova lo sviluppo delle abilità cognitive e non cognitive dei bambini, soprattutto nei contesti di fragilità familiare».

Nella nostra regione, infatti, al 31 dicembre 2022 risultano attivi in Calabria 309 servizi per l’infanzia con una disponibilità complessiva di 5.838 posti autorizzati al funzionamento. Complessivamente i Comuni nei quali risultano servizi attivi sono 118 (pari al 29,2% dei comuni calabresi), mentre i Comuni senza sono 286 (pari al 70,8%). Per quanto riguarda la titolarità, dalla rilevazione realizzata dalla Regione Calabria è emerso che il 25,6% dei servizi afferisce al settore pubblico, che offre all’utenza il 30, 7% dei posti complessivi.

Dall’analisi per Ats, poi, sono emersi cinque gruppi, in cui «Ats in cui l’offerta è solo privata (6 Ats): Amantea, Mesoraca, Rosarno, Serra San Bruno, Soverato, Villa San Giovanni; Ats  in cui l’offerta è solo pubblica (2 Ats): Cariati e Soveria Manelli; Ats misti ma con prevalenza della componente privata (18 Ats) (superiore al 50% ): Castrovillari, Catanzaro, Caulonia, Cirò Marina, Corigliano-Rossano, Cosenza, Crotone, Locri, Montalto Uffugo, Paola, Polistena, Praia a Mare/Scalea; Reggio Calabria, Rende, San Marco Argentano, Spilinga, Taurianova, Vibo Valentia; Ats misti ma con prevalenza della componente pubblica (3 Ats) (superiore al 50%): Rogliano, San Giovanni in Fiore, Trebisacce; Ats in cui l’offerta è omogenea (50 % pubblica e 50% privata) (1 Ats): Lamezia Terme».

«L’offerta – viene rilevato – si compone principalmente di nidi (143 servizi censiti, pari al 46,3% dei servizi per l’infanzia) con il 54% dei posti autorizzati; seguono i micronidi (I 06, pari al 34,5%) con il 28, l % dei posti autorizzati e le sezioni primavera (25), che rappresentano 1’8, 1 % dei servizi per l’infanzia con 7,4% posti autorizzati. Rispetto al 31.12.2021 si rileva: un incremento dei posti autorizzati per i micronidi (da 1.041 a 1.643) e un decremento dei posti autorizzati sia per i nidi (da 3.506 a 3.153) che per le sezioni di primavera (da 457 a 434).

Dall’analisi dei dati fomiti dai comuni sui posti autorizzati emerge che in Calabria la copertura dei posti disponibili rispetto al potenziale bacino di utenza – ovvero i bambini residenti da O a 2 anni di età – si attesta al 31.12.2022 al 14,4% (al 31.12.2021 era pari al 13,5%), ben distante, quindi, dall’obiettivo per raggiungere l’obiettivo del 33% previsto (D.LGS. 65/2017, art. 4, c. I, lett. a.). Analizzando i dati per Ats, emerge che solo l’Ats di Cirò Marina con il 56,6% raggiunge l’obiettivo.

Gli Ats che registrano valori superiori a quello regionale, seppur lontani dal parametro fissato al livello europeo e nazionale del 33%, sono: Rogliano (25,9 %), Castrovillari (23,2%), Rende (21,8%), Caulonia (20,7%), Montalto Uffugo (20,2%). Gli Ats che presentano una bassa copertura sono: Melito Porto Salvo – che come abbiamo evidenziato al 31.12.2022 non presenta servizi per l’infanzia – Spilinga (4,6%), Trebisacce (5,6%), Lamezia Terme (6,9%).

Numeri e dati che indicano come la Calabria sia lontana dal parametro fissato al livello europeo e nazionale del 33%3, dei bambini sotto i 3 anni che dovrebbero usufruire dei servizi per l’infanzia. A questo deve necessariamente legarsi anche la problematica connessa alle proroghe sistematiche della legge regionale n.15 del 2013 circa l’adeguamento dei requisiti strutturali ed organizzativi previsti dalla stessa legge e dal relativo regolamento di attuazione.

«Il mancato adeguamento di molte strutture ha certamente inciso sui procedimenti di autorizzazione e accreditamento quindi, per l’effetto, sulla determinazione dei posti complessivamente disponibili», si legge nel testo del disegno di legge, composto da 28 articoli ed elaborato  Tavolo di lavoro, appositamente istituito presso il Dipartimento regionale istruzione e coordinato dalla dirigente di settore Anna Perani, rappresentato dall’Ufficio scolastico regionale (Usr), dalla Federazione italiana scuole materne (Fism), dall’Anci (Associazione nazionale Comuni italiani), dai rappresentanti degli ambiti territoriali sociali, da una rappresentanza di dirigenti scolastici in quiescenza e non.

«L’obiettivo – ha spiegato la vicepresidente Princi – è di definire il sistema integrato per conseguire la continuità del percorso educativo dallo zero ai sei anni, attraverso il potenziamento dei servizi di nido, micro nido, sezioni primavera, servizi integrativi per l’infanzia. Si vuole, pertanto, consolidare e ampliare l’offerta del numero dei posti, prevedendone la gratuità per i meno abbienti, per il progressivo raggiungimento della copertura del 33% della popolazione nella fascia di età zero tre anni, così da ridurre il gap esistente con le altre regioni, attraverso la ridefinizione dei requisiti strutturali ed organizzativi. È previsto, altresì, il miglioramento della qualità del sistema attraverso la formazione permanente di tutto il personale in servizio».

«Questo nuovo disegno di legge – ha concluso – si propone, inoltre di realizzare una governance di sistema tra Regioni, Comuni e Ufficio scolastico regionale, con azioni di raccordo e collaborazione interistituzionale, in continuità del percorso già avviato con i Protocolli d’intesa sottoscritti tra Regione, Usr e Anci». (ams)