di FRANCO BARTUCCI – “La quiete dopo la tempesta”. Può essere sintetizzata in questo modo la flagrante polemica durata diversi giorni tra le città di Catanzaro e Cosenza circa l’istituzione all’Università della Calabria della laurea magistrale in Medicina e Tecnologie Digitali con la trasformazione dell’Ospedale Annunziata in Policlinico universitario, su supporto del Presidente della Giunta regionale calabrese, on. Roberto Occhiuto, in accordo con il Rettore dell’Università, prof. Nicola Leone, ed il commissario straordinario della stessa azienda ospedaliera Vitaliano De Salazar; mentre su Catanzaro permaneva la richiesta per il riconoscimento della “Mater Domini”, quale azienda ospedaliera universitaria, necessaria all’istituzione dell’azienda unica prevista dalla legge 33/2021, quale polo sanitario con Germaneto intitolato alla memoria del prof. Renato Dulbecco.
Per giorni la diatriba si è svolta in modo aspro con la minaccia di aprire un contenzioso legale presso il Tar Calabria, da parte dell’Amministrazione comunale di Catanzaro e dell’Università “La Magna Grecia” contro la Regione e l’Università della Calabria per bloccare l’accordo sia della costituzione della laurea in Medicina e Tecnologie Digitali che della trasformazione dell’Azienda ospedaliera Annunziata di Cosenza in Policlinico Universitario.
Nel momento in cui a Catanzaro si svolgeva nel palazzo comunale una seduta pubblica del Consiglio su richiesta del sindaco Nicola Fiorita, per decidere sul da farsi con i ricorsi presso il Tar Calabria, si manifesta una comunicazione del Presidente della Giunta regionale calabrese, Roberto Occhiuto, che rendendo nota una comunicazione del Ministero alla Sanità circa la costituzione del polo sanitario Dulbecco, critica le posizioni rigide manifestate sulla vicenda, da parte del consiglio comunale ed altri soggetti politici e sociali esterni, ed invita le parti a desistere in quanto sia il polo sanitario Dulbecco che l’attivazione del corso di laurea in Medicina e Tecnologie Digitali con la trasformazione dell’ospedale di Cosenza in Policlinico sono da considerare ormai come cose fatte.
La conclusione, quindi, è che il Comune di Catanzaro, con il sindaco Nicola Fiorita, allo scadere dei termini di presentazione delle istanze di ricorso presso il Tar Calabria non viene presentato alcun ricorso facendo cadere così ogni obiezione; mentre sembrerebbe che resta in piedi l’annunciato ricorso da parte dell’Università “Magna Grecia”, per come annunciato dallo stesso Rettore De Salvo nel corso dell’assemblea pubblica tenutasi nel palazzo comunale. A cosa potrà mai servire questo ricorso, qualora venga presentato, se già il Tar Calabria per un precedente ricorso simile depositato nel 2012 dalla stessa Università “Magna Grecia” fu rigettato con sentenza definitiva resa nota nel 2019, che ha dato ragione all’Università della Calabria di attivare i corsi di laurea programmati in materia di figure sanitarie?
Superati queste diatribe campanilistiche ed inutili Catanzaro avrà il suo polo sanitario regionale “Renato Dulbecco” e Cosenza avrà il suo Policlinico universitario supportato dall’Università della Calabria grazie al suo corso di laurea magistrale in Medicina e Tecnologie Digitali, contribuendo così a migliorare con i suoi studenti tirocinanti, docenti medici e laureati specializzati, attraverso la propria scuola di specializzazione di area medica in questi anni, il sistema sanitario provinciale in primo luogo e regionale contestualmente.
Almeno questo è l’obiettivo primario manifestato dal Rettore, prof. Nicola Leone, al quale si è aggiunto il prof. Sebastiano Andò, docente emerito dell’Università della Calabria, di origine siciliane, che si è impegnato in questi anni nel portare a termine questo importante progetto, per il quale ha avuto una totale e pluridecennale dedizione su più versanti come ricercatore a livello internazionale, come direttore del Dipartimento di Biologia Cellulare, Preside della Facoltà di Farmacia, divenuta nel frattempo Facoltà di Farmacia e Scienze della Nutrizione e della Salute, fondatore del Centro Sanitario dell’UniCal.
Quest’ultima struttura nella pluralità dei servizio assistenziali di cui oggi gode l’intero ateneo e nel suo hinterland ha segnato in 40 anni sotto il profilo assistenziale un esempio di conurbazione col territorio senza precedenti.
Si discute molto in questi giorni delle strutture sanitarie del territorio accreditabili per qualità e volumi assistenziali che possono contribuire a far nascere in modo espansivo anche lo stesso corso di laurea in Medicina di Arcavacata dando impulso alla stessa medicina territoriale. Si è parlato di come sono stati distribuiti le decine di specializzandi del terzo, quarto e quinto anno assunti grazie agli accordi specifici con l’Università di Messina, di Catanzaro e di Roma Tor Vergata senza comunque conoscere quanti ne sono stati assegnati ai presidi di emergenza-urgenza che come noto sono drammaticamente carenti di personale medico.
Un pensiero va a tutti quei specializzandi calabresi di medicina del terzo, quarto e quinto anno che operano, in quanto anche costretti, fuori dai confini della nostra regione e che invece li si potrebbe fare tornare in modo definitivo. C’è poi la necessità di accertare quante strutture del territorio esprimono volumi assistenziali compatibili con l’estensione di una rete formativa delle diverse scuole di specializzazione presenti sul territorio nazionale e quello regionale e quante ne possono essere accreditabili come sedi decentrate dopo una opportuna convenzione con la scuola di medicina.
Ciò consentirebbe la possibilità di una “orientata” distribuzione degli specializzandi rispettando sempre la specificità dei vincoli disciplinari ma più collegata ai fabbisogni delle strutture assistenziali con i requisiti su menzionati sulla base del DL 402/2017 richiamato dallo stesso governatore in più circostanze. Tali strutture sarebbero riconosciute in sede ministeriali come strutture “collegate” alla struttura principale di sede. È proprio quello che va fatto e che la stessa Anao ha reclamato.
L’assenza di una visione decentrata della formazione presso le diverse scuole di specializzazione ha contribuito all’attuale non spendibilità professionale di tanti specializzandi calabresi cercando anche di superare la cicoscrivibilità di interessi accademici etero diretti che possono operare in controtendenza. Le strutture ancora accreditabili nei diversi territori della nostra regione devono essere incluse nelle reti formative delle varie scuole di specializzazione se si vuole incrementare realmente il potenziale professionale e occupazionale di tanti studenti specializzandi calabresi”.
In Calabria possono essere segnalate ad esempio la cardiologia di Castrovillari, diretta da Giovanni Bisignani; l’oncologia di Paola, diretta dal dott. Filippelli; il centro Sant’Anna di Crotone per quanto concerne l’ambito della riabilitazione e via dicendo… Fa riflettere come mai in Lombardia siano stati assunti circa 966 specializzandi, in Veneto 1058 ed Emilia Romagna ben 1099, mentre in Calabria un numero abbastanza esiguo. Sono cose che abbiamo sentito e letto in questi giorni passati sui giornali e attraverso le trasmissioni televisive nelle quali sono intervenuti politici, rappresentanti delle istituzioni ed accademici, tra i quali si è evidenziato il pensiero del prof. Sebastiano Andò, del quale si è parlato in precedenza.
Resta, infine, da chiarire e riflettere sulla necessità, per costituire una nuova classe medica sanitaria calabrese di qualità in ambito medico ed infermieristico. La regola vigente stabilita dalla legge istitutiva dell’Università della Calabria che con l’articolo 13 fissava il numero chiuso programmato per tutti i corsi di laurea stabilendo successivamente con decreto ministeriale della Pubblica Istruzione nel 1972 la seguente ripartizione: l’80% per studenti calabresi o figli di calabresi residenti all’estero, il 15% per studenti extra regionali ed il 5% per studenti stranieri. Questo proprio per far crescere una nuova classe di giovani dirigenti capaci di rigenerare l’intero sistema gestionale governativo della regione. Lo stesso potrebbe accadere oggi nella creazione di una classe sanitaria calabrese di qualità sollevandola dalle secche di degrado oggi patite dall’intera comunità regionale.
Come conciliare quanto previsto a suo tempo dal dispositivo di legge istitutiva del nostro Ateneo con le sopravvenute norme vigenti il reclutamento degli studenti immatricolati a medicina? È a questo punto che la parola passa ai referenti istituzionali sia dell’Università che della Regione Calabria! (fb)