A proposito di Medicina all’Università della Calabria

di FRANCO BARTUCCI“La quiete dopo la tempesta”. Può essere sintetizzata in questo modo la flagrante polemica durata diversi giorni tra le città di Catanzaro e Cosenza circa l’istituzione all’Università della Calabria della laurea magistrale in Medicina e Tecnologie Digitali con la trasformazione dell’Ospedale Annunziata in Policlinico universitario, su supporto del Presidente della Giunta regionale calabrese, on. Roberto Occhiuto, in accordo con il Rettore dell’Università, prof. Nicola Leone, ed il commissario straordinario  della stessa azienda ospedaliera Vitaliano De Salazar; mentre su Catanzaro permaneva la richiesta per il riconoscimento della “Mater Domini”, quale azienda ospedaliera universitaria, necessaria all’istituzione dell’azienda unica prevista dalla legge 33/2021, quale polo sanitario con Germaneto intitolato alla memoria del prof. Renato Dulbecco.

Per giorni la diatriba si è svolta in modo aspro con la minaccia di aprire un contenzioso legale presso il Tar Calabria,  da parte dell’Amministrazione comunale di Catanzaro e dell’Università “La Magna Grecia” contro la Regione e l’Università della Calabria per bloccare l’accordo sia della costituzione della laurea in Medicina e Tecnologie Digitali che della trasformazione dell’Azienda ospedaliera Annunziata di Cosenza in Policlinico Universitario.

Nel momento in cui a Catanzaro si svolgeva nel palazzo comunale una seduta pubblica del Consiglio su richiesta del sindaco Nicola Fiorita, per decidere sul da farsi  con i ricorsi presso il Tar Calabria, si manifesta una comunicazione del Presidente della Giunta regionale calabrese, Roberto Occhiuto, che rendendo nota una comunicazione del Ministero alla Sanità circa la costituzione del polo sanitario Dulbecco, critica le posizioni rigide manifestate sulla vicenda, da parte del consiglio comunale ed altri soggetti politici e sociali esterni, ed invita le parti a desistere in quanto sia il polo sanitario Dulbecco che l’attivazione del corso di laurea in Medicina e Tecnologie Digitali con la trasformazione dell’ospedale di Cosenza in Policlinico sono da considerare ormai come cose fatte.

La conclusione, quindi, è che il Comune di Catanzaro, con il sindaco Nicola Fiorita, allo scadere dei termini  di presentazione delle istanze di ricorso presso il Tar Calabria non viene presentato alcun ricorso facendo cadere così ogni obiezione; mentre sembrerebbe che resta in piedi l’annunciato ricorso da parte dell’Università “Magna Grecia”, per come annunciato dallo stesso Rettore De Salvo nel corso dell’assemblea pubblica tenutasi nel palazzo comunale. A cosa potrà mai servire questo ricorso, qualora venga presentato, se già il Tar Calabria per un precedente ricorso simile depositato nel 2012 dalla stessa Università “Magna Grecia” fu rigettato con sentenza definitiva resa nota nel 2019,  che ha dato ragione all’Università della Calabria di attivare i corsi di laurea programmati in materia di figure sanitarie?

Superati queste diatribe campanilistiche ed inutili Catanzaro avrà il suo polo sanitario regionale “Renato Dulbecco” e Cosenza avrà il suo Policlinico universitario supportato dall’Università della Calabria grazie al suo corso di laurea magistrale in Medicina e Tecnologie Digitali, contribuendo così a migliorare con i suoi studenti tirocinanti, docenti medici e laureati specializzati, attraverso la propria scuola di specializzazione di area medica in questi anni, il sistema sanitario provinciale in primo luogo e regionale contestualmente.

Almeno questo è l’obiettivo primario manifestato dal Rettore, prof. Nicola Leone, al quale si è aggiunto il prof. Sebastiano Andò, docente emerito dell’Università della Calabria, di origine siciliane, che si è impegnato in questi anni nel portare a termine questo importante progetto, per il quale  ha avuto una totale e pluridecennale dedizione su più versanti come ricercatore a livello internazionale, come direttore del Dipartimento di Biologia Cellulare, Preside della Facoltà di Farmacia, divenuta nel frattempo Facoltà di Farmacia e Scienze della Nutrizione e della Salute, fondatore del Centro Sanitario dell’UniCal. 

Quest’ultima struttura nella pluralità dei servizio assistenziali di cui oggi gode l’intero ateneo e nel suo hinterland ha segnato in 40 anni sotto il profilo assistenziale un esempio di conurbazione col territorio senza precedenti.

Si discute molto in questi giorni delle strutture sanitarie del territorio accreditabili per qualità e volumi assistenziali che possono contribuire a far nascere in modo espansivo  anche lo stesso corso di laurea in Medicina di Arcavacata dando impulso alla stessa medicina territoriale. Si è parlato di come sono stati distribuiti le decine di specializzandi del terzo, quarto e quinto anno assunti grazie agli accordi specifici con l’Università di Messina, di Catanzaro e di Roma Tor Vergata senza comunque conoscere quanti ne sono stati assegnati ai presidi di emergenza-urgenza che come noto sono drammaticamente carenti di personale medico.

Un pensiero va a tutti quei specializzandi calabresi  di medicina del terzo, quarto e quinto anno che operano, in quanto anche costretti, fuori dai confini della nostra regione e che invece li si potrebbe fare tornare in modo definitivo. C’è poi la necessità di accertare quante strutture del territorio esprimono volumi assistenziali compatibili con l’estensione di una rete formativa delle diverse scuole di specializzazione presenti sul territorio nazionale e quello regionale e quante ne possono essere accreditabili come sedi decentrate dopo una opportuna convenzione con la scuola di medicina.

Ciò consentirebbe la possibilità  di una “orientata” distribuzione degli specializzandi  rispettando sempre la specificità dei vincoli disciplinari ma più collegata ai fabbisogni delle strutture assistenziali con i requisiti su menzionati sulla base del DL 402/2017 richiamato dallo stesso governatore in più circostanze. Tali strutture sarebbero riconosciute in sede ministeriali come strutture “collegate” alla struttura principale di sede. È proprio quello che va fatto e che la stessa Anao ha reclamato.   

L’assenza di una visione decentrata della formazione presso le diverse scuole di specializzazione ha contribuito all’attuale non spendibilità professionale di tanti specializzandi calabresi  cercando anche di superare la cicoscrivibilità di interessi accademici etero diretti che  possono operare in controtendenza. Le strutture ancora accreditabili nei diversi territori della nostra regione devono essere incluse  nelle reti formative delle varie scuole di specializzazione se si vuole incrementare realmente il potenziale professionale e occupazionale di tanti studenti specializzandi  calabresi”.

In Calabria possono essere segnalate ad esempio la cardiologia di Castrovillari, diretta da Giovanni Bisignani; l’oncologia di Paola, diretta dal dott. Filippelli; il centro Sant’Anna di Crotone per quanto concerne l’ambito della riabilitazione e via dicendo… Fa riflettere come mai in  Lombardia siano stati assunti circa 966 specializzandi, in Veneto 1058 ed Emilia Romagna ben 1099, mentre in Calabria un numero abbastanza esiguo. Sono cose che abbiamo sentito e letto in questi giorni passati sui giornali e attraverso le trasmissioni televisive nelle quali sono intervenuti politici, rappresentanti delle istituzioni ed accademici, tra i quali si è evidenziato il pensiero del prof. Sebastiano Andò, del quale si è parlato in precedenza.

Resta, infine, da chiarire e riflettere sulla necessità, per costituire una nuova classe medica sanitaria  calabrese di qualità in ambito medico ed infermieristico. La regola vigente stabilita dalla legge istitutiva dell’Università della Calabria che con l’articolo 13 fissava il numero chiuso programmato per tutti i corsi di laurea stabilendo successivamente con decreto ministeriale della Pubblica Istruzione nel 1972 la seguente ripartizione: l’80% per  studenti calabresi o figli di calabresi residenti all’estero, il 15% per studenti extra regionali ed il 5% per studenti stranieri. Questo proprio per far crescere una nuova classe di giovani dirigenti capaci di rigenerare l’intero sistema gestionale governativo della regione. Lo stesso potrebbe accadere oggi nella creazione di una classe sanitaria calabrese di qualità sollevandola dalle secche di degrado oggi patite dall’intera comunità regionale.

Come conciliare quanto previsto a suo tempo dal dispositivo di legge istitutiva del nostro Ateneo con le sopravvenute norme vigenti il reclutamento degli studenti immatricolati a medicina? È a questo punto che la parola passa ai referenti istituzionali sia dell’Università che della Regione Calabria! (fb)

Medicina all’Unical, Bevacqua (PD): Serve una riflessione comune scevra da contrapposizioni territoriali

Domenico Bevacqua, capogruppo del PD in Consiglio regionale, ha scritto una lettera aperta al sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, per aprire una discussione, priva di polemiche, in ordine all’apertura del corso di laurea in Medicina presso l’Unical.

«Si tratta di temi che riverberano in diversi modi sui diritti dei calabresi e sulla crescita della nostra terra – scrive Bevacqua al sindaco Fiorita – e ritengo si sia perfettamente d’accordo sul fatto che declinarli in termini di contrapposizioni territoriali non gioverebbe di certo alla Calabria».

«Conosco bene e apprezzo da sempre la tua passione, il tuo entusiasmo, la voglia di  metterti al servizio della tua città – si legge nella lettera – che accomuna anche gli atri amici PD presenti nella  tua Giunta, a partire dall’amica vice sindaca Giusy Iemma. Non è certamente mia  intenzione porre in dubbio la buona fede e l’autenticità delle posizioni espresse».

«Ciò che mi preme, però, è inquadrare il tema all’interno di un più ampio e organico  discorso di sistema che abbracci il mondo universitario calabrese nel suo insieme e ne  ripensi la necessità del suo essere rete attrattiva e funzionale in grado di rispondere in  maniera efficace alle sfide della formazione e della ricerca; tale, pertanto, da fornire ai  migliori giovani le possibilità e le buone ragioni per restare in Calabria».

«Per tutto ciò – si legge ancora – ti chiedo un incontro da concretizzare nei prossimi giorni insieme agli  amici del centrosinistra catanzarese e ai colleghi consiglieri regionali eletti nella  circoscrizione, al fine di approfondire serenamente il tema in questione. Credo sia doveroso da parte di tutti noi dimostrare la capacità di considerare con piena  ragionevolezza e responsabilità le tensioni presenti che, se pur comprensibili, non  possono e non devono essere cavalcate in nome di una territorialità fine a sé stessa. Nella medesima direzione, ti anticipo che chiederò un incontro anche ai Rettori delle  Università calabresi e al Presidente della Regione».

«La finalità comune – ha sottolineato Bevacqua, concludendo – dev’essere una e una soltanto: la crescita Calabria e il benessere dei  calabresi». (rrc)

 

 

Medicina all’Unical / Fiorita non è un sovversivo: difende Catanzaro

di SERGIO DRAGONE – Paride Leporace e Filippo Veltri sono due luminosi esempi di giornalismo militante. Socialista e un po’ anarchico il primo, comunista mai pentito il secondo. Sono due fuoriclasse della penna, autori di inchieste e servizi, nonché di approfonditi saggi di politica e costume. Li considero due cari amici dall’intelligenza fervida e vivace, le cui analisi sono sempre molto profonde e attente.

Si sono ritrovati entrambi, riflettendo sulla dura polemica per la nascita di una nuova facoltà di medicina ad Arcavacata, su una posizione che non mi sento di condividere e che anzi ritengo poco opportuna: il parallelismo tra la mite assemblea indetta dall’altrettanto mite sindaco Nicola Fiorita nei giorni scorsi per discutere con la società civile su quello che a Catanzaro considerano uno scippo e l’ormai celebre ed infuocato “rapporto alla Città” del sindaco Demetrio Battaglia che più di 50 anni fa diede vita ai sanguinosi moti di Reggio Calabria.

Non posso essere tacciato di campanilismo, anche se amo smisuratamente la mia città, Catanzaro. Ho vissuto e lavorato molti anni a Cosenza, dove ho mosso i più importanti passi professionali e dove ho avuto il grande onore di conoscere Giacomo Mancini. Ancora oggi conservo molte amicizie in quella Città, tra cui Pietro e Giacomo Mancini junior. Non tutti sanno che sono stato io a suggerire a Pietro e Giacomo la realizzazione della statua in ricordo del grande leader socialista che oggi campeggia sul corso Mazzini, a due passi da Palazzo dei Bruzi. Ho fornito all’indimenticabile Giuseppe Petitto il soggetto del riuscitissimo docu-film Il leone socialista. Per inciso, sono stato anche per due anni membro del CdA dell’Unical, quando rettore era il professore Latorre. Non ho difficoltà a riconoscere lo straordinario ruolo di quell’Ateneo per la nostra regione.

No, cari Paride e Filippo, Fiorita non è un nuovo “boia chi molla” e da Catanzaro non partirà mai nessun moto violento e sovversivo. Non c’è nessuna analogia storica tra la chiamata alle armi di Demetrio Battaglia e la quasi soporifera riunione indetta da Fiorita. A Reggio, nel luglio del 1970, c’erano più di settemila reggini e un clima incandescente che l’oratore fomentò con un evidente richiamo alla forza fisica. Si sentivano già nell’aria gli odori dei lacrimogeni e il rumore dei cingolati dei carri armati dell’esercito.

Nulla di questo nella piccola sala concerti di palazzo De Nobili che contiene meno di un centinaio di persone. Ho seguito, per la lontananza, la diretta facebook dell’evento. Nessun tono minaccioso, solo l’ipotesi di un ricorso al TAR su deliberazioni che la Città di Catanzaro percepisce come illegittime e lesive dei suoi interessi. Tutto qui. 

Ho sentito quasi tutti gli interventi. Vi immaginate la mite e gentile notaia Paola Gualtieri su barricate infuocate su viale De Filippis? O l’elegante e colto professore Valerio Donato alla testa di rivoluzionari di un’ipotetica “repubblica di Gagliano”?

No, cari colleghi, credo abbiate commesso un errore nel solo evocare uno dei momenti più bui della storia calabrese. Concordo con voi che questa guerra delle facoltà è controproducente e fa ripiombare, come ho scritto qualche giorno fa, la Calabria nel Medioevo del campanilismo.

Ma chi doveva governare questi processi? Chi doveva inquadrare la nascita della nuova Facoltà di medicina ad Arcavacata in un disegno più ampio, senza dare l’impressione di un atto di prepotenza o violenza ? Chi doveva preparare l’opinione pubblica calabrese ad un nuovo assetto del sistema universitario ? Credo che qualche domanda in questo senso se la debba porre il presidente Occhiuto.

Fiorita, che peraltro è docente dell’Unical, ha fatto e fa il suo dovere. Senza un disegno generale del sistema universitario, si rischia di generare una concorrenzialità tra due debolezze. E credo che Leporace e Veltri concorderanno con me nel riconoscere che l’Annunziata di Cosenza, ospedale purtroppo con enormi problemi logistici e strutturali, tutto può essere meno che un Policlinico universitario.

Ora si tratta di ricomporre la frattura e non sarà facile. Ma evocare i moti di Reggio Calabria per giustificare una enorme forzatura, con evidenti limiti di legittimità, non aiuta e addirittura rischia di alimentare questa suggestione. Catanzaro, come ha detto Fiorita nel suo discorso che ho seguito in diretta, è una città colta e civile, portata al dialogo e non alla contrapposizione. E così sarà anche in questa occasione. 

Medicina all’Unical: la memoria corta di Catanzaro in “guerra” da 50 anni

di FRANCO BARTUCCI – Lo abbiamo già scritto in questi mesi sulle pagine di questo giornale in vari servizi pubblicati e che hanno raccontato le varie fasi che negli ultimi cinquant’anni hanno contrapposto le città di Cosenza e Catanzaro per l’istituzione della Facoltà di Medicina, prima nella città capoluogo della Regione e poi all’Università della Calabria. Ad iniziare questa guerriglia è stata per prima la città di Catanzaro, che nel momento in cui la prima Università statale calabrese nel mese di dicembre 1972 inaugurava il suo primo anno accademico 1972/1973 si procedeva, con il parere contrario del Senato Accademico e non solo, con presidente il Rettore Beniamino Andreatta, ad istituire la libera Università con Medicina e Giurisprudenza collegandosi alle Università di Napoli e Messina.

La storia, già raccontata nei servizi giornalistici precedenti, è lunga e complessa e sarebbe bene che si sappia e ricordare come una vicenda simile sempre presso il Tar Calabria si concluse nel 2019 a danno della “Magna Grecia” di Catanzaro. Oggi il Sindaco Nicola Fiorita convoca una seduta del Consiglio comunale aperto, per rendere edotta la cittadinanza sugli sviluppi del ricorso presentato presso il Tar Calabria avverso le delibere assunte dalla Regione Calabria con l’Azienda Ospedaliera di Cosenza e con l’Università della Calabria circa il riconoscimento istitutivo della laurea magistrale in Medicina e la definizione delle pratiche necessarie alla trasformazione dell’ospedale Annunziata di Cosenza in Policlinico Universitario. 

Esattamente nel 2012 la Regione Calabria, con presidente Scopelliti, sollecitato dall’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza per attivare presso la Facoltà di Farmacia e Scienze della Nutrizione e della Salute dell’Università della Calabria dei corsi universitari per professioni sanitarie, in accordo con l’Università “La Sapienza” di Roma, suscitò la protesta dell’Università “Magna Grecia” di Catanzaro, che impugnò presso il Tar Calabria tale atto. Una vertenza legale che si concluse nel 2019 con una sentenza depositata molto chiara e precisa a svantaggio dell’Università “Magna Grecia”, riconoscendo che l’Università della Calabria aveva tutto il suo diritto di attivare con l’Università “La Sapienza” di Roma i corsi universitari in questione soprattutto quando i corsi sopra richiamati non erano operativi all’Università di Catanzaro.

Nel 2020, come ormai risaputo, l’Università della Calabria e l’Università “Magna Grecia” di Catanzaro raggiungono un accordo finalizzato ad istituire il corso di laurea interuniversitario in “Medicina e Tecnologie Digitali”, grazie soprattutto alle grosse competenze presenti all’interno della prima Università Statale Calabrese di Tecnologie Digitali, mentre nella seconda è nota la potenzialità ed il merito degli insegnamenti clinici. 

Un accordo strategico ed innovativo se si pensa che tale corso finora è l’unico esistente nel Mezzogiorno italiano e che deve continuare a svilupparsi e crescere per il bene della Calabria. In questo contesto non può essere trascurato un dato molto importante, che grazie alla progettualità lungimirante e al lavoro svolto dal prof. Sebastiano Andò e da una equipe di collaboratori altrettanto bravi e validi, la Facoltà di Farmacia e Scienze della Nutrizione e della Salute, sciolta e suddivisa in Dipartimenti nel 2009 a seguito della riforma universitaria italiana (nota come legge Gelmini), si sono conquistati, per quanto riguarda l’area di ricerca medica, delle posizioni di primato assoluto in Italia nelle graduatorie predisposte dall’Anvur, l’Agenzia di valutazione del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica.

Ciò detto l’Università della Calabria ha il diritto sacrosanto, già riconosciuto anche dal Tar Calabria con la sentenza di cui sopra depositata nel 2019, ad istituire il suo corso di laurea in Medicina, come quello di Infermieristica, di cui al percorso già approvato dal Coruc regionale calabrese. Tutto questo per creare nuove e maggiori possibilità di studi in medicina ed infermieristica agli studenti aspiranti calabresi. 

Non possono certamente bastare i soli trecento posti che l’Università “Magna Grecia” di Catanzaro ha a sua disposizione annualmente per il concorso nazionale di ammissione di fronte alle 2.700 domande circa raccolte nelle tre Università Calabresi (UniCal, Catanzaro e Reggio Calabria) durante l’ultimo concorso nazionale dello scorso anno.

Se poi è vero il dato fornito dal prof. Donato in una trasmissione televisiva dell’emittente regionale Ten di Rende, andata in onda lo scorso 4 gennaio 2023, che l’80% degli studenti che frequentano il corso di laurea in Medicina a Catanzaro provengono da altre regioni italiane e che solo il 20% sono di origine calabrese e che al termine degli studi vanno via, si comprende la delicatezza del problema ed il dramma dei tanti aspiranti che ne rimangono fuori. 2.700 aspiranti contro 300 posti disponibili, di cui l’80% ricoperti da studenti extra regionali ed il 20% da aspiranti studenti calabresi. A che gioco si vuole giocare? Dove si vuole arrivare? Ma che politica è mai questa?

Attivare Medicina a Cosenza può significare il raddoppio dei posti da mettere a concorso con un vantaggio a favore degli studenti calabresi, se la componente politica locale regionale e lo stesso Presidente della Giunta, Roberto Occhiuto si trovino uniti nell’imporre o suggerire al Ministero dell’Università e della Ricerca, che per quanto riguarda i posti che saranno messi a disposizione per i corsi in Medicina ed Infermieristica presso l’Università della Calabria la ripartizione deve avvenire secondo le norme stabilite dall’articolo 13 della sua legge istitutiva del 1968 che stabiliva il numero chiuso per tutti i corsi di laurea. Un articolo di legge che nel 1972 portò il Ministro della Pubblica Istruzione, on. Oscar Luigi Scalfaro, in occasione della pubblicazione del primo bando di concorso di ammissione al primo anno accademico, ad emanare un decreto ministeriale stabilendo che per tutti i corsi di laurea a numero chiuso la ripartizione dei posti da assegnare doveva avvenire secondo la seguente ripartizione: l’80% a studenti calabresi, il 15% a studenti extraregionali e il 5% a studenti stranieri. 

Questo per favorire la crescita di un numero consistente di laureati calabresi non molti numerosi a quel tempo nella nostra regione; mentre oggi per il concorso di ammissione al corso di laurea in Medicina e Chirurgia che viene gestito a livello nazionale si prevede la seguente ripartizione di posti: 90% a studenti italiani e il 10% a studenti stranieri.

Data la particolare situazione di crisi del sistema sanitario calabrese a cui manca un consistente numero di medici ed infermieri, chiamandone addirittura 50 dall’isola di Cuba come è accaduto in questi giorni per dare un minimo di buona organizzazione ai pronto soccorsi di alcuni ospedali calabresi, non è forse logico e giusto adeguarsi anche in questo caso ai criteri di ammissione ai corsi di laurea normali dell’Università della Calabria almeno per un certo numero di anni fino a quando non sarà formata una classe medica ed infermieristica calabrese stabile necessaria a coprire il fabbisogno? 

Immaginate questa visione: l’80% dei 300 posti d Medicina ben 240 andrebbero a studenti aspiranti calabresi e 60 verrebbero ripartiti tra studenti di altre regioni italiane e stranieri.

Poi c’è la questione del Polo Sanitario Dulbecco di Catanzaro che non sarà certamente l’attivazione di Medicina e Chirurgia all’UniCal a frenarne il riconoscimento e la nascita, anzi al contrario ne favorirebbe la buona organizzazione essendo un valore ed un patrimonio a dimensione regionale, per cui bando alle logiche di chiusura e di piccoli campanili che non aiutano certamente a far crescere la nostra Calabria in termini scientifici, culturali  e sociali. Questa è la strada da percorrere come classe politica calabrese se si vuole essere credibili nella visione della  nostra società  e soprattutto del mondo giovanile nostrano che aspira a percorrere questi particolari studi universitari. 

 

Medicina all’Unical, la presidente Succurro: Occhiuto ha avuto coraggio di rompere schemi

La presidente della Provincia di Cosenza, Rosaria Succurro, è intervenuta in merito alla questione della Facoltà di Medicina, sostenendo l’operato del presidente della Regione e commissario ad acta, Roberto Occhiuto.

«Il presidente Roberto Occhiuto – ha spiegato – ha l’indubbio merito d’aver avviato il percorso per istituire dei corsi di laurea in Medicina e in Scienze infermieristiche nell’Università della Calabria, per creare a Cosenza un policlinico universitario e rispondere con efficienza ed efficacia alla pressante domanda di salute del territorio e all’esigenza di ampliare l’offerta formativa, anche specialistica, per i futuri medici, di cui c’è tanto bisogno nella nostra regione». 

«Nessuno, prima del presidente Occhiuto – ha evidenziato –, si era spinto così in avanti e aveva avuto il coraggio di rompere schemi consolidati e un lungo immobilismo politico, penalizzanti per i cittadini calabresi e l’intero sistema sanitario della Calabria. È un dato che gli atenei della nostra regione siano stati coinvolti nel processo di cambiamento relativo alla formazione dei medici. A riprova, i rettori delle università calabresi hanno già concordato in via ufficiale sulla necessità di allargare gli orizzonti e di realizzare nuove strutture formative e di ricerca in campo medico».

«Ciononostante, in ambito politico – ha continuato – c’è ancora chi vive di campanilismo e rema contro in maniera strumentale e ingiustificata, probabilmente per solo spirito di conservazione. I giovani calabresi hanno tutto il diritto di studiare e lavorare nella loro terra, di crescere professionalmente e di contribuire al rilancio del Servizio sanitario regionale, in atto grazie al decisionismo del presidente Occhiuto, che in poco tempo ha recuperato oltre 150 milioni del Pnrr, si è fatto approvare il nuovo Programma operativo e ha quantificato il debito sanitario».

«La Regione – ha concluso Succurro – sta agendo con coscienza, rapidità e responsabilità perché in Calabria ci siano aziende ospedaliero-universitarie con le carte in regola e con la capacità di fornire l’assistenza che i cittadini meritano: dall’emergenza-urgenza alla specialistica, dall’avanguardia tecnologica alla cura sul posto dei bambini». (rcs)

Bevacqua (PD): Attivazione di Medicina all’Unical notizia di rilevanza stratetica

Il consigliere regionale e capogruppo del PdMimmo Bevacqua, ha evidenziato come «l’attivazione all’Unical dei nuovi corsi di laurea in Infermieristica e in Medicina e Chirurgia è una notizia di rilevanza strategica per la sanità calabrese è dell’area metropolitana cosentina in particolare».

«Si conferma, sempre più – ha aggiunto – la bontà dell’ipotesi che da tempo sosteniamo di un’abitazione del nuovo polo ospedaliero in stretta prossimità e sinergia con l’Ateneo».

«Le contemporanee convenzioni con Ao, Asp e Inrca – ha proseguito – integrando la proposta didattica e garantendo il congruo tirocinio, rafforzano le ragioni di un progetto organico e complessivo inteso a saldare una formazione d’eccellenza e un aumento delle risorse umane con le necessità che il territorio quotidianamente manifesta. Plaudo al lavoro svolto  dal Rettore Nicola Leone e il supporto del Commissario e Presidente Occhiuto nonché l’impegno del Prof. Andò che da anni si spende testardamente nel sostenere e mobilitare energie in vista di questi traguardi».

«Adesso tocca alla politica fare la propria parte – ha concluso – basta con i campanilismi e le rivendicazioni di corto respiro. Organici vacanti e Livelli di assistenza in caduta libera non consentono di attendere oltre. Al Commissario e Presidente Occhiuto – conclude Bevacqua – chiediamo di procedere lungo la strada tracciata e chiudere il cerchio. Noi siamo pronti a dare il nostro pieno appoggio per una conquista cui i calabresi hanno pieno diritto». (rrc)

La sottosegretaria Ferro: Nascita di una nuova facoltà di Medicina una inutile duplicazione

La sottosegretaria all’Interno, Wanda Ferro, è intervenuta in merito alla nascita della Facoltà di Medicina all’Università della Calabria, definendola «una inutile duplicazione.

Ferro, che ha ribadito la sua contrarietà alla Facoltà, ha evidenziato come quest’ultima «rischia di frammentare le risorse e dare vita a due realtà deboli, poco attrattive, che rischiano di essere penalizzate dai numeri, anche da quelli relativi alle prestazioni erogate cui sono legate le scuole di specializzazione, in un sistema della formazione universitaria che è sempre più competitivo».

«Anziché rafforzare la facoltà di Medicina di Catanzaro e il suo Policlinico – ha spiegato – si è scelto di realizzare una seconda facoltà fotocopia a soli cento chilometri di distanza. Una scelta difficile da comprendere se si considera che la ricerca e la formazione dei medici richiedono sempre nuove esperienze e un continuo confronto con le realtà di tutto il mondo per costruire validi percorsi professionali».

«L’attivazione della nuova facoltà rischia quindi di penalizzare proprio la qualità della formazione dei futuri medici calabresi, e le stesse considerazioni varrebbero se ad esempio l’Università di Catanzaro decidesse di attivare – a questo punto legittimamente – una facoltà di Ingegneria – ha proseguito –. Anche per questo suscita perplessità la posizione di astensione del Rettore De Sarro all’interno del Coruc, organismo che dovrebbe garantire una visione organica e d’insieme del sistema universitario regionale, ma che soprattutto dovrebbe esprimere una posizione di lungimiranza e di responsabilità dei rettori, finalizzata alla qualità della formazione offerta ai giovani calabresi, che può essere garantita solo con il rafforzamento delle peculiarità di ciascun ateneo».

«Un criterio di buonsenso prima ancora che di buona amministrazione – ha concluso – che sembra essere del tutto saltato, così come la stessa idea di ‘sistema’ universitario, in nome di miopi interessi di campanile». (dc)