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Medicina all’Unical: la memoria corta di Catanzaro in “guerra” da 50 anni

di FRANCO BARTUCCI – Lo abbiamo già scritto in questi mesi sulle pagine di questo giornale in vari servizi pubblicati e che hanno raccontato le varie fasi che negli ultimi cinquant’anni hanno contrapposto le città di Cosenza e Catanzaro per l’istituzione della Facoltà di Medicina, prima nella città capoluogo della Regione e poi all’Università della Calabria. Ad iniziare questa guerriglia è stata per prima la città di Catanzaro, che nel momento in cui la prima Università statale calabrese nel mese di dicembre 1972 inaugurava il suo primo anno accademico 1972/1973 si procedeva, con il parere contrario del Senato Accademico e non solo, con presidente il Rettore Beniamino Andreatta, ad istituire la libera Università con Medicina e Giurisprudenza collegandosi alle Università di Napoli e Messina.

La storia, già raccontata nei servizi giornalistici precedenti, è lunga e complessa e sarebbe bene che si sappia e ricordare come una vicenda simile sempre presso il Tar Calabria si concluse nel 2019 a danno della “Magna Grecia” di Catanzaro. Oggi il Sindaco Nicola Fiorita convoca una seduta del Consiglio comunale aperto, per rendere edotta la cittadinanza sugli sviluppi del ricorso presentato presso il Tar Calabria avverso le delibere assunte dalla Regione Calabria con l’Azienda Ospedaliera di Cosenza e con l’Università della Calabria circa il riconoscimento istitutivo della laurea magistrale in Medicina e la definizione delle pratiche necessarie alla trasformazione dell’ospedale Annunziata di Cosenza in Policlinico Universitario. 

Esattamente nel 2012 la Regione Calabria, con presidente Scopelliti, sollecitato dall’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza per attivare presso la Facoltà di Farmacia e Scienze della Nutrizione e della Salute dell’Università della Calabria dei corsi universitari per professioni sanitarie, in accordo con l’Università “La Sapienza” di Roma, suscitò la protesta dell’Università “Magna Grecia” di Catanzaro, che impugnò presso il Tar Calabria tale atto. Una vertenza legale che si concluse nel 2019 con una sentenza depositata molto chiara e precisa a svantaggio dell’Università “Magna Grecia”, riconoscendo che l’Università della Calabria aveva tutto il suo diritto di attivare con l’Università “La Sapienza” di Roma i corsi universitari in questione soprattutto quando i corsi sopra richiamati non erano operativi all’Università di Catanzaro.

Nel 2020, come ormai risaputo, l’Università della Calabria e l’Università “Magna Grecia” di Catanzaro raggiungono un accordo finalizzato ad istituire il corso di laurea interuniversitario in “Medicina e Tecnologie Digitali”, grazie soprattutto alle grosse competenze presenti all’interno della prima Università Statale Calabrese di Tecnologie Digitali, mentre nella seconda è nota la potenzialità ed il merito degli insegnamenti clinici. 

Un accordo strategico ed innovativo se si pensa che tale corso finora è l’unico esistente nel Mezzogiorno italiano e che deve continuare a svilupparsi e crescere per il bene della Calabria. In questo contesto non può essere trascurato un dato molto importante, che grazie alla progettualità lungimirante e al lavoro svolto dal prof. Sebastiano Andò e da una equipe di collaboratori altrettanto bravi e validi, la Facoltà di Farmacia e Scienze della Nutrizione e della Salute, sciolta e suddivisa in Dipartimenti nel 2009 a seguito della riforma universitaria italiana (nota come legge Gelmini), si sono conquistati, per quanto riguarda l’area di ricerca medica, delle posizioni di primato assoluto in Italia nelle graduatorie predisposte dall’Anvur, l’Agenzia di valutazione del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica.

Ciò detto l’Università della Calabria ha il diritto sacrosanto, già riconosciuto anche dal Tar Calabria con la sentenza di cui sopra depositata nel 2019, ad istituire il suo corso di laurea in Medicina, come quello di Infermieristica, di cui al percorso già approvato dal Coruc regionale calabrese. Tutto questo per creare nuove e maggiori possibilità di studi in medicina ed infermieristica agli studenti aspiranti calabresi. 

Non possono certamente bastare i soli trecento posti che l’Università “Magna Grecia” di Catanzaro ha a sua disposizione annualmente per il concorso nazionale di ammissione di fronte alle 2.700 domande circa raccolte nelle tre Università Calabresi (UniCal, Catanzaro e Reggio Calabria) durante l’ultimo concorso nazionale dello scorso anno.

Se poi è vero il dato fornito dal prof. Donato in una trasmissione televisiva dell’emittente regionale Ten di Rende, andata in onda lo scorso 4 gennaio 2023, che l’80% degli studenti che frequentano il corso di laurea in Medicina a Catanzaro provengono da altre regioni italiane e che solo il 20% sono di origine calabrese e che al termine degli studi vanno via, si comprende la delicatezza del problema ed il dramma dei tanti aspiranti che ne rimangono fuori. 2.700 aspiranti contro 300 posti disponibili, di cui l’80% ricoperti da studenti extra regionali ed il 20% da aspiranti studenti calabresi. A che gioco si vuole giocare? Dove si vuole arrivare? Ma che politica è mai questa?

Attivare Medicina a Cosenza può significare il raddoppio dei posti da mettere a concorso con un vantaggio a favore degli studenti calabresi, se la componente politica locale regionale e lo stesso Presidente della Giunta, Roberto Occhiuto si trovino uniti nell’imporre o suggerire al Ministero dell’Università e della Ricerca, che per quanto riguarda i posti che saranno messi a disposizione per i corsi in Medicina ed Infermieristica presso l’Università della Calabria la ripartizione deve avvenire secondo le norme stabilite dall’articolo 13 della sua legge istitutiva del 1968 che stabiliva il numero chiuso per tutti i corsi di laurea. Un articolo di legge che nel 1972 portò il Ministro della Pubblica Istruzione, on. Oscar Luigi Scalfaro, in occasione della pubblicazione del primo bando di concorso di ammissione al primo anno accademico, ad emanare un decreto ministeriale stabilendo che per tutti i corsi di laurea a numero chiuso la ripartizione dei posti da assegnare doveva avvenire secondo la seguente ripartizione: l’80% a studenti calabresi, il 15% a studenti extraregionali e il 5% a studenti stranieri. 

Questo per favorire la crescita di un numero consistente di laureati calabresi non molti numerosi a quel tempo nella nostra regione; mentre oggi per il concorso di ammissione al corso di laurea in Medicina e Chirurgia che viene gestito a livello nazionale si prevede la seguente ripartizione di posti: 90% a studenti italiani e il 10% a studenti stranieri.

Data la particolare situazione di crisi del sistema sanitario calabrese a cui manca un consistente numero di medici ed infermieri, chiamandone addirittura 50 dall’isola di Cuba come è accaduto in questi giorni per dare un minimo di buona organizzazione ai pronto soccorsi di alcuni ospedali calabresi, non è forse logico e giusto adeguarsi anche in questo caso ai criteri di ammissione ai corsi di laurea normali dell’Università della Calabria almeno per un certo numero di anni fino a quando non sarà formata una classe medica ed infermieristica calabrese stabile necessaria a coprire il fabbisogno? 

Immaginate questa visione: l’80% dei 300 posti d Medicina ben 240 andrebbero a studenti aspiranti calabresi e 60 verrebbero ripartiti tra studenti di altre regioni italiane e stranieri.

Poi c’è la questione del Polo Sanitario Dulbecco di Catanzaro che non sarà certamente l’attivazione di Medicina e Chirurgia all’UniCal a frenarne il riconoscimento e la nascita, anzi al contrario ne favorirebbe la buona organizzazione essendo un valore ed un patrimonio a dimensione regionale, per cui bando alle logiche di chiusura e di piccoli campanili che non aiutano certamente a far crescere la nostra Calabria in termini scientifici, culturali  e sociali. Questa è la strada da percorrere come classe politica calabrese se si vuole essere credibili nella visione della  nostra società  e soprattutto del mondo giovanile nostrano che aspira a percorrere questi particolari studi universitari.