L’OMBRA DEL DIVARIO NELLE PROVE INVALSI
PER I GIOVANI DEL SUD MENO OPPORTUNITÀ

di GIUSEPPE VALDITARA – Ci siamo lungamente confrontati anche per commentare questi dati delle Prove Invalsi 2023, certamente molto significativi e importanti. Devo dire che purtroppo confermano una tendenza. Danno una fotografia della scuola del nostro Paese che replica altre rilevazioni, per esempio il test Ocse Pisa, che fotografano una spaccatura del Paese. Noi non possiamo più accettare che l’Italia sia divisa in due.

È questo il messaggio forte che oggi voglio lanciare. Partendo da questi dati, abbiamo il dovere morale di ricomporre in unità il sistema scolastico. Per dare a tutti i ragazzi, ovunque essi vivano, le stesse identiche possibilità di successo formativo e, quindi, di successo lavorativo. È proprio partendo da questo, perché credo che un Ministro debba dare una lettura politica e non limitarsi semplicemente all’apprezzamento e alle considerazioni tecniche, che voglio incentrare il mio breve intervento.

Paradossalmente, già nella Scuola primaria si individua quella spaccatura che penalizza tanti ragazzi italiani. E il fatto che questo nasca proprio nella Scuola primaria è ancor più moralmente inaccettabile, perché la Primaria anticipa e influenza profondamente i risultati del percorso successivo. È proprio nella Scuola primaria che lo studente acquisisce le competenze che sono alla base dei futuri apprendimenti. Ora, in seconda primaria si osservano già divari di risultato, a sfavore dei ragazzi del Mezzogiorno, di circa 5 punti percentuali in italiano e di circa 10 punti percentuali in matematica rispetto ai ragazzi delle Regioni più avvantaggiate del Paese. Questo dato è drammatico soprattutto in tre Regioni: Calabria, Sicilia, Campania.

Nella classe quinta, la percentuale di allievi che non raggiunge un certo livello di competenze è doppia rispetto agli alunni delle Regioni più fortunate. Purtroppo, nel 2023 questa situazione è andata ancora peggiorando. In particolare, per quanto riguarda matematica e inglese. In italiano si registra qualche interessante eccezione. Nel 2023, rispetto al 2022, nella seconda primaria il divario è cresciuto di circa il 3% per la matematica e di circa il 4-5% per l’inglese.

Sappiamo tutti quanto la matematica sia fondamentale: è l’indicatore correlato più fortemente con lo sviluppo di un Paese e del suo Pil e con tutti gli altri indicatori di crescita sociale. È un indicatore di propensione per la tecnologia, che sta a fondamento della crescita di uno Stato. Per questo, insistere sulla matematica è fondamentale ma lo stesso vale anche per l’inglese, perché le lingue straniere sono la chiave per accedere all’internazionalità. Una studentessa o uno studente che non abbiano adeguate competenze in inglese sono fortemente penalizzati rispetto ad altri loro compagni.

I divari a sfavore del Mezzogiorno si accentuano nella Scuola secondaria, dove troviamo anche un aumento del divario in italiano: -15 punti percentuali rispetto all’Italia settentrionale al termine del Primo ciclo e -22/23 punti percentuali al termine della Scuola secondaria di II grado. Per quanto riguarda la matematica, si arriva addirittura a percentuali di svantaggio pari rispettivamente a 25 punti e a 30 punti. Quali sono le cause? Ne ho parlato ieri con il Presidente Ricci, anche nell’ambito di una discussione più ampia con il gruppo di lavoro da lui presieduto, che ho costituito presso il Ministero, per studiare il pacchetto di interventi che ho definito Agenda Sud. Le cause sono tante, fra queste la fragilità sociale del territorio. Per esempio, la percentuale di assenze nelle scuole del Sud nel 2019 è stata di 15 giorni all’anno superiore ai giorni di assenza degli studenti del Nord. Moltiplicato per 13 anni in classe, è quasi un anno scolastico.

Un altro grande tema sono gli asili. Tutte le ricerche, anche internazionali, confermano che hanno un effetto perequativo fondamentale, soprattutto quando la società è fragile. Vorrei sottolineare come, grazie alle norme di semplificazione che abbiamo introdotto e alla collaborazione fra Governo, Anci e Comuni, abbiamo raggiunto un risultato che sino a qualche mese fa era impensabile: il 91% delle aggiudicazioni. Non è casuale, perché se prima per un’aggiudicazione sino a un milione di euro si impiegavano tre anni (rilevazioni del mio Ministero) e per quelle da 1 milione a 5 milioni si impiegavano 4 anni, adesso si impiegano dai 7 ai 9 mesi. Un altro dato significativo è che circa il 15% delle aggiudicazioni è stato raggiunto grazie a Invitalia. Questo risultato è stato possibile anche grazie al pacchetto di semplificazioni che abbiamo varato.

Voglio ricordare come nel Rapporto Invalsi ci sia anche qualche dato positivo. Per esempio, la dispersione scolastica implicita, cioè il mancato raggiungimento delle competenze, è calata di un punto, siamo all’8,7%; per quella esplicita, cioè l’abbandono, la flessione è netta e abbastanza generalizzata: siamo al 10,3-10,4%, non lontani dunque dagli obiettivi del Pnrr. Ma è evidente che dobbiamo realizzare una svolta e che questo si può fare soltanto con degli interventi mirati. Ho parlato con il Ministro francese dell’Istruzione, con il quale ho sviluppato un rapporto di grande collaborazione, e con l’Ambasciatore spagnolo ma anche, a Bruxelles, con il Ministro spagnolo: la dispersione scolastica è un tema che tocca tante nazioni europee. Il punto di partenza dell’Agenda Sud è individuare le scuole più a rischio e Invalsi ci ha sottoposto un elenco.

Partiremo da 240 istituti, 120 Primarie (proprio perché questi dati ci invitano a riflettere), 60 Secondarie di I grado e 60 Secondarie di II grado. Per la selezione, Invalsi ha individuato alcuni criteri, come la dispersione scolastica, le assenze, la fragilità del territorio, l’abbandono in corso d’anno, l’instabilità nei risultati d’apprendimento. Mettere insieme questi indicatori ha consentito di individuare una serie di scuole su cui avviare già da settembre una serie di interventi, il cuore del mio progetto Agenda Sud, con investimenti economici importanti. Innanzitutto, mettere studentesse e studenti al centro e dunque estendere a tutte queste scuole il percorso di personalizzazione dell’educazione che abbiamo iniziato con il tutor per l’ultimo triennio delle Secondarie di II grado, sottolineando come prendersi cura del singolo studente sia un concetto centrale.

Vogliamo una didattica innovativa, laboratoriale; e vogliamo cambiare il paradigma prevalente dell’insegnamento basato sulla lezione frontale, introdurre nuove metodologie didattiche che saranno poi gradualmente curate e sviluppate, anche da Invalsi. Una scuola aperta tutto il giorno e più vicina al territorio. Più docenti, in particolare in italiano, matematica, inglese, in quelle 240 scuole. Per questi docenti occorreranno una formazione particolare, coordinata con Invalsi, una didattica orientativa, una progettazione e saranno necessarie più risorse per questi insegnanti che svolgeranno attività extracurricolari. Sarà decisivo il coinvolgimento delle famiglie, con l’organizzazione di gruppi di supporto alla genitorialità, e costruire una grande alleanza tra famiglia e scuola. Il supporto e l’accompagnamento a questo progetto saranno seguiti costantemente da Invalsi.

È previsto anche l’allungamento del tempo scuola, per realizzare in questi istituti un altro passaggio importante, il tempo pieno. Per questo abbiamo voluto, oltre il PNRR, un investimento importante nelle mense per le scuole del Sud e altri stanziamenti per favorire le attività sportive, destinati a palestre e attrezzature, sempre nel Mezzogiorno.

Ho anche parlato con alcuni Presidenti di Regione di progetti speciali per l’offerta formativa che valorizzino le peculiarità del territorio. Due esempi: è chiaro che il Ponte sullo Stretto sarà un’occasione di sviluppo del territorio per cui dovremo formare tecnici adeguati, non soltanto per la realizzazione ma anche per la gestione del “dopo”. Un altro esempio, di cui ho parlato con il Presidente della Regione Calabria Occhiuto, ma pensabile per tutte le Regioni del Mezzogiorno: Cosenza ha una straordinaria Facoltà di Informatica che raggiunge risultati apprezzati in tutto il mondo. L’idea è di radicare attorno a questa eccellenza un sistema di scuole tecniche che favorisca l’insediamento sul territorio di strutture produttive. Insomma, insieme con i Presidenti delle Regioni, concentrare l’attenzione per promuovere e far esplodere lo sviluppo del territorio.

Abbiamo già autorizzato e sbloccato 2,5 miliardi di euro del Pnrr specificamente per il Sud. Voglio sottolineare le risorse che mettiamo a disposizione: un miliardo di euro da ripartire tra le scuole, proprio per garantire più adeguate competenze di base, con riguardo agli istituti che presentano criticità; abbiamo distribuito 600 milioni di euro per le Stem che potranno essere utilizzati nell’ambito dell’autonomia scolastica per sviluppare la didattica personalizzata; abbiamo distribuito 450 milioni di euro per l’educazione digitale e 150 milioni per le competenze linguistiche.

E poi i fondi Pon, in aggiunta ai fondi Pnrr: mezzo miliardo di euro, una cifra importante da ripartire fra le scuole, che potrà essere utilizzata per far decollare l’Agenda Sud. Monitoreremo la sperimentazione nell’arco di un biennio: se funzionerà, intendiamo estenderla alla gran parte delle scuole del Mezzogiorno, perché è da qui che si ricostruisce l’Italia e da qui si costruisce un futuro per tutti i nostri giovani. (gv)

[Giuseppe Valditara è ministro dell’Istruzione e del Merito]