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La scomparsa di Pietro Citati: il ricordo di Chiara Fera

Grande cordoglio nel mondo della cultura per la scomparsa di Pietro Citati, scrittore, saggista e fine letterato. Lo ricorda Chiara Fera, giornalista e autrice de Il libro invisibile di Pietro Citati edito da  Rubbettino e presentato a Roma nel 2018  da Giorgio Montefoschi (scrittore Premio Strega) e Piero Boitani (direttore letterario della Fondazione Lorenzo Valla e già docente di Letterature Comparate all’Università La Sapienza di Roma e di Lingua e Letteratura Italiana all’Università di Cambridge).

«Il più grande scrittore dei nostri tempi – ha detto la Fera –.  Autore di brillanti articoli e saggi sui più importanti scrittori della letteratura mondiale, con la sua prosa giornalistica lucida e immediata ha compiuto il più straordinario del miracoli: riportare la letteratura lì dove è nata, tra la gente, avvicinando donne e uomini alla bellezza delle parole che raccontano la loro stessa vita e dimostrando che non può e non deve essere impolverata con tecnicismi accademici, né rinchiusa nelle aule universitarie o ridotta a pruriginoso sentimentalismo sulle terze pagine dei quotidiani. Il mio libro è una ricerca sulla sua straordinaria cifra stilistica che ha affascinato milioni di lettori nel mondo, sull’abilità di immedesimarsi nei grandi scrittori della letteratura mondiale, di insinuarsi nella loro individualità più intima per poi riemergere con incastri narrativi prima di lui inimmaginabili: autori e personaggi, romanzi e testi poetici sono stati spogliati, sviscerati e ricostruiti (o meglio, riscritti) con un ineguagliabile impulso narrativo che invade con prepotenza lo scopo critico dei suoi articoli, in cui autore e opera divengono protagonista e trama di un inedito romanzo critico».

Spiega Chiara Fera: «Appassionante la monografia su Fëdor Dostoevskij, scritta inavvertitamente e sorprendentemente sulle pagine culturali dei quotidiani, per lettori comuni, vincendo la faticosa sfida contro il reazionario elitarismo della letteratura. Per la sua intransigenza attirò diverse critiche. Ma faceva bene. Nella vita bisogna essere intransigenti. L’alternativa perseguita il nostro tempo: mollezza di spirito, superficialità d’animo, inconcludenza spaventosa. In uno dei nostri incontri mi disse: “Non badi alle chiacchiere che si fanno in giro, lasci perdere le mode del momento, i consigli improvvisati. Legga. Non deve fare altro che leggere, non solo per imparare a scrivere, ma per imparare a vivere”. Era austero, inscalfibile, aveva dalla sua la meraviglia della conoscenza sconfinata. Era il mare che arrestava la vanagloria del turbinio mediatico e gli elogi vacui e interessati dei pensatori del momento. Che riposi in pace, in uno dei tanti mondi che amava esplorare sulla sua poltrona giallo tenue, con un occhio rivolto alle parole e un altro alla mente fantasiosa»  (rrm)