Sciabaca Festival: si parla di clima col ministro Musumeci a Soveria Mannelli

Con il ministro della Protezione CIvile Nello Musumeci a parlare di clima allo Sciabaca Festival di Soveria Mannelli, la manifestazione promossa da Florindo Rubbettino con la sua Casa editrice, diventato un evento imperdibile non solo per la Calabria, ma per tutto il Paese.

Musumeci ha affrontato in modo pragmatico l’argomento: «Indubbiamente qualcosa è cambiato ma la politica non deve iscriversi a questo o a quel partito delle interpretazioni scientifiche bensì avere un approccio pragmatico. Un tempo in un paese cadevano 200 mm di pioggia all’anno e si predisponeva una rete di tombini. Oggi nello stesso luogo 200 mm di pioggia possono cadere in una notte soltanto e quella rete di tombini si rivela assolutamente inadeguata. Allora si deve realizzare che la piovosità è cambiata e agire di conseguenza. Di fronte alle differenti visioni della scienza su fenomeni come il cambiamento climatico, la politica deve coltivare il dono del dubbio, ma dopo 24 ore deve essere in grado di decidere».

Il dibattito sul tema: “Il clima nel mediterraneo. Analisi, rischi e prevenzione, che è stato moderato da Giuseppe Smorto, già vice-direttore di Repubblica ha visto anche la presenza del geologo e docente universitario Alberto Prestininzi – recentemente nominato da Matteo Salvini a capo del Comitato per il Ponte sullo Stretto e autore per Rubbettino di un fortunatissimo saggio dal titolo “Dialoghi sul clima” – e del giornalista Giuseppe Caporale, autore, sempre per Rubbettino, di un libro dal titolo Ecoshock.

Il punto di vista dei due autori, Prestininzi e Caporale, sul cambiamento climatico si è rivelato sin dall’inizio in forte contrapposizione. Su un punto però i tre ospiti – il Ministro e i due autori – si sono trovati d’accordo: è necessario mettere in sicurezza il Paese.

«In Italia – ha detto Prestininzi, che in passato ha ricoperto il ruolo di Presidente della sezione Rischi idrogeologici della Commissione nazionale Grandi rischi – non c’è cultura della prevenzione ma solo dell’emergenza».

Il Ministro Musumeci ha osservato come le opere pubbliche a favore della messa in sicurezza del territorio non producono risultati elettorali immediati, perché meno visibili di altre e, forse per questo, non godono il favore degli amministratori locali e tuttavia un deciso cambio di passo è quanto mai necessario.

In conclusione al dibattito, il Ministro, ricordando le contrapposizioni tra scienziati al tempo del Covid, ha constatato come «sia triste che la scienza parli due lingue diverse», e ha ribadito con forza che il compito della politica non debba essere quello di schierarsi a favore di questa o quella tesi scientifica, bensì quello di individuare le soluzioni che rendono migliore e più sicura la vita dei cittadini. (rcz)

DALLA CALABRIA PARTE LA GRANDE SFIDA
PER UN MEDITERRANEO E SUD MIGLIORE

Energia, economia del mare e sviluppo sostenibile: l’incontro di Villa San Giovanni, ovvero l’Assemblea generale della Commissione Intermediterranea, ha chiuso in termini positivi per la Calabria, con in più l’elezione a Presidente della Commissione stessa di Roberto Occhiuto, attuale presidente della Regione. L’obiettivo era di ragionare in termini di macroregioni del Mediterraneo, unendo sia quelle dell’Europa che quelle del Nord Africa, in un percorso di crescita comune. E il documento finale pare sposare in pieno questo progetto: rafforzare stabilmente la cooperazione tra le regioni e le autorità locali del Mediterraneo per affrontare al meglio le grandi sfide del presente e del futuro e per ribadire la centralità di una zona marittima strategica per gli equilibri mondiali, la stabilità e lo sviluppo sociale, economico e culturale dell’Unione Europea.

Questo è il messaggio chiave, illustrato in un documento articolato in 15 punti, emerso dalla due giorni dell’Assemblea Generale della Cim – Commissione Intermediterranea alla quale hanno partecipato 40 regioni di 8 Stati membri dell’Ue e di altri Paesi (Albania, Cipro, Francia, Grecia, Italia, Malta, Marocco e Spagna) e che ha eletto come Presidente di turno Roberto Occhiuto, Presidente della Regione Calabria.

Hanno partecipato ai lavori, tra gli altri, anche Antonio Tajani, Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Nello Musumeci, Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare, Michele Emiliano, Presidente della Regione Puglia.
La Commissione Intermediterranea (CIM) è uno dei 6 ambiti di intervento della CRPM – Commissione delle Regioni Marittime Periferiche il cui scopo è favorire lo sviluppo del dialogo euromediterraneo e la cooperazione territoriale sui temi di trasporti, politica marittima integrata, coesione economica e sociale, acqua ed energia.

Roberto Occhiuto e Davide Strangis
Roberto Occhiuto e Davide Strangis

«Sostenere la creazione di una strategia macroregionale su scala mediterranea sarà uno dei nostri principali obiettivi, e lo dobbiamo fare con una governance condivisa a più livelli e con una geometria variabile che risponda alle esigenze e alle specificità territoriali», ha affermato il Presidente Roberto Occhiuto.

«La Commissione Intermediterranea, che da oggi mi onoro di presiedere – ha continuato – deve diventare ancora più importante, dobbiamo farci conoscere, dobbiamo stimolare la partecipazione attiva dei decisori politici, insieme alle delegazioni tecniche, delle diverse Regioni, dobbiamo lavorare per valorizzare ancora di più il grande lavoro che viene fatto. I dossier e i documenti che produciamo devono trasformarsi in scelte politiche, in decisioni che possano dare maggior peso alle Regioni che si affacciano nella sponda Sud del Mediterraneo».

«La Calabria, che eredita numerosissimi problemi rispetto ai quali non ha ancora elaborato tutte le risposte e gli strumenti necessari – ha evidenziato – vuole contribuire concretamente a questo percorso, a vantaggio di tutte le Regioni che fanno parte di questa organizzazione, ma anche di quelle che ancora non ne fanno parte. Ciò che ci unisce ci terrà fortemente impegnati nella ricerca dell’inclusione e della collaborazione per il miglioramento delle vite dei nostri cittadini e dei nostri giovani».

«Il Mediterraneo ci regala una storia millenaria, a noi il compito di preservarla e di evolverla all’insegna della responsabilità, della sostenibilità, dello sviluppo, per il futuro dei nostri territori e per le generazioni che verranno», ha sottolineato il governatore della Regione Calabria e neopresidente della Commissione Intermediterranea.

Nel documento programmatico finale, rivolto alle istituzioni europee, mediterranee e internazionali, nonché agli enti e alle parti interessate nazionali e sub-statali del Mediterraneo, la Commissione Intermediterranea ha sottolineato la necessità di rafforzare ulteriormente la collaborazione con i Paesi rivieraschi non appartenenti all’Ue per raggiungere obiettivi comuni in campo sociale, economico e ambientale. A questo proposito, è emersa la necessità di una governance multilivello, con le autorità regionali e locali in prima linea, forti della loro prossimità ai cittadini di cui conoscono direttamente esigenze e aspettative.

Il documento finale ha sottolineato l’importanza delle ultime decisioni orientate alla creazione di una strategia macroregionale mediterranea e ha invitato la Presidenza spagnola del Consiglio dell’Ue del 2023 e gli altri Stati membri a proseguire speditamente in questa direzione. Sostenere la creazione di una strategia macroregionale su scala mediterranea è uno dei lavori più importanti della Commissione Intermediterranea a sostegno di una maggiore coesione nel bacino, basata sui principi di un approccio graduale e volontario e di una governance condivisa a più livelli.

A complemento delle iniziative e dei programmi già in atto nell’area, una strategia macroregionale consentirebbe una maggiore coerenza e integrazione tra le azioni già in atto, permettendo al contempo una complementarità, una maggiore razionalità nell’uso delle risorse e un efficiente lavoro congiunto per trovare un terreno comune per la coesione economica, sociale e ambientale e soluzioni alle sfide condivise. Si tratta di un aspetto di particolare rilevanza per continuare a sostenere la Blue Economy, intesa come complesso di componenti legate a vario titolo all’economia marina, che dovrà essere il fulcro dello sviluppo ecosostenibile del Mediterraneo; è necessario che le popolazioni delle sponde del Mediterraneo, le cui economie dipendono fortemente dai settori blu, compreso il turismo costiero e marittimo, siano aiutate ed incentivate a mettere in campo politiche finalizzate a garantire la loro sostenibilità socioeconomica e ambientale dell’economia del mare.

Tra i principali temi discussi, il Patto per le Isole dell’UE rispetto al quale la Commissione Intermediterranea ha sollecitato una particolare attenzione da parte dell’Unione Europea, la Dichiarazione Politica contro la desertificazione, il disinquinamento del Mar Mediterraneo, la nuova Agenda europea per l’innovazione, i messaggi contenuti nella Carta di Granada sul Turismo Sostenibile.
La Commissione ha ribadito il proprio impegno nel monitorare le direttive sulla pianificazione dello spazio marittimo (PSM) e sul quadro strategico per l’ambiente marino (MSFD), la proposta di legge sul ripristino della natura (NRL) e la politica comune della pesca (PCP), con l’obiettivo di individuare le principali problematiche e opportunità per le regioni mediterranee associate alle loro interazioni, revisioni e implementazioni.

Rispetto ad un tema strategico come l’energia, la Commissione ha sottolineato la necessità di utilizzare le risorse messe a disposizione dall’UE e da altri programmi per la transizione energetica, nonché di valutare adeguatamente gli impatti ambientali di quest’ultima. La Commissione ha accolto con favore la posizione del Consiglio dell’UE che riconosce il ruolo dei porti nella diffusione di soluzioni energetiche alternative e la sua volontà di integrare questo approccio all’interno del regolamento TEN-T sui corridoi europei di trasporto.

È stata ribadita la centralità di strumenti come la Politica europea di vicinato (PEV), la Strategia dell’Unione Europea per la Regione Adriatico Ionica (Eusair), l’Iniziativa europea per il bacino del Mediterraneo occidentale – WestMed nell’ottica di dare risposte coordinate a obiettivi, sfide e soluzioni simili. È stato riconosciuto positivamente l’allineamento dei programmi di cooperazione transnazionale, con l’integrazione, in un’ottica trasversale, di parte dei loro obiettivi e attività, anche rispetto alle strategie di riferimento nel Mediterraneo ed è stato richiesto il loro rafforzamento anche a livello finanziario nel futuro.
La Commissione Intermediterranea ha sottolineato con orgoglio il coinvolgimento del Consiglio Mediterraneo della Gioventù (MYC) nelle riunioni statutarie e negli eventi della Conferenza delle Regioni Periferiche e Marittime e della Cim, come parte del suo piano strategico per rafforzare le interazioni e il dialogo interculturale con i giovani per il futuro delle nostre Regioni. (rrm)

CALABRIA E SICILIA VOGLIONO IL PONTE
SALINI (WEBUILD): METTIAMO NOI I SOLDI

di SANTO STRATI – «Chiamiamolo Ulisse»: il presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci ribattezza così il ponte d’Europa, quello sullo Stretto, che dovrà colmare il divario tra continente e l’Isola. Musumeci ha promosso l’incontro, unitamente al presidente ff della Calabria Nini Spirlì, con l’ing. Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild, la società che ha ereditato da Eurolink l’appalto del ponte, bocciato poi dal presidente del Consiglio Mario Monti una vita fa.

Sia Musumeci che Spirlì, insieme, vogliono testimoniare la determinazione delle due regioni più a sud di vedere finalmente realizzato il Ponte. E per sottolineare che non si trattava di una passerella promo-elettorale hanno invitato a Catania la persona che meglio rappresenta l’altissimo livello tecnologico raggiunto dall’Italia nel campo delle infrastrutture. Salini era un marchio storico, ha assorbito Impregilo, ereditando il progetto del Ponte dal consorzio Eurolink – impegna oltre settemila tecnici in ogni parte del mondo realizzando opere pubbliche di eccezionale valenza  – e, soprattutto, ha nel suo amministratore delegato un ingegnere che tiene moltissimo al Ponte: «Noi abbiamo fatto mille chilometri di ponte nella nostra storia imprenditoriale – ha detto Salini –, compresi due a campata unica tra i dieci più grandi del mondo. Quello sullo Stretto si può fare. Lo stavamo facendo, ma ci hanno fermati. La differenza tra Paesi che crescono e quelli che annaspano è anche nella capacità di creare le grandi opere, di creare prospettive e di essere attrattivi. La responsabilità sociale è importante, ricordo che a Catania ho chiesto che fanno i ragazzi qui, mi è stato risposto “niente”. Immaginare dei giovani senza futuro è terribile, che cosa ha fatto per loro la nostra generazione? Per questo mi sento coinvolto in questa operazione. È una sfida che insieme come Italiani dobbiamo affrontare e vincere. Dobbiamo spingere per il futuro dei giovani della Sicilia e della Calabria, glielo dobbiamo. Noi siamo pronti a partire, anche domani. Il progetto ha superato un sacco di ostacoli, superando tutti i passaggi burocratici previsti».

«È un’opera che porterà oltre 100mila nuovi posti di lavoro nell’area» – aveva dichiarato in tv Pietro Salini, ospite di Barbara Palombelli. Concetto ribadito anche ieri da un tavolo dove erano presenti anche i due assessori regionali alle infrastrutture Domenica Catalfamo (per la Calabria) e Marco Falcone (per la Sicilia, oltre all’ex ministro Pietro Lunardi (responsabile del dicastero delle Infrastrutture dal 2001 al 2006) e al  prof. Felice Giuffrè, costituzionalista e docente universitario in veste di coordinatore di Lettera 150, il network di docenti e professionisti che ha promosso l’iniziativa dell’incontro di Catania.

Pietro Salini, Nello Musumeci e Nino Spirlì
Pietro Salini, Nello Musumeci e Nino Spirlì

«Siamo stanchi – ha detto Musumeci – di essere considerati marginali al continente europeo». E ha chiarito che «noi vogliamo diventare il cuore del Mediterraneo, la piattaforma naturale delle navi che lo attraversano. Non è possibile diventarlo se non c’è l’alta velocità. E non ci può essere alta velocità se non si attraversa lo Stretto in tre minuti. Questo è l’appello che lancio al Governo».

«Non è il collegamento tra due regioni – gli fa eco Nino Spirlì – ma tra due territori europei. Calabria e Sicilia sono il primo ingresso di quella grande casa che è l’Europa. Sono le porte per chi arriva dal Canale di Suez e dai Paesi che oggi detengono un grande potere economico, come Cina e India, ormai ago della bilancia dell’economia mondiale; senza contare il continente africano, che, nei prossimi decenni, sarà l’interfaccia naturale con l’Europa. Non è dunque ammissibile che i primi territori europei non siano tra loro collegati».

Entrambi i governatori hanno trovato la risposta pronta dell’ing. Salini: «Siamo in grado di cominciare subito. Ci sono 50 anni di studi e approvazioni. È un progetto che era stato cantierato e pronto per essere eseguito. Poi il Paese ha deciso di interrompere questo ciclo e ci siamo fermati, com’è giusto che sia. Se il Paese ritiene sia una priorità, noi siamo pronti a farlo». 

E se Webuild è pronta a investire direttamente i 4 miliardi necessari per realizzare il Ponte (senza dunque bisogno di bussare al Recovery) lasciando però allo Stato gli oneri accessori (due miliardi circa), i due governatori hanno calato un asso che il governo non potrà ignorare: pronti a mettere i soldi necessari per le opere accessorie. Quindi sarebbe un’opera senza problemi finanziari su cui serve una precisa volontà politica. E, difatti, i 50 anni fin qui trascorsi tra promesse e rinvii si spiegano solamente con la mancanza di una visione strategica per il Mezzogiorno e la difesa di interessi evidentemente di parte di una incredibile catena di no-ponte.

Il Ponte va fatto, questo appare evidente, perché deve finire la politica dei no ad ogni costo, deve scomparire la scelta della decrescita felice che gli ultimi governi a partecipazione grillina hanno promosso: in questa maniera si è favorito soltanto il sottosviluppo delle regioni meridionali e allargato il divario nord-sud. Il Governo deve assumersi le sue responsabilità: il pretesto che il Ponte non poteva rientrare nel PNRR perché impossibile da completare entro il 2026, data imposta dalla Ue, non regge più a fronte della copertura finanziaria offerta dal general contractor e dalle due regioni interessate. Senza contare che le penali previste in caso di mancata realizzazione verrebbero tutte a cadere (addirittura costerebbe più non farlo) e lo Stato avrebbe un’infrastruttura colossale a costi minimi.

Guardiamo ai numeri di quest’opera e il primo risponde ai più scettici che evocano disastri sismici epocali: la resistenza sismica è fino a 7,1 di magnitudo Richter. In Giappone i ponti costruiti negli ultimi venti anni hanno resistito a terremoti di estrema violenza. L’altissimo livello tecnologico raggiunto dai progettisti italiani è riconosciuto in tutto il mondo: le nuove tecnologie fanno il resto. Il progetto prevede un ponte a due campate con 5.300 metri di cavi per realizzare un attraversamento di 3.666 metri, con una campata centrale di 3.300 metri. Un’opera spettacolare (376mila tonnellate d’acciaio, due torri da quasi 400 metri, un corridoio per il passaggio delle navi largo 600 metri e alto 65): immaginate, in termini di attrazione turistica cosa potrebbe significare, arriverebbero da tutto il mondo per vedere il ponte, scoprendo i Bronzi, la Magna Grecia, la Sicilia e il patrimonio paesaggistico, artistico, culturale ed enogastronomico delle due regioni. Il traffico stimato sarebbe di 60mila convogli ferroviari e circa sei milioni di autovetture/camion l’anno. Insomma, spettacolare e funzionale insieme, in uno scenario d’incanto, unico e irripetibile.

Ovviamente gli ecologisti sono sul piede di guerra da anni, ma non si può continuare a dire sempre no, soprattutto quando ci sono fior di studi sull’impatto ambientale e la sostenibilità dell’opera. E i più irriducibili sanno di poter contare sull’insipienza ormai cronica della politica italiana, ma è ora di cambiare passo, di guardare ai benefici che l’opera può portare, già da subito anche sotto l’aspetto occupazionale.

«Calabria e Sicilia – ha detto Spirlì – sono due regioni che, insieme, rappresentano, dal punto di vista culturale, turistico e identitario, il fondamento dell’Italia. I loro patrimoni artistici, culturali e umani hanno portato all’Italia un tesoro veramente inimitabile, regalato al mondo intero. Perciò, dobbiamo cominciare a dire che qui è Europa; e qui l’Europa ha il dovere di creare “Ulisse”. Ma, se vogliamo ottenerlo, dobbiamo ribaltare l’attuale concezione geografica e politica. È urgente e necessario che l’Europa provveda al più presto a creare il collegamento tra la sua porta d’ingresso e il resto della casa. Noi non stiamo chiedendo un intervento da poveri. Il progetto c’è già, chiavi in mano. Qui siamo in Europa, bisogna svegliarsi. Il vero ingresso per il continente non è il porto di Rotterdam, ma quello di Gioia Tauro. Ci devono dire cosa vogliono fare».

Musumeci ha mostrato che ha davvero voglia di fare sul serio: «Per le persone in buona fede – ha detto – i problemi sono tecnici, per quelle in malafede, che sono tante nella politica dei Palazzi romani e non solo, è la volontà di mantenere il sistema Italia diviso in due: un Nord ricco e opulento, che produce, e un Sud povero che arranca e consuma i prodotti del Nord. Finiamola con questa farsa».

E ha lanciato una battuta: se lo chiamiamo Ponte sullo Stretto è figlio di p…, allora chiamiamolo Ulisse. Bel nome, presidente, ma il Ponte se mai si farà il nome ce l’ha già idealmente direttamente da Omero: il Ponte sullo Stretto di Scilla e Cariddi. (s)