CATANZARO – Il sindaco Fiorita spinge per la nascita della Grande Catanzaro

«Inizia a prendere corpo il percorso di costruzione verso la “Grande Catanzaro». A dirlo è il sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita.

Mercoledì 14 giugno prossimo, alle ore 16, nella Biblioteca comunale “De Nobili”, si terrà un primo incontro formativo, rivolto ai sindaci della provincia coinvolti, per avviare una fase concreta di dialogo e di concertazione mirata a dare vita ad un nuovo modello di associazionismo intercomunale.

«Il capoluogo di Regione vuole porsi come soggetto promotore e propulsivo di questo processo – dice il primo cittadino – con l’obiettivo di migliorare la qualità dei servizi e della vita degli abitanti di un ampio territorio, con progetti di ampio respiro nel campo della trasportistica, dei cicli delle acque e dei rifiuti, dell’istruzione, della cultura e del turismo, partendo da quanto già in itinere, a livello provinciale, con gli Ambiti Territoriali Ottimali. Una sfida che, se ben interpretata, potrà contestualmente giocare un ruolo decisivo anche per rafforzare la capacità rappresentativa dell’intero territorio e la sua dimensione politica e amministrativa nel contesto regionale».

Continua Fiorita: «Un percorso che ho inteso avviare avvalendoci del più alto supporto specialistico. Per l’organizzazione della riunione tecnica di mercoledì, l’Anci ha garantito la propria collaborazione, tramite le sue strutture nazionali e le rappresentanze regionali. Catanzaro ospiterà il team di esperti del progetto Italia – promosso dal Dipartimento degli Affari Regionali e delle Autonomie della Presidenza del Consiglio dei Ministri – che ha già sperimentato con successo percorsi mirati alla nascita di Unioni di Comuni. Sarà l’occasione per entrare nel vivo di una materia complessa, quanto mai attuale e necessaria, partendo da modelli concreti che possono rappresentare un riferimento per la “Grande Catanzaro”». (rcz)

Medicina all’Unical / Fiorita non è un sovversivo: difende Catanzaro

di SERGIO DRAGONE – Paride Leporace e Filippo Veltri sono due luminosi esempi di giornalismo militante. Socialista e un po’ anarchico il primo, comunista mai pentito il secondo. Sono due fuoriclasse della penna, autori di inchieste e servizi, nonché di approfonditi saggi di politica e costume. Li considero due cari amici dall’intelligenza fervida e vivace, le cui analisi sono sempre molto profonde e attente.

Si sono ritrovati entrambi, riflettendo sulla dura polemica per la nascita di una nuova facoltà di medicina ad Arcavacata, su una posizione che non mi sento di condividere e che anzi ritengo poco opportuna: il parallelismo tra la mite assemblea indetta dall’altrettanto mite sindaco Nicola Fiorita nei giorni scorsi per discutere con la società civile su quello che a Catanzaro considerano uno scippo e l’ormai celebre ed infuocato “rapporto alla Città” del sindaco Demetrio Battaglia che più di 50 anni fa diede vita ai sanguinosi moti di Reggio Calabria.

Non posso essere tacciato di campanilismo, anche se amo smisuratamente la mia città, Catanzaro. Ho vissuto e lavorato molti anni a Cosenza, dove ho mosso i più importanti passi professionali e dove ho avuto il grande onore di conoscere Giacomo Mancini. Ancora oggi conservo molte amicizie in quella Città, tra cui Pietro e Giacomo Mancini junior. Non tutti sanno che sono stato io a suggerire a Pietro e Giacomo la realizzazione della statua in ricordo del grande leader socialista che oggi campeggia sul corso Mazzini, a due passi da Palazzo dei Bruzi. Ho fornito all’indimenticabile Giuseppe Petitto il soggetto del riuscitissimo docu-film Il leone socialista. Per inciso, sono stato anche per due anni membro del CdA dell’Unical, quando rettore era il professore Latorre. Non ho difficoltà a riconoscere lo straordinario ruolo di quell’Ateneo per la nostra regione.

No, cari Paride e Filippo, Fiorita non è un nuovo “boia chi molla” e da Catanzaro non partirà mai nessun moto violento e sovversivo. Non c’è nessuna analogia storica tra la chiamata alle armi di Demetrio Battaglia e la quasi soporifera riunione indetta da Fiorita. A Reggio, nel luglio del 1970, c’erano più di settemila reggini e un clima incandescente che l’oratore fomentò con un evidente richiamo alla forza fisica. Si sentivano già nell’aria gli odori dei lacrimogeni e il rumore dei cingolati dei carri armati dell’esercito.

Nulla di questo nella piccola sala concerti di palazzo De Nobili che contiene meno di un centinaio di persone. Ho seguito, per la lontananza, la diretta facebook dell’evento. Nessun tono minaccioso, solo l’ipotesi di un ricorso al TAR su deliberazioni che la Città di Catanzaro percepisce come illegittime e lesive dei suoi interessi. Tutto qui. 

Ho sentito quasi tutti gli interventi. Vi immaginate la mite e gentile notaia Paola Gualtieri su barricate infuocate su viale De Filippis? O l’elegante e colto professore Valerio Donato alla testa di rivoluzionari di un’ipotetica “repubblica di Gagliano”?

No, cari colleghi, credo abbiate commesso un errore nel solo evocare uno dei momenti più bui della storia calabrese. Concordo con voi che questa guerra delle facoltà è controproducente e fa ripiombare, come ho scritto qualche giorno fa, la Calabria nel Medioevo del campanilismo.

Ma chi doveva governare questi processi? Chi doveva inquadrare la nascita della nuova Facoltà di medicina ad Arcavacata in un disegno più ampio, senza dare l’impressione di un atto di prepotenza o violenza ? Chi doveva preparare l’opinione pubblica calabrese ad un nuovo assetto del sistema universitario ? Credo che qualche domanda in questo senso se la debba porre il presidente Occhiuto.

Fiorita, che peraltro è docente dell’Unical, ha fatto e fa il suo dovere. Senza un disegno generale del sistema universitario, si rischia di generare una concorrenzialità tra due debolezze. E credo che Leporace e Veltri concorderanno con me nel riconoscere che l’Annunziata di Cosenza, ospedale purtroppo con enormi problemi logistici e strutturali, tutto può essere meno che un Policlinico universitario.

Ora si tratta di ricomporre la frattura e non sarà facile. Ma evocare i moti di Reggio Calabria per giustificare una enorme forzatura, con evidenti limiti di legittimità, non aiuta e addirittura rischia di alimentare questa suggestione. Catanzaro, come ha detto Fiorita nel suo discorso che ho seguito in diretta, è una città colta e civile, portata al dialogo e non alla contrapposizione. E così sarà anche in questa occasione. 

Autonomia, il sindaco di Catanzaro Fiorita: Quello di Calderoli è un disegno cinico e perverso

«Quello di Roberto Calderoli e del suo ddl sull’autonomia è un “disegno cinico”», ha dichiarato il sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, in una intervista a La Repubblica.

«Si tratta di un disegno cinico – ha spiegato – perfettamente preparato a tavolino: spostare ingenti risorse economiche dal Sud al Nord del Paese. Dal suo punto di vista, non è per nulla sbagliato. Lui punta ad un Paese con un’area molto forte economicamente e socialmente, in grado di competere con i territori europei più sviluppati, e un’area più debole che possa assorbire una parte dei consumi, ma senza rivendicare pari diritti. Un disegno perverso che spacca l’unità del Paese e introduce inaccettabili sperequazioni in settori centrali come l’istruzione e la sanità».

Il primo cittadino si trova d’accordo nella definizione “secessione dei ricchi” fatta da diversi commentatori, in quanto «i meccanismi introdotti dal ministro Calderoli per realizzare l’autonomia differenziata avvantaggiano clamorosamente le Regioni più ricche dove la spesa storica per garantire i servizi è nettamente maggiore. E poi torna la vecchia storia del cosiddetto residuo fiscale, tanto caro ai leghisti, che punta a lasciare nelle Regioni del Nord la gran parte delle tasse versate dai propri cittadini. Ma così non solo non si risolve il gap tra Nord e Sud, ma addirittura si eternizza questo divario».

Per Fiorita, «il regionalismo italiano, che ormai ha superato i 50 anni, ha bisogno di essere rinfrescato. Le Regioni hanno bisogno di una maggiore autonomia che consenta una leale concorrenzialità tra i territori, senza però toccare i servizi essenziali e vitali per i cittadini, non importa se di Pordenone o di Catanzaro. Se Calderoli la smette di mettere in discussione istruzione, sanità e infrastrutture, allora si può pensare ad un rafforzamento delle autonomie regionali. In questo caso, il Sud dovrebbe accettare la sfida e competere in termini di qualità ed efficienza con le regioni del Nord».

Per Fiorita, «ci sono diverse sensibilità nel centrodestra» sul tema dell’autonomia: «Difficile che un partito nazionale come Fratelli d’Italia possa rischiare di perdere il suo consenso al sud per fare un piacere a Salvini e Calderoli. Certo, c’è in ballo anche il modello presidenziale così caro alla premier Meloni che ha bisogno del sostegno leghista. Forza Italia prende i suoi residui consensi al Sud e capisco in tal senso l’appello alla prudenza del governatore calabrese Roberto Occhiuto. In definitiva, non vedo spaccature insanabili perché il potere è uno straordinario collante. Si metteranno d’accordo su modifiche all’impianto Calderoli, ma senza stravolgerlo. Tocca a noi contrastarlo».

«L’opposizione comune al disegno Calderoli è una cosa buona, ma non basta – ha evidenziato –. Anche se siamo quasi fuori tempo massimo, Pd e 5 Stelle trovino nelle prossime un’intesa su Lombardia e Lazio, altrimenti regaleranno le due più popoloso regioni italiane ad un centrodestra che si sta dimostrando non all’altezza del governo dell’Italia». (rrm)

L’OPINIONE / Nicola Fiorita: I prossimi mesi decisivi per le sorti di Catanzaro

di NICOLA FIORITA – Carissimi Catanzaresi, ci lasciamo alle spalle un anno difficile, complicato, carico di preoccupazioni. La terribile morsa della pandemia e della crisi energetica generata dalla guerra in Ucraina ha messo a dura prova le famiglie e le imprese. Abbiamo tutti l’impressione che la nostra vita se non peggiorata, sia quanto meno profondamente cambiata. Eventi estremi hanno anche duramente provato la nostra Città.

Eppure, il vento dell’ottimismo e della speranza nel futuro non ha mai smesso di soffiare. Siamo pronti per una nuova ripartenza, convinti che i prossimi mesi saranno decisivi per le sorti della nostra amata Città.
Il 2022 mi ha regalato la gioia più grande che un uomo possa sperare: essere chiamato dalla gente a guidare e servire la propria Comunità. Posso dire, con orgoglio, di avere riservato a questo compito ogni istante della mia giornata. Questi sei mesi sono serviti, innanzitutto, a fronteggiare emergenze piuttosto serie, con gli scarsi mezzi a disposizione. Ma li abbiamo anche utilizzati per sbloccare importanti pratiche e salvare tanti finanziamenti in scadenza.
Siamo riusciti a mantenere le iniziative per il Natale e non era scontato. Molte Città, anche calabresi, hanno dovuto rinunciare a luminarie e agli eventi spettacolari. Per noi era fondamentale mandare un segnale di speranza, di gioia collettiva, ad una cittadinanza stremata da tre anni di pandemia.
Non voglio annoiare con l’elenco delle cose fatte. Sono state tante, in tutti i settori. Molto spesso abbiamo fatto bene, qualche volta abbiamo sbagliato, ma sempre pronti ad accettare il confronto con i cittadini.
Ora si tratta di imprimere a Catanzaro la svolta che tutti ci attendiamo. Ho buone ragioni per ritenere che il 2023 sarà proprio l’anno della svolta e della ripresa.
Sarà intanto l’anno in cui cominceranno i lavori di consolidamento del Duomo e sarà un fatto di grande impatto simbolico.
Sarà l’anno del rilancio del nostro centro storico che già sta registrando segnali molto positivi, come il ritorno degli uffici della Questura nella sua sede storica, l’inaugurazione della sede della Procura nell’ex ospedale militare, mentre altre importanti funzioni – come il Centro per l’impiego e uffici della Sovrintendenza – troveranno posto in prestigiose sedi. Hanno già ripreso vita le bellissime gallerie del San Giovanni, visitate in questi giorni da tanta gente.
Sarà l’anno del completamento della Metropolitana, opera gestita dalla Regione, ma che vede il Comune in un ruolo attivo di collaborazione.
Sarà anche l’anno della nascita dell’Azienda Universitaria-Ospedaliera intitolata al Premio Nobel della medicina “Renato Dulbecco”. Sarà con i suoi 855 posti letto il più grande polo sanitario della Calabria e uno dei più grandi del Meridione. Ci sarà anche un secondo pronto soccorso a Germaneto che alleggerirà la pressione su quello del “Pugliese”.
E a proposito di medicina, voglio rassicurare i miei concittadini: non arretreremo di un solo centimetro nella battaglia per evitare l’inutile duplicazione della Facoltà e saremo tutti uniti per contrastare una decisione che riteniamo dannosa per tutta la Calabria.
Ci saranno anche notevoli novità per Lido. Il porto innanzitutto. Sarà l’anno dell’appalto e dell’avvio dei lavori di completamento, dopo che abbiamo superato tutti gli ostacoli di ordine burocratico che abbiamo trovato. Nel frattempo, assegneremo l’installazione dei pontili galleggianti in modo che già dai prossimi mesi le imbarcazioni da diporto possano trovare comodo approdo.
Ricuciremo, con il nuovo ponte sulla Fiumarella, i due tratti storici del lungomare, aumentando l’attrattività della nostra passeggiata a mare.
Ma ci sono tante altre sfide che ci attendono. Dovremo dare una destinazione produttiva al Polo Fieristico, rilanciare la Fondazione Politeama, portare avanti il nuovo strumento urbanistico.
Ma c’è un punto che mi sta particolarmente a cuore: la cura e la difesa dell’ambiente. Finora, soffocati dalle emergenze, non siamo riusciti a fare molto. Stiamo seguendo con attenzione i lavori nella Pineta di Siano, ma ora dobbiamo passare ad azioni concrete per la depurazione, per il verde pubblico (penso alla pineta di Giovino) e per le energie rinnovabili.
Ci sono dunque molti motivi per guardare avanti con fiducia. Sento molto forte la vicinanza dei cittadini che – credo di non sbagliare – hanno riacquistato in questi mesi il senso della comunità e della collaborazione, abbandonando ogni atteggiamento di rassegnazione e di rinuncia.
Dobbiamo remare tutti assieme. Perché Catanzaro è di tutti noi, perché Catanzaro siamo tutti noi. E che sia anche l’anno dell’atteso e meritato ritorno delle Aquile nel grande calcio che conta. (nf)

Il sindaco Fiorita scrive a Occhiuto per il sistema universitario calabrese

Il sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, ha inviato una lettera al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, parlando non solo della problematica della seconda Facoltà di Medicina, ma anche di quella relativa all’offerta didattica del sistema universitario calabrese.

Una lettera che è stata inviata, per conoscenza, anche ai Rettori dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, Università della Calabria, Mediterranea e Dante Alighieri di Reggio Calabria e in cui viene ribadita la ferma opposizione alla seconda facoltà di Medicina da «parte delle Istituzioni rappresentative di Catanzaro e della sua Provincia, oltre che quella dell’Università Magna Graecia».

«Il Consiglio Comunale di Catanzaro, molto più autorevolmente di me – continua il primo cittadino – si appresta a dibattere la questione e ad approvare una ferma risoluzione a difesa delle prerogative della Facoltà di Medicina della Calabria, nonché a indicare le iniziative per tutelare in ogni sede gli interessi della Comunità Catanzarese. Non si tratta di una questione di campanile, ma di una seria valutazione politica. La nascita di una seconda facoltà di medicina in una regione di meno di due milioni di abitanti, costituirebbe un oggettivo indebolimento di quella esistente che, semmai, deve essere potenziata e autorizzata ad allargare il numero chiuso in ragione della forte carenza di personale medico nei nostri ospedali».

«Diverso è il discorso che riguarda il corso interateneo in Medicina e Tecnologie Digitali che – aggiunge Fiorita – attraverso un accordo tra le due Università, avrebbe dovuto costituire un ottimo esempio di collaborazione, senza mettere in discussione il ruolo della Scuola di Medicina di Catanzaro».

A parere del primo cittadino del Capoluogo, «diventa essenziale un’operazione di chiarezza, sia a livello politico che a livello accademico, sulla delicata questione e sulle prospettive generali di sviluppo del sistema universitario calabrese, imperniato com’è noto sulle Università pubbliche Unical, Magna Graecia, Mediterranea e quella per Stranieri Dante Alighieri di Reggio Calabria. Un’operazione che non può che avvenire – sottolinea Fiorita – all’interno del Coruc, il comitato regionale delle Università calabresi, che vede la presenza autorevole del presidente della Giunta Regionale, oltre quella dei rettori e dei rappresentanti degli studenti. Al Corucspetta il compito di esprimere pareri sulla programmazione degli atenei e pertanto una discussione franca al suo interno potrà servire quanto meno per avere un quadro d’insieme dei programmi di sviluppo dell’offerta didattica di ciascuna Università e ricondurli ad una logica di sistema».

«A tale scopo – scrive ancora il sindaco di Catanzaro – credo sia indispensabile la presenza del Presidente della Giunta Regionale all’imminente riunione del Coruc, intanto per garantire l’impegno della rotazione nella Presidenza del Comitato che oggi spetta, per solenni accordi assunti, al Magnifico Rettore dell’Università Magna Graecia di Catanzaro. Solo un pronunciamento equilibrato e pienamente condiviso del presidente della Regione e del Coruc, volto ad una valorizzazione equilibrata dei quattro Atenei calabresi con un’offerta didattica diversificata e coordinata, potrà evitare una sorta di ‘guerra di campanile’ che la Città di Catanzaro e le sue Istituzioni vogliono assolutamente scongiurare. Il Presidente della Giunta Regionale, esercitando il suo ruolo super partes e garante degli interessi di tutto il territorio calabrese, potrà portare un contributo autorevole alla discussione».

«Ognuno si assuma le sue responsabilità –  dice ancora Fiorita –. Catanzaro è per il rafforzamento di tutto il sistema universitario calabrese, perché sono tanti i nostri ragazzi che frequentano con profitto i corsi dell’Unical, della Mediterranea e della Dante Alighieri. Devono essere evitati atti di prepotenza o di prevaricazione, imposizioni o altre attività che incrinino la leale collaborazione tra Città e tra Università calabresi. Sono certo che prevarrà il senso di responsabilità e che saranno individuate soluzioni le più unitarie possibili perché ad ogni Ateneo vengano assicurate le stesse possibilità di crescita e di sviluppo».

«Confido molto sul senso di equilibrio istituzionale del Presidente Occhiuto e dei Magnifici Rettori – ha concluso – nonché della componente studentesca del CORUC, per giungere alla conclusione di una vertenza che, se non opportunamente governata, potrebbe avere nefaste conseguenze per l’unità della Calabria e per lo stesso futuro delle nostre gloriose Università». (rcz)

20 anni fa s’inaugurava il Teatro Politeama di Catanzaro

di NICOLA FIORITADONATELLA MONTEVERDI – Oggi è un giorno speciale per Catanzaro che celebra i vent’anni dall’inaugurazione del Teatro Politeama. Un anniversario che offre l’occasione per ricordare quante belle pagine sono state scritte, in un lasso di tempo comunque ristretto, e immaginare le prossime sfide da cogliere in campo culturale.

Il Politeama “Mario Foglietti” ha rappresentato per Catanzaro un’autentica scommessa nel restituire alla città un teatro all’altezza della storica e nobile tradizione del territorio e, al contempo, costruire un’identità moderna ed una reputazione in grado di proiettare il Capoluogo nel grande panorama dello spettacolo. Una realtà di provincia, paragonata ad altre più autorevoli, che ha saputo affermarsi nel tempo e contribuire a promuovere il nome di Catanzaro al di fuori dei propri confini.
Riepilogare i nomi delle personalità che hanno calcato il palcoscenico del Politeama è un esercizio difficile, così tanti sono stati gli artisti avvicendatisi in questi vent’anni che sarebbe un peccato dimenticarne qualcuno. Gli articoli di Sergio Dragone, apparsi in questi giorni, hanno contribuito a ricordare i grandi protagonisti della musica e della prosa, le esaltanti produzioni della lirica, gli straordinari direttori d’orchestra, musical e solisti. Alcuni ci hanno tristemente lasciati, ma il loro ricordo vivrà sempre nella mente e nel cuore di chi ha avuto la fortuna ed il privilegio di ammirarli dal vivo a Catanzaro.
Il Politeama ha attraversato una lunga stagione d’oro, ma le contingenze più recenti legate alla pandemia, alle abitudini che cambiano, ai costi di gestione divenuti esorbitanti e alle casse sempre più povere degli enti locali, ci hanno posto davanti all’esigenza di disegnare nuove possibili strategie per garantire lunga vita al teatro pubblico. Le risorse non sono più quelle di una volta, ma questo non significa che non riusciremo ad aprire un percorso importante anche per i prossimi vent’anni.
Ci sarà l’occasione di discuterne, con tanti protagonisti di questa avventura, anche grazie alle attività che la Fondazione Politeama ha inteso programmare per queste celebrazioni, a partire dal prossimo 20 dicembre con lo spettacolo di Stefano Massini  – il primo autore italiano a vincere l’Oscar del teatro – accompagnato da altre iniziative collaterali pensate per aprire le porte del teatro alla città. (nf e dm)

FIORITA, I PRIMI 100 GIORNI DEL SINDACO
A CATANZARO TRA EMERGENZE E SPERANZE

di SANTO STRATI – Cento giorni: l’unità di misura (per nulla corretta) per valutare la tenuta di un nuovo governo, di un Presidente, un nuovo amministratore locale, un ministro. Il pensiero corre a Napoleone, al quale gli ultimi 100 giorni di Regno non portarono bene, da cui è derivato, probabilmente, il tempo per le valutazioni, ma ormai sembra inevitabile per chiunque confrontarsi con tale scadenza. 

A Catanzaro, il nuovo primo cittadino Nicola Fiorita, eletto il 27 giugno surclassando una destra che tutti davano vincente, ha da poco superato i primi 100 giorni. Lo abbiamo sentito e parlato dei suoi progetti, immediati e futuri, tra emergenze, ordinaria amministrazioni e, non da ultimo, speranze.

«Questa storia dei primi 100 giorni – dichiara subito il sindaco Fiorita a Calabria.Live – non mi appassiona. Un sindaco al suo primo mandato lo si giudica da quello che riesce a fare nei cinque anni, dai risultati che ottiene, dalla percentuale di realizzazione del suo programma. Per usare una metafora calcistica, è come se si giudicasse il rendimento di una squadra solo nelle prime due-tre partite e non si aspettasse almeno la fine del girone di andata. Ho sempre detto, e lo confermo anche adesso, che se tra cinque anni non avrò risolto i grandi problemi di Catanzaro, non aspetterò che i cittadini mi mandino a casa. Ci andrò da solo».

Nicola Fiorita, sindaco di Catanzaro da fine giugno, non sembra molto interessato alla dead line che mediaticamente viene fissata nei primi 100 di governo, ma non si sottrae alle domande di Calabria.Live su questa primissima parte della sua esperienza alla guida del Capoluogo di Regione.

Figlio d’arte – suo padre Franco è stato uno storico esponente della Dc calabrese e anche sindaco per una breve parentesi – Fiorita sembra muoversi a suo agio nel ruolo, dimostrando anche doti di mediatore che gli hanno consentito di superare l’handicap della mancanza di una maggioranza certa in Consiglio comunale. Oggi viene anche indicato come un potenziale leader dei progressisti calabresi, per via dei suoi buoni rapporti con PD e Movimento Cinquestelle e della considerazione che si è guadagnata sul campo.

– Sindaco Fiorita, i 100 giorni rappresentano comunque uno step in cui si definisce la cifra di un governo. Ritiene di avere superato la prova?

«Cominciamo col dire che la mia Amministrazione è formata da personale politico e tecnico alla sua prima esperienza e quindi i 100 giorni sono serviti essenzialmente per un rodaggio e al contempo per una verifica della macchina burocratica e una ricognizione delle risorse finanziarie e dello stato della programmazione. Non è stato, credetemi, un lavoro facile. Abbiamo trovato una situazione molto delicata e la narrazione di un Comune virtuoso e in buona salute era ben lontana dalla realtà». 

– Anche lei utilizza il ritornello della pesante eredita del passato?

«Assolutamente no. Ho sempre detto che sottolineare le macerie del passato, più o meno recente, non serve a nulla. La gente ci chiede di risolvere i problemi, non di fare un processo alle Amministrazioni passate. Ma è inevitabile che, in una logica di continuità amministrativa, sia qualche volta necessario fare riferimento a scelte precedenti. Faccio un solo esempio. Appena insediato mi sono ritrovato un decreto ingiuntivo di un milione di euro per somme rivendicate dalle ditte che hanno ristrutturato lo stadio Ceravolo. La passata Giunta prima ha approvato la transazione, poi l’ha annullata, combinando un bel pasticcio. Cosa dovevo fare? Dire che è stata colpa mia? Sono stato costretto a denunciare l’anomalia di questa pratica, senza demonizzare nessuno. Ho cercato anzi di rimediare, cercando un punto d’intesa con le imprese. Potrei fare altre decine di esempi, ma mi fermo qui”.

– Torniamo ai 100 giorni. Ci pare sia stata una fase molto dura.

«Non ci siamo fatti mancare niente. Ci siamo insediati a stagione balneare iniziata e con un depuratore che dispensava insopportabili odori in tutto il quartiere Lido. Abbiamo avuto problemi con l’acqua e con le strade invase dai rifiuti. Tanto per rincarare la dose, abbiamo avuto il più consistente sbarco di migranti che Catanzaro ricordi, più di 500 persone che abbiamo accolto, assistito e smistato a tempo di record nei centri di accoglienza. E poi il terremoto che fortunatamente non ha fatto danni, ma ci ha costretti a chiudere le scuole per un giorno per effettuare tutte le verifiche tecniche del caso. Penso che ce la siamo cavata bene in tutte queste situazioni, dimostrando efficienza e capacità di reazione, nonostante la debolezza strutturale del Comune che ha pochi soldi e pochi dipendenti».

– Ma vi siete limitati ad arginare le emergenze, quindi.

«Vi pare poco avere affrontato situazioni così drammatiche come il depuratore, la crisi idrica, la pulizia delle strade, la situazione delle scuole a poche settimane dalla ripartenza? Ovviamente non ci siamo limitati a questo. Abbiamo preso in mano una quantità impressionante di dossier aperti, a cominciare dalla programmazione, con particolare attenzione a non perdere alcuni finanziamenti strategici. Ci siamo concentrati in particolare sull’edilizia scolastica con due provvedimenti significativi, destinando 2 milioni 600mila euro all’efficientamento energetico degli edifici e poi recuperando 5 milioni di euro originariamente destinati al recupero della vecchia scuola Mazzini e che abbiamo invece dirottato sull’edilizia scolastica».

– L’acqua continua a scarseggiare in molti quartieri.

«Risanare un sistema idrico colabrodo in soli tre mesi avrebbe richiesto doti sovrannaturali che onestamente non posseggo. Siamo riusciti ad evitare l’interruzione dell’erogazione in agosto, circostanza che avrebbe messo in ginocchio l’industria del turismo balneare. Abbiamo agito su due fronti: chiedere alla popolazione di ridurre i consumi attraverso un uso intelligente dell’acqua e dall’altro dichiarare guerra agli allacci abusivi che sottraevano quantità impressionanti di liquido alla rete. I risultati ottenuti dalla Polizia Locale ci hanno permesso di lanciare un segnale preciso agli abusivi: chi ruba l’acqua ruba due volte, ruba ai cittadini e ruba all’Amministrazione comunale. I livelli dei serbatoi si sono mantenuti in limiti accettabili e questo ci ha consentito di superare l’emergenza agostana. Poi abbiamo aperto un dialogo con Sorical per verificare i loro programmi sulla rete. Noi puntiamo ad ottenere una rete dotata di nuove tecnologie digitali che consentano di individuare immediatamente le perdite».

– Avete istituito un assessorato alla sicurezza, siete dunque un’Amministrazione che usa prevalentemente il pugno duro?

«Non abbiamo bisogno di sceriffi, abbiamo bisogno di fare rispettare le regole. Stiamo colpendo i furbetti dell’acqua, i furbetti della spazzatura che lanciano i sacchetti dalle auto, i furbetti che scaricano abusivamente nei fiumi e nei torrenti. L’assessorato alla sicurezza lo abbiamo affidato ad un ex vicequestore, la dottoressa Marinella Giordano, che sta intanto riordinando il corpo della Polizia Locale che presto avrà anche un nuovo comandante. I cittadini ci chiedono sicurezza e rispetto delle regole. Nei quartieri a rischio vogliamo agire anche con l’arma della prevenzione, del riscatto sociale, della lotta al degrado. Quello che è successo nei giorni scorsi è stato un terribile monito. La morte di quei tre ragazzi e il regolamento di conti tra bande rom sono segnali che destano grande preoccupazione. Ma Catanzaro ha gli anticorpi giusti per reagire. Noi vogliamo isolare le mele marce e aiutare chi è rimasto dietro».

– Parliamo un po’ di centro storico e di isola pedonale. Si ha l’impressione che il vostro approccio sia  stato un po’ timido.

«Il centro storico rappresenta il cuore del nostro programma di rinascita di Catanzaro. Non è un dossier, ma l’insieme di cento dossier. Bisogna agire sul piano dell’accessibilità, della sosta, dell’organizzazione del commercio, dell’incentivazione alle attività della ristorazione e del food, della promozione della cultura. Stiamo lavorando a 360 gradi per riattivare il parcheggio del Politeama e potenziare il parcheggio del Musofalo, ma occorre ancora del tempo. Il nostro centro storico sta cambiando pelle e non è più solo la sede degli uffici. Stiamo avendo segnali molto positivi, come l’apertura della sede della Procura nell’ex ospedale militare, la localizzazione del Centro per l’Impiego, l’avvio di nuove attività commerciali tra piazza Matteotti e il corso Mazzini. Siamo riusciti ad aprire dopo quattro anni piazza Duomo e da venerdì prossimo valorizzeremo con una nuova iniziativa la storica piazzetta delle “Cocule”. L’isola pedonale è in fase sperimentale, non potevamo fare di più in un momento in cui il sistema commerciale cittadino è in grave sofferenza. È andato molto bene il primo sabato di chiusura al traffico e l’esperimento procederà per gradi, ampliandosi progressivamente. È un impegno che manterremo con la cittadinanza, senza danneggiare il sistema commerciale». 

– Lei ha dimostrato molto attivismo in materia di sanità e in particolare sulla fusione delle due Aziende ospedaliere, pur essendo il pallino nelle mani della Regione.

«Sì, è vero, la competenza è della Regione e della Struttura Commissariale e quindi di una sola persona, il presidente Occhiuto. Ma il sindaco è anche la più alta autorità sanitaria cittadina e mi è parso legittimo intervenire su questioni che riguardano la salute dei miei concittadini. Sono favorevole alla nascita dell’Azienda unica che porterà il nome del Premio Nobel Renato Dulbecco. Sarà, con i suoi 885 posti letto, il più importante polo sanitario della Calabria e metterà assieme l’esperienza degli ospedalieri e l’attività di ricerca della Facoltà di medicina. In questo contesto, mi sono permesso di insistere sull’istituzione di un secondo Pronto soccorso generale al Policlinico di Germaneto, in modo da fare respirare il “Pugliese” e dare risposte ad un’ampia fascia di popolazione della costa jonica. Non posso mai dimenticare che il sistema ospedaliero rappresenta la più grande “fabbrica” della città per numero di addetti e per l’indotto». 

– Tasto dolente, la guerra con Arcavacata per la Facoltà di medicina. Possibile che Catanzaro si senta sempre assediata?

«Non soffro della sindrome dell’assedio, ma non posso nemmeno accettare che Catanzaro venga puntualmente svuotata di funzioni che sono propri di un Capoluogo. Solo negli ultimi anni abbiamo perso le partite per la Sovrintendenza Archeologica e l’Agenzia delle Dogane. Non voglio scomodare la vicenda Rai che risale agli anni Sessanta, ma credo sia legittimo ambire ad una redazione staccata del Tg3. Diverso è il discorso di Medicina. Tutto è nato da un accordo tra le Università di Catanzaro e della Calabria per un corso interateneo in Medicina e Tecnologie Digitali, a mio parere sottoscritto senza esigere sufficienti garanzie per la Facoltà catanzarese. Ora l’Unical si muove per ottenere un suo autonomo corso di laurea in medicina. A mio parere, la questione non è tanto se in una regione di meno di due milioni di abitanti sia sufficiente o meno quella del Capoluogo, quanto inserire questa proposta all’interno di una logica di sistema che preveda, parallelamente e contemporaneamente, l’avvio di Ingegneria e Lettere a Catanzaro o comunque un rafforzamento dell’Umg. Così avrebbe un senso, ma temo che Catanzaro debba attrezzarsi a difendere a spada tratta la sua Facoltà».

– Parliamo anche di rapporti politici. Ritiene superata l’anomalia di un consiglio comunale con una maggioranza opposta alla sua?

«È stata una vistosa anomalia, ma il larghissimo voto popolare nel ballottaggio ha consentito di superare questa situazione, liberando alcune energie in Consiglio comunale. Nessuno se l’è sentita di ostacolare la partenza di un sindaco eletto con un’alta percentuale. Se si escludono alcuni irriducibili ultras, che mal si rassegnano a quella sconfitta, si può dire che una larga parte del Consiglio comunale è disposto a lavorare sui problemi. Lo stesso professore Donato, che è stato il mio principale competitor, si sta ponendo in maniera costruttiva ed efficace, senza rinunciare al suo ruolo di opposizione, ben consapevole che la situazione della Città è difficile e resa ancora più delicata dalla congiuntura economica e dal costo dell’energia».

– Si segnalano però rapporti burrascosi, sia pure sotto traccia, con il Partito Democratico.

«Io sono una persona leale e resto grato al PD per avermi indicato, assieme agli altri soggetti del centrosinistra, come candidato sindaco. Così come sono grato al presidente Conte che è venuto a Catanzaro per sostenermi personalmente. Credo di avere ripagato ampiamente quella fiducia, ottenendo una vittoria in cui credevano davvero in pochi e dando un apporto molto consistente alla coalizione con le mie due liste civiche. È  stato un laboratorio di “campo largo” che avrebbe meritato di essere replicato anche a livello nazionale. Se si fossero superate le incomprensioni e le divergenze, oggi probabilmente non avremmo alla guida del Paese un governo di destra-centro. Detto ciò, non riesco ad individuare punti di disaccordo tra me e la delegazione di PD in giunta e in Consiglio. Siamo tutti impegnati a realizzare il programma elettorale».

– Si è pentito di essersi candidato alla Presidenza della Provincia. Quella sconfitta le ha un po’ tarpato le ali nella sua corsa verso la leadership regionale dei progressisti?

«Non credo sia in atto una corsa per un’improbabile leadership dei progressisti in Calabria, e ove fosse non ne sarei interessato. La sconfitta alle regionali dello scorso anno è stata bruciante, ma ancora più bruciante è stata la sconfitta nei collegi uninominali di Camera e Senato, causata dalle divisioni a livello nazionale. Ora c’è bisogno di riordinare le idee, partendo dalla consapevolezza che se PD e Cinquestelle (e magari anche il Terzo polo) si fossero alleati avrebbero vinto tutti i collegi. I progressisti in Calabria hanno segnato importanti successi soprattutto nelle grandi Città, con Giuseppe Falcomatà a Reggio, Franz Caruso a Cosenza, il sottoscritto a Catanzaro. Dalle città bisogna ripartire. Si, forse la candidatura alla Provincia non si è rivelata una buona idea e devo confessare un reato di eccessiva generosità. Non me la sono sentita di lasciare senza rappresentanza la mia comunità politica. In un voto di apparato, il centrodestra era obiettivamente imbattibile. Se ci fosse stata l’elezione diretta del Presidente della Provincia, sarebbe stata un’altra storia. Ora bisogna guardare avanti e lavorare innanzitutto per rilanciare il ruolo di Catanzaro in Calabria e farne l’autentico e riconosciuto Capoluogo». (s)

Il sindaco Fiorita: Ci sono le condizioni per aprire secondo PS al Policlinico di Catanzaro

Per Nicola Fiorita, sindaco di Catanzaro, «ci sono le condizioni per istituire, entro la fine del 2023, il secondo Pronto Soccorso generale al Policlinico universitario».

«Quella che era una richiesta dettata dal buon senso – e che più volte ho richiamato in campagna elettorale – può diventare realtà – ha evidenziato il primo cittadino – e diventare uno dei punti più qualificanti della nuova Azienda unica ospedaliero-universitaria “Renato Dulbecco”».

«Le resistenze e gli ostacoli si stanno indebolendo – ha proseguito –. L’istituzione del Pronto Soccorso generale al Policlinico risolverebbe in prima battuta il problema della super pressione sul Pronto Soccorso dell’ospedale “Pugliese”, quotidianamente preso d’assalto dagli utenti di tutta la provincia e perfino delle province limitrofe di Crotone e Vibo Valentia. Ovviamente, continuo a chiedere anche un potenziamento del Pronto Soccorso “storico” che svolge un lavoro encomiabile e ai limiti del sacrificio per fare fronte all’impressionante numero di accessi».

«Ritengo che il problema – ha spiegato – sia stato analizzato con grande serietà e competenza dalla Commissione paritetica Università-Regione che si occupa del protocollo d’intesa per la nascita dell’Azienda “Renato Dulbecco” e credo , dunque, che stiano maturando le necessarie convergenze politiche e tecniche per dotare il Policlinico universitario di un grande Pronto Soccorso generale che, unito alle straordinarie competenze e professionalità del Pronto Soccorso del “Pugliese”, costituirà il più grande Polo dell’emergenza-urgenza in Calabria, distribuito su due sedi».

«Ritengo, altresì – ha detto – che questa istituzione, che ripeto potrebbe avvenire entro la fine del 2023, possa  aprire la strada ad una specializzazione universitaria per medici dell’emergenza/urgenza». 

«Si tratta di una figura medica molto importante – ha evidenziato – che necessità di specifiche competenze, perché deve essere in grado di inquadrare in tempi rapidissimi le diagnosi e operare il primissimo trattamento delle urgenze, oltre che indirizzare correttamente i casi più gravi ai vari reparti ospedalieri».

«Ringrazio i componenti della Commissione Paritetica – ha concluso – per il delicato e difficile lavoro che stanno svolgendo, chiedendo loro uno sforzo ulteriore per spianare la strada all’istituzione del Pronto Soccorso al Policlinico, oltre ovviamente alle altre previsioni che riguardano il futuro dell’Azienda “Renato Dulbecco”, a cominciare dal numero dei posti/letto”». (rcz)

Facoltà di Medicina a Cosenza, il sindaco Fiorita: Tema da affrontare in modo istituzionale

Catanzaro ha ribadito il suo “no” all’ipotesi di una seconda facoltà di Medicina a Cosenza, nella manifestazione svoltasi in una Piazza del quartiere Lido, a cui ha preso parte anche il sindaco Nicola Fiorita.

Per il primo cittadino, infatti, «mi sembra molto importante essere a questa manifestazione organizzata da alcuni cittadini perché questa manifestazione dimostra l’attenzione della città su un tema che riguarda il futuro della città e accompagna altre iniziative che stiamo assumendo».

Fiorita, poi, ha ricordato che «nei giorni scorsi ho chiesto agli altri candidati sindaco presenti  in Consiglio comunale (Valerio Donato, Wanda Ferro e Antonello Talerico ndr) di preparare insieme una mozione, perché credo che questo tema vada affrontato in maniera unitaria e vada affrontato anche in un’ottica istituzionale e di sistema».

«Il documento, che in tal modo potrà essere presentato all’Aula con le firme del sindaco in carica e dei tre candidati sindaci non eletti – ha evidenziato Fiorita – avrà una particolare forza soprattutto se, come mi auguro, alla seduta parteciperanno i rettori delle Università calabresi e il Presidente della Giunta Regionale Roberto Occhiuto che ne potranno prendere atto» spiegava ieri in una nota il primo cittadino, spiegando ai giornalisti che al consiglio comunale «presenteremo una mozione unitaria per la città, che chiede non solo la tutela dei diritti e delle prerogative di Catanzaro ma soprattutto chiede e chiederà che la questione dello sviluppo dell’università calabrese venga affrontata in un’ottica di sistema, senza fughe in avanti e senza prevaricazioni di una parte sull’altra».

«Noi – ha ribadito con forza – dobbiamo far funzionare l’università in tutta la regione: anni fa è stata scelta una strada, che è quella di puntare su un sistema fondato su diversi atenei, e ciascuno di questi atenei dev’essere messo in condizione di potenziarsi e di rispondere alle esigenze della Calabria».

«Ci vuole un dibattito nelle sedi istituzionali – ha detto ancora Fiorita – e una valutazione dei pro e dei contro di ogni scelta. Non ci possono essere fughe in avanti. Non è una questione di capoluogo di regione, è una questione di regione, è una questione di Calabria. Se noi sbilanciamo lo sviluppo del sistema universitario e non lo teniamo dentro una logica complessiva facciamo male a tutta la regione: questo è quello che dobbiamo far capire, è la questione vera».

«Nessuno vuole togliere niente all’università della Calabria – ha concluso – nessuno vuole qualcosa di speciale per Catanzaro. Riteniamo che debba esserci una strategia chiara dello sviluppo complessivo del sistema universitario calabrese». (rcz)

L’INFELICE SOLITUDINE DEL CAPOLUOGO:
PERCHÉ CATANZARO È COME TRASPARENTE

di SERGIO DRAGONE – Catanzaro è sola. Una solitudine dimessa e malinconica, quasi rassegnata. Non la solitudine orgogliosa di chi è al comando e mette nel conto ostilità e invidie.

 Antonello Venditti, in una delle sue tante canzoni dedicate all’amata Roma, scrive “certo i nemici non le mancheranno mai”. 

Per Catanzaro è diverso. La sua solitudine è frutto di un processo lento e inesorabile che oggi la porta ad essere un “Capoluogo trasparente”, privo di rappresentatività, non riconosciuto dalle altre Città che, anzi, ormai ne mettono apertamente in discussione il ruolo. 

Non è riconosciuta da Reggio Calabria dove mai si è realmente chiusa la ferita del 1970. Non è riconosciuta dall’ambiziosa Cosenza, da sempre orgogliosamente autodefinitasi l’ “Atene della Calabria” e fucina di grandi leadership politiche. 

E perfino la giovane (è nata appena 54 anni fa) Lamezia Terme, forte della sua posizione e dei suoi enormi spazi, non fa mistero delle sue ambizioni e della sua insofferenza verso il Capoluogo.

Della crisi di rappresentatività politica mi sono già occupato un anno fa, all’indomani delle elezioni regionali che hanno assegnato a Catanzaro un solo consigliere regionale, fatto mai accaduto nella storia. 

Una situazione che, se vogliamo, si è ulteriormente aggravata, visto che Catanzaro eleggerà tra qualche giorno solo un parlamentare sui 19 spettanti alla Calabria.

Catanzaro è sempre più sola e lo dimostrano due questioni che hanno fatto discutere in questi giorni. 

La prima è la polemica suscitata dalla proposta – a mio parere fin troppo timida e perfino timorosa di non suscitare permalosità – del sindaco Fiorita di aggiungere il nome di Catanzaro a quello di Lamezia Terme nella denominazione ufficiale dell’aeroporto internazionale. 

La violenza della reazione che si è avuta a Lamezia Terme e la valanga di insulti che ha colpito il primo cittadino del Capoluogo, con tanto di striscione esposto sulla statale, dimostra che l’intenzione unificante di Fiorita è stata stracciata senza pietà. 

Ci sarà da lavorare su questo perché – come ha detto lo stesso sindaco di Catanzaro – la saldatura dei destini delle due Città è un processo irreversibile e che prescinde dai campanilismi e dalle classi dirigenti.

L’altra questione è la duplicazione della Facoltà di medicina, antica aspirazione della classe politica cosentina. Ebbene, senza il primato dell’unica Facoltà di medicina della Calabria, l’UMG – che già non brilla come performance, a giudicare dalle varie graduatorie nazionali – perderà ogni attrattività. 

È evidente che le maggiori responsabilità di quanto sta accadendo sono dei vertici dell’UMG, assolutamente disinteressati ai destini della Città, che hanno aperto, senza valutarne le conseguenze, alla possibilità di introdurre studi medico-scientifici ad Arcavacata. 

Ma colpisce molto l’atteggiamento sornione del presidente della Regione, Roberto Occhiuto – che è un politico molto abile e pragmatico – nel momento in cui benedice di fatto l’operazione, bollando le resistenze di Catanzaro come forme di campanilismo. 

D’altronde, lo stesso Occhiuto, interrogato sulla diatriba sul nome dell’aeroporto, aveva liquidato tutto con una battuta: “Si chiami aeroporto Pippo o Topolino, a me interessa potenziarlo”. Ineccepibile sotto il profilo amministrativo e di governance, discutibile sotto quello politico con una rappresentazione disneyana del ruolo del Capoluogo.

E allora, se già il primo inquilino della Cittadella mette in discussione, sia pure in modo garbato e all’interno di un ragionamento più ampio, il ruolo di Catanzaro, possiamo ben dire che il processo di isolamento del Capoluogo “trasparente” è praticamente completato.

La storia dei prossimi anni, forse decenni, ci dirà se questo processo è irreversibile. 

Non sarà facile senza rappresentatività politica. 

Un solo consigliere regionale e un solo deputato, per quanto validi, potranno fare ben poco, sovrastati numericamente dai rappresentanti delle altre Province. 

Solo per fare un esempio, la piccola Vibo Valentia potrà contare su tre consiglieri regionali, un deputato e forse un senatore.

La croce toccherà al sindaco Nicola Fiorita che dovrà tentare di ricucire rapporti geopolitici, tessere alleanze, riaffermare le prerogative del Capoluogo sapendo che si troverà davanti un muro. 

Dovrà usare intelligenza e cultura, che non gli mancano, ma anche l’arte della diplomazia e della mediazione.

Mi auguro che non sarà solo, a sua volta, in questo compito.

 Che io ritengo davvero arduo.

Ma deve tentare, osando di più, librandosi sulle piccole beghe comunali, proponendosi come elemento di equilibrio in una Regione attraversata da continui fermenti.

Nella Calabria dei mille campanili, le tensioni tra i territori sono destinate ad aumentare e quindi Catanzaro, recuperando la sua dimensione di Città “gentile” (rubo il claim al professore Valerio Donato), potrebbe essere un elemento di mediazione imprescindibile. 

Come nei decenni passati, quando le frizioni tra i territori portavano le forze politiche a puntare su presidenti di Regione catanzaresi, come Ferrara, Dominijanni, Olivo, Veraldi, Rhodio, Nisticò, Chiaravalloti, Loiero. 

Si può dire che con il mandato di Agazio Loiero (2005-2010) si è chiusa l’era della centralità politica di Catanzaro. 

La speranza è che se ne apra una nuova, non sappiamo quando.

Ma per ora siamo solo un Capoluogo “trasparente” a cui i nemici non mancheranno mai. (dg)