Infrastrutture e occupazione, Fast Confsal Calabria: Accelerare su progetti tenendo presenti priorità e necessità reali

Vincenzo Rogolino, segretario generale della Fast Confsal Calabria, ha ribadito la necessità di «accelerare sui progetti tenendo ben presente le priorità e le necessità reali di crescita dell’intera regione».

«E, in questa ottica – ha aggiunto – non deve essere trascurata, altresì, l’intesa siglata tra le Regioni per la distribuzione di circa 900 milioni sui 4,9 mld previsti per il programma denominato Gol (Garanzia di  Occupabilità dei Lavoratori) un insieme di voci che rappresentano , se adeguatamente trattati, un’opportunità irripetibile. Non è più tempo di scelte campanilistiche, non è più tempo per le scelte sbagliate, non c’è più tempo da perdere per far rinascere la nostra Calabria».

«Pochi giorni addietro – ha ricordato – in una lettera aperta al neo presidente Roberto Occhiuto e ai consiglieri neo eletti, scrivemmo che sarebbe stato necessario cambiare rotta e impostare una nuova strategia politica tesa a munire la nostra regione di infrastrutture serie».

«In buona sostanza – ha proseguito – abbattere ogni tendenza campanilistica tra le varie province e soprattutto di evitare le  beghe di partito che tanti danni hanno arrecato in passato al nostro territorio, sarebbe auspicabile. Evidenziammo che le risorse previste nel Pnrr richiedono una organizzazione seria con tecnici di livello ed economisti in grado di individuare le priorità.  Citammo anche il ruolo importante di Rfi che, attraverso cospicue risorse finanziare, ha previsto l’apertura di una serie di cantieri lungo le nostre direttrici ferroviarie».

«A tal proposito – ha proseguito ancora – sostenemmo che quest’ultimo impegno economico previsto da Rete Ferroviaria Italiana  dovesse essere  sostenuto e agevolato da tutte le forze politiche, sociali e imprenditoriali calabresi. Sostenemmo che, anche alla luce di esperienze dirette, uno dei partener affidabili su cui puntare dovessero essere le società del Gruppo FS come RFI e Italferr, ma anche l’Anas. Infatti qualche anno fa, quando si trattò di realizzare l’elettrificazione della tratta Melito PS-Reggio Calabria che poi rappresentò il volano per la realizzazione della “Metropolitana di superficie Melito-Reggio-Rosarno, nelle vesti di  presidente della 2 commissione istituzionale “Assetto del territorio” della provincia di Reggio Calabria registrai con grande soddisfazione che i lavori furono ultimati ben tre mesi prima dalla scadenza prevista».

«Un risultato importante per il territorio – ha spiegato – ma anche per la classe politica che si spese notevolmente a sostegno di quella metodica. Un ruolo importante l’ebbe, appunto, l’allora Ente Provincia di Reggio Calabria che seppe creare le sinergie tra le varie componenti interessate alla realizzazione dell’infrastruttura. Ed è da questo assunto e da questo modello che occorre ripartire; avere un partner affidabile con il quale ragionare potrebbe apportare grandi benefici ai calabresi. La Regione deve saper coordinare, supportare e decidere il da farsi».

«Il dibattito aperto sul tracciato dell’AV non ci preoccupa più di tanto – ha detto ancora –. È bene tenerlo vivo, ragionare sui costi/benefici, sulla sostenibilità per le popolazioni e per l’ambiente. La scelta è un onere che ricade  interamente sulla classe politica ma sulla base di precisi parametri».

«L’importante – ha concluso – è che non nasca un conflitto campanilistico e di interesse territoriale, che non gioverebbe  ad alcuno, ma servirebbe solo a rimandare indietro le risorse non investite». (rrm)

È BASSA LA SCOLARIZZAZIONE IN CALABRIA
E NEGLI OCCUPATI IL DIVARIO PESA MOLTO

di FRANCESCO AIELLO – Scolarizzazione degli occupati: bassa nel Mezzogiorno, alta nel Centro Nord. Tre importanti risultati possono essere ottenuti analizzando i livelli di scolarizzazione degli occupati in Italia. Innanzitutto si osserva come nel corso del tempo si sia assistito ad un generalizzato aumento della scolarizzazione degli occupati: è diminuita la presenza degli occupati con bassa scolarizzazione (al massimo la licenza media) e parallelamente è aumentata quella degli occupati con alta scolarizzazione (laurea).

La sintesi è che la scolarizzazione media degli occupati italiani è passata da 11,4 anni nel 2005 a 12.6 anni nel 2019 (+10%). Una seconda indicazione riguarda la persistenza di divari territoriali dell’educazione degli occupati: il ritardo del Mezzogiorno è di circa 3-4 punti percentuali rispetto alla media del paese (-7% rispetto al Centro che è l’area più virtuosa). Infine, la scolarizzazione degli occupati è fortemente e positivamente correlata con la produttività del lavoro: regioni con mercati del lavoro in grado di occupare lavoratori più scolarizzati sono regioni con elevati livelli di produttività del lavoro. Si tratta di elementi che aiutano a spiegare il ritardo di sviluppo del Mezzogiorno d’Italia e della Calabria.

Gli occupati per titolo di studio. In Italia, la quota di occupati con bassi livelli di scolarizzazione – al massimo la licenza elementare – era dell’8,6% nel 2005 ed è diminuita al 2,8% nel 2019 (figura 1). Occupati debolmente scolarizzati sono più presenti nel Mezzogiorno d’Italia (11,7% nel 2005 e 4,6% nel 2019) rispetto alle altre aree del paese (nel 2019 2% nelle regioni settentrionali e 2,5% in quelle centrali). A livello di singole regioni, la Calabria registra nel 2019 la quota più elevata (6,5%) di occupati con nessun titolo di studio o con la licenza elementare (che è circa 4 volte maggiore del dato (1,7%) del Friuli Venezia Giulia).

 

Lo scenario non cambia quando si considerano i dati relativi alla licenza media: in Italia, dal 2005 al 2019 si registra una riduzione di 5 punti percentuali degli occupati in possesso della licenza media (dal 32% del 2005 al 27% del 2019). Nel 2019, la presenza di occupati con licenza media è più marcata nel Mezzogiorno (un occupato su tre) e oscilla tra il 24,5% del Centro e il 28% del nord est. In Calabria, nel 2019 il 27% degli occupati possiede la licenza media (erano il 31% nel 2005). Tra le singole regioni italiane, i valori estremi nel 2019 si hanno in Umbria (20%) e in Sardegna (36%).

La sintesi è che in tutte le regioni si è osservata una riduzione della quota di occupati in possesso di bassa scolarizzazione (almeno la licenza media). Essi comunque sono ancora più presenti nelle regioni meridionali.

Il contrario si è verificato con i livelli più alti di scolarizzazione: la percentuale di occupati con il diploma di maturità o la laurea è aumentata in tutto il paese, ma in modo non omogeneo. Nel corso degli ultimi 15 anni, in Italia la quota di occupati laureati è aumentata di 8,7 punti percentuali, passando dal 14,7% del 2005 al 23,4% del 2019. La variazione massima (+9,6%) si è avuta nel Centro (dal 17,3% del 2005 al 26,9% del 2019), cui segue il Nord (+9%) e il Mezzogiorno (+7%). In Calabria, gli occupati con laurea erano il 15% degli occupati totali nel 2005 e il 22% nel 2019.

I dati rilevano come sia cambiata nel corso del tempo la presenza relativa di laureati nelle diverse aree del paese: nel 2005 nel Mezzogiorno d’Italia la quota di laureati (14,3%) è simile alla media nazionale (14,7%), maggiore del valore del nord ovest (13,6%) e minore del Centro (17,3%). Di interesse è rilevare il dato della Calabria, in cui il 15,5% degli occupati nel 2005 era in possesso della laurea (maggiore del dato di quello registrato in tutte le circoscrizioni del paese, figura 1).

Una conclusione che può essere ricavata da questi dati è che ovunque si è assistito ad un aumento della capacità del mercato del lavoro di occupare profili con elevata scolarizzazione. Queste variazioni sono state però a diversa intensità a livello territoriale: la crescita è stata bassa nel Mezzogiorno e alta altrove.

La scolarizzazione in media. Al fine di ottenere un indicatore di sintesi dei dati disaggregati per titolo di studio è utile considerare la media ponderata degli anni di scolarizzazione degli occupati.[1]

Nel 2019, la scolarizzazione è pari in media a 12,6 anni in Italia, registrando un incremento del 9,9% rispetto al valore (11,4 anni) del 2005 (figura 2). Nel Mezzogiorno, la scolarizzazione degli occupati è uguale a 12,2 anni nel 2019 (-3% rispetto alla media nazionale e -7% rispetto al centro), mentre era pari a poco più di 11 anni nel 2005. L’incremento nel tempo è stato, quindi, del 10,3% (figura 3). In Calabria, gli occupati del 2019 hanno trascorso a scuola/università 12,2 anni (-2% della media nazionale, ma -9% e -7% rispetto al Lazio e all’Umbria, rispettivamente). Rispetto al 2005, gli occupati calabresi nel 2019 sono più scolarizzati (+8,8%), ma gli incrementi della scolarizzazione che si sono registrati in regione sono minori non solo rispetto al dato nazionale, ma anche di quelli osservati nelle altre regioni meridionali (ad eccezione dell’Abruzzo) (figura 3).

Legame con i divari di produttività.  Poiché è ampiamente dimostrato come la crescita economica sia trainata dalla qualità del capitale umano (di cui la scolarizzazione è un’importante componente), è interessante capire la relazione esistente tra produttività e scolarizzazione tra le regioni italiane. La figura 4 conferma la presenza di un’elevata correlazione positiva tra la produttività del lavoro e gli anni di scolarizzazione degli occupati delle regioni italiane nel 2005 e nel 2019: all’aumentare degli anni di scolarizzazione aumenta in media la produttività del lavoro.

Le regioni con livelli di scolarizzazione e di produttività maggiori alla media nazionale sono collocate in alto a destra della figura 4. Si tratta di alcune regioni del centro nord. Al contrario, in basso a sinistra si collocano   le regioni con livelli di scolarizzazione e di produttività minori della media nazionale: si tratta di tutte le regioni meridionali. Rispetto alla media nazionale, il mezzogiorno registra un ritardo della scolarizzazione degli occupati di circa 4 punti percentuali e una distanza di circa 15 punti percentuali dalla media nazionale. A fronte di un ritardo di 3 punti percentuali della scolarizzazione degli occupati, la Calabria sconta un gap di produttività di circa 20 punti percentuali. (fa)

[1] Si tratta della media ponderata degli anni di scolarizzazione necessari per ottenere un determinato titolo scolastico/universitario (5 anni per la licenza elementare; 8 per la licenza media; 13 per il diploma di maturità; 18 per la laurea). I pesi sono rappresentati dalla quota di occupati con quel titolo scolastico rispetto agli occupati totali.

[Francesco Aiello è professore ordinario di Politica Economica presso l’Università della Calabria. Attualmente insegna “Politica Economica” al corso di Laurea in Economia ed “Economia Internazionale” al corso di Laurea Magistrale in Economia e Commercio]

[Courtesy OpenCalabria.com]

REGIONALI, MEMORANDUM PER I CANDIDATI
PUNTARE SU 5 “T” PER CRESCITA E SVILUPPO

di FRANCO CACCIA – La data del voto per il rinnovo del consiglio regionale della Calabria non è stata ancora formalizzata. Sebbene in forte dubbio, l’ipotesi di tornare alle urne il prossimo 11 aprile resta ancora in piedi, ma probabilmente si voterà il 9 giugno.  A fronte di ciò, da partiti e movimenti politici, vecchi e nuovi, arrivano segnali solo in merito a tattiche di posizionamento. Del tutto assenti contenuti e proposte per comprendere la direzione di quale idea di Calabria propongono i diversi schieramenti per i prossimi anni. La politica non può e non deve limitarsi a gestire il presente ma, in particolar modo nella nostra regione, deve assumersi la responsabilità di essere strumento per la costruzione e la condivisione di un progetto di futuro, ambizioso e concreto, in cui tutti si riconoscono e tutti s’impegnano per realizzarlo.

Come intendono, i diversi schieramenti, invertire la tendenza e fare della Calabria una regione ricca di opportunità? Un tema di così vasta portata deve vedere, tuttavia, un impegno corale e multidisciplinare. Al confronto sul  cosa e come fare è chiamata anche la sociologia, scienza preziosa per la produzione di conoscenze non solo su bisogni e criticità del presente, ma anche sulle progettualità possibili per valorizzare risorse e le opportunità disponibili nei territori. Consapevole che il cambiamento non basta pretenderlo ma che bisogna costruirlo, di seguito la sintesi di un possibile sviluppo della Calabria centrato sulle 5 T: Talento- Turismo- Tecnologia- Territory-care- Tempo.

Talento – Trattenere i giovani e frenare la fuga dei cervelli è una priorità.  Molto devono fare le istituzioni preposte alla formazione(scuole-università), ma altrettanto devono fare gli amministratori locali. Fare dei nostri territori dei luoghi in un cui ognuno possa avere la possibilità di riconoscere e far crescere il proprio talento, comporta investimenti mirati con cui realizzare, anche a livello intercomunale, spazi polivalenti e opportunità per la pratica delle diverse discipline sportive ma anche per altre espressività artistiche quali la musica, il ballo, la danza, il cinema. E’ auspicabile altresì che nei diversi comuni, anche di piccole dimensioni, si sperimentino percorsi per la condivisione intergenerazionale di conoscenze ed esperienze.

Turismo – Le tante potenzialità del settore richiedono una nuova organizzazione dell’offerta che dovrebbe essere sempre più comprensoriale ed intersettoriale. L’obiettivo è mettere il turista nelle condizioni di conoscere molte più cose del nostro territorio e di fruire delle specificità dei luoghi: gastronomia ed artigianato. È altresì necessario un piano del settore che punti ad intercettare nuove forme di fare vacanza: turismo delle radici; terza età; turismo salutare e sportivo. Fondamentale la scelta di valorizzare gli 800 Km di costa con la costruzione, in luoghi strategici, di moderni e funzionali porti turistici.

TecnologiaIl Recovery Plan destinerà ingenti risorse economiche ad interventi per la digitalizzazione e l’innovazione tecnologica. Potrebbe essere questa l’occasione per recuperare i ritardi accumulati e dotare l’intero territorio delle infrastrutture necessarie a far funzionare al meglio i servizi pubblici nonché a sostenere la domanda di sviluppo delle imprese private. Molto importanti nei prossimi anni risulteranno anche gli investimenti in tecnologia legata all’economia green.

Territory-care – Incentivare e qualificare l’offerta di servizi territoriali per la cura della salute dei cittadini è diventata un’urgenza. Spazio a servizi capaci di assicurare una più efficace prevenzione ed in grado di favorire l’adozione di stili di vita salutari, causa principale della qualità di salute delle persone.    Fondamentale incentivare servizi di prossimità, quali i servizi per la cura a domicilio per persone anziane, sole e fragili. Si tratta di sostenere una certa idea di salute e di dignità della persona, ma anche di dare spazio ad un sistema di offerta che rappresenta uno dei principali bacini occupazionali dei prossimi decenni.

TempoLe idee ed i progetti camminano con le gambe delle persone. La storia insegna, vedi tempi e modalità di ricostruzione del ponte Morandi di Genova, che è la volontà la variabile decisiva. La politica e classe dirigente del territorio deve riuscire a fare, “presto e bene”, quanto necessario per rilanciare l’immagine e la qualità di vita della nostra regione. Nei prossimi anni la Calabria sarà chiamata a giocare una partita decisiva. Questa volta dobbiamo però puntare ad un solo risultato: la vittoria.

Restando nella metafora, le partite si vincono nella logica del gruppo e della squadra. Non è neutrale però la qualità dei componenti.  Al netto delle reazioni istintive per il colore della maglia attuale, avere un giocatore come Ronaldo rappresenta un punto di forza importante per il buon esito delle sfide. Ai partiti ed alle forze politiche il compito di selezionare una classe dirigente adeguata al ruolo ed alla comunità civile la responsabilità di controllare e partecipare. Il tempo della delega è finito, la Calabria, il suo futuro, ha bisogno dell’apporto dei calabresi. (fca)

LA REGIONE CON GLI INDUSTRIALI: 13 BANDI
PER LO SVILUPPO DELL’ECONOMIA CALABRA

Gli industriali calabresi sono il perno dello sviluppo dell’economia calabrese. Serve il loro impegno, la loro capacità di fare impresa, il comune obiettivo di rilanciare occupazione e attività industriale: uno sforzo che non può non avere il sostegno della politica regionale se si vogliono conseguire risultati concreti. È indispensabile una visione d’insieme per una pianificazione degli investimenti produttivi e una progettualità che risponda alle reali esigenze del territorio. È questo il senso del protocollo d’intesa tra Regione CalabriaUnindustria Calabria firmato ieri a Catanzaro per il lancio di una innovativa strategia competitiva della regione, con lo scopo di dare risposte alla crisi del Covid-19 e proporre nuove azioni di sistema.

«Sono orgogliosa che la Calabria sia la prima regione a dotarsi di uno strumento operativo, concertando una strategia di investimenti tra Regione l’Unione degli industriali locali» ha dichiarato la presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, che ha personalmente presentato al Consiglio generale di Unindustria le slide che hanno illustrato le 5 linee e i 13 interventi previsti per la predisposizione dei bandi.

«Si tratta – ha spiegato – di una innovazione di metodo per il lancio di una vera politica industriale della Calabria, che trova il suo cuore nella liquidità, nell’attrazione degli investimenti, nell’innovazione e nell’internazionalizzazione, accanto ad una serie di altre misure che nel tempo hanno già prodotto importanti risultati come il prestito d’onore, l’imprenditoria femminile e quella giovanile».

Soddisfatto il presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara, in quanto «oggi si scrive una pagina storica per il futuro della Calabria», sottolineando come «dall’inizio del mio mandato ho inteso avviare e potenziare il dialogo con la Regione e ho trovato grande disponibilità nella presidente Jole Santelli che si è dimostrata, da subito, sensibile alle esigenze degli imprenditori calabresi».

«Con la stipula del protocollo d’intesa – ha spiegato – per una strategia di rilancio dell’economia regionale, Regione Calabria e Unindustria Calabria condividono, per la prima volta, misure efficaci per lo sviluppo delle imprese calabresi».

«La sottoscrizione – ha specificato il presidente Ferrara – è stata preceduta da un’intensa attività di ascolto degli imprenditori grazie alla quale oggi abbiamo la possibilità di presentare, in completa comunione di intenti, progetti ed azioni volti al progresso del territorio e dell’economia calabrese».

«Miriamo – ha proseguito il presidente di Unindustria Calabria – alla creazione di una Calabria competitiva che passa inevitabilmente dal rafforzamento del tessuto produttivo locale che necessita, oggi più che mai in considerazione degli effetti della crisi causata dall’emergenza covid-19, di liquidità ma anche e soprattutto di una programmazione e di una visione in grado di attrarre investimenti, di potenziare export, di creare nuove occasioni per sviluppare imprese e autoimprenditorialità».

«Tutte le misure – ha concluso – sono state immaginate in un’ottica di crescita e di innovazione». (rrm)