Sposato (Opi CS) incontra direttore Asp Graziano per carenza infermieri

Il presidente di Opi Cosenza, Fausto Sposato, ha incontrato il direttore dell’Asp di Cosenza, Antonello Graziano, per parlare della «carenza cronica e diffusa di personale infermieristico, soprattutto nel periodo estivo in cui molti pronto soccorsi vengono presi d’assalto dai numerosi turisti presenti in provincia ed in regione».

«Sono aspetti – ha spiegato – di cui stiamo parlando da anni e che oggi emergono con una frequenza sempre maggiore. Si tratta di colleghi esasperati da anni di sacrifici e situazioni non più sostenibili. Questo fa sì che spesso si ricorre ad atteggiamenti e forme di proteste che potrebbero essere risolte attraverso il confronto con gli interlocutori istituzionali. Noi siamo vicini a tutti i colleghi ma, al tempo stesso, non possiamo avallare comportamenti non propriamente opportuni».

Al direttore Graziano «sono state presentate le difficoltà in cui versano alcune strutture di emergenza». Graziano, dal canto suo, ha preso a cuore la situazione “ed è immediatamente intervenuto disponendo l’assunzione di altro personale».

Lo stesso ha manifestato «la disponibilità a risolvere, per quanto di sua competenza, le criticità presenti invitando tutti gli operatori a comportamenti in linea con i regolamenti aziendali. Il confronto come momento di crescita e soluzione dei problemi senza esasperare gli animi e nel rispetto dei ruoli».

L’Opi di Cosenza «ha condiviso la riflessione del dott. Graziano e ne ha apprezzato la disponibilità nel risolvere le criticità manifestate. È l’inizio di un confronto sereno e costruttivo affinché si possano trovare soluzioni condivise e determinanti per migliorare la sanità provinciale. Se c’è confronto e si ragiona alla pari tra tutti, certamente non si verificheranno più gli stessi episodi». (rcs)

Sposato (Opi CS): Chi Governa prenda atto della crescita della professione infermieristica

«È tempo che chi governa i processi prenda atto della crescita della professione infermieristica che rappresenta, da sempre, un baluardo del sistema ed un valore aggiunto per i cittadini e le aziende sanitarie». È quanto ha dichiarato Fausto Sposato, presidente di Opi Cosenza, in occasione della Giornata Internazionale dell’Infermieri.

Il 12 maggio è diventata l’occasione per far sì che la professione infermieristica «parli di sé. Da troppo tempo – ha detto Sposato – gli infermieri aspettano quella svolta che passa attraverso il riconoscimento sociale e professionale. Eppure tutti i giorni ci confrontiamo con i ricoverati negli ospedali, con gli utenti dei servizi territoriali, con gli anziani, con gli altri professionisti della sanità, con i giovani che devono scegliere un lavoro, con tutti coloro che nel corso della propria vita hanno avuto modo di incontrare “un infermiere”».

Il talento degli infermieri – Arte e Scienza in evoluzione, è lo slogan scelto per la giornata dedicata interamente a loro. «“Slogan azzeccatissimo perché la nostra professione è anche un’arte, mescolata alla competenza ed alle conoscenze», ha detto Sposato, ricordando come «gli infermieri stanno  reggendo l’intero sistema sanitario nazionale e regionale, nonostante le criticità e le esiguità delle risorse sopperendo alle carenze organizzative e strutturali di un sistema che arranca. Siamo continuamente dalla parte del paziente».

Il presidente dell’Opi Cosenza, poi, ha parlato anche di «diritto alla qualità delle cure e delle prestazioni, di benessere organizzativo e lavorativo. Ancora oggi troppi infermieri sono vittima di aggressioni verbali e non».

«Oggi festeggiamo la giornata internazionale – ha detto ancora – un momento di riflessione sul futuro di questa professione che vive un momento di vera crisi di numeri. Eppure le soluzioni ci sarebbero».

Sposato ha citato poi l’articolo 4 del codice deontologico, Il tempo di relazione è tempo di cura. Conoscere il paziente, fare breccia nella sua corazza e dire che siamo dalla stessa parte è un momento importante di confronto e del prendersi cura della persona. Infine un passaggio sui nuovi decreti e sul PNRR che identifica la figura infermieristica come il principale attore del cambiamento, verso una sanità non più ospedalo-centrica ma verso la domiciliarizzazione delle cure».

«Come? Con gli infermieri di famiglia e di comunità che dovevano partire anche in Calabria. Le assunzioni previste erano poco più di 400 ma, finora, non è successo nulla. Peccato, perché continuiamo a perdere un patrimonio umano importante. I nostri giovani partono per l’estero, non più solo per il Nord. Dobbiamo invertire questa tendenza, troviamo un modo», l’auspicio del presidente Opi.

«In attesa che si avviino i test per il corso di laurea in Infermieristica all’Unical – ha concluso –. Si formeranno 75 studenti che saranno i professionisti del domani. Ecco perché insistiamo anche sulla formazione continua e sulla presenza sul territorio. Siamo impegnati in numerosi eventi formativi su tutto il territorio provinciale, non solo per fare formazione tout court ma per fare sentire la nostra presenza e la nostra vicinanza ai nostri iscritti». (rcs)

A Rende il Forum sugli accessi vascolari di Opi Cosenza

Prende il via domani, a Rende, all’Hotel San Francesco, il Forum sugli accessi vascolari organizzato da Opi Cosenza dall’Uoc Oncologia di Paola.

Una due giorni, dunque, in cui infermieri e chirurghi faranno conoscere e migliorare le pratiche cliniche sugli accessi vascolari a breve medio e lungo termine. Programma scientifico articolato in quattro sessioni: due il venerdì pomeriggio e due il sabato mattina con diversi ed importanti relatori.

«L’evento serve non solo a trasferire il know how richiesto per il posizionamento di un Picc, ma anche per creare una mentalità moderna ed europea relativamente a questa competenza infermieristica», ha anticipato il presidente dell’Ordine degli infermieri di Cosenza, Fausto Sposato. Che è anche presidente del congresso insieme a Gianfranco Filippelli e Francesco Sinopoli. Mentre il responsabile scientifico è Luigi Aloia.

«Più del 95 % dei pazienti ospedalizzati – si legge in una nota – sono portatori di almeno uno dei diversi tipi di device venoso, saper scegliere quello giusto per ogni esigenza terapeutica e del paziente, saperlo impiantare con la tecnica più adeguata, saper capire differenze e potenzialità volte a prevenire le complicanze è la chiave di svolta per un’assistenza infermieristica mirata, professionale e razionale».

Tantissimi i patrocini istituzionali e le aziende private, oltre che le associazioni impegnate sul territorio. Un nome su tutti: l’associazione dedicata ed intitolata a Jole Santelli, già presidente della regione Calabria. Le due sorelle apriranno la kermesse scientifica. (rcs)

Sposato (Opi CS): Riconosciuta agli infermieri l’indennità “cambio divisa”

L’ha definito «un momento storico» Fausto Sposato, presidente dell’Opi Cosenza, il riconoscimento di circa 50 indennità suppletive per il cosiddetto tempo del “cambio di divisa” perpetrato quotidianamente dagli operatori sanitari.

Un lavoro che è stato reso possibile grazie al lavoro dello studio legale Giuseppe Ferraro, che ha concretizzato una convenzione gratuita con gli iscritti dell’Opi.

L’azienda sta già pagando i primi infermieri. «È certamente una bella notizia ma probabilmente arriveranno, a breve, anche le altre sentenze correlate alla medesima situazione – ha detto Sposato –. Si è riconosciuto il diritto agli operatori: tutto ciò, ancora una volta, è merito del nostro Ordine che ha sposato appieno la questione, mettendo a disposizione dell’iscritto uno studio di consulenza legale gratuito».
Non solo: per Sposato, le battaglie legali continuano anche sul fronte dei “buoni pasto” e sull’ormai consolidato “demansionamento” professionale.
Si è intervenuti anche per gli infermieri non a posto con la formazione e addirittura con l’obbligo della Pec: circa 50 operatori sono stati ufficialmente cancellati dall’Ordine professionale perché non hanno aderito all’obbligo della posta certificata. La legge Gelli-Bianco non consente margini di manovra e l’Opi è stata costretta ad operare velocemente.
A tal proposito, Sposato ha sottolineato il lavoro di formazione che viene portato avanti. Stamane, ad esempio, al Museo del Presente di Rende, avrà luogo un nuovo incontro formativo con tutti gli operatori sanitari per uno scambio di informazioni più che attuale. Nel corso di “Expo senior 2022” infermieri, medici ed operatori sono impegnati ad ascoltare le relazioni dei prof e dei relatori sul tema: il decennio dell’invecchiamento in buona salute. Sarà presente anche Martino Rizzo, direttore sanitario dell’Asp.
«Ricordo ai nostri iscritti che per i crediti formativi Ecm occorre completare il debito entro l’anno – ha detto ancora Sposato –. L’Opi consente di seguire i corsi di formazione in presenza ma, chi è impossibilitato, può seguire anche in remoto, a distanza. In una eventualità di errore, le assicurazioni non proteggono il cliente se non ha completato l’iter di formazione ed i crediti. Ad ogni modo restiamo a disposizione di chi ha bisogno».
«L’Opi – ha concluso il presidente Sposato – è sempre presente su tutto il territorio, coprendo capillarmente tutti i presìdi sanitari e gli spazi democratici della professione». (rcs)

Sposato (Opi CS): Serve ricognizione del personale sanitario seria

Il presidente di Opi CosenzaFausto Sposato, ha evidenziato che «occorre svolgere una seria ricognizione del personale sanitario dal basso per stabilire la reale dotazione organica e stabilire, di conseguenza, quanti operatori servano».

Sulla querelle dei cosiddetti “imboscati”, Sposato ha sottolineato che in parte sussiste il triste fenomeno ma che, al tempo stesso, non si deve fare di tutta l’erba un fascio.
«Bisogna smetterla di sparare nel mucchio – ha aggiunto –. Una parte del personale non dovrebbe essere nel posto attuale ma sono talmente radicati, ormai da tempo, che spostare qualcuno comporterebbe ulteriore caos».
Ciò non giustifica l’allegra gestione avvenuta negli anni e che ha depauperato un patrimonio di operatori sanitari. Le motivazioni di Sposato risiedono nel “gap enorme creato in questi lunghi anni”. Moltissimi operatori sono andati in pensione e non sono stati sostituiti.
La soluzione può essere a portata di mano, per il rappresentante degli infermieri.
«È una questione di profili; si cambi il profilo in modo da liberare posti nelle dotazioni organiche – ha proseguito – e si dia il via libera a maggiori assunzioni. Chi non accetta, parimenti, lo si faccia tornare al profilo di assunzione originario».
L’importante è «non criticare a prescindere», perché «ci sono professionisti che lavorano nell’unità operativa che continuano a rimanere lì, nonostante le mille criticità emerse e la vetusta carenza di organico».
L’anomalia del sistema, per gli infermieri cosentini, è sempre legata al personale da assumere. Ecco perché il «giusto rimedio è una seria e reale ricognizione del personale che sosteniamo da anni». E, soprattutto, «occorre essere rigidi nella scelta dei dirigenti e nelle nomine che non possono più avvenire senza meritocrazia. Colpa della politica? È una situazione che persiste da troppo tempo», ha spiegato il presidente augurandosi che si volti pagina al più presto.
«Basta clientelismo. La Calabria è formata da tanti professionisti importanti e preparati – ha sottolineato –. In alcuni casi anche da eccellenze. Va fatta dunque una sostanziale distinzione tra le varie gestioni. Altra differenza va fatta tra la sanità privata e quella pubblica».
«In quella privata si cerca legittimamente il profitto. Nella sanità pubblica va garantito un diritto ed il personale deve essere messo in condizione di dare risposte. Da anni – ha detto ancora Sposato – assistiamo alla devastazione del budget ed ai soldi non spesi dalla regione senza troppe motivazioni. Noi infermieri continueremo a fare la nostra parte, nel rispetto dei ruoli».
«Qualche segnale incoraggiante sussiste, speriamo si cambi rotta – ha concluso –. Esempi? La riorganizzazione del dipartimento emergenza/urgenza sta andando nella giusta direzione anche se ci vorrà tempo. Si rifletta dunque su questo, sulla gestione manageriale più ampia e non solo sui ruoli e sulle mansioni di alcuni». (rcs)

L’OPINIONE / Fausto Sposato: Gli infermieri non sono operatori di serie B

di FAUSTO SPOSATO – Succede già da un po’ di tempo che si parla di emergenza/urgenza, soprattutto del 118 e della presenza del medico sulle Pet. Proprio in questi contesti si tende a sminuire la figura degli operatori presenti sulle ambulanze, infermieri ed autisti soccorritori, spesso considerati operatori di serie B, quasi dei laici.

Questa diminutio non appartiene alla nostra categoria che, è bene ricordarlo, proviene da formazione universitaria, si aggiorna costantemente, ha esperienza maturata negli anni ed è competente. Da più tempo assistiamo ormai a questo strano e triste fenomeno. Sembra che l’esito del soccorso dipenda dalla presenza o meno del medico senza tenere conto che gli operatori che fanno emergenza sono abilitati a farlo ed hanno competenze avanzate oltre a momenti di retraining.

Essere chiamati eroi fa anche piacere ma non può avvenire solo nel momento del bisogno per poi lamentarsi se non si trova il medico a bordo anche quando non è necessario. Nessun conflitto professionale (non è necessario)e ben vengano tutte le risorse possibili ma la riuscita di un intervento è un insieme di attività che dipendono da più attori e gli infermieri non sono da meno, fermo restando le competenze di ognuno.

Il messaggio sbagliato è quello che paradossalmente il cittadino sia stato abbandonato. Non è affatto così. Gli infermieri sanno benissimo cosa fare e quando intervenire. Eppure siamo trattati alla stregua di operatori minori, aggrediti e mortificati come se fossimo solo degli esecutori o degli improvvisatori dell’ultimo momento messi lì per caso. Questo fenomeno va molto di moda soprattutto fra chi non ha a cuore il sistema sanitario dimostrando, così, di non conosce nulla. Anche in altre regioni le Pet non sono medicalizzate pur avendo a supporto le auto con medici a bordo che intervengono in caso di effettiva necessità.

Per questo occorre rassicurare i cittadini sul fatto che sia gli infermieri che gli autisti soccorritori sono operatori qualificati e preparati, che seguono scrupolosamente tutti i protocolli nazionali e regionali. E poi, permetteteci, siamo professionisti tutti i giorni (Non a fasi alterne) in grado di fornire risposte ai pazienti ed a chi ne ha bisogno. Siamo front-line perennemente pronti e formati per intervenire.

È un retaggio culturale che non giova a nessuno. Bene sta facendo il Dipartimento salute della Regione nel valorizzare gli infermieri nei nuovi percorsi di accesso ai Pronto Soccorso. Da qui una nuova gestione che deve vedere tutti gli attori dell’emergenza/urgenza dalla stessa parte al fine di trovare le soluzioni migliori per fornire le migliori e tempestive risposte. Purtroppo molti bandi continuano ad andare deserti, il reclutamento non decolla e come Lea persistiamo nei ritardi ormai noti, che collocano  la Calabria agli ultimi posti in tutte le classifiche sanitarie.

Rivediamo tutti insieme il sistema sanitario, concretizziamo nuovi percorsi anche per il pronto soccorso e smettiamola, una volta per tutte, di mescolare ruoli, competenze e professionalità. L’emergenza deve essere gestita dal 118 e dal pubblico. Il terzo settore faccia il proprio e sia da supporto per tutte le altre attività della rete dell’emergenza. Tutto ciò che ne conseguirà sarà battezzato come sacrosanto momento di crescita. Per tutti. In difesa della professione, al fianco degli infermieri, con i pazienti.

La vera sfida è proprio questa: condividere i percorsi nel rispetto delle competenze di ognuno. Ma la sfida maggiore è rendere partecipi i cittadini ed educarli ad un nuovo modello di gestione degli eventi che non può mettere al centro le convinzioni anacronistiche di qualche populista ma che metta al centro il bene dei cittadini ed i loro effettivi bisogni, in modo sistematico. (fs)

[Fausto Sposato è presidente di Opi Cosenza]

PAOLA (CS) – Il convegno “Salute in carcere: aspetti giuridici e aspetti sanitari”

Domani mattina, a Paola, alle 9.30, nella Casa Circondariale, è in programma il convegno Salute in carcere: aspetti giuridici e aspetti sanitari. Confrontarsi per comprendere organizzato dall’Opi Cosenza in occasione della Giornata Internazionale dell’Infermiere.

«Il paziente detenuto è un paziente spesso con numerose comorbidità, tra le quali le patologie infettive la dipendenza e la patologia psichiatrica sono predominanti», ha spiegato il presidente dell’Ordine, Fausto Sposato.

«La gestione sanitaria è molto delicata e articolata: sono richieste infatti capacità di relazione con il paziente, il personale sanitario degli altri reparti ed il personale di Polizia Penitenziaria. La nostra Unità Operativa deve lavorare sia sul piano tecnico che dell’accoglienza, attraverso l’acquisizione e l’applicazione delle migliori evidenze scientifiche, il miglioramento delle relazioni fondato su sincerità ed empatia tra tutti i soggetti coinvolti», si legge nel razionale stilato insieme all’Asp di Cosenza ed al Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria.

«Tra gli obiettivi del nostro incontro formativo vi è quello di far conoscere la prevalenza delle varie patologie ed in particolare delle infezioni virali, approfondendo insieme ad esperti le evidenze riconosciute ufficialmente dalla comunità scientifica. Verranno anche illustrate azioni volte a diventare buone prassi per migliorare la qualità della vita del paziente detenuto durante e dopo il ricovero in Medicina Protetta. Cercare di dare una risposta globale alla persona detenuta malata è di fondamentale importanza nell’ottica di incrementare la compliance del paziente e rafforzare arricchendo di contenuti il “patto terapeutico”, presupposto ineludibile per qualsiasi progetto di cura», fanno sapere i partecipanti.

Diversi i relatori, molto articolato il programma scientifico. L’evento formativo è l’ennesima occasione, non solo per l’Opi di Cosenza, per porre al centro delle attenzioni tematiche attualissime e molto avvertite da cittadini, pazienti ed addetti ai lavori. (rcs)

Sposato (Opi Cosenza): Servono maggiori garanzie per gli operatori sanitari

Il presidente di Opi CosenzaFausto Sposato, ha chiesto maggiori garanzie per gli operatori sanitari e ha espresso preoccupazione per «una mancanza di visione della Regione che mette in crisi tutto il sistema».

«Perché rinnovare i contratti a 3 mesi – ha spiegato – quando le aziende hanno predisposto il piano ferie estivo dal 1 giugno al 30 settembre? Se il rinnovo dovrebbe scadere il 30 giugno che programmazione si può fare senza conoscere quale sarà il personale in servizio? Due sono le cose: si poteva prevedere un arco temporale di sei mesi ed oltre oppure chi governa questi processi improvvisa. Riteniamo che la Regione, su questo aspetto, navighi a vista senza, ad oggi, alcuna programmazione, anche per l’assenza di dirigenti delle professioni sanitarie in regione».

«A decidere – ha proseguito – sono i soliti che da anni hanno messo in crisi il sistema. Diamo dignità ai giovani che sono il nostro futuro. Investiamo su di loro, per un servizio sanitario diverso».

«Le risorse del Pnrr – ha continuato – prevedono ad esempio la digitalizzazione, l’umanizzazione delle cure, l’informatizzazione. Bene, ma l’età media degli operatori sanitari è di 54 anni; molti sono prossimi alla pensione e molti non sono in grado di ottemperare a tali importanti novità. Insistiamo allora sulle stabilizzazioni necessarie e non più rinviabili. Si attende ancora il completamento delle stabilizzazioni previste dalla Legge Madia, mentre tanti altri aspettano le stabilizzazioni promesse con il decreto Covid. È un loro diritto, si proceda spediti».

Sposato spinge sull’acceleratore anche sui mancati pagamenti: «La Regione si faccia garante del premio Covid non percepito, non è più possibile navigare a vista con le professioni sanitarie continuamente mortificate. Tra l’altro – ha aggiunto Sposato – alle note criticità si uniranno altre criticità con l’arrivo degli sfollati dalla guerra. bambini, dializzati, malati oncologici avranno necessità di risposte ma se il sistema non è governato come si può fare?».

Il presidente dell’Ordine degli infermieri ha chiesto più volte un incontro con il governatore Roberto Occhiuto e con il direttore generale della regione Calabria: «L’anomalia persistente è che manca, ancora, l’osservatorio delle professioni sanitarie. Vorremmo dire ai nostri amministratori – la chiosa – che si parla di case della salute e di ospedali di prossimità ma se non ci sono i numeri e manca il personale come si può investire in tutto ciò? Sussistono le graduatorie? Assumiamo allora perché siamo esausti, tutti gli operatori sono esausti».

Gli infermieri restano in prima linea, ma per quanto tempo ancora prima che «il sistema crolli?», si chiede Fausto Sposato.

Da qui l’appello: «Si ragioni tutti insieme, non si può ad esempio lasciare soli i commissari delle Asp addossando loro fin troppe responsabilità e con la scure del non rinnovo sulla testa, non va bene. Occorrono politiche mirate, obiettivi a breve, medio e lungo termine con personale di qualità. Con professionisti giusti al posto giusto per tutelare la salute dei cittadini calabresi», il grido d’allarme degli infermieri che chiedono, anche, una «seria ricognizione dello stato attuale del sistema sanitario e del personale. Il cosiddetto management di mezzo? In Calabria non esiste. Decidono in tre, quattro. Restiamo dunque in attesa ma se il buongiorno si vede dal mattino…». (rcs)

L’appello di Opi Cosenza: Sostenere gli operatori sanitari nell’era dell’aggressività verso la persona e la professionalità

«Sostenere gli operatori sanitari nell’era dell’aggressività verso la persona e la professionalità». È l’appello lanciato dall’Opi Cosenza, nel corso dell’incontro, convocato dal presidente Fausto Sposato, per fare il punto e capire come muoversi, dove andare, cosa fare.

30 milioni di euro spesi dallo Stato per le aggressioni agli operatori sanitari. Oggi più che mai la relazione tra paziente ed infermiere diventa snodo cruciale. L’89% degli infermieri ha ricevuto quantomeno una minaccia, non solo verbale. Con conseguenti danni fisici e morali. Un operatore su due è interessato. I motivi? La carenza ormai atavica di personale, le false notizie sui servizi sanitari non all’altezza e l’aspetto psicologico del parente/paziente/cittadino. Senza parlare dei tempi di attesa, delle mancate risposte, della malasanità.

«La violenza nei confronti degli operatori sanitari, comprende atti, abusi che pongono in situazione di disagio a volte anche grave il benessere e la dignità della persona, del professionista. La violenza si manifesta in forma sia verbale sia fisica con rispettive conseguenze anche psicologiche. Spesso le aggressioni non vengono denunciate perché ormai considerate parte integrante del lavoro e per timore che l’episodio sia giudicato come indicatore di scarsa performance.
E le conseguenze sono enormi sia sotto il profilo professionale che privato», è emerso nel corso dell’incontro.
Sono intervenuti I responsabili scientifici Angela Greco, coordinatore infermieristico dell’Uoc Nefrologia, dialisi e Trapianto e Adriana Imbrogno dell’Uoc Radiologia dell’Ao di Cosenza.
«Come comunicare con empatia: decodificare, rilevare e gestire una richiesta d’aiuto – è il primo step con cui Angela Piattelli ha discusso pubblicamente –. Occorre investire nella comunicazione, creare percorsi formativi ad hoc e soffermarsi sulla cosiddetta prosmetica cioè la giusta distanza sociale».
«La violenza sugli operatori è un problema di rischio clinico?», è il secondo passaggio discusso invece da Maria Addolorata Vantaggiato. «Il rapporto di alleanza tra operatori e pazienti deve essere il nuovo obiettivo. Tolleranza zero, facendo capire al malato che gli operatori sono lì per aiutare», ha ribadito. Infine «la prevenzione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari e socio-sanitari: possibili linee di indirizzo» discusso da Ubaldo Comite.
«Da eroi si è passati a carnefici, ecco perché occorre adesso una presa di coscienza ed una maggiore tutela», il pensiero dell’avvocato.
Quindi spazio alla “tavola rotonda” ed alla discussione, moderata da Francesco Mannarino, con gli interventi dei giornalisti Arcangelo Badolati ed Attilio Sabato. Il primo si è soffermato sulla “medicina difensiva” e sull’evidente corto circuito tra le parti. Ripensando alle proprie radici. Sabato invero ha circoscritto il problema al “ricatto morale” con l’utilizzo maldestro dei social. C’è molto da fare ancora. Ma la strada tracciata dall’Opi sembra andare finalmente nella giusta direzione.
«L’obiettivo fondamentale è stato quello di portare all’attenzione i diversi aspetti dell’argomento in questione: rafforzare la prevenzione, individuando le principali aree di rischio in cui i volumi di attività sono tali da trasformarsi in terreno fertile per le aggressioni», hanno rimarcato gli organizzatori. (rcs)

RENDE (CS) – Sabato l’incontro “Sostenere gli operatori sanitari nell’era dell’aggressività verso la persona e la professionalità”

Sabato 12 marzo, a Rende, alle 8.30, all’Hotel San Francesco, è in programma l’evento pubblico Sostenere gli operatori sanitari nell’era dell’aggressività verso la persona e la professionalità, organizzato da Opi CosenzaOrdine degli Infermieri.

I responsabili scientifici sono Angela Greco, coordinatore infermieristico dell’Uoc Nefrologia, dialisi e Trapianto e Adriana Imbrogno dell’Uoc Radiologia dell’Ao di Cosenza. L’apertura dei lavori e la presentazione del corso sono appannaggio del presidente provinciale dell’Ao, Fausto Sposato. “Come comunicare con empatia: decodificare, rilevare e gestire una richiesta d’aiuto” è il primo step con cui Angela Piattelli discuterà pubblicamente. “La violenza sugli operatori è un problema di rischio clinico?”, è il secondo passaggio discusso da Maria Addolorata Vantaggiato. Infine “la prevenzione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari e socio-sanitari: possibili linee” di indirizzo discusso da Ubaldo Comite. Quindi, spazio alla “tavola rotonda” ed alla discussione con gli interventi di Arcangelo Badolati, Ubaldo Comite, Angela Piattelli, Attilio Sabato, Fausto Sposato e Maria Addolorata Vantaggiato. Modera e coordina tutti i lavori Francesco Mannarino.

«La violenza nei confronti degli operatori sanitari, comprende atti, abusi che pongono in situazione di disagio a volte anche grave il benessere e la dignità della persona, del professionista. La violenza si manifesta in forma sia verbale sia fisica con rispettive conseguenze anche psicologiche. Spesso le aggressioni non vengono denunciate perché ormai considerate parte integrante del lavoro e per timore che l’episodio sia giudicato come indicatore di scarsa performance. E le conseguenze sono enormi sia sotto il profilo professionale che privato», si legge in una nota degli organizzatori.

«L’obiettivo fondamentale – ha concluso – è quello di portare all’attenzione i diversi aspetti dell’argomento in questione: rafforzare la prevenzione, individuando le principali aree di rischio in cui i volumi di attività sono tali da trasformarsi in terreno fertile per le aggressioni». (rcs)