GIOIA TAURO: LO SVILUPPO PARTE DA QUI
ANCHE UN FILM PER RACCONTARE IL PORTO

Anche un film per raccontare le straordinarie potenzialità di sviluppo del Porto di Gioia Tauro. È innegabile che parte da qui la nuova fase di rilancio del Mezzogiorno. Forte della posizione strategica nel cuore del Mediterraneo il Porto di Gioia lo scorso anno è cresciuto in traffico del 25% e le prospettive, nonostante la pandemia, lasciano immaginare un segno in positivo. Dunque il Porto di Gioia Tauro e il suo cono di mare e di terra giù fino allo Stretto sono al centro di un progetto culturale di arte visiva: Vedrai ciò che prima desiderasti. Nuove visioni in contrappunto tra passato e futuro, cultura e innovazione. Un’ambiziosa quanto magnifica idea dell’Autorità Portuale di Gioia Tauro guidata dal suo Presidente amm. Andrea Agostinelli.

L’obiettivo del progetto, che sarà realizzato dal team di Open Lab Company SRL, è la produzione di un cortometraggio di promozione che racconterà in suoni e in immagini la bellezza e le peculiarità di uno scalo sempre più sostenibile e tra i più avanzati al mondo per tecnologie applicate, tornato dallo scorso anno agli onori delle statistiche per i risultati che hanno fatto registrare un balzo in avanti dei traffici di circa il 25%.
Uno short film per raccontare la bellezza “tecnica” del Porto, coniugata e declinata, in contrappunto, con l’altra bellezza, quella del territorio e del suo patrimonio culturale. Un collegamento evidente all’identità millenaria di uno dei luoghi più affascinanti e misteriosi al mondo, dove il mito si fonde ancora oggi con la leggenda. Su un’idea e con la consulenza scientifica di Patrizia Nardi, esperta in valorizzazione del patrimonio culturale e responsabile di importanti riconoscimenti Unesco, il film avrà la regia di Francesco De Melis, compositore e antropologo-cineasta formatosi alla scuola di Diego Carpitella, con al suo attivo numerosi e suggestivi lavori sul tema del mare.

«Le Autorità Portuali istituite con la legge 84/1984 – ha commentato Andrea Agostinelli, presidente dell’Autorità Portuale di Gioia Tauro – hanno fra loro compiti, oltre a quelli connaturati con la loro funzione logistica e commerciale, la valorizzazione delle attività del cluster marittimo anche in funzione della promozione della sua immagine, sia rispetto ai contesti di stretta competenza tecnica ed industriale che relativamente alla relazione con i territori. I porti sono e sono sempre stati, infatti, una risorsa economica, sociale e culturale di rilevante importanza per il Paese e questa progettualità è solo il primo passo per dare autorevolezza e riconoscibilità al Porto, anche nella relazione con il suo territorio.

«Il Porto di Gioia Tauro è un porto relativamente giovane, in questo momento in piena fase espansiva. Non ha alle sue spalle una città storica come la maggior parte dei porti italiani, ma si collega ad un territorio che esprime una ricchezza culturale importante, che questa Autorità vuole declinare e promuovere insieme alle peculiarità tecniche dello scalo. Nella ricerca di un filo conduttore e della necessaria relazione, anche identitaria, che il porto con il suo territorio deve necessariamente avere. E nella convinzione di dovere contestualizzare il Porto di Gioia Tauro nella storia industriale e commerciale, ma anche in quella culturale del Mediterraneo».

In un momento storico particolarmente delicato, il valore della relazione assume un significato importante e lo sguardo e l’attenzione al porto e alla sua comunità, a ciò che rappresentano nell’ambito di una politica di governance che vuole guardare oltre lo sviluppo industriale del sistema portuale, diventa una nuova piattaforma di dialogo dentro la quale far convergere passato e presente, economia e lavoro, cultura e storia identitaria.
Le riprese finalizzate alla produzione del film sono state realizzate grazie alla collaborazione di MSC e Grimaldi, dei terminalisti MCT e Automar e dei Comuni della Piana, del Segretariato Regionale del Ministero della Cultura, del Club Unesco di Scilla e del Flag dello Stretto. Per la promozione dello short film è in via di perfezionamento un importante piano di comunicazione nazionale ed internazionale.

Il progetto ha il patrocinio della Regione Calabria, Federazione Italiana delle Associazioni e Club Unesco, Città Metropolitana di Reggio Calabria, Città degli Ulivi, Città di Rosarno, Città di San Ferdinando, Grimaldi Lines, Mediterranean Shipping Company e avrà il patrocinio dei soggetti ministeriali di riferimento e di importanti contesti nazionali legati al mondo della cultura e del patrimonio culturale. (rrm)

L’OPINIONE / Patrizia Nardi: Ammettiamolo, pensiamo le stesse cose di Augias

Patrizia Nardi, già assessore comunale alla Cultura nella prima Giunta Falcomatà a Reggio, oggi responsabile Unesco per le macchine a spalla, ha postato su Facebook una riflessione, dopo le frasi di Corrado Augias. Merita di essere letta.
«Una terra perduta, irrecuperabile. Un sentimento, non un’affermazione politica.
Le parole sono dure, molto dure. E la prima reazione non può non essere altrettanto dura. Come quando ci si scotta con l’acqua calda e si ritrae istintivamente la mano.
Ma dopo la prima legittima reazione, subentra una riflessione: dovrebbe forse indignare, più che il merito della questione, il fatto che nessuno di noi lo abbia detto prima di lui? Credo di sì.
Perché, siamo sinceri: pensiamo anche noi quello che ha detto Augias. E lo pensiamo con terrore.
Perché è come se sapessimo di essere gravemente malati e lo negassimo a noi stessi.
Lo abbiamo pensato quando i nostri ragazzi hanno dovuto “scegliere” di andare a vivere altrove; difficile superare le dinamiche delle clientele, delle pressioni e dei condizionamenti, che qui sembrano essere la regola. Poi, per carità, è tutto bello: l’esperienza, il conoscere nuovi contesti. Ma è anche vero che si va via obbligati dalla mancanza di prospettiva di vita e di lavoro, di qualità della vita, nella maggior parte dei casi.
Lo abbiamo pensato quando siamo stati costretti a curarci fuori regione: i fatti sono sotto gli occhi di tutti, su tutti i giornali. Essere zona rossa per inadeguatezza delle strutture sanitarie non è cosa da poco.
Lo abbiamo pensato quando impietose telecamere hanno ripreso storie di criminalità e di degrado etico e sociale. Non ci siamo riconosciuti in certe atrocità che hanno fatto mancare madri, amicizie, affetti. Rimaste senza colpevoli.
Lo pensiamo quando riflettiamo sul fatto che la Calabria venga indicata come l’esempio da non seguire rispetto al governo dei territori, sui quali registriamo molti disastri amministrativi: 109 comuni sciolti per mafia su una popolazione di 1,9 milioni di abitanti, sono parecchi. Poi, le dovute eccezioni. E anche il forse eccessivo ricorso a questo provvedimento estremo. Ma sappiamo bene che la Calabria non sempre è la Svizzera.
Lo pensiamo quando i media parlano di noi soltanto per evidenziare ciò che è negativo: del resto, le ultime posizioni in tante classifiche ci diranno pur qualcosa.
Lo abbiamo pensato talmente tanto che, negli anni, sono stati più i calabresi che sono emigrati che quelli che sono rimasti, con numeri molto sostenuti anche negli ultimi tempi.
Lo pensiamo quando l’immagine che passa non è mai quella delle tante realtà che, spesso senza aiuti pubblici, riescono a raggiungere obiettivi di cui la Calabria non sa nulla e di cui dovremmo andare orgogliosi.
Lo pensiamo anche quando, solo per caso, sappiamo delle eccellenze nelle nostre università, nei nostri ospedali, che pur ci sono in una situazione ogni giorno sempre più allarmante.
E lo pensiamo quando riusciamo ad avere contezza della grande e vera bellezza del nostro patrimonio culturale, naturale, paesaggistico, in gran parte sconosciuto ai più e poco o niente valorizzato.
Non è forse vero tutto questo?
Su chi rivalersi, per tutto questo?
Su Augias? Non credo.
E non perché non pesi ciò che ha detto: reazione immediata è di sconforto e di condanna.
Ma poi, a pensarci bene, perché condannare chi, con distacco, ha detto una verità che noi tutti conosciamo?
Senza false ipocrisie, forse dovremmo cominciare ad ammettere i nostri limiti ma, soprattutto, credo che dovremmo cominciare a scegliere. Le situazioni e le persone, ciò che è bene e ciò che male. Con molto impegno, se non vogliamo che l’immagine strereotipata diventi estesamente reale.
Fra poco rivotiamo. Partiamo con il fare le scelte giuste, ancor prima che nella cabina elettorale. La Calabria deve individuare i suoi rappresentanti candidati tra le migliori competenze del territorio. Persone che possano rappresentarci, perché protagonisti di percorsi di risultato; perché completamente estranei alle trame criminali per le quali siamo conosciuti ovunque; con un’attività professionale e un percorso di vita che possa servire a dare un apporto di qualità, in una situazione estremamente compromessa.
La politica è servizio, sempre, e amministrare è un privilegio.
Non credo che scelte diverse da queste possano aiutare la Calabria.
Ma quanto meno si abbia, tutti noi, il coraggio di ammetterlo». (Patrizia Nardi)