Ponte, intesa tra Stretto di Messina e Ansfisa per progettazione sistemi di monitoraggio

Stabilire un organico rapporto di collaborazione tecnico-scientifica tra la Stretto di Messina e l’Agenzia, inerente lo sviluppo della progettazione esecutiva dei sistemi di monitoraggio del ponte durante la redazione del progetto esecutivo. È questo l’obiettivo del protocollo d’intesa firmato tra li direttore di Ansfisa – l’Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie e delle Infrastrutture Stradali e Autostradali, Domenico Capomolla e l’Amministratore delegato di Stretto di Messina, Pietro Ciucci, a margine di un convegno organizzato da Ansfisa a Bologna.

Il sistema di monitoraggio dell’Opera di Attraversamento assume una notevole rilevanza per il corretto funzionamento in esercizio della stessa lungo tutta la sua vita utile, a partire dalle fasi di realizzazione.
Ansfisa ha nella sua mission, tra l’altro, la promozione della sicurezza e della vigilanza sulle infrastrutture ferroviarie, stradali e autostradali e sugli impianti fissi.
Con le sue attività di regolamentazione normativa e di pianificazione e sviluppo del monitoraggio, che si affiancano all’attività operativa di controllo che svolge sul campo, Ansfisa svolge un ruolo di stimolo e di supporto per gli operatori, che sono tenuti ad assicurare la sicurezza delle infrastrutture che gestiscono, attraverso un percorso di responsabilizzazione sempre più compiuta e orientata ad un’azione costante di minimizzazione dei rischi. (rrm)

L’OPINIONE / Giusy Caminiti: Villa ha bisogno di certezze, non può consegnarsi al dubbio di un’incompiuta

di GIUSY CAMINITI – L’Amministrazione continua a lavorare, senza sosta, per tutelare il territorio e i luoghi che potrebbero essere interessati dall’opera ponte: abbiamo, infatti, deliberato il nuovo programma di valorizzazione di forte Beleno, a poche centinaia di metri dal sito del blocco di ancoraggio del ponte.

Una delibera che abbiamo annunciato all’amministratore della stretto di Messina, dottore Pietro Ciucci e che presto, non appena pubblicata, verrà trasmessa a tutte le amministrazioni competenti. Riprendendo un’attività cominciata da oltre un decennio, oggi la città di Villa san Giovanni vuole ripartire dalla sua storia e dopo l’apposizione del vincolo a Torre Cavallo, dopo la memoria dei Premi Villa, dopo la valorizzazione di Fontana Vecchia e delle filande, bisogna riprendere il progetto di sdemanializzazione di forte Beleno.

Sappiamo bene che la richiesta che porteremo avanti con il ministero della Cultura ed avendo seduti al tavolo tutti gli attori protagonisti, in un momento storico in cui il forte si gioca la sua stessa sopravvivenza, è di quelle che rendono l’obiettivo assolutamente sfidante.

Ma tante cose sono cambiate dal 2020: il Comune ha ottenuto un finanziamento di 1,5 milioni di euro per la sistemazione dell’area esterna del forte propedeutica all’acquisizione dello stesso; il Mic, il comitato borgo di piale e non da ultimo il Comune di Villa san Giovanni hanno posto al Mase tante e tali di quelle richieste per tutelare forte Beleno e conservarlo per la fruizione, che abbiamo creduto sia proprio questo il momento di dare un forte messaggio politico di appartenenza e riconoscimento dell’identità culturale della nostra città.

L’incontro con il dottor Ciucci, per il resto, non ha elementi di novità. Abbiamo ribadito all’amministratore delegato della Stretto di Messina, alla presenza dei consiglieri comunali di minoranza, la posizione espressa chiaramente nei due documenti presentati il 12 e il 13 ottobre scorso. Una posizione peraltro rappresentata nei due ultimi consigli comunali (cinque quelli tenuti sul tema ponte nel 2024) il 9 e il 23 ottobre: riteniamo che la mozione deliberata dal gruppo di maggioranza Città in Movimento (e dallo stesso presentata) sia in modo inequivocabile la posizione che tutti noi abbiamo declinato in mesi e mesi di impegno sul tema ponte e con chiunque abbia richiesto la nostra presenza.

Non siamo mai mancati a nessun tavolo, abbiamo chiamato assemblee cittadine, consigli comunali aperti, deliberati consiliari (sempre approvati da questa sola maggioranza) per dire che le carte progettuali in nostro possesso non ci consentono un giudizio di merito al Mase men che meno un parere al Mit sull’opera ponte. Il deposito degli atti da parte della Stretto di Messina il 12 settembre scorso non ha inciso sulla determinazione già assunta: manca un progetto definitivo per la Città perché manca la progettazione delle interferenze e il progetto di cantierizzazione.

Al dottore Ciucci abbiamo chiesto di anticipare a questa fase tutto ciò che la Stretto di Messina intende approfondire in fase di progettazione esecutiva. La città ha bisogno di certezze e non può consegnarsi al dubbio di un’incompiuta e tale dubbio resta fintanto che non saranno eseguiti gli studi specifici e di dettaglio che questo ente ha richiesto a tutela di Villa san Giovanni.

Da ciò muove la richiesta ai Ministeri deliberata in consiglio comunale il 23 ottobre scorso: richiesta di sospensione della conferenza istruttoria davanti al ministero delle infrastrutture dei trasporti fino al parere della commissione Via; richiesta di sospensione della conferenza davanti al ministero dell’ambiente per la valutazione di impatto ambientale fino al deposito degli studi e dei progetti specifici per villa San Giovanni; richiesta al Cipess di sospendere la dichiarazione di pubblica utilità dal momento che non è possibile individuare esattamente

l’area da espropriare che, certamente, (a progetto esecutivo redatto) sarà differente da quella attualmente individuata solo sulle carte. Adesso i tempi sono maturi per un deliberato consiliare chiaramente politico ma che abbia la forza tecnica e giuridica a sostegno di richieste accoglibili.
Al dottore Ciucci abbiamo spiegato nuovamente l’unica ragione che muove questa maggioranza consiliare: tutelare la città di Villa san Giovanni e garantire i diritti dei villesi ed a maggior ragione di ciascun espropriando. Nella misura in cui l’Ente riuscirà ad incidere in fase di conferenza dei servizi, riuscirà di conseguenza a rappresentare al meglio una comunità che, a prescindere dal sì o dal no al ponte, non vuole vedere morire la sua città. (gc)
[Giusy Caminiti è sindaca di Villa San Giovanni]

Ponte, firmato il Grant Agreement Ue per il cofinanziamento progettazione ferroviaria

È stato firmato, dalla Società Stretto di MessinaCinea – Climate, Infrastructure and Environment Executive Agency della Commissione Europea, il Grant Agreement  per il cofinanziamento europeo dei costi di progettazione esecutiva del ponte sullo Stretto di Messina.

Si tratta di un contributo a fondo perduto di circa 25 milioni di euro che copre il 50% dei costi di progettazione esecutiva dell’Opera, per la parte imputabile all’infrastruttura ferroviaria.

La proposta presentata dalla Stretto di Messina a gennaio 2024, attraverso l’adesione al bando Connecting Europe Facility for Transport (Cef-T 2023), è stata valutata positivamente da Cinea in quanto il ponte sullo Stretto di Messina è rispondente ai criteri selettivi previsti dalla Commissione UE rispondenti a: “Priorità e urgenza, maturità, qualità, impatto ed effetto catalizzatore”.

In particolare, la Commissione Europea ha evidenziato che il progetto è di interesse collettivo, dal momento che incide su tutti e quattro gli obiettivi definiti nella regolamentazione dei corridoi Ten-T, ovvero coesione, efficienza, sostenibilità e incremento dei benefici per gli utenti. Inoltre, la Commissione ha valutato l’iter progettuale in stato molto avanzato ed elevata la qualità del progetto attuale.

Tra i parametri valutati anche le positive ricadute socioeconomiche e ambientali del progetto, la riduzione dei tempi di viaggio, dell’impatto acustico e delle emissioni inquinanti. Positiva valutazione anche per la capacità del progetto di incrementare l’accessibilità e lo sviluppo economico di Calabria e Sicilia migliorando le connessioni.

La partecipazione al Bando Cef è stata coordinata dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che, tramite la propria Struttura Tecnica di Missione, svolge il ruolo di Associated Partner della Stretto di Messina.

«La sottoscrizione dell’Accordo di sovvenzione – ha commentato l’Amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci –unitamente al recente inserimento del Ponte nell’ambito del corridoio ‘Scandinavo-Mediterraneo’, da parte del Consiglio Europeo, conferma il ruolo strategico dell’Opera per l’Europa e pone le premesse per poter reperire ulteriori risorse a copertura dei costi di realizzazione dell’Opera, con concreta prospettiva di riduzione dell’onere a carico del bilancio dello Stato».

«Inoltre, l’intervento diretto della Commissione europea – ha aggiunto –, che garantisce la presenza di parametri di trasparenza e controllo sull’andamento gestionale delle attività di progettazione, realizzazione e gestione dell’Opera, potrà costituire anche volano per eventuali futuri interventi da parte del mercato».

L’OPINIONE / Pietro Ciucci: Da Associazioni e No Ponte affermazioni generiche

di PIETRO CIUCCI – Le osservazioni emerse sui media presentate dalle associazioni Ambientaliste e dai comitati contrari al ponte sullo Stretto, sono ancora una volta generiche, non circostanziate e non documentate. La documentazione predisposta dalla Stretto di Messina, per rispondere alle integrazioni richieste dal Mase sul progetto definitivo del ponte, è al contrario di quanto affermato, il risultato di un lavoro molto approfondito che ha coinvolto un gruppo di progettazione multidisciplinare costituito da società, professionisti e professori universitari di primaria rilevanza, in ambito nazionale e internazionale.

L’ambiente, la salute pubblica, il rispetto per la biodiversità sono priorità al centro del nostro progetto. Affermare, poi che il ponte è un ‘progetto ideologico, voluto politicamente, indipendentemente dalla sua utilità e realizzabilità’ è una mancanza di rispetto nei confronti del Parlamento e del Governo che hanno confermato la valenza strategica del ponte destinando importanti risorse per la sua realizzazione.

Impatto su avifauna: dati raccolti ornitologi di grande esperienza

I dati sul volume della migrazione nello Stretto sono stati aggiornati da parte di ornitologi di grande esperienza con una nuova campagna di monitoraggio tramite radar a scansione orizzontale e verticale. E incredibile l’affermazione relativa a “radar mal posizionati”. Le quote di volo riferite al livello del mare e misurate col radar verticale, hanno evidenziato che la quota media delle tracce diurne è stata di circa 750 metri, mentre la quota media delle tracce notturne è stata di circa 890 metri, quindi molto al di sopra delle strutture del ponte.

Il ponte non poggia su faglie attive

Tutte le faglie presenti nell’area dello Stretto di Messina sono note, censite e monitorate, comprese quelle del versante calabrese. I punti di contatto con il terreno dell’Opera, sulla base degli studi geosismotettonici eseguiti, sono stati individuati evitando il posizionamento su faglie attive.

Analisi Costi benefici: 3,9 miliardi di euro di Valore Attuale Netto Economico e Tasso di rendimento al 4,51%

L’analisi costi benefici, condotta seguendo le linee guida europee e nazionali, ha mostrato che la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina è in grado di contribuire in maniera molto significativa al miglioramento del benessere collettivo, apportando significativi benefici netti alla collettività nazionale, migliorando sia gli espetti economici sia quelli ambientali. I principali indicatori sintetici testimoniano un Valore Attuale Netto Economico (Vane) di 3,9 miliardi di euro (attualizzati 2023) e un Tasso interno di rendimento economico (Tire) del 4,51%, a fronte di un costo investimento 13,5 miliardi. A livello complessivo, tenuto conto dei trasferimenti modali in favore della ferrovia, nell’arco temporale 2024-2063, si stima una riduzione di circa 12,8 milioni di tonnellate di C02.

Traffico: anche per l’Autostrada del Sole si sosteneva che non c’era traffico  

Anche per l’Autostrada del Sole si sosteneva che non c’era traffico, al contrario per il ponte gli studi effettuati mostrano che già oggi il traffico complessivo Sicilia – resto d’Italia negli ultimi anni, tra il 2011 e il 2022, ha registrato per le diverse modalità di trasporto una crescita del 20,3% per i passeggeri e del 24,2% per le merci, nonostante la crisi economica del 2010/12 e gli effetti del Covid19. Il Ponte porterà un aumento dei passaggi dagli attuali 2,7 milioni di veicoli totali/anno a oltre 4 milioni di veicoli totali/anno.

“Effetto cumulo” considerato

Il  concetto di cumulazione degli effetti e la relativa considerazione per la messa a punto di mitigazioni che consentissero di ridurre gli impatti specifici ed anche quelli cumulativi, ha permeato le azioni di analisi, verifica e mitigazione di soluzioni territoriali e ambientali complesse, quali quelle di seguito elencate a puro titolo esemplificativo e non esaustivo: l’analisi degli stagni dei Ganzirri è stata incentrata in considerazione degli aspetti idrogeologici, di salinità, di influenza tidale, ecosistemici, comprese anche specifiche misure correntometriche per valutare l’interscambio trai due specchi d’acqua; i ripascimenti costieri sono stati valutati e selezionati in funzione di aspetti sinergici relativi all’idrodinamica costiera, agli aspetti litologici e a quelli degli ecosistemi marini; gli interventi idraulici sono stati prima analizzati e verificati tramite modello 2D e poi definiti progettualmente in funzione dell’idrologia, dell’idraulica della rete idrografica di superficie, dell’idraulica di piattaforma e anche della sostenibilità idrica; l’impatto e le soluzioni mitigative per il disturbo luminoso del ponte e dei cantieri sono stati valutati e sviluppati in funzione sinergica degli aspetti degli ecosistemi marini, della fauna marina, nonché dell’interferenza con gli uccelli migranti e del disturbo con quelli nidificanti; molti degli interventi di compensazione rivestono carattere sia naturalistico, che paesaggistico.

Naturalmente, come da prassi e normativa, anche le simulazioni numerico-previsionali acustiche e atmosferiche sono stata impostate ed eseguite inserendo e valutando il contributo cumulativo delle diverse sorgenti di inquinamento presenti all’interno delle aree di valutazione. I modelli di simulazione e di diffusione adottati per l’analisi dei vari impatti, unitamente ai dati di concentrazione inquinanti rilevati e reperiti dagli Enti per calibrare i modelli, hanno tenuto conto dell’effetto cumulativo.

L’opzione zero già valutata e scartata con studi comparativi

La valutazione dell’“l’opzione zero” è stata svolta nella fase progettuale di pertinenza, ovvero quella preliminare. Tale valutazione ha comportato il confronto tra i due sistemi di attraversamento dello Stretto, ponte e collegamento marittimo, finalizzato al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile nonché di integrazione e sviluppo territoriale.

La soluzione ponte è risultata fortemente preferibile alla soluzione del traghettamento potenziato, in particolare per il raggiungimento dei seguenti principali risultati: drastico abbattimento delle emissioni di gas di scarico; consistente riduzione dei tempi di attraversamento che per il traffico su ferrovia si riducono in media di oltre 2h e per il traffico su gomma di circa 1h; sensibile riduzione della congestione delle aree urbane; maggior grado di integrazione socioeconomica delle aree urbane dello Stretto; positivi effetti sull’economia e sul quadro occupazionale.

Salute Pubblica: non è vero che manchi uno studio approfondito

La relazione sulla salute pubblica predisposta, analizza i fattori di rischio per la salute pubblica associati alla realizzazione del ponte, con rimando agli specifici approfondimenti condotti nell’ambito delle altre componenti (Atmosfera, Rumore, Vibrazioni, Acque) considerate quali fonti di inquinamento per la salute pubblica. Valuta lo stato ambientale attuale nell’area di intervento e correla le cause di rischio potenziale per la salute pubblica con le opere in progetto, sia per la fase di costruzione sia per la fase di esercizio.

La relazione ha delineato quindi una valutazione previsionale dello stato ambientale concernente la salute pubblica e conclude che l’adozione degli interventi di mitigazione inclusi in fase di progettazione assolve il compito di garantire il mantenimento di un adeguato livello di protezione per la Salute Pubblica, grazie anche al Progetto di Monitoraggio Ambientale e al Sistema di Gestione Ambientale dei cantieri, quali efficaci strumenti di conoscenza e prevenzione del rischio.

Cantierizzazione: adottati criteri di salvaguardia dell’ambiente molto rigidi

Il progetto ambientale della cantierizzazione prevede, nel pieno rispetto della legislazione vigente, criteri di salvaguardia dell’ambiente molto rigidi che afferiscono agli impatti potenziali emersi per la fase di cantierizzazione dal processo valutativo del Sia. Le misure di mitigazione e le procedure operative di cantiere che si intende adottare riguardano vari ambiti tra cui: gestione del materiale di scavo, previsioni di impatto acustico e vibrazionali dei cantieri operativi e scavo delle gallerie, alterazioni di qualità dell’aria nei bassi strati dell’atmosfera, gestione dei rifiuti, tutela delle risorse idriche e del suolo, gestione delle acque di lavorazione, impatto luminoso,  gestione di eventi accidentali potenzialmente contaminanti, inserimento dei cantieri nel territorio. Si ritiene che le azioni mitigative previste attenueranno di molto/annulleranno il potenziale inquinamento ambientale generato dalla fase di cantiere.

Prima dell’apertura dei cantieri (fase ante operam), durante la fase di realizzazione del ponte e dopo la realizzazione del ponte (fase post operam), è prevista l’attuazione del Progetto di Monitoraggio ambientale che riguarderà sia le aree di cantiere direttamente interessate dall’Opera, che la cosiddetta “area vasta”, un’area  più estesa rispetto a quella strettamente interessata dai lavori.

Il monitoraggio delle componenti ambientali “in corso d’opera” consentirà di individuare eventuali cambiamenti ed intervenire tempestivamente in caso di anomalie  nella fase di costruzione.  Le componenti ambientali monitorate riguarderanno, tra l’altro, lo stato fisico dei luoghi e viabilità dei cantieri, l’atmosfera, il Rumore e le Vibrazioni, le acque, il suolo e il sottosuolo.

È importante sottolineare che i dati relativi al monitoraggio saranno condivisi con gli Enti di controllo attraverso una piattaforma informatica dedicata.

Infine, la previsione di Piani di Gestione Ambientale dei cantieri consentirà di definire l’organizzazione della cantierizzazione garantendo, anche attraverso l’interfaccia con il Piano di Monitoraggio, il controllo costante degli aspetti ambientali di cantiere.

Aspetti idrici cantieri: tempi di realizzazione delle opere previste per l’approvvigionamento idrico assolutamente coerenti con le fasi realizzative

Per l’approvvigionamento idrico dei cantieri del ponte sullo Stretto non saranno pregiudicate in alcun modo le forniture delle Città di Messina e Villa San Giovanni. Nell’attuale fase di aggiornamento del progetto definitivo, il progettista ha valutato uno specifico piano per la sostenibilità idrica dei cantieri. In un’ottica di ridondanza, anche al fine di seguire l’evoluzione temporale del cantiere, è stata individuata come soluzione ottimale la realizzazione di nuovi campi pozzi.

Si evidenzia che i quantitativi degli approvvigionamenti sono superiori ai fabbisogni dei cantieri e ciò consentirà l’immissione in rete di un surplus già durante l’esecuzione dell’opera, lasciando a disposizione delle amministrazioni comunali tale fabbisogno aggiuntivo. I tempi di progettazione, approvazione e realizzazione delle opere previste per l’approvvigionamento idrico dei cantieri del ponte sullo Stretto di Messina, sono assolutamente coerenti con le fasi realizzative e non determinano alcun allungamento dei tempi.

Studio di Incidenza Ambientale individua complesso quadro di specifiche misure di compensazione

La Commissione Tecnica di Verifica dell’impatto ambientale (CTVA) nel 2013 non ha espresso un parere negativo sulla Valutazione di Incidenza Ambientale (VIncA) bensì ha evidenziato, come esito della propria istruttoria, la sussistenza di un’incidenza negativa su alcuni siti della Rete Natura 2000. Al riguardo, si conferma che, nell’ambito della Progettazione Definitiva, lo Studio di Incidenza Ambientale è stato oggetto di una completa e profonda rivisitazione e integrazione che tiene conto dei criteri, delle modalità e delle procedure di analisi e sviluppo più aggiornate. Tale Studio tiene conto delle precedenti valutazioni istruttorie della CTVA e, a valle di tutti gli approfondimenti condotti e all’adozione di misure di mitigazione, individua un complesso quadro di specifiche misure di compensazione per far fronte alle incidenze significative negative residue, in linea con quanto previsto dall’art. 6 della Direttiva 92/43/Cee. (pc)

[Pietro Ciucci è AD della Società Stretto di Messina]

Ambientalisti e Comitato presentano un documento di 600 pagine contro il Ponte

Le modifiche promosse dalla Società Stretto di Messina per il Ponte sullo Stretto non vanno bene, per le Associazioni ambientaliste. Per questo nei giorni scorsi hanno presentato un documento di 600 pagine, redatto da una commissione di 600 esperti, al Mase, indicando le varie criticità riscontrate.

Faglie sismiche, aree protette, l’analisi dei costi/benefici, la biodiversità a rischio e la crisi idrica sono i punti su cui si sono concentrate le Associazioni Italia Nostra, Kyoto Club, Legambiente, Lipu, Man e Wwf Italia, insieme alla “Società dei Territorialisti” ai “Medici per l’Ambiente – Isde” e ai Comitati «Invece del Ponte» e “No Ponte – Capo Peloro”.

Queste 600 pagine «rafforzano» la tesi secondo cui il Ponte sullo Stretto di Messina «rimane un progetto dall’impatto ambientale gravissimo e irreversibile, non compensabile né mitigabile», si legge nel documento fornito dal Consiglio Regionale di Italia Nostra Sicilia.

Nel testo si sottolinea che il lavoro di analisi prodotto dalla Stretto di Messina contiene un “errore eccezionalmente» grave, ovvero, «la totale assenza di una valutazione della somma che i vari impatti connessi alla realizzazione dell’opera producono». L’assenza del cosiddetto «effetto cumulo» rappresenta «una palese violazione della normativa vigente, sia comunitaria che nazionale».

Inoltre, essendo il Ponte un «progetto ideologico», voluto politicamente, indipendentemente dalla sua utilità e realizzabilità, l’altra «palese violazione» è relativa alla cosiddetta «opzione zero» che non viene analizzata correttamente, in particolare nel rapporto costi (non solo economici, ma anche ambientali) e benefici tra fare o non fare l’opera, spiegano ancora le Associazioni, specificando che dal punto di vista economico, rappresenta «un buco nero nei bilanci pubblici».
Le Osservazioni documentano, poi, la presenza di «faglie sismiche attive e capaci nell’area interessata dall’opera», aggiungono le Associazioni, evidenziando che sarebbe «pesantissimo l’impatto sulla ricchissima biodiversità dell’area, in special modo sull’avifauna». Le Associazioni ambientaliste e i Comitati ritengono pertanto che la Commissione non potrà che chiudere il procedimento Via in corso «con parere negativo».
Molti i rilievi sugli aspetti di cantiere dell’opera e su quelli strutturali. «Rumori e vibrazioni – spiegano le associazioni – sono oggetto di puntuali controdeduzioni rispetto alle sottovalutazioni contenute nelle integrazioni dei progettisti che per le polveri hanno addirittura considerato aree di disturbo vicino ai cantieri per soli 50 metri. Si è poi ribadito come non ci potranno essere risposte rispetto alla tenuta dei cavi finché non si faranno i test che lo stesso progettista indica e come le risposte fornite in merito alle oscillazioni del Ponte non appaiono convincenti (in particolare in relazione all’attraversamento ferroviario)».
«Manca, poi – hanno rilevato – una approfondita e completa valutazione di impatto sulla salute pubblica».  Pesantissimo, poi, viene considerato dalle Associazioni l’impatto sulla ricchissima biodiversità dell’area, «in special modo sull’avifauna: nelle integrazioni prodotte dal proponente viene addirittura ignorata la presenza di alcune specie, di altre si sottostima la consistenza o si descrivono rotte e traiettorie sulla base di rilievi condotti con un radar limitato nella sua portata e mal posizionato».
Specifiche considerazioni, anche per gli aspetti paesaggistici e archeologici, sia sotto il profilo formale che sostanziale.
«Formale – si legge – perché si è illustrato come progetto e interventi connessi, compresi alcuni di quelli definiti “compensativi», siano incompatibili con la pianificazione paesaggistica (e i vincoli a questa relativi) delle Regioni Sicilia e Calabria; sostanziale perché si è contestato l’impatto visivo da rendering da agenzia immobiliare con giardini verdi, campi giochi e servizi a cornice di un’opera mastodontica».
«Ancora una volta l’approccio teso a minimizzare i problemi confligge con la realtà delle cose – affermano le associazioni –. Il Ponte continua ad essere un’opera non «trasparente» che inutilmente si cerca di far apparire «leggera», ben inserita nel paesaggio (come i fotomontaggi presentati vorrebbero far credere): un tentativo risibile a fronte del rapporto tra il dimensionamento dell’opera e quella dei luoghi in cui si vorrebbe realizzarla».
Le Associazioni ambientaliste e i Comitati «ritengono, pertanto, che la Commissione non potrà che chiudere il procedimento Via in corso con parere negativo. Le conclusioni delle Osservazioni prodotte, che per altro contengono un lungo elenco (sebbene parziale) delle «incongruenze» riscontrabili nelle integrazioni presentate dalla Stretto di Messina Spa, escludono persino la possibilità di un’approvazione con prescrizioni: qualsiasi prescrizione si volesse ipotizzare, infatti, non potrebbe mai superare l’enorme mole di problemi rilevati che andrebbero comunque risolti in via propedeutica e preventiva rispetto a qualsivoglia autorizzazione». (rrm)

L’OPINIONE / Giusy Caminiti: Le nostre osservazioni sul Ponte

di GIUSY CAMINITI – L’amministrazione comunale di Villa San Giovanni ha fatto la sua parte adempiendo ad entrambi i temini dettati dal Mit e dal Mase rispetto alle conferenze dei servizi in itinere sul collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria: lo abbiamo fatto dopo oltre tre ore di confronto in consiglio comunale, durante il quale abbiamo ribadito chiaro e con forza che il compito dell’ente è tutelare la Città e i suoi abitanti, perché oggi siamo chiamati ad esprimerci su documenti progettuali, su atti e non su ipotesi di sviluppo trasportistico e/o di crescita economica.

All’esito dei lunghi lavori consiliari, sulla base delle risultanze tecniche specifiche che assessori e consiglieri hanno rappresentato al consesso, arricchite dalla posizione politica espressa dal capogruppo Enzo Calabrò, si è fatta sintesi e sono stati inviati due differenti pareri ai due ministeri (ciascuno per le proprie competenze), che saranno portati in aula all’attenzione del consiglio comunale della prossima settimana per divenirne deliberato.
Al Mit, facendo seguito all’invio dell’8 luglio, sono state dettagliate con relazione e quadro economico le opere preliminari, quelle che il consiglio ha posto come prescrizione all’apertura dell’eventuale cantiere: le richieste hanno un costo di 135 milioni di euro e riguardano le reti idrica, fognaria, di pubblica illuminazione e la viabilità alternativa. A breve produrremo il costo del monitoraggio ambientale che la Città deve avere da subito, perché non si può correre alcun rischio su questo tema.
Al Mit abbiamo reiterato la richiesta di sospensione della conferenza istruttoria, già prodotta per ben due volte da questo ente, dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria, dal comune e dalla Città Metropolitana di Messina, «fino all’esito della procedura di Valutazione di impatto Ambientale, integrata con la procedura di Valutazione di Incidenza Ambientale e la verifica del Piano di Utilizzo delle Terre e Rocce da Scavo, nonché fino al termine di presentazione della cosiddetta progettazione per fasi costruttive progressive».
Al Mase abbiamo approfondito nelle nostre osservazioni alle controdeduzioni del proponente, punto per punto, il perché del giudizio insoddisfacente che è stato espresso, evidenziando la “non esaustività, omissività e parzialità delle stesse controdeduzioni, che non soddisfano la Città di Villa San Giovanni”. In poche battute, «le risultanze prodotte dalla SdM il 12/09/2024 non hanno incidenza sulle valutazioni che questo ente è deputato ad effettuare stante la mancanza di studi di dettaglio e progettazioni specifiche», tenuto presente che il progetto in fase di verifica è un progetto definitivo e che, come tale, deve obbligatoriamente avere definito tutti gli aspetti di fattibilità dell’opera, nonché tutti i dettagli relativi a singoli aspetti progettuali e di attuazione dell’opera stessa.
Si è osservato – ancora una volta – come vengano rinviati al progetto esecutivo indagini, prove e progettazioni di opere essenziali per definire in modo completo ed esaustivo la fattibilità dell’opera e la completezza della progettazione definitiva, specialmente per la Città di Villa San Giovanni sulla quale con il cantiere ponte incomberà, di fatto, un’interruzione netta della continuità territoriale, suddividendo la stessa Città in due parti.
In un simile contesto, stante l’incompletezza documentale, non siamo stati posti nelle condizioni di esprimere un giudizio di compatibilità ambientale né risulta essere possibile l’approvazione del progetto. In questi giorni abbiamo constatato che tutte le nostre obiezioni trovano riscontro in quelle degli altri Enti, segno che tutti, con grande senso di responsabilità, ci siamo approcciati ai pareri richiesti con metodo tecnico-scientifico, quello che invochiamo da quasi due anni, anche a costo di non essere stati all’inizio compresi.
Abbiamo detto e ribadiamo che l’istituzione farà fino in fondo la sua parte per la tutela del paesaggio e dell’ambiente, per la tutela dei diritti dei villesi, ed è chiaro il modo in cui lo stiamo facendo: ai tavoli tutti, per competenza, approfondendo ogni aspetto con cognizione e con l’aiuto di professionisti di altissimo livello, che hanno coadiuvato la nostra commissione territorio offrendo osservazioni per il primo deposito del 13 aprile, anche quelle, purtroppo, rimaste inevase. (gc)
[Giusy Caminiti è sindaca di Villa San Giovanni]

A Reggio successo per il convegno sul Ponte e le sue infrastrutture

Grande ha partecipazione ha riscosso il convegno sul Ponte e le sue infrastrutture, organizzato dall’Accademia Calabra e svoltosi al Museo del Bergamotto di Reggio Calabria.

Un’evento organizzato per cercare di informare correttamente i cittadini sulle infrastrutture che sono legate alla costruzione del Ponte sullo Stretto e che verranno realizzate, solamente ed unicamente, se questo verrà realizzato. Un percorso che, certamente, consentirà alla Calabria ed alla Sicilia di poter sviluppare tutte le sue potenzialità e che, nel passato, per carenze di infrastrutture, si è creato un gap denominato, nel tempo, Questione Meridionale.

Decine di anni a parlare dei problemi del Sud, della sua arretratezza, della mancanza di servizi, senza, però, riuscire a trovare delle soluzioni adeguate, pur avendo lo Stato impegnato tante risorse. La tavola rotonda è iniziata con l’intervento di apertura di Piero Gaeta, Caporedattore della Gazzetta del Sud, che ha anche moderato l’incontro, e con i saluti di rito di Alfredo Focà, direttore Comitato Scientifico Accademia Internazionale del Bergamotto, il quale è intervenuto sollevando il problema culturale che ha impedito la crescita delle regioni del Sud, a seguire Domenico Vecchio, presidente di Confindustria Provincia di Reggio Calabria, ha, invece, evidenziato di come sia importante il Ponte sullo Stretto e la sua rilevanza in tutto il territorio, con creazione di posti di lavoro e di crescita economica, Alberto Porcelli, Coordinatore Commissione Interdistrettuale Rotary Calabria, ha sollecitato una condivisione con le imprese che devono realizzare le opere in modo tale da fornire una collaborazione attiva e concreta.

Poi, la relazione di Giacomo Francesco Saccomanno, autore del lavoro editoriale “La Questione Meridionale… forse è la volta buona”, che ritiene il Ponte sullo Stretto come un catalizzatore di tantissime opere per come indicate nel suo libro. Lo stesso ha precisato di non voler parlare di ponte se prima non si avrà il Via, che il Ministero dell’Ambiente dovrebbe autorizzare entro il 12.11.24, e poi quella del Cepas, che dovrebbe essere concessa entro i successivi 30 giorni. Si è concentrato, segnalando una disinformazione dei media, sulle opere Rfi, individuando un intervento nei 7 anni di oltre 36 miliardi, di cui oltre 16 già finanziati, per 6 interventi per nuove opere in corso, 12 stazioni tra nuove e restyling e 216 km Ertms previsti, con la possibilità di raggiungere Roma in 4 ore. Si è appreso, anche, che l’Alta Velocità avrà due nuovi binari e che il tratto Battipaglia-Praia nella prima parte si trova con la progettazione esecutiva in corso (Battipaglia-Romagnano), nel mentre per i successivi lotti (Romagnano-Praia) è stato completato l’iter autorizzativo.

Così come, anche per la Galleria Santomarco l’iter autorizzativo è in corso. Nel mentre, per la tratta Paola-Cosenza e Paola-Reggio Calabria sono in corso le autorizzazioni per la definizione del progetto. Dette opere verranno completate ed attivate entro il 2030. A seguire, l’intervento di Matteo Mucci, Responsabile della Struttura Pianificazione Sviluppo Infrastrutture Area Sud Ovest Rfi, che ha confermato che senza il ponte le opere Rfi non si sarebbero realizzate e che ormai il percorso è iniziato e non si può tornare indietro. Ha evidenziato che oltre all’Alta Velocità si è iniziata l’elettrificazione della linea Jonica e che, nel contempo, saranno realizzate le linee di collegamento Metaponto-Sibari-Bivio S. Antonello, opera prioritaria, e la Lametia Terme-Catanzaro.

In tale contesto ci sarà anche l’adeguamento e velocizzazione della linea Jonica, tratta Sibari-Melito Porto Salvo. Il tutto per un impegno di spesa, nel tempo, di oltre 50 miliardi, oltre a tante altre opere di risistemazione e ristrutturazione delle linee vetuste. Una rimodulazione della rete ferroviaria dell’intera regione che servirà, appunto, per il collegamento stabile con la Sicilia, ove vi saranno altrettante opere.

Dopo un sereno dibattito e chiarimenti sulle opere, sui progetti, sui tempi e sui finanziamenti, il convegno si è chiuso con l’impegno di una azione informativa costante per evitare fake news e notizia fuorvianti. (rrc)

L’OPINIONE / Enzo Musolino: Integrazioni progettuali confermano inadeguatezza progetto del Ponte

di ENZO MUSOLINO – Le integrazioni progettuali e le precisazioni fornite dalla Società Stretto di Messina S.p.a., sulla base delle prescrizioni del Ministero dell’Ambiente, confermano l’inadeguatezza del Progetto “politico” denominato “Ponte sullo Stretto” e i limiti intrinseci ad una procedura raffazzonata, eredità dei precedenti tentativi dell’era berlusconiana.

Non c’è nulla di davvero risolutivo nelle ultime produzioni della Società committente, si apprezza, infatti, un continuo rimando ad altri elaborati e a precedenti pubblicazioni che consentono – retoricamente – di non affrontare le singole tematiche nel merito ma di rinviarle ad altro, al già detto, al già precisato.
È un tentativo mal riuscito per aggirare l’evidenza delle carenze tecniche e l’assenza di elaborati indispensabili per valutare tangibilmente l’impatto ambientale, sociale, politico, di un’opera “faraonica” che si caratterizza ormai per una certezza che è patrimonio di tutti gli attori coinvolti in buona fede: è un’opera inutile per il territorio.
Tutto ciò è necessario evidenziarlo anche in un contesto di valutazioni ambientali: come si fa, infatti, a pronunciarsi per la fattibilità e la sostenibilità di un “Ponte” che non unisce, che non serve le Comunità, che non è richiesto dalla Popolazione, che esprime interessi esogeni alle due Sponde dello Stretto? Come si fa a mantenere un profilo squisitamente tecnico anche a fronte delle lacune di un progetto “definitivo” appena abbozzato e di un futuribile progetto esecutivo cui è demandata la risoluzione di tutte le criticità?
Bisogna dire la verità: i fautori di questo obbrobrio sono indifferenti alla sicura devastazione di una Città, Villa San Giovanni e di un Quartiere, Torre Faro.
In queste condizioni “l’Ambiente” più importante da tutelare è quello riferito alle donne e agli uomini che “vivono” e che fanno vivere le proprie Comunità, e così la questione tecnica diviene immediatamente questione sociale, di sopravvivenza: il “Ponte” è estraneo allo Stretto, la cui unicità storico/spirituale/culturale è tutta fondata sull’attraversamento dinamico, sulla conurbazione millenaria, sulla commistione quotidiana di vite, di storie, di commerci, di professioni, di studi, e non sul tentativo di un “salto nel vuoto” – ad un’unica campata – che ha l’obiettivo dichiarato di bypassare Reggio, Villa, Messina e di appagare “appetiti” non meglio precisati di soggetti che nulla hanno a che fare con l’esigenza di unire la Sicilia e la Calabria.
Le ragioni “politiche” ed economiche di questo progetto stanno tutte nel Nord Italia, nell’ambito dell’offerta politica e della propaganda elettorale di una precisa forza politica:  la Lega Nord di Matteo Salvini, del Ministro delle Infrastrutture che, in questo caso, esprime un “conflitto di interessi” preciso: tra la funzione pubblica svolta come membro del Governo e l’interesse di parte proprio del “capo partito”.
E ad essere sotto attacco non è solo il “Territorio” delle due Sponde – vittima dell’ancoraggio (o, meglio, dell’arrembaggio) dei Pontisti, del “cantiere eterno” che occuperà  le due Città, degli espropri che allontaneranno la gente dalle proprie case, delle interferenze enormi tra i lavori mastodontici e il “vivere civile” che produrrà lo spopolamento di Villa e di Torre Faro –; ad essere sotto attacco è anche lo Stretto in sé, il suo destino di collegamento e transito, di “Via” prediletta per commerci e trasporti veloci, efficienti.
Negli ultimi mesi, infatti, il Circolo Pd di Villa San Giovanni, ha avuto importanti interlocuzioni con lo stesso Ministero dei Trasporti e con la Società MSC, e le valutazioni sui dati acquisiti sono, per noi, precise e inquietanti: il “franco navigabile” previsto nel progetto “Ponte sullo Stretto” non è sufficiente: molte navi porta container attualmente in navigazione e molte navi turistiche non potranno passarci sotto.
Il problema, va precisato, non riguarda solo il fenomeno del “gigantismo navale” proprio delle navi in costruzione in tutto il Mondo che superano gli ottanta metri di altezza, ma riguarda le navi attuali, il commercio e il turismo in essere: le navi non passeranno con un franco navigabile programmato di 65 metri. A questa altezza va aggiunto un ulteriore margine per compensare l’oscillazione verticale del Ponte e l’eventuale moto ondoso.
Non conta nulla – è una presa in giro! – dire che il franco navigabile diventa di 72 metri quando non ci passa su nessuno, quando è scarico, quando è chiuso.
Noi non abbiamo a che fare con un Ponte in astratto, con il “fantasma del Ponte”, ma con un’opera che sta andando in appalto e che viene costruita per ospitare il transito, a pieno carico, di automobili, di Tir, di veicoli pesanti di ogni sorta e, soprattutto, di Treni!
La vittima designata di questo vero e proprio “Muro” che stanno costruendo sullo Stretto è il Porto di Gioia Tauro, a vantaggio di chi?
Quanto detto basterebbe a cassare definitivamente ogni follia inerente questa procedura farlocca e pericolosissima. A tutto ciò, ovviamente, si aggiungono tutte le criticità specificatamente ambientali documentate dal “Mase” che le “integrazioni” della Società committente non hanno per nulla affrontato: rimandano tutto a dopo, al domani, al progetto esecutivo, agli interventi dell’appaltatore “in itinere”, alla risoluzione estemporanea dei problemi emergenti, ad un “praticismo” tragi-comico che sembra dar corpo al vizio più odioso di un certo spirito italico che immaginavamo ormai superato definitivamente, consegnato alle barzellette:
quel   “faso tuto mi” che – lungi dall’essere espressione di coraggiosa intraprendenza – negli intenti di Salvini e della Lega Nord sta diventando l’emblema del fallimento conclamato di un’operazione improvvisata, priva di studi seri e di valutazioni ponderate, indifferente alle esigenze dei territori, allergica al dibattito pubblico, che sta per “regalare” a Villa San Giovanni un provvedimento di “sfratto”, un ordine preciso: abbandonate le vostre case o rassegnatevi a respirare polveri sottili e inquinanti, dimenticate ogni speranza di sviluppo vero e sostenibile.
Ed infatti, anche ogni valutazione seria sull’impatto sanitario, di igiene pubblica, sulla salute dei cittadini, è assente dai progetti e dagli elaborati fin qui prodotti; anche questo aspetto è rinviato a dopo l’apertura dei cantieri:
si studieranno gli effetti nefasti di un cantiere così grande – impiantato all’interno di aree così densamente popolate – solo a cose fatte, a danni prodotti, a malattie respiratorie emerse… magari dopo le prime morti.
Un ultimo aspetto va segnalato: abbiamo evidenziato – nelle osservazioni iniziali prodotte nel contesto della procedura Via/Vas – come i cittadini siano stati presi in giro anche da un punto di vista economico e risarcitorio, nel contesto di una procedura ablativa – quella espropriativa – che sta lasciando in braghe di tela tanti villesi e messinesi che hanno visto svalutare il proprio patrimonio immobiliare da un giorno all’altro; patrimonio che non possono cedere, oggetto – già dal 2023 – di precisi e reiterati vincoli preordinati all’esproprio.
Abbiamo chiesto conto alla Società committente; abbiamo chiesto conto degli indennizzi previsti dalla normativa per questi “vincoli” apposti sulle abitazioni dei villesi e dei messinesi, abbiamo chiesto conto dei soldi versati, dei risarcimenti prodotti.
Bene, nelle risposte alle osservazioni, la Società committente, come di prassi, non fornisce dati e si limita a dire che gli espropri saranno indennizzati – sempre domani, sempre dopo – secondo le disposizioni di legge.
Nulla ci dicono del diritto pieno dei proprietari – già ora, già prima della dichiarazione di pubblica utilità dell’opera – di ottenere gli indennizzi normativamente previsti per il deprezzamento subito, per un vincolo operativo da tempo che blocca le compravendite, che trasforma la casa familiare, la residenza, la culla degli affetti, il progetto di una vita, in un ammasso di mattoni inutile destinato ad essere demolito, magari per far posto ad un assurdo e astratto “giardino verde”, come una “macchia colorata” posta nelle vecchie e polverose carte di un “finto” Progetto, buona per “compensare” – sotto i piloni del Ponte – la distruzione di una Comunità.
Il PD villese, in uno con queste considerazioni e denunce, ha riproposto al Mase tutte le analisi tecniche già documentate contro questa “follia” voluta dal si ideologico, augurandosi che il Ministero dell’Ambiente sappia fermare questo treno in corsa senza guida, né conducente valido, che sta per schiantarsi sul futuro della Calabria, della Sicilia, cui – per Decreto del Potere – deve bastare il “Ponte”, solo l’incubo del “Ponte”. (em)
[Enzo Musolino è segretario cittadino del PD Villa San Giovanni]

UN PONTE CHE DIVIDE ANZICHÉ AVVICINARE
NON C’È ACCORDO SU NULLA, COME SEMPRE

di BRUNO TUCCISi farà mai il ponte del “mai”, quello per intenderci che dovrebbe unire la Calabria alla Sicilia? “Sarà un’opera grandiosa, forse unica al mondo”, sostengono i fautori del sì. “Ci sono problemi ben più urgenti”, rispondono coloro che sono assolutamente contrari alla costruzione. Sono come due tifoserie delle curve di uno stadio di calcio. Polemiche roventi, discussioni a non finire, interventi di tecnici, ingegneri o architetti e la solita politica che non può mancare.

Da Villa San Giovanni alla Sicilia si dovrebbe arrivare in una manciata di minuti evitando così la noia di una traversata, il pericolo del mare agitato, le lunghe file d’estate nel periodo delle vacanze. Già, ma allora chi è che dice  sì o no e si oppone con determinazione a questo ponte di cui si parla da oltre cinquant’anni?

Ripetono i contrari: «Vi siete mai chiesti quali sono le infrastrutture in queste due regioni?». Quando sente ripetere un simile ritornello Matteo Salvini esce dai gangheri e replica a tono senza peli sulla lingua. Per lui, il padrino dell’opera, lo strenuo difensore della costruzione non ci sono dubbi: «Aiuteremo la disoccupazione, il commercio aumenterà, nel mondo si parlerà spesso del nostro paese per aver proposto e finito quest’opera».

Intanto, però, è stato stabilito un nuovo rinvio dei lavori. Braccio di ferro sul territorio che dovrebbe essere espropriato, incertezze su alcuni interventi collaterali che non possono essere rimandati. Allora, quanto si dovrà aspettare ancora? Chi lo sa? Probabilmente all’infinito per alcuni. Per altri, più ottimisti, prima di Natale. 

Ma le parole volano via con il vento, sono i fatti ad essere determinanti. Per ora, dunque i dubbi e le perplessità rimangono e non si possono nascondere. La sinistra strepita, ritiene che è assurdo pensare ad un’opera che non è prioritaria ed elencano   le necessità di cui il Mezzogiorno soffre da Napoli in giù. Alcuni esponenti politici calabresi e siciliani si accodano alla protesta della gente che ricorda ciò che manca con urgenza alla Calabria ed alla Sicilia. Per raggiungere l’isola in treno non c’è una strada ferrata che si rispetti. L’alta velocità è un sogno di là da venire nonostante le promesse. La statale jonica, famosa per essere fonte di disastri continui, spesso mortali, è ancora in alcuni tratti quella degli anni sessanta. Per arrivare da Taranto a Reggio ci vogliono otto o nove ore quando ti va bene. Meglio non parlarne se hai in mente di prendere un treno. 

In Sicilia, la situazione peggiora. L’autostrada principale porta da Palermo a Catania, ma è un miracolo se non trovi lunghi tratti di lavori in corso. Per il resto è buio fitto, come lo è se vuoi servirti della strada ferrata. «Perché con i soldi che dovremmo spendere per il ponte, non si viene incontro a queste impellenti  esigenze della popolazione?», ritengono i sostenitori del no. «Si vuole rimanere indietro di anni», rispondono coloro che sono a favore del ponte.

«Venga giù Matteo Salvini a toccare con mano se abbiamo ragione a torto», dicono chi non vuole più sentir parlare dell’opera “Mai”, ripetono con un asfissiante ritornello. La situazione si aggrava e diventa ossessiva se si apre una discussione sulla salute. Mancanza di ospedali, di medici, di infermieri, strutture vecchie ed obsolete, tanto è vero che i viaggi della speranza per andarsi a curare al Nord aumentano a vista d’occhio come la fuga dei giovani cha hanno pochissime possibilità di trovare un lavoro.

Ecco perché il ponte sullo stretto divide ancora una volta l’Italia. Non c’è un accordo su nulla. È impossibile per il momento trovare un’intesa. Così si rinvia l’inizio dei lavori, un ritornello che si ripete da mesi. In tal modo i milioni di euro rimangono nel cassetto con la buona pace dei sì e dei no. Ne discuteranno ancora i nostri figli e i nostri nipoti? Probabilmente. (bt)

L’AV IN CALABRIA COSTA PIÙ DEL PONTE
MA IL REALE IMPORTO È UNA INCOGNITA

di MASSIMO CLAUSI – La commissione Via (Valutazione di Impatto Ambientale) del ministero dell’Ambiente ha approvato il primo lotto del raddoppio ad alta velocità della linea ferroviaria Salerno-Reggio Calabria. Il primo tratto (1a), va da Battipaglia a Romagnano, 35 km. i due lotti successivi, 1b e 1c da Romagnano a Praia. I costi di questo lotto sono passati da 7 a 9 miliardi, prima ancora di cominciare i lavori (chissà a lavori finiti…).

È questo, è tutto quello che si sa dell’alta velocità in Calabria che rimane un vero e proprio rebus, nonostante il fiume di parole che si è speso sulla centralità di quest’opera. Opera che qualcuno ha definito “regina” del Pnrr visto che è il progetto più importante anche se nessuno sa con esattezza i costi precisi: le previsioni ufficiali per l’intero collegamento sono vaghe, variando da 22,5 a 29 miliardi, cioè fino al doppio del Ponte sullo Stretto di Messina.

Che l’opera, così come pensata, sia davvero così centrale per il Meridione è anch’essa una incognita. Basti pensare che il risparmio di tempo del primo lotto fra Roma e Reggio Calabria è di soli 30 minuti. D’altronde del progetto intero non risulta essere mai stata fatta un’analisi costi-benefici (Acb), nonostante sia prevista dalla normativa vigente.

Il vero problema è che cosa succederà dopo Praia a Mare, nell’alto tirreno cosentino, nessuno sa dirlo con esattezza, nonostante sia stato espletato il dibattito pubblico per permettere a cittadini, imprese ed associazioni di esprimere pareri sul tracciato. Circa un anno fa in un brevissimo comunicato alla Commissione Trasporti della Camera, un sottosegretario del ministero ha dichiarato che il secondo lotto del progetto, quello centrale destinato a collegare le città calabresi di Cosenza e Catanzaro, non era fattibile per insormontabili problemi di costi e di tempi dovuti alla situazione geologica e alle falde idriche del tracciato.

Si è deciso così di scegliere un tracciato alternativo, parallelo alla vecchia linea storica che passa dalla dorsale tirrenica, tagliando fuori di fatto tutta la zona jonica che giorni fa ha festeggiato i cinque anni del Frecciarossa Sibari-Bolzano nemmeno fossimo nel dopoguerra.

Il Pd sta provando con una serie di interventi sui media a chiedere chiarezza sull’opera. Soprattutto sui finanziamenti che dovrebbero, condizionale quanto mai d’obbligo, rinvenire dal fondo nazionale complementare. L’ex deputata, nonché membra della commissione trasporti della Camera, Enza Bruno Bossio ha parlato di dieci miliardi messi dal Governo Draghi sull’opera cancellati dall’attuale governo Meloni. «Né la Regione, né il Governo nazionale hanno mai dato una spiegazione sul perché per consentire la realizzazione dell’Alta Velocità in Calabria siano stati cancellati dal ministro Salvini circa 10 miliardi di euro che la ministra del Pd, on. Paola De Micheli, ha proposto nel bilancio dello Stato – e che il Parlamento su espressa volontà del presidente Mario Draghi ha confermato».

Sia lei sia la responsabile infrastrutture del Pd, Franca Sposato, hanno chiesto al presidente della giunta regionale Roberto Occhiuto di pretendere chiarezza dal Ministro Salvini al di là della retorica propagandista che nella Lega calabrese ha trovato una gran cassa. Arriveranno i treni in Calabria? (mc)

[Courtesy LaCNews24]