MEDITERRANEO, L’ITALIA PUÒ COMPETERE
MA DOVRÀ INVESTIRE SUI PORTI DEL SUD

di PIETRO MASSIMO BUSETTA – Una volta si chiamava Mare nostrum. Ed era un mare di civiltà sul quale si sono affacciati grandi Paesi e tutte le religioni monoteiste. I nostri progenitori lo percorrevano in lungo e in largo tanto che più che un mare era un lago che univa popoli .

In tale mare l’Italia è centrale fisicamente ma purtroppo si sta facendo sfuggire i traffici internazionali. Prima con la scoperta dell’America i porti atlantici sono diventati quelli fondamentali per i traffici con il nuovo mondo, poi con l’apertura del canale di Suez non si è riusciti a far diventare i porti mediterranei centrali perché quelli atlantici, malgrado la loro lontananza fisica sono riusciti a prevalere per la loro efficienza e la capacità di collegarsi via terra al centro dell’Europa  con collegamenti ferroviari, autostradali e aerei. 

Quindi la centralità dell’Italia è rimasta solo fisica, considerato che il Sud che doveva essere il luogo di attracco per le navi provenienti da Suez in realtà è rimasta un’area isolata. Il porto di Augusta, frontaliero a Suez, peraltro non utilizzabile anche per le scorie esistenti nei suoi fondali é rimasto non collegato con una linea ferroviaria veloce.  Ma che anche se fosse esistita avrebbe trovato nell’attraversamento dello Stretto di Messina un blocco difficilmente superabile, visto che il collegamento veniva fatto con i Ferry Boat. 

Ma anche Gioia Tauro, che non aveva il problema della strozzatura dello stretto di Messina, non è stata collegata adeguatamente con la linea ferroviaria al Centro Europa, per cui le maxi navi porta containers avevano più convenienza a percorrere tutto il Mediterraneo, attraversare il canale di Suez, costeggiare la Spagna, il Portogallo, la Francia, attraversare il canale della Manica ed arrivare poi ai porti dell’Europa del Mare del Nord, dai quali le merci, dopo essere state lavorate creando migliaia di posti di lavoro nei retroporti relativi, potevano essere trasportati nel centro Europa. 

In realtà l’Italia ha sempre puntato ai due grandi porti dell’ascella del paese, Genova e Trieste, che non sono mai riusciti a competere adeguatamente con Rotterdam, Amburgo e Anversa. Con investimenti importanti fatti in essi, forse meno giustificati di quelli non effettuati nei grandi porti meridionali che caratterizzano tutto lo stivale, da Napoli a Salerno, a Gioia Tauro a Messina, Taranto, Bari e poi di tutti quelli della Sicilia che da Palermo, Trapani, Marsala, Mazara del Vallo, Porto Empedocle, Gela arrivano fino a Siracusa, Augusta e Catania. 

Con la chiusura degli approvvigionamenti energetici dalla Federazione Russa, l’esigenza di guardare verso sud è diventata prioritaria e con essa la favola del Mezzogiorno Batteria del Paese. Cioè si è cominciato a capire che essendo a pochi chilometri di distanza dalla costa africana la Sicilia poteva diventare un territorio fondamentale di attracco per i vari oleodotti, elettrodotti, metanodotti che, partendo dal Nord Africa, ricca di energia fossile, sarebbe potuta diventare un punto di passaggio importante per portare l’energia alle aree produttive del Nord e magari anche al centro Europa. 

Tale approccio insieme alla favola di una seconda industrializzazione, dopo quella mancata degli impianti petrolchimici, è diventato fondamentale per illudere i meridionali che tali impianti avrebbero portato anche posti di lavoro. 

L’altro elemento che è diventato fondamentale è stato quello relativo agli impianti eolici e solari, che necessari portano però uno stravolgimento dello skyline delle realtà interessate e un consumo di suolo agricolo, per quanto attiene agli impianti solari, estremamente elevato. 

Tanto che recentemente si è pensato di permettere la costruzione di tali impianti soltanto offshore, cosa che è estremamente più costosa di quanto non si realizzano sul territorio. 

Il recente progetto che dovrebbe realizzarsi con il piano Mattei in realtà poco può fare se diventa una realizzazione che riguarda solo l’Italia. Con tutta la buona volontà che il nostro Paese può metterci è chiaro che se parliamo di accordi di cooperazione che aiutino l’Africa ad uscire dalla condizione di sottosviluppo in cui si trova, per evitare i flussi drammatici di emigrazione, che ci riguardano, ci preoccupano e rischiano di far saltare gli equilibri socioeconomici di tanti paesi dell’Unione Europea, dobbiamo guardare a dimensioni finanziarie di aiuti che certamente il nostro Paese da solo non può consentisi. 

Il rischio che lo scambio con l’Africa continui ad essere quello predatorio, che prevede l’acquisto di energia in cambio di risorse, che spesso si perdono a favore della nomenclatura di paesi ancora che non hanno ancora raggiunto o consolidato processi democratici evoluti e che non contribuiscono ad innescare quel processo di sviluppo necessario per creare un percorso autonomo di autosufficienza, è alto.

In tale contesto l’interesse della Cina per quest’area, conseguenza degli interesse per tutto il continente africano, rischia di consentire l’esproprio di un’area che naturalmente dovrebbe far parte di una zona teorica di influenza riguardante l’Italia. 

Mentre anche la Russia manifesta l’esigenza di affacciarsi sul Mediterraneo, per cui si capiscono  i grandi interessi di conquistare il Donetsk ucraino in modo che tramite Odessa, Mariupol, che si affacciano sul Mar Nero, arrivare al grande lago salato che si chiama Mediterraneo. 

In tale contesto geopolitico l’Europa sembra totalmente assente e sta guardare i conflitti che stanno avvenendo sulle coste del grande lago salato, come se non la riguardassero, mentre invece nascono da interessi ben precisi contrapposti di influenza in tali aeree. 

Se le politiche che il Paese vuole portare avanti riguardano lo spopolamento del Mezzogiorno, fornendo anche aiuti a chi si voglia trasferire, non investendo adeguatamente in tale realtà attraendo investimenti dall’esterno dell’area, infrastrutturando adeguatamente tale territorio, lavorando fin da adesso per mettere a regime i porti del Mediterraneo e della Sicilia orientale in maniera tale che all’apertura del ponte sullo stretto del 2032 siano già pronti, perché competere con Rotterdam non è un gioco da bambini, se tutto questo non si fa quando ci sveglieremo dal lungo sonno troveremo i giochi già tutti fatti e non potremmo che essere spettatori in casa nostra. 

Per guardare al Mediterraneo non basta solo affermarlo a parole o sostenere soluzioni parziali come quella di diventare il centro di formazione per i paesi arabi, o altre correte visioni ma parziali, ma è necessario un approccio sistemico, che guardi a tutte le variabili economiche e geopolitiche. Prima ce ne rendiamo conto e più facile sarà avere un ruolo. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

Calabria Straordinaria, Agostinelli (Autorità di Sistema Portuale) illustra opere strategiche

Andrea Agostinelli, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio, partecipando all’evento Calabria Straordinaria: Il Futuro del Turismo promosso dalla Regione Calabria, ha fatto il punto sulle infrastrutture portuali di sua competenza.

La manifestazione, svoltasi in Cittadella regionale, è stata l’occasione di confronto tra tutti gli attori del settore turistico, che hanno interagito tra loro in sei tavoli tematici, organizzati su diversi argomenti cruciali per lo sviluppo del territorio, come le infrastrutture e la mobilità, l’accoglienza, l’enogastronomia, il patrimonio culturale, i borghi, gli eventi, le bellezze del mare, della montagna e delle aree interne.

Al tavolo dedicato alle Infrastrutture e Mobilità, a cui hanno preso parte anche i vertici di Anas, Rfi, Trenitalia, Sacal, Assotrasporti, Assologistica, Asstra, Anav e Assarmatori, Agostinelli ha illustrato le opere strategiche di infrastrutturazione portuale dal punto di vista turistico e commerciale, soprattutto nei porti di Vibo Valentia Marina e di Corigliano Calabro, anche alla luce degli investimenti, recentemente presentati, di Baker Hughes. 

In particolare, Agostinelli ha parlato dei lavori relativi alla accessibilità al porto di Corigliano Calabro e quindi all’ulteriore sviluppo dell’infrastruttura portuale e del territorio di riferimento. 

Nel contempo, per il porto di Crotone sono stati illustrati i lavori relativi al collegamento alle darsene turistiche del Porto Vecchio, per dare altresì valore agli investimenti sulla nautica da diporto che l’Ente ha avviato, e anche ad un eventuale e futuro investimento per il collegamento tra il porto e l’aeroporto. (rcz)

L’OPINIONE / Giacomo Saccomanno: La sinistra europea e italiana dichiarano la morte dei porti italiani

di GIACOMO SACCOMANNO – Tante parole, proclami, visite, passarelle, impegni, promesse, ma nessun risultato! La notizia ultima è: l’Ue non torna indietro, l’Ets non verrà abrogata o modificata. La conseguenza è la morte dei porti italiani e, in particolare, di quello di Gioia Tauro. Va sottolineato che la sinistra europea non ha fatto alcun passo indietro sulla direttiva Ets (Emission Trading System), dimostrando così la precisavolontà di danneggiare l’economia italiana.

La direttiva Ets, infatti, è un sistema di scambio di quote di emissione di gas serra nell’Unione Europea, che mira a ridurre le emissioni di CO2 e ad affrontare il cambiamento climatico. Questa direttiva sta mettendo a rischio tutto il sistema portuale italiano e, in particolare, Gioia Tauro, che è uno dei principali porti del Mediterraneo per il trasporto di merci. Dopo una votazione folle da parte del PD e di 5Stelle, che hanno consentito all’Ue di approvare la direttiva, senza alcuna riflessione e difesa degli interessi italiani, pur in presenza di una negazione da parte della Lega, oggi, dopo la “scoperta” tardiva degli effetti devastanti della stessa, si sono riversati a Gioia Tauro tanti esponenti della sinistra, promettendo interventi e cambiamenti, ma, allo stato, non sembra che si sia fatto qualcosa ed, anzi, l’Ue fa sapere che non assumerà nessun provvedimento!

Vi è, pertanto, oggettiva preoccupazione da parte della Lega nei confronti delle politiche ambientali dell’Unione Europea e del loro pesante impatto sull’economia italiana. Specialmente dinnanzi alla evidenza che a pochi chilometri i porti sulla costa africana continuano a operare senza alcuna limitazione e, quindi, consentono l’utilizzo degli stessi senza alcun divieto. Emissioni che continueranno ad aggravare la situazione climatica e che, comunque, con l’applicazione della direttiva Ets si verrà a penalizzare solo le nazioni dell’Europa che hanno dei porti nel mediterraneo.

Una Ue che ha agito senza alcuna visione strategica e che, grazie anche al PD ed ai 5Stelle, porteranno alla possibile distruzione del sistema portuale italiano. Condotte gravi che non si possono dimenticare e che devono far riflettere sulla anomala rappresentanza italiana di tali partiti in Europa: invece di difendere la propria nazione consentono e partecipano all’emissione di provvedimenti in danno dell’Italia! (gs)

[Giacomo Saccomanno è commissario regionale della Lega]

PORTI E AEROPORTI, QUANTO POTENZIALE
SPRECATO PER SVILUPPO DELLA CALABRIA

di FRANCESCO COSTANTINOLa Calabria, pur essendo una regione prevalentemente montuosa, come già segnalato parlando della mobilità stradale, è circondata dal mare lungo le coste Jonica e Tirrenica per uno sviluppo di circa 740 Km. 

Sembrerebbe dunque vocata all’accoglienza di un consistente sistema portuale e invece così non è.

I porti di maggior rilievo sono localizzati a Reggio Calabria, Villa San Giovanni, Gioia Tauro, Vibo Valentia, Crotone e Corigliano. 

Il porto di Gioia Tauro, in particolare, si caratterizza come infrastruttura di livello internazionale.  Situato nel cuore del Mediterraneo, punto d’incontro fra le rotte marittime Est-Ovest e il corridoio 1 trans-europeo Helsinki – La Valletta; è il più grande terminal per il transhipment presente in Italia e uno dei più importanti hub del traffico container nel bacino del Mediterraneo.

L’infrastruttura è classificata di categoria II – classe I  ed è dotata d’infrastrutture e mezzi di banchina che consentono di accogliere le navi transoceaniche in transito nel Mediterraneo e di movimentare qualsiasi categoria merceologica. 

Il porto di Reggio Calabria è un porto di categoria II, classe II e per quel che attiene la definizione delle reti trans europee per i trasporti è incluso nella rete globale (Tent-T Comprehensive). Si caratterizza per la funzione di trasporto passeggeri associato a quello delle merci su convogli gommati ed è dotato di una modesta darsena per accogliere naviglio da diporto.

Il porto di Villa San Giovanni  è un porto di categoria II, classe II e rappresenta il principale nodo di collegamento marittimo tra la Calabria e la Sicilia, consentendo l’attracco delle navi traghetto operative nello Stretto di Messina per il trasporto di persone, veicoli gommati, commerciali e non, e convogli ferroviari.

Il porto di Vibo Valentia è un porto di categoria II, classe II, caratterizzato da una doppia funzione: commerciale e turistica. Esso è interessato da discreti flussi commerciali strettamente connessi alle attività produttive ed agli insediamenti industriali presenti sul territorio della provincia vibonese

Il porto di Crotone è il porto turistico calabrese con la maggiore dotazione di posti barca.  È un porto di categoria II, classe II ed è costituito da due bacini distinti, non comunicanti tra di loro. Il minore, situato nella zona est/sud-est della città, più antico, è denominato Porto Vecchio; il principale, situato nella zona nord della città, è denominato Porto Nuovo.

Il porto Vecchio, presenta destinazione prevalentemente diportistica e peschereccia a servizio della locale marineria. In ambito portuale è inoltre in esercizio un cantiere navale attrezzato per la costruzione di piccole unità di legno e per la riparazione e manutenzione di imbarcazioni da diporto.

Il porto Nuovo si caratterizza per la presenza al largo di piattaforme per la produzione di idrocarburi, collegate tra loro ed alla costa da condotte sottomarine. 

Il porto di Corigliano è un porto di categoria II, classe II con due darsene. Situato nell’omonimo golfo, è stato interamente ricavato scavando la linea di costa ed è dedicato soprattutto all’attività peschereccia registrando la presenza di un mercato ittico tra i più importanti del meridione.  Sono previsti ampi sbocchi verso una sua evoluzione anche come porto turistico.

Sono poi dislocate lungo le coste calabre altre strutture portuali e/o darsene o approdi, con utilizzazione prevalentemente orientata al turismo ma anche mista ad attività peschereccia e/o commerciale. 

In particolare la localizzazione delle anzidette strutture riguarda i centri di Diamante, Belvedere Marittima, Cetraro, San Lucido, Amantea, Pizzo, Tropea, Palmi, Bagnara, Scilla Saline Joniche, Roccella Jonica, Badolato, Catanzaro Lido, Le Castella, Cirò Marina, Cariati, Sibari.

Con riguardo alle densità di infrastrutture portuali la Calabria registra una distanza media tra un porto e il successivo pari a circa 49 Km risultando pertanto, contrariamente al contesto naturale, tra le meno presidiate d’Italia.  Ancor più sconfortante si presenta la situazione se si considera il numero di posti barca per chilometro di costa pari 6,3 posti/Km a fronte di una media nazionale di 20,5 posti/Km.

Alla luce dei dati statistici segnalati si conferma il ritardo della Calabria rispetto al resto d’Italia e si evidenziano, per converso, gli ampi margini di potenzialità di sviluppo in ragione della centralità del territorio regionale rispetto ai flussi di traffico marittimo che interessano il bacino del Mediterraneo sia in direzione Est-Ovest che in direzione Nord-Sud.

Una notazione a parte riguarda il porto di Gioia Tauro che aspetta di diventare un formidabile nodo intermodale integrato funzionalmente con l’area della Piana, soprattutto ora che è stato finalmente realizzato il gateway ferroviario ed è stata finalmente attivata formalmente la ZES.

È difficile accettare che l’imponente retroporto nonostante ricada nella ZES rimanga inspiegabilmente e sostanzialmente inutilizzato. 

Per quanto riguarda la mobilità aerea, non tutti gli aeroporti d’interesse nazionale risultano inseriti nelle reti TEN-T, e tra questi alcuni sono inseriti nel “core network” (Bergamo Orio al Serio, Bologna, Genova, Milano Linate, Milano Malpensa, Napoli, Palermo, Roma Fiumicino, Torino, Veneziaed altri nel  “comprehensive network” perché registrato oltre 1 milioni di passeggeri annui (Alghero, Bari, Brindisi, Cagliari, Catania, Firenze, Lamezia Terme, Olbia, Pisa, Roma Ciampino, Trapani, Treviso, Verona) o perché, pur presentando volumi di traffico passeggeri annui inferiore al milione di passeggeri, superano la soglia di 500 mila passeggeri annui e sono in possesso di caratteristiche quali l’unicità regionale o la collocazione in territori di scarsa accessibilità indispensabili per la continuità territoriale (Ancona, Pescara, Reggio Calabria, Trieste, Lampedusa, Pantelleria)

Dunque dei tre aeroporti calabresi, attualmente gestiti dalla SACAl sia l’aeroporto di Lamezia che quello dello Stretto fanno parte della rete “comprehensive network”, mentre l’aeroporto di Crotone ne resta escluso.

L’aeroporto di Reggio Calabria presenta un’offerta instabile oltreché inadatta a coprire i servizi minimi essenziali per le esigenze della vasta comunità dell’area dello stretto e da qualche anno registra un  traffico passeggeri, oltreché un numero di voli e di rotte, in costante diminuzione.

Le conseguenze più immediate risultano quelle collegate all’isolamento di un’area strategica quale quella dello Stretto, ed alla privazione del diritto alla mobilità e alla crescita economica della stessa area.

Quel che recentemente è emerso in ragione della prevalenza dell’interesse privato su quello pubblico, sostanziatosi con l’acquisizione illegittima della maggioranza delle quote azionarie della Sacal da parte dei privati, impone un cambio sostanziale della governance che non escluda la creazione di nuovi organismi di gestione.

Purtroppo, soprattutto per l’aeroporto dello Stretto, si perpetua una mancanza di strategie di sviluppo da parte della Regione e delle Città Metropolitane di Reggio Calabria e Messina, accompagnata da una conclamata scarsa autorevolezza della rappresentanza politica  locale sulla scena nazionale.

Emerge infatti la modestia delle politiche finalizzate ad ampliare il bacino d’utenza  migliorando l’accessibilità al servizio.

Prima della crisi collegata al Covid-19 la squilibrata governance della Sacal aveva creato le condizioni per privilegiare il solo aeroporto di Lamezia con un trend di crescita trainato anche dall’apertura di rotte internazionali e charter collegati al turismo.

Per Crotone l’apparente crescita del traffico passeggeri risultava collegata soprattutto ad un trend positivo estivo ed alla presenza sullo scalo della compagnia Ryanair  che aveva attivato anche un volo su Norimberga.

Attualmente anche questa struttura aeroportuale appare disattenzionata e a rischio chiusura.

Quel che appare più insopportabile, in un quadro generale di mobilità negata ai calabresi tutti, é che i cittadini dell’area dello Stretto possano essere privati di un diritto fondamentale quale quello alla mobilità, e che quando questo viene concesso debba essere pagato a prezzi insostenibili. 

Un pegno aggiuntivo che deve essere rifiutato così come deve essere rivendicato il diritto non comprimibile al collegamento con giusta frequenza ed orario, soprattutto con gli scali di Roma e Milano e senza trascurare le rotte più frequentate con gli altri aeroporti nazionali.

L’attuale condizione di arretratezza e di sottosviluppo in termini di mobilità territoriale dei calabresi ha radici storiche molto lontane e bisogna ammettere che molte sono le cause concorrenti. 

Non averle eliminate in 160 anni di stato unitario è un errore imperdonabile da addebitare in egual misura sia alle popolazioni dei territori che le subiscono, sia a quelle che apparentemente ne traggono beneficio, e sono la risultante di una visione miope dello sviluppo che impedisce all’intera nazione di sfruttare le enormi potenzialità di cui sarebbe possibile per tutti giovarsi per vivere in una nazione più forte perché finalmente unità e coesa. (fc)

Il sindacato Orsa contro la privatizzazione dei porti

«Privatizzazione dei porti? No, Grazie. È un No secco e determinato quello che come sindacato “Orsa Porti” intendiamo recapitare al Ministro Tajani», scrive in una nota il sindacato.

«I porti rappresentano un asset strategico per la nostra economia e danno lavoro a migliaia di persone sia direttamente che tramite indotto, visti i vari servizi – scrive Orsa – Privatizzare i porti vorrebbe dire concedere ancora più potere alle grandi imprese private sui beni pubblici che, in base alle loro esigenze e preferenze commerciali, potrebbero decidere le sorti dei vari porti italiani e quindi di tutte le persone che ci lavorano. Una strana proposta quella che proviene dal Governo più nazionalista e conservatore che il nostro paese abbia avuto dal dopoguerra ad oggi. Una contraddizione che però, a ben guardare, è solo apparente, infatti, questo governo (nel solco tracciato dai governi precedenti) sembra seguirne le orme riguardo la tutela di interessi privati, vedasi in merito appunto le grandi privatizzazioni del passato. La privatizzazione del porti, a nostro avviso, sembra un’idea che il vicepremier Tajani ha partorito per rimpinguare le casse dello Stato».

«Il nostro sindacato – continua la nota – critica fortemente questa possibile svendita del demanio marittimo e non solo in ragione della centralità che il sistema portuale riveste nella nostra economia ma soprattutto perché la proposta lanciata dal Ministro non accenna nemmeno lontanamente alla tutela e alla salvaguardia dei posti di lavoro. Sappiamo bene, purtroppo, cosa accade quando aziende o asset strategici del nostro paese finiscono in mano ai privati: pagano sempre le lavoratrici e i lavoratori e non vorremmo dover constatare in un prossimo futuro che, anche in questo caso, la “storia si ripete”».

«Dalle pagine de “La Stampa” il vicepremier Tajani sostiene che è necessaria una profonda opera di liberalizzazione dei servizi al grido di “Più privato è, meglio è”. Questa non è assolutamente la nostra filosofia; basti pensare al caso dell’ex Ilva e alla tragica vicenda del ponte Morandi di Genova – conclude Orsa – Oggi più che mai appare necessario un controllo pubblico che tuteli effettivamente cittadine e cittadini, lavoratrici e lavoratori dalle possibili speculazioni delle imprese e degli interessi privati, dove il guadagno per forza di cose è l’obiettivo principale. Questo Governo deve, a nostro avviso, rivedere i tagli sulla spesa pubblica e sui servizi, ciò per evitare nuove crisi ricadenti sempre sui soliti noti, basti pensare in merito all’attuale flessione negativa delle nascite in Italia e all’incertezza del futuro. Non si può “fare cassa” sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori, smantellando i servizi pubblici e lo stato sociale, ed è per questo che chiediamo al Ministro di ascoltare tutti gli stakeholder, pesando bene le scelte e le priorità, in un paese che sicuramente ha bisogno di scelte coraggiose ma allo stesso tempo lungimiranti e rivolte al bene della collettività. Questa è l’Italia che vogliamo e che auguriamo a noi e ai nostri figli». (rrc)

Dal Mit 2,5 mln per opere prioritarie di Crotone, Gioia Tauro e Vibo Valentia

Sono 2,5 milioni di euro la somma che il Ministero delle Infrastrutture ha stanziato per l’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio per implementare, mettere in sicurezza e realizzare infrastrutture cruciali per lo sviluppo delle importanti aree portuali, sia per le merci che per i passeggeri.

Tra le opere prioritarie che saranno finanziate vi sono probabilmente progetti di ampliamento e potenziamento delle banchine e dei terminal, miglioramento delle strutture di sicurezza e di protezione ambientale, ottimizzazione dei sistemi di logistica e trasporto, nonché la realizzazione di infrastrutture destinate ad accogliere sempre più turisti e croceristi.

Nello specifico parliamo di 120 mila euro per lavori di nuova realizzazione ed ammodernamento della viabilità di accesso ultimo miglio stradale di Corigliano Calabro. A Crotone, 140mila euro per la realizzazione delle opere in prosecuzione del molo foraneo del porto vecchio, 200mila euro per l’adeguamento statico del molo Giunti, 200mila euro per l’adeguamento statico molo Foraneo, e 450mila euro realizzazione centro polifunzionale da destinare a stazione marittima e sede dell’Adsp.

Un milione di euro in arrivo a Gioia Tauro per la realizzazione del capannone industriale nella zona ex Enel. A Vibo Valentia, invece, 200 mila euro rispettivamente per gli interventi di adeguamento statico banchina Bengasi e del molo SUD (Molo Generale Malta – Molo Cortese).

«Questo è il cambio di passo del Mit per un’Italia che riparte a tutta velocità con innovazione ed efficienza», ha commentato il commissario regionale della Lega, Giacomo Saccomanno(rcz)

2,85 milioni per i Porti di Calabria e Sicilia

Sono 2 milioni e 850 mila euro la somma destinata dal Ministero delle Infrastrutture per i Porti di Calabria e Sicilia. La somma fa parte dei 41 milioni stanziati per i porti italiani per la realizzazione di opere infrastrutturali nonché per il potenziamento dei servizi e dei collegamenti stradali e ferroviari.

Ciò è frutto del decreto firmato al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini di concerto con il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti e prevede tra l’altro la ripartizione dei fondi». È quanto si legge in una nota diffusa dall’ufficio stampa del Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili.

«Si tratta – spiega la nota – di una quota parte dell’Iva dovuta per l’importazione di merci che transitano nei porti italiani, che alimenta un apposito Fondo per il finanziamento e l’adeguamento dei porti. Per il 2021 la quota spettante, come detto, è pari a 41 milioni di euro: l’80%, 32 milioni e 800 mila euro, saranno suddivisi per Autorità portuale, tenuto conto del volume delle importazioni dei porti; il restante 20% in misura perequativa sulla base dei piani operativi triennali e dei piani regolatori portuali. Saranno finanziate prioritariamente le iniziative immediatamente cantierabili. Entro 30 giorni dalla pubblicazione del decreto le Autorità di sistema portuale dovranno presentare il piano degli interventi al Mit.»​ (rrc)

Patamia (Noi Moderati): Istituire un ministero ad hoc per la gestione dei Porti

Francesco Patamia, imprenditore, fondatore del partito “Europei Liberali” e candidato di “Noi Moderati” alla Camera dei Deputati, ha ribadito la necessità di istituire un ministero ad hoc per l’organizzazione dei porti.

«Mai come in questo momento – ha spiegato – i porti stanno giocando un ruolo sempre più importante dal punto di vista logistico, strategico ed economico. Il rilancio dell’economia italiana comprende, non solo misure di politica interna, ma anche di politica estera, che riguardano soprattutto l’import/export dei prodotti. In questo settore, ancora di più in seguito alla pandemia e alla guerra tra Russia e Ucraina, gli scali portuali giocano un ruolo primario».

«Pertanto mi sento di asserire che i fondi del Pnrr – ha concluso – devono essere usati per implementare i servizi portuali italiani e conferire un ruolo di maggiore centralità marittima al nostro Paese. Abbiamo una grande opportunità che non va sprecata. Tra tutti i progetti proposti questo mi sembra essere tra i più importanti da attuarsi». (rrm)

L’OPINIONE / Emilio Errigo: Saline Joniche; Gli affari pubblici e privati in danno del paesaggio costiero

di EMILIO ERRIGO – La Calabria inizia a riprendersi il maltolto a Saline Joniche. Un territorio costiero e un mare unici al mondo, violati, deturpati  e abbruttiti, con  due cattedrali in mezzo al verde, più verde che c’era!

Ricordo quando frequentavo quelle spiagge bianche come il latte fresco, un mare cristallino e un sole caldo gradevole.
L’imponente Capo dell’Armi, un promontorio alto a picco sul mare, dove sulla sommità svetta lo storico faro di Capo d’Armi, sicurezza  lampeggiante dei naviganti.

A meno di due miglia da questi scorci di paradiso terrestre e marittimo, ancora incontaminati e isolati, felicità dei diportisti, bagnanti e dei subacquei, esistono immobili da  diversi decenni, due triste realtà ambientali: i resti metallici e le opere costruite in cemento armato, brutti a vedersi in tutti i sensi, i beni  industriali  arrugginiti della ex Fabbrica della Liquichimica costruita a Saline di Montebello Jonico, realizzata con fondi pubblici e privati negli anni 70 e  le opere mastodontiche inutilizzate e impattanti,  di quello che doveva risollevare le sorti occupazionali della Calabria Jonica, le Grandi Officine Riparazioni delle Ferrovie dello Stato.

Ora quei luoghi un tempo simbolo dell’ambiente agricolo ricco di agrumeti, orteti  e bargamotteti, sono dei veri e propri cimiteri di un disastro pubblico e privato, arrecato alla Calabria con il c.d. Pacchetto Colombo, con l’intento di anestetizzare il Popolo Calabrese, oramai pronto all’insurrezione popolare, in parte sfociata  nei moti insurrezionali di Reggio, denominati “Boia chi Molla”, innescati dalla decisione affrettata della politica nazionale e regionale,  di togliere  senza pensieri a Reggio Calabria,  la sede amministrativa e storica, del Capoluogo della Regione Calabria.

Andate su Google o sulla piattaforma e motore di ricerca You Tube e digitate Grandi Officine Riparazioni e Liquichimica Saline Joniche, vi renderete conto da soli quanti scempi ambientali e sperpero di ingentissime risorse pubbliche,  fanno bruttissima mostra delle incompiute di Stato, su un tratto costiero  un tempo di incomparabile bellezza, lungo oltre 5 km.

Si vedono chilometri e chilometri,  di  piloni a pochi passi dal mare e sovrastanti infrastrutture in cemento armato cadente con il ferro arrugginito  i quali, vistosamente denotano i segni di incuria e inqualificabile spregio della cosa pubblica. Oggi le cose parrebbero che iniziano a cambiare passo amministrativo e politico, tanto è vero che il Governo ha deciso di intervenire e  tentare di salvare il salvabile, manifestando la volontà di riqualificare il territorio di Saline Joniche.

Con il Decreto legge n.121 del 10 settembre 2021, art. 4, convertito in Legge n.156 del 2021, il Porto regionale di Saline Joniche è stato, considerato  giuridicamente e commercialmente di interesse nazionale,  e trasferito nelle competenze amministrative dell’Autorità di Sistema  Portuale dello Stretto. È di qualche giorno la notizia che le Autorità pubbliche competenti, alla presenza del Sindaco del Comune di Montebello Jonico, Comandante del Compartimento Marittimo di Reggio Calabria e il Presidente dell’AdSP dello Stretto Ing. Mario Mega, hanno sottoscritto il Verbale di Consegna demaniale ex  art. 28 e 34 del C.N., del Porto  di Saline Joniche e altre aree demaniali marittime ricadenti nel perimetro Portuale e Retroportuale.
Sono tantissimi i lavori e opere marittime che si renderanno necessarie e urgenti,  per la messa in sicurezza e riattivazione funzionale del Porto, ora insabbiato è bloccato, che si spera tanto possa essere destinato al traffico commerciale, peschereccio, turistico, crocieristico e diportistico.

Il Porto di Saline Joniche è posizionato al centro del Mar Mediterraneo, potrebbe costituire un porto rifugio sicuro  per i naviganti. Sarà sicuramente una vera manna venuta dal cielo per volontà di Dio Padre. Importante che tutti, dico tutti, si rendano conto che i miracoli economici hanno sempre bisogno di tanta fede e lavoro, altrimenti il nulla continuerà a regnare a Reggio Calabria e nei 97 Comuni metropolitani.

Contestualmente mi permetto in fede e diritto, di chiedere al Presidente  della Regione Calabria, di voler sensibilizzare il Presidente del Consiglio e i Ministri competenti, a riqualificare l’ambiente costiero, dichiarato per la maggior parte, Siti di Interesse Comunitario, (SIC -D.M. Ministro Ambiente e del Territorio 25 marzo 2005 , ai sensi  della Direttiva n. 92/43 CEE) che da Punta Sant’Agata, Punta Pellaro, Capo dell’Armi,  arriva  in  quel che fu l’area della gioia di noi  ragazzi  e Giovani di Saline Joniche,  decretando la completa bonifica e rimozione immediata in danno, delle diverse migliaia di tonnellate  ferraglie arrugginite, situate all’interno e all’esterno  delle  infrastrutture industriali da oltre un trentennio abbandonate a se stesse e al degrado della Liquichimica e Grandi Officine Riparazioni delle Ferrovie dello Stato.

Il sole  e la felicità possono così un giorno non tanto lontano, ritornare a splendere e leggersi negli occhi disorientati, tristi e rassegnati  dei Giovani Calabresi di Saline Joniche e di Reggio Calabria.

[Emilio  Errigo è nato a Reggio Calabria, Generale della Guardia di Finanza in ausiliaria, docente  universitario di “Management delle Attività Portuali” e “Diritto Internazionale e del Mare”]