IL PIANO RETI TEN-T PRIVILEGIA IL SUD
ORA SI DEVE COMPLETARE L’ALTA VELOCITÀ

di ERCOLE INCALZA –  In questi ultimi anni ci siamo innamorati del Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza, abbiamo cercato di salvare il salvabile delle risorse non spese del Fondo di Sviluppo e Coesione 2014 – 2020, non riuscendoci, ci siamo interessati al nuovo Fondo di Sviluppo e Coesione 2021 – 2027 e grazie all’azione del Ministro Raffaele Fitto stiamo cercando di evitare la perdita secca di circa 80 miliardi di euro della passata esperienza, ma ora, proprio in occasione di questo nuovo Parlamento dovremmo ricordare a coloro che nel prossimo mese si insedieranno nel nuovo consesso comunitario che esiste un’altra grande occasione strategica per il rilancio organico del nostro Mezzogiorno.

Mi riferisco, in particolare alla nuova edizione delle Reti Trans European Network (Ten – T); sì di quel Pian strategico che produce direttamente la Unione Europa e che ogni cinque anni lo aggiorna. Un Piano che è supportato dagli Uffici della Unione Europea e dalla Banca Europea degli Investimenti. Un Piano che dispone anche di un volano di risorse pari a circa 35 miliardi di euro. L’importanza di un simile strumento, il cui aggiornamento è stato approvato venti giorni fa, è quanto meno duplice: Ratifica ancora una volta le scelte relative al Corridoio Helsinki – La Valletta e, quindi, contiene integralmente l’asse ferroviario ad Alta Velocità Napoli – Bari, Salerno – Reggio Calabria – Messina – Palermo – Catania. Riconferma la essenzialità del Ponte sullo Stretto. Prolunga il Corridoio Baltico – Adriatico fino alla Regione Puglia (prima si fermava a Ravenna).

In base ad una decisone assunta dal Consiglio Europeo in occasione della approvazione del Patto di Stabilità comunitario, gli interventi relativi a scelte programmatiche comunitarie (e quindi quelli ubicati sulle Reti Ten – T non gravano sul debito pubblico delle singole Nazioni).

Appare evidente che in presenza di simili sostanziali decisioni, i nostri rappresentanti nel nuovo Parlamento dovranno perseguire la concreta attuazione di una volontà che già la Unione Europea ha condiviso e ratificato. In realtà dovranno dare concreta attuazione al completamento della offerta ferroviaria ad alta velocità nell’intero Mezzogiorno.

Diventa improcrastinabile portare a termine, davvero, la offerta ferroviaria ad alta velocità nell’intero Mezzogiorno e quando intendo “intero” Mezzogiorno mi riferisco oltre alle linee già definite come la: Salerno – Reggio Calabria, Napoli – Bari Palermo – Catania – Messina, mi riferisco anche alle linee: Cagliari – Sassari – Porto Torres, Trapani – Palermo, Siracusa – Catania, Bari – Brindisi – Lecce, Bari – Taranto – Battipaglia.

Questa scelta, in un certo senso, denuncia una discutibile impostazione iniziale del progetto della rete ferroviaria ad alta velocità; in fondo la mia è un’autocritica e devo anche precisare che Lorenzo Necci sin dal primo momento ribadì che la famosa T (Torino – Venezia e Milano – Napoli) “era solo l’inizio di “una rivoluzione del nostro rapporto con il treno, una rivoluzione che terminerà quando l’intero Paese avrà un sistema ferroviario ad alta velocità; ho detto sistema perché coinvolge il rotabile, la sicurezza ed i nodi stazioni” (sono parole di Necci) in una audizione al Senato nel 1992. Cioè Necci era convinto che il sistema ad alta velocità sarebbe stato una offerta non più legata alla “convenienza dell’investimento” ed alla “rilevanza della domanda” ma sarebbe stata una condizione obbligata per rispondere alle esigenze di un Paese che non poteva essere diviso in due distinte aree: una di serie A ed una di serie B. Ebbene questo impegno dovrebbe essere intanto prodotto subito dalle Ferrovie dello Stato ed inserito nel prossimo Contratto di Programma.

Questa proposta contiene un respiro programmatico lungo e consente, al tempo stesso, un ritorno alla intuizione programmatica di medio e lungo periodo che da almeno dieci anni avevamo dimenticato e, soprattutto, assicura al Mezzogiorno un grado di libertà che non possiede e cioè: una rete ferroviaria ad alta velocità vera. (ei)

CAMPAGNA MEDIATICA CONTRO IL PONTE
NUMERI FARLOCCHI, MENTRE L’UE ASPETTA

di ERCOLE INCALZA – Come sarebbe bello se, una volta tanto, avessimo il coraggio di leggere attentamente le dichiarazioni formulate da dei riferimenti al massimo livello sia della Unione Europea che delle nostre Istituzioni relativamente al Ponte sullo Stretto di Messina. 

In particolare la Commissaria ai Trasporti della Unione Europea Adina Vlean dopo aver incontrato il nostro Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha dichiarato: «Abbiamo discusso dei prossimi passi e ci siamo messi a disposizione. Aspettiamo un progetto solido per finanziare la prima fase di fattibilità e poi il progetto partirà». 

Ebbene, sia ieri che oggi leggiamo su molte testate giornalistiche che «la Unione Europea è disposta a supportare finanziariamente lo studio di fattibilità» oppure «L’Italia prepari bene il progetto, ci sarà una gara».

In realtà la Commissaria aspetta solo una proposta solida, cioè aspetta che in questi prossimi novanta giorni, a valle dell’approvazione dell’articolo 82 del Disegno di Legge di Stabilità 2023, si dia compiutezza alle parti del progetto già disponibile ed approvato sin dal luglio del 2011 ed a cui bisogna solo dare conclusione per alcune parti legate alla Valutazione di Incidenza Ambientale (Vinca), cioè legate ad una specifica procedura valutativa che ha lo scopo di tutelare la integrità dei siti naturali dagli effetti dell’opera dell’uomo (riguarda essenzialmente i possibili danni alla fauna).

Ma, sempre sui dati e sulle notizie legate ai costi già sostenuti finora per la fase progettuale ed autorizzativa, non posso non ricordare un’altra informazione che, a mio avviso, è completamente deviante; mi riferisco in particolare ai dati forniti dal documento prodotto da Milena Gabanelli e Massimo Sideri e pubblicato dal Corriere della Sera e oggetto di una apposita esposizione nel telegiornale della rete televisiva La Sette condotto dal Direttore Mentana. Abbiamo appreso cioè un dato che, purtroppo, trova origine in una banale interpretazione contabile. Infatti ho preso come riferimento il documento della Corte dei Conti (Sezione Centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato); in particolare ho letto attentamente il dossier dal titolo “La problematica chiusura della liquidazione di Stretto di Messina” (Delibera 29.10.2018 n.23/2018/G).

Erroneamente molti tra cui la Gabanelli ritengo abbia sommato queste quantità dimenticando che tali importi sono solo valori progressivi e quindi non vanno sommati; il ponte finora è costato, ripeto, circa 312 milioni di euro. È davvero strano che un Direttore come Mentana, molto attengo ai dati e alla correttezza delle notizie, sia cascato in un simile errore; né d’altra parte ha senso inserire nei costi anche le voci relative al contenzioso generato dalla scelta dello Stato di bloccare l’opera.

I costi della Società Stretto di Messina

 

Inoltre un’altra notizia ricorrente, sempre in questi giorni in cui si è praticamente riacceso l’interesse dello Stato a realizzare l’opera; una volontà non solo legata alle buone intenzioni ma supportata da un chiaro riferimento normativo, cioè, come detto prima l’articolo 82 del Disegno di Legge 2023, ma anche da una vero e misurabile lungo ed articolato processo progettuale; ricordo infatti, ancora una volta, per farlo capire specialmente a coloro che non vogliono convincersi che trattasi di dati veri e disponibili, che a valle di una decisone assunta nel 1968, in cui si chiedeva la fattibilità dell’opera, la Società Stretto di Messina ha studiato per 20 anni, concludendo nel luglio dell’anno 1986 con il “Rapporto di Fattibilità”, in 10 volumi, che la soluzione a campata unica era fattibile e da preferire alle altre soluzioni. 10 anni dopo il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, all’unanimità, ha espresso il parere n. 220 del 10 Ottobre 1997, ritenendo che il “… ponte sospeso sullo Stretto di Messina dalla luce centrale di 3.300 possa essere realizzabile in piena sicurezza conservando la completa affidabilità funzionale”. Dopo il 1997, è stato redatto il Progetto Preliminare ed infine il Progetto Definitivo, validato ed approvato da una delle maggiori società di Ingegneria del Mondo (Parsons); dal maggiore Ente validatore italiano (Rina) e da un Comitato Scientifico cui hanno partecipato i massimi esperti italiani. 

Ricordo infine che la condivisione della Unione Europea sulla realizzazione del Ponte non è un dato di oggi, non è la approvazione di una proposta approvata e accettata oggi, ma nella definizione delle Reti Trans European Network del 2005, tra le opere incluse formalmente compare proprio la realizzazione della continuità territoriale tra la Sicilia e la Calabria attraverso la realizzazione del ponte e che questa analisi sulla convenienza delle proposte inserite nelle Reti Ten – T aveva visto come organismo istruttore la Banca Europea degli Investimenti (Bei). Quindi ora la Unione Europea aspetta un quadro progettuale “solido” cioè comprensivo non tanto degli ulteriori aggiornamenti autorizzativi quanto supportato dall’azzeramento di tutti i vari contenziosi. 

Questa volta che, forse, siamo vicini ad una soluzione concreta di una scelta non solo del Paese ma della intera Unione Europea, evitiamo di ricorrere a gratuite masturbazioni mediatiche per deludere ancora una volta uno dei massimi beneficiari dell’opera: il Mezzogiorno. (ei)

 

Sofo, Nesci (FDI): Commissione Ue inserisca Ponte sullo Stretto nella Rete Ten-T

«Esortiamo la Commissione europea a colmare una mancanza paradossale all’interno della rete Ten-T, attualmente in fase di revisione». È quanto hanno chiesto gli europarlamentari di Fratelli d’Italia Vincenzo SofoDenis Nesci.

«Già più di un anno fa – hanno ricordato – presentammo un’ interrogazione al commissario europeo ai trasporti Adina Valean per rivendicarne l’importanza strategica in quanto opera imprescindibile per il completamento del corridoio scandinavo-mediterraneo che interessa Calabria e Sicilia, portando alta velocità e alta capacità nelle due regioni».

«Lo stesso commissario Valean – hanno continuato – sostenne nella risposta all’interrogazione che si tratta proprio per i motivi descritti di un’infrastruttura dalla rilevanza europea, peccato che a oggi ancora non sia stata inclusa all’interno dell’elenco delle opere da realizzare per il completamento della rete transeuropea dei trasporti».

«Ecco perché, dopo aver chiesto con forza e ottenuto il riconoscimento della dorsale jonica tramite l’inserimento in toto della Statale 106 – hanno concluso – oggi abbiamo voluto scrivere al Presidente Von der Leyen e al suo delegato ai trasporti per segnalare la necessità che essa sia inserita di diritto nell’elenco così che il Governo italiano possa finalmente procedere con il definitivo sviluppo infrastrutturale di un’area strategica come il Mezzogiorno». (rrm)

Revisione Rete Ten-T, Ferrara (M5S): Si includa area ionica calabrese

L’eurodeputata del Movimento 5 Stelle, bLaura Ferrara, ha sollecitato la Commissione Europea, tramite interrogazione, di inclidere l’area ionica calabrese nella revisione della Rete Ten-T ( transeuropea centrale per i trasporti).

«Nell’ultima risposta fornitami dalla Commissione europea – ha spiegato – relativa proprio alla mia richiesta di un migliore collegamento dell’area ionica, la Commissione mi informava che avrebbe valutato la necessità di aggiornare la metodologia per conseguire gli obiettivi fissati. Atteso che la rete TEN-T dovrebbe garantire la coesione economica, sociale e territoriale e l’accessibilità a tutte le aree dell’UE, comprese quelle più remote, stimolando in tal modo la crescita economica e la riduzione delle disuguaglianze, si ritiene non più differibile la revisione almeno della tratta ionica Taranto-Crotone da Rete Comprehensive a Core».

«La mia insistenza su questa necessità – ha sottolineato – va ad aggiungersi alla medesima istanza già rappresentata da associazione e gruppi organizzati di cittadini come il Comitato Magna Graecia».

«Ritengo – ha spiegato ancora – che progetti di miglioramento dell’accessibilità alla Calabria jonica possano configurarsi come valore aggiunto per la Rete Core e quindi non ritengo giustificabili ulteriori preclusioni nel rivedere i requisiti identificativi dei Nodi principali della Rete Centrale per passeggeri e traffico merci, considerato che l’area in oggetto è logisticamente ottimale per i commerci ed i flussi provenienti da oriente e diretti verso l’Europa continentale».

«Continuerò nel mio impegno – ha concluso l’europarlamentare – affinché anche e soprattutto in Europa si lavori per garantire una piena e giusta mobilità da e per la Calabria tutta. Bisogna far uscire dall’isolamento infrastrutturale territori centrali per lo sviluppo del nostro territorio». (rrm)

 

Basta Vittime sulla Statale 106: Spirlì parli con l’Europa per includere Statale 106 reggina nella rete Ten-t

Il direttivo dell’Organizzazione di Volontariato Basta Vittime sulla Strada Statale 106, ha chiesto al presidente f.f. della Regione Calabria, Nino Spirlì, di revocare la delega alle Infrastrutture ed ai Trasporti all’assessore Domenica Catalfamo per manifesta e conclamata incapacità, e di parlare con l’Europa per includere la Statale 106 reggina nella rete Ten-T.

Basta Vittime, infatti, ha espresso soddisfazione per l’iniziativa del sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, e dell’assessore alla Mobilità, Ilario Sorgiovanni che hanno scritto a tutti i comuni compresi nel tratto della strada Statale 106 tra Rocca Imperiale (CS), e Catanzaro (e poi da qui fino a Villa San Giovanni in provincia di Reggio Calabria), con l’intento di delineare insieme un quadro di azioni concrete per perseguire un importante obiettivo: essere inseriti nella rete centrale Ten – Core (Trans European Network- Transport), la cui revisione da parte della Commissione Europea dovrà essere completata entro la fine di quest’anno.

«Attualmente – si legge in una nota – la Statale 106 è inclusa nella Rete Ten-T Comprehensive solo nel tratto Rocca Imperiale – Catanzaro Lido (e poi da qui fino a Villa San Giovanni), mentre non è inclusa tutta la restante tratta di Statale 106 compresa tra Catanzaro Lido e Reggio Calabria. Occorre ricordare che le Reti Ten-T sono un insieme di infrastrutture considerate rilevanti a livello comunitario e si dividono in Core Network (la più importante), e Comprehensive Network (secondaria o periferica). Essere inclusi nelle Reti Ten-T è fondamentale per godere di cofinanziamenti europei che hanno l’intento di realizzare infrastrutture moderne. Essere nella Rete Ten-T Core Network è ancora più importante perché si possono ottenere più risorse oltre al riconoscimento nelle reti più importanti dei trasporti europei».

«In questo contesto – continua la nota – il direttivo ritiene doveroso denunciare e sottolineare l’assoluto immobilismo e l’incapacità della Giunta Regionale della Calabria. Appare, infatti, incredibile che dei sindaci debbano organizzarsi al fine di ottenere un diritto, peraltro chiaramente indicato nel Piano dei Trasporti regionale, nel mentre la Giunta risulta non pervenuta nel merito di un’azione d’importanza strategica regionale e nazionale. Il rischio concreto è quello di perdere l’occasione di ottenere la Statale 106 complessivamente inclusa nella Rete Ten-T Core ma addirittura di lasciare il tratto della Statale 106 compreso tra Reggio Calabria e Catanzaro di nuovo fuori (e chissà per quanti anni), dalla Rete dei trasporti europei».

«Il Direttivo, pertanto – conclude la nota – intende appellarsi pubblicamente al presidente f.f. Spirlì affinché possa interloquire direttamente con la Commissione Europea, al fine di gettare le basi necessarie all’accoglimento di quanto è indicato nel proprio Piano dei Trasporti regionale così da ottenere che l’intera Statale 106 in Calabria sia inclusa e riconosciuta nella Rete Ten-T Core». (rrc)