L’OPINIONE / Amalia Bruni: La cultura della salute mentale deve passare attraverso un cambiamento nella percezione collettiva”

di AMALIA BRUNI – La cultura della salute mentale deve passare attraverso un cambiamento nella percezione collettiva. I disturbi mentali sono spesso ignorati o stigmatizzati, e questo rappresenta il vero crimine di pace che stiamo vivendo. La chiusura dei manicomi non ha segnato la fine della battaglia, ma l’inizio di una nuova lotta per garantire che le persone affette da disturbi psichici possano vivere con dignità e senza paura.

In Calabria, come nel resto d’Italia, la carenza di figure professionali e la difficoltà di accesso ai servizi rendono urgente una riforma del settore. È necessario un impegno collettivo, a partire dalle istituzioni, per combattere l’emarginazione e favorire l’inclusione. La riforma Basaglia va rilanciata, non solo come atto simbolico, ma come impegno concreto che prenda forma nella quotidianità.

Credo che l’intento di Basaglia non fosse quello di cancellare la malattia mentale, ma piuttosto quello di favorire una società che riconoscesse e accogliesse chi soffre di questi disturbi. Le malattie esistono e non vanno ignorate. Il vero punto cruciale è come la società affronti queste problematiche, garantendo dignità e inclusione a chi è vulnerabile. La vera questione è la paura, che nasce dalla mancanza di conoscenza. Come diceva Alda Merini, la paura è il frutto dell’ignoranza. Quando conosciamo e comprendiamo il problema, possiamo relazionarci senza timore e affrontarlo con consapevolezza.

La chiusura dei manicomi, una battaglia avviata da Basaglia, è stata una grande conquista di civiltà. Tuttavia, purtroppo, la riforma non è stata accompagnata da un sistema sanitario adeguato che supportasse questa integrazione sociale. La mentalità collettiva deve evolversi, e la società deve riconoscere queste persone non come ‘pazze’, ma come individui che meritano le stesse opportunità e attenzioni di chiunque altro.

Superare lo stigma e permettere a queste persone di vivere dignitosamente, di essere ascoltate e curate senza essere emarginate è la vera sfida. Disturbi come l’Alzheimer e altre patologie cognitive sono una realtà diffusa, ma oggi siamo ancora lontani da un sistema sanitario in grado di affrontare efficacemente queste patologie. Lo stesso sistema, che spesso non è pronto a riconoscere e gestire i disturbi mentali, potrebbe essere migliorato con l’introduzione di nuove figure professionali, come gli psicologi ambulatoriali, che potrebbero svolgere un ruolo cruciale nel rispondere ai bisogni di salute mentale emergenti.

La discussione sulla proposta di legge per l’istituzione dello “psicologo di base”, attualmente in discussione nella Terza Commissione, un complesso normativo che “risponde ad un nuovo bisogno di salute a cui non si può rispondere con strumenti vecchi e inadeguati.

Il disagio psicologico è un fenomeno in crescita, che affligge sempre più persone, influenzando la qualità della vita di chi ne soffre e di chi gli sta vicino. In particolare, i giovani sono a maggior rischio. È urgente un intervento strutturato delle istituzioni, che ponga la salute mentale al centro del benessere generale”, ha spiegato Bruni.

La proposta legislativa che intende introdurre la figura dello ‘psicologo di base’ nelle cure primarie risponde a questa crescente necessità, creando una rete di supporto che avrà effetti diretti sulla vita quotidiana dei cittadini. L’obiettivo è favorire l’accesso a trattamenti psicologici precoci, prevenendo il peggioramento di problematiche psichiche più gravi e migliorando il benessere complessivo. La richiesta di questa legge arriva principalmente dai giovani, e non possiamo ignorare questa richiesta di attenzione. (ab)

[Amalia Bruni è consigliera regionale del PD]

IN CALABRIA SOLIDARIETÀ E INCLUSIONE
A SALVAGUARDIA DELLA SALUTE MENTALE

di FRANCESCO CANGEMIOggi il mondo celebra la Giornata della Salute mentale. Ma la Calabria come si prepara a celebrare questa giornata? Con i soliti e immancabili problemi legati non tanto ai professionisti del settore ma, bensì, a quello delle strutture pubbliche. In un momento storico come quello attuale, in cui la cura della salute mentale è diventata fondamentale, la poca attenzione da parte delle Istituzioni sul tema è allarmante.

D’altronde, se in Italia si parla di un incremento consistente a ricorrere all’aiuto di uno psicologo o di uno psichiatra per affrontare le fragilità che emergono nel corso di una vita che ci fa sentire sempre più sottopressione, nella nostra regione, invece, sembra esserci indifferenza.

E questo deve far riflettere, perché dopo il Covid, il numero dei giovani che decidono di ricorrere alle cure psicologiche o psichiatriche sta aumentando vertiginosamente.

La pressione sui giovani, dal mondo esterno e dal mondo interno, sta diventando sempre più schiacciante e loro sperano di trovare una soluzione nella terapia. Più in quella di parola che in quella dei farmaci. Ma, molte volte, la parola psicologica non è sufficiente ed ecco aumentare il consumo di farmaci che aiutano a contenere stati ansiosi.

C’è una consapevolezza maggiore nelle nuove generazioni, non esiste praticamente più la “sciocca” vergogna di affrontare una psicoterapia per affrontare i blocchi che la vita ci pone e questo è un bene perché, tendenzialmente, dovrebbe portare ad avere donne e uomini di una sensibilità più spiccata.

Torniamo a fotografare la situazione della nostra regione.

A Cosenza, ad esempio, esiste un solo Centro di salute mentale pubblico ed è oberato da un numero di pazienti molto, molto importante. Le istituzioni hanno praticamente lasciato “soli” i medici dell’Asp che operano nella struttura (che “gestisce” anche il reparto di psichiatria dell’ospedale Annunziata), e che combattono quotidianamente una battaglia in favore dei pazienti ma che, troppe volte, schiaccia gli operatori. Per non parlare della totale solitudine che affrontano dal punto di vista dell’assistenza sociale. Non riescono, infatti, a trovare interlocutori istituzionali che li ascoltino veramente e questo, per i medici della struttura, è a dir poco frustrante vista la mole di lavoro a cui, ogni giorno, vanno incontro.

Non si può pensare di risolvere il problema della salute mentale, a Cosenza, effettuando soltanto trattamenti sanitari obbligatori meglio noti come Tso.

Ma se la Calabria Citra non se la passa bene, nel reggino non ride di certo. Giusto pochi giorni fa, sulle nostre pagine, abbiamo ospitato l’accorato appello scritto da Giuseppe Foti, Vincenzo Barbaro e Filippo Lucisano operatori della Coolap di Reggio Calabria che, senza mezzi termini, scrivevano di come «La cura della salute mentale dev’essere “strumento maturo” e sufficientemente attendibile, ma al momento risulta ostaggio di criticità e di carenze di risorse economiche e strutturali di cui la politica, e non solo, si deve fare assolutamente carico, come facciamo noi da sempre e con spirito di sacrificio».

«Vi ricordiamo, a tal proposito, – scrivevano in un appello i tre operatori alle istituzioni reggine – che da oltre otto anni i ricoveri sono bloccati e questo ha comportato il venir meno del diritto alla cura per tanti pazienti, che avrebbero come unica alternativa la strada. Molti vengono, passateci il termine poco ortodosso, “deportati” in altre strutture fuori regione, rendendole più che mai traboccanti e assumendo sembianze manicomiali: tutto il contrario di quanto compiuto dall’Italia con la legge Basaglia, tesa proprio ad eliminare questo tipo di strutture. Abbiamo constatato con la pubblicazione della rete territoriale, che i numeri dei posti letto (170 circa) non sono assolutamente corrispondenti alla richiesta di un territorio vasto come quello di Reggio Calabria e provincia».

A Catanzaro non si sta bene nemmeno. Con la scusa che la consulenza psichiatrica è divisa fra l’Asp e il Policlinico universitario, il reparto di psichiatria di via Campanella scoppia, anch’esso, di pazienti da visitare. Accanto ai medici di lungo corso, ci sono tutta una serie di giovani promesse del settore che si formano curando già i pazienti con grande professionalità nonostante tutto.

Ad attenuare un po’ la situazione, ma veramente di poco, ci pensano gli psicologi privati che non tutti si possono permettere anche se molti, per fortuna, applicano tariffe calmierate a chi non può permettersi di spendere determinate cifre per difendere il proprio stato di salute mentale.

E poi c’è il mondo dell’associazionismo.

Un esempio su tutti viene da Cosenza, anzi da un paese vicino che è Carolei.

«Il 10 ottobre si celebra la Giornata mondiale della Salute mentale – scrivono dall’associazione presentando l’iniziativa di un safari alternativo – un’occasione importante e, per certi versi, unica per riflettere sulle iniziative che riguardano tante donne uomini del nostro tempo. In un’epoca in cui siamo concentrati nella ricerca di modelli e azioni che consentano la sostenibilità economica e ambientale delle nostre iniziative, l’attenzione agli aspetti sociali è talvolta limitata rispetto al complesso delle necessità che si manifestano».

Aggiungono da Carolei: «In tale contesto, la fattoria sociale e didattica Arcadinoé ha organizzato un evento che consentirà di scoprire i suoi percorsi laboratoriali rivolti alle persone con diversa abilità. L’idea del “safari” è dunque quella di affacciarsi e di immergersi, con la curiosità dell’esploratore, nei percorsi inclusivi progettati e realizzati dall’Arcadinoé.

Con il sostegno di Coldiretti Calabria e di Campagna amica, dalle ore 10 ci si ritroverà per scoprire i percorsi di agricoltura, musica, teatro e artigianato, in cui ciascuno de “i ragazzi dell’Arca” ha il suo compito specifico, necessario per la riuscita complessiva delle attività. Il tutto è reso possibile grazie al supporto dei volontari che sposano i valori e la missione della fattoria sociale».

«Al termine del safari – conclude la nota – è previsto un momento di ristoro e di riflessione sull’esperienza vissuta, per dipingere un quadro concreto di collaborazione e sensibilità, con i diversi ospiti del mondo della politica, degli enti assistenziali, dell’università, del mondo del volontariato e i cittadini che hanno già espresso la loro adesione alla manifestazione. L’Arcadinoé, con “salute in campo”, vuole offrire il suo contributo di testimonianza e impegno per celebrare, con la semplicità che la caratterizza, una giornata così importante per i propri ospiti, le persone più sensibili al tema della sanità mentale e, certamente, per l’intera comunità degli uomini». (fc)

IN CITTADELLA OGGI IL CONVEGNO
scarica la locandina del programma della conferenza salute mental

A Catanzaro si insedia la Consulta sulla salute mentale

Si insedia domani la Consulta della Salute Mentale del Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze Catanzaro, formata dai rappresentanti delle associazioni e gruppi di autoaiuto dei cittadini utenti, associazioni di familiari e associazioni di volontariato che si occupano di salute mentale e che fanno parte degli organismi di partecipazione a livello di zona/distretto, nonché dai rappresentanti e dirigenti degli stessi Servizi sanitari afferenti. La Consulta rappresenta una sede di confronto, elaborazione e promozione per chi opera per l’affermazione dei diritti dei cittadini con sofferenza mentale, e per la realizzazione nella comunità della loro emancipazione. La Consulta, congiuntamente con la Direzione del Dipartimento di Salute mentale, opera a favore di una psichiatria di comunità, organizzata sulla presenza di reti di protezione e di servizi sul territorio, promuovendo la trasparenza delle procedure, il monitoraggio e il miglioramento della qualità, e sviluppando tutte le modalità di partecipazione civica degli stessi utenti dei servizi.

Fin dal suo insediamento la dr.ssa Rosina Manfredi, Direttore del Dipartimento, ha accolto le istanze delle associazioni, rappresentanti un valido contributo per migliorare il lavoro portato avanti nel territorio, al fine di renderlo sempre più adeguato alle esigenze e aspettative di utenti e operatori ed ha così favorito il giusto ruolo di supporto della Consulta nell’avanzare proposte programmatorie che riguardano la salute mentale. Infatti la tutela della salute mentale è una delle aree di intervento più complesse, che richiede una forte integrazione fra “area delle cure sanitarie” e “area degli interventi socio-relazionali”, che possono svilupparsi al meglio solo in una rete integrata di servizi secondo una logica comunitaria. Il Dipartimento di Salute Mentale (Dsm) rappresenta il riferimento ed il garante clinico per la tutela della salute mentale e si estrinseca nella organizzazione unitaria e coerente delle varie articolazioni strutturali e funzionali in cui si esprime la presa in carico dei bisogni di salute mentale di una popolazione, ma altrettanto importante è stato e rimane il raccordo con la rete informale (associazioni di volontariato e privato sociale) per garantire al paziente una risposta flessibile e continuativa.

La continua necessità di prevedere risorse e interventi per fornire risposte appropriate ai bisogni di salute mentale e prassi di intervento che devono essere costantemente monitorate e, se necessario, ri-orientate, ridefinendone le priorità e le azioni da intraprendere con efficacia, ha fatto sì che nell’ultima seduta della Consulta di pochi mesi fa si definissero, come già occorso negli ultimi due anni, dei Tavoli permanenti di Lavoro su specifiche tematiche e ambiti di urgenza individuati dalla rete dei partecipanti alla Consulta: 16-05-2023 Programmazione e progettazione – Ricognizione dell’offerta e dell’attività dei servizi territoriali e modalità d’accesso; 17-05-2023 Azioni di prevenzione sul territorio – rapporti Dsmd e Terzo Settore; 19-05-2023 Ptri (Progetti Terapeutici Riabilitativo Individuali) e rete socio-sanitaria territoriale

Essi avranno il compito di individuare e affrontare l’esistenza di eventuali criticità nei servizi territoriali e, a tal fine, elaborare proposte per il loro superamento; proporre azioni operative e sensibilizzare le istituzioni per favorire l’attuazione dei più appropriati modelli di intervento per la diagnosi, la cura e la riabilitazione psicosociale dei portatori di disagio psichico, quali il budget di salute; stimolare le più adeguate forme di collaborazione pubblico-privato alla luce delle più recenti normative sul terzo settore.

A partire dal 16 maggio, i Tavoli saranno ufficialmente insediati presso la sede della Direzione del Dsmd Catanzaro, via Stromboli Catanzaro Lido, ed avranno inizio le sessioni di lavoro e concertazione al fine di concretizzare la prassi inderogabile di un’effettiva integrazione socio-sanitaria mirata a intraprendere le più efficaci iniziative per il miglioramento dell’assistenza dei pazienti, promuovere iniziative culturali e sociali per il riconoscimento dei diritti dei portatori di sofferenze psichica, implementare con le giuste proposte le linee strategiche aziendali nel campo della salute mentale e delle dipendenze allo scopo di promuovere il bisogno di salute dei cittadini.

LA SALUTE MENTALE SIA UN’OPPORTUNITÀ
LA CALABRIA DIVENTI “LA CITTÀ CHE CURA”

di GIUSEPPE FOTILa giornata mondiale della salute mentale, fissata al 10 ottobre di ogni anno e riconosciuta a livello internazionale dal 1992, dovrebbe e… dev’essere un momento di scambio, riflessione e soprattutto motivo di… opportunità.

Rompere con il passato, dove i manicomi avevano una posizione di centralità, è un dovere di tutti. Questo può solo avvenire a partire da una lettura profonda e attenta dei cambiamenti in atto, tenendo sempre come punto di riferimento la persona nella sua complessità, nei suoi bisogni e nei suoi diritti.

Scrivere o parlare di disagio mentale non è stato mai facile perché, parlare di follia, è un tabù che il più delle volte scade nel paternalistico, causa dell’assistenzialismo in auge oggigiorno.

Il modello classico di trattamento, imposto dall’alto, vede la società cosiddetta “normale” imporre modelli sempre più orientati a forme d’intervento e tecnicismi clonali e omologanti.  

L’inclusione, parola molto in voga anche in politica, nell’intendimento generale non contempla la reciprocità e quindi non considera il disagio mentale come una modalità dell’essere umano di stare al mondo.

Con queste prerogative esistenti, l’inclusione mostra tutta la sua inefficacia con evidenti squilibri di potere, che hanno condotto sempre più il concetto di cura verso una costante involuzione.

L’aspetto sociale che riguarda ogni persona con disagio mentale viene spesso sottovalutato o messo in ombra dall’approccio medico-organicista che, per deformazione e costituzione deontologica, vede solo la malattia da curare e quasi mai la persona.

La visione medica ha da tempo condizionato la narrazione comune, impossessandosi di ogni ambito sociale, politico, culturale e linguistico, trasformando la persona con disagio mentale e il cittadino con diritti, passatemi il termine dialettale, in “malateddu”.

Con questo non voglio assolutamente criticare la medicina, sarebbe alquanto stupido e lontano dal mio pensiero, ma ritengo che tutte le discipline legate alla disabilità dovrebbero collaborare e percepire l’altro come pari e non considerare la disabilità esclusivamente da un punto di vista funzionale, questo può avvenire solo facendo appello all’incertezza del “nostro sapere”.

La persona con disagio mentale, considerata da sempre più sotto un profilo (non veritiero) della pericolosità sociale, viene stigmatizzata e istituzionalizzata a difesa di una società dei sani che ha paura solo di scoprire nella follia le proprie contraddizioni e fragilità.

La deistituzionalizzazione, come superamento concettuale del legame malattia-pericolosità, passa da politiche sociali che si battono contro la solitudine e l’isolamento, a favore dei diritti dei singoli cittadini, senza discriminazione.

Oggi, come uomo e operatore psichiatrico, sento sempre più il bisogno di parlare, di proporre, di prendere posizione, pur non sostenuto per via di un clima generale di rassegnazione o deleteria incuranza, soprattutto nel nostro territorio e nell’ambiente sociale locale, ormai in macerie per politiche assurde e complicità di convenienza. 

Bisognerebbe ritornare a quel concetto di comunità (la città che cura) e all’umanizzazione delle pratiche, da cui in passato sono scaturiti cambiamento e ricostruzione, partendo dall’ascolto e dal confronto. Tutte belle parole, mi viene da pensare, che si scontrano di fronte ad un ambiente sociale, politico e culturale frammentato e discontinuo al quale non voglio e non dovremmo rassegnarci.

La cultura della salute mentale ha difficoltà a trovare cittadinanza in un contesto territoriale come il nostro, dove la politica dei posti letto la fa da padrona, dove ancora ci si considera solo alternative al manicomio senza mai fare il passo successivo. Dove il paradigma medico è dominante con termini come “struttura”, “paziente”, “diagnosi”, “pericolosità”, “aggressività”, etichettando la complessità umana e cercando di risolverla racchiudendola indistintamente in contenitori concettuali.

Ringrazio chi ha avuto la gentilezza di pubblicare e leggere questo articolo, rimanendo speranzoso e disponibile a qualsiasi confronto che abbia l’intento di approfondire i temi trattati e soprattutto di passare dalle parole ai fatti. Il sociale e la psichiatria soprattutto, reggina e calabrese, hanno bisogno di pragmatismo e di uscire dall’involucro stagnante in cui sono relegati.

Vorrei che si riprendesse a contrastare le discriminazioni, insieme e partendo da quel movimento fatto da pazienti, famiglie, operatori e cittadini, che in passato ha reso l’Italia simbolo della rinascita della prassi psichiatrica mondiale. Avere la possibilità di incontrarsi e discutere non è una perdita di tempo, come taluni affermano, ma è il punto di partenza prezioso da cui inizia qualsiasi percorso formativo e di cambiamento. (gf)

Costruiamo in Calabria le Reti Sociosanitarie per la tutela della salute mentale a misura di persona

È stato consegnato, al Presidente della Regione, Roberto Occhiuto, il documento redatto dalla Coordinamento delle Associazioni di Salute Mentale, Comunità Competente, Fish Calabria e Unasam, per la realizzazione delle Reti Sociosanitarie per la tutela della salute mentale a misura di persona.

Nel documento, consegnato nel corso della prima conferenza regionale sulla Salute Mentale e Welfare di Comunità, viene ricordato l’art. 118 della Costituzione, che «chiama  le istituzioni pubbliche non solo a riconoscere, ma addirittura a favorire “l’autonoma iniziativa dei  cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale”».

Tra i punti su cui è stata chiesta attenzione, spicca la necessità dell’adozione di un Piano d’azione regionale per la salute mentale, «ispirato ai principi della centralità della persona, della deistituzionalizzazione, della  domiciliarità degli interventi, della presa in carico comunitaria e territoriale, e fondato sulla lettura  accurata dei bisogni di salute mentale sul nostro territorio superando la mentalità “ospedalocentrica”  e istituzionalizzante finora prevalente, dando priorità agli interventi socio-sanitari di prossimità  domiciliari e territoriali».

«In questa prospettiva – si legge – tale strumento potrebbe permettere di uniformare e  riorganizzare la rete dei Servizi che, ancora oggi, presenta criticità enormi in relazione alla capacità di  adottare efficaci programmi individuali di abilitazione, riabilitazione, formazione e integrazione sociale  e lavorativa delle persone prese in carico. Il Piano andrebbe definito anche nella prospettiva di mettere  a regime ed utilizzare al meglio le risorse provenienti dal PNRR e dai fondi europei dedicati».

«È altrettanto urgente – si legge – dare applicazione alle norme che da più di venti anni prevedono l’integrazione  socio-sanitaria, in modo da ovviare a questo ingiustificabile ritardo e da rendere così concretamente  praticabili i percorsi di co-progettazione interistituzionale degli interventi, anche nell’ambito della  salute mentale».

Viene proposta, poi, «la costituzione di un tavolo tecnico, che accompagni e verifichi la sperimentazione  del budget di salute, nei territori in cui ci siano le condizioni per poterla avviare. Nelle regioni in cui tale  dispositivo viene puntualmente impiegato per sostenere i piani terapeutico-riabilitativi individualizzati,  esso permette, di migliorare la qualità della vita delle persone interessate e di conseguire obiettivi di  reale deistituzionalizzazione, senza oneri ulteriori per le finanze pubbliche».

Per le Associazioni, «l’introduzione in via sperimentale del BdS dovrebbe essere accompagnata da altri interventi  necessari, come: a) la creazione di strutture intermedie per l’avviamento all’autonomia personale e  abitativa; b) il rafforzamento su tutto il territorio delle équipe dedicate alle attività di recovery ed empowerment presso i Centri Diurni, assicurando la dotazione adeguata di risorse economiche per il  loro funzionamento».

Nel documento, poi, viene sottolineata «l’urgenza di assumere iniziative finalizzate a mettere a regime il personale tramite i  Piani del fabbisogno, al fine di rafforzare i Dipartimenti di Salute Mentale e, contestualmente,  organizzare una formazione continua specifica», che l’ambito della neuropsichiatria infantile è quello dove è più evidente la forte carenza.

«La Calabria – viene evidenziato – è priva di una U.O.C. ospedaliera (con  notevoli conseguenze sul piano della mobilità passiva). Sarebbe pertanto urgente allestirne almeno  una, così come sarebbe fondamentale rafforzare le unità operative neuropsichiatriche infantili  territoriali».

«Si richiama – riportano le Associazioni – l’importanza di istituire (ove non presente) e di valorizzare il ruolo della Consulta dei  Dipartimenti di salute mentale, con il compito di orientare, con funzioni propositive, le politiche del  dipartimento. Si evidenzia il ruolo delle amministrazioni locali per lo sviluppo dei servizi di prossimità e di supporto  all’assistenza domiciliare; in questa prospettiva, diventa fondamentale la valorizzazione delle famiglie e  dei caregiver, e delle loro esperienze».

Nel documento, le Istituzioni competenti sono state invitate ad aprire il Rems di Girifalco, «e,  contestualmente, di attuare percorsi di presa in carico condivisa sociosanitaria per pazienti con disturbi  psichiatrici autori di reato, sia con misura di sicurezza in REMS che presso strutture residenziali  psichiatriche, oltre che con misure diverse, finalizzate al reinserimento sul territorio, potenziando i  Centri di Salute Mentale e stimolando la crescita di un privato sociale altamente qualificato».

Viene sollecitato, infine, l’istituzione di un tavolo di lavoro permanente per la salute mentale presso il  competente dipartimento. A questo tavolo potrebbe essere conferito il mandato di preparare il Piano  Regionale» e si richiede «l’approvazione dell’Intesa Stato Regioni del 4 agosto 2021 sul Documento “Linee di  indirizzo per la realizzazione dei progetti regionali volti al rafforzamento dei Dipartimenti di Salute  mentale regionali”. Questa intesa assegna alla Calabria 2.115.961».

«I punti di questa sintesi – chiude il documento – potrebbero rappresentare una piattaforma su cui tentare di costruire in forma  partecipata percorsi nuovi, nell’ambito della rete dei servizi riguardanti la salute mentale. Da parte loro, i gruppi e le organizzazioni che hanno organizzato questa conferenza si impegnano ad  organizzare un presidio civico permanente, finalizzato a tenere viva l’attenzione sui temi di cui si è  discusso e sulle proposte che ne sono derivate, ad alimentare il dibattito, a sollecitare l’attivazione  delle istituzioni competenti, fino a quando non saranno date le risposte necessarie». (rcz)

Lunedì la prima conferenza regionale su “Salute mentale e welfare di comunità”

Lunedì 4 aprile, è prevista, in modalità mista, la prima conferenza regionale su Salute mentale e welfare di comunità, patrocinata dalla Regione Calabria e organizzata da Comunità Competente, Comunità Progetto Sud, il Forum del Terzo Settore, Fish Calabria, Casm, Unasam e molte altre Associazioni della società civile.

Si tratta di un incontro che arriva dopo numerosi webinar, iniziati lo scorso ottobre.

Un dibattito aperto sui temi della salute mentale e welfare che continuerà nella conferenza del prossimo lunedì 4 aprile con l’intento di giungere ad una proposta di indirizzo politico ma anche di responsabilità collettiva, in cui il terzo settore e la società civile organizzata sono parte integrante, per la nuova programmazione della salute di prossimità, divenuta quanto mai urgente e necessaria.

Introduce Rubens Curia, portavoce di Comunità Competente. Coordina Giorgio Marcello, docente Unical. Intervengono Luciano Squillaci, portavoce Forum Terzo Settore Calabria, Caterina Iuliano, coordinatrice Consulta Dsmd Catanzaro, Marina Galati, presidente Cnca Calabria, Rosina Manfredi, direttrice Dsmd Asp Catanzaro. Conclude Roberto Occhiuto, presidente Regione Calabria.

Alle 11.15, alla tavola rotonda intervengono Lidia Rizza, presidente Associazione Strada Facendo – Crotone, Paolo Morabito, vicepresidente Altea, Immacolata Cassalia, consigliera nazionale Unasam, Palma La Bella, presidente Associazione Fiori del Deserto Catanzaro, Giovanni Schipani, portavoce Articolo 24 Reggio Calabria, Tilde Minasi, assessore regionale alle Politiche Sociali, Ernesto Esposito, sub commissario alla Sanità regionale Calabria. Conclude il docente Unical Mrcello. (rcz)

Tutela della salute mentale, tavolo di confronto in Città Metropolitana di Reggio

Un importante tavolo di confronto sulla tutela della salute mentale è avvenuto tra la Città Metropolitana di Reggio Calabria e la presidente della Consulta comunale Città metropolitana, Emilia Condarelli e la consigliera nazionale dell’Associazione Unasam con delega per la Regione Calabria e presidente dell’Associazione “Insieme per la disabilità”, Immacolata Cassalia.

Obiettivo del tavolo, a cui hanno partecipato il sindaco metropolitano f.f., Carmelo Verscae e l’assessore comunale Giuggi Palmenta, è quello di riavviare il confronto sul tema della salute mentale e delle problematiche legate alla rete di assistenza sul territorio.

«Un percorso – hanno ricordato Versace e Palmenta – già partito nel corso della precedente legislatura grazie alla sensibilità del Sindaco Giuseppe Falcomatà e che oggi deve trovare nuovo slancio. Oggi abbiamo fissato un nuovo punto di partenza con l’obiettivo di sempre, quello sul quale stiamo attivamente lavorando in stretta sinergia con la Consulta e le associazioni, ovvero l’istituzione di una Consulta metropolitana per la tutela della salute mentale, quale organismo in grado di garantire le istanze e i bisogni delle fasce più fragili della popolazione, contrastando l’emarginazione sociale e vigilando sul rispetto dei diritti».

«È stato un incontro molto proficuo – ha commentato a margine della riunione la presidente Cassalia – che ci ha consentito di riprendere un discorso che era stato interrotto a causa dell’emergenza Covid. Era fondamentale riallacciare i nodi del percorso avviato per la strutturazione della Consulta metropolitana, un organismo che darà voce alle persone con bisogni e fragilità mentali. Un tema delicatissimo e di stringente attualità specialmente in questo periodo in cui, proprio a causa della grave emergenza pandemica, sono emerse tantissime criticità sul territorio, in particolare a carico di bambini e anziani con patologie e manifestazioni comportamentali molto gravi».

«È necessaria, dunque – ha ribadito – una risposta forte e autorevole delle istituzioni del territorio che consenta alla rete delle associazioni e agli operatori di programmare una presa in carico dei soggetti che esprimono queste problematiche».

Grande soddisfazione è stata espressa anche da Condarelli, «per il focus avviato con il Sindaco Carmelo Versace e l’assessore Giuggi Palmenta sul tema della salute mentale, un ambito sul quale c’è tantissimo da fare e su cui abbiamo avviato un percorso che potrebbe fare da apripista in Calabria, affermandosi come metodo di lavoro di riferimento per tutto il settore, ovvero la realizzazione di una Consulta metropolitana. Siamo molto soddisfatti della ripartenza di questo cammino e del dialogo che oggi abbiamo sviluppato con la Città metropolitana». (rrc)