San Luca ricorda Padre Stefano De Fiores

di PINO NANO – «Polsi è il cuore della Calabria ma è anche il cuore del mondo, perché quando scendi nella valle di Polsi scendi nel grembo della terra. Quindi, si scende nel grembo della vita. È bello esserci quando percepisci il delicato e piacevole profumo della speranza del cambiamento. Esserci per cambiare. San Luca, unico, stupendo e complesso paese, vanto di Padre Stefano De Fiores, figlio di questa terra che amava dire “eu sugnu santulucoto“. Parlava a Dio, parlava all’uomo, conscio che in questa meravigliosa terra di San Luca, come amava definirla Corrado Alvaro, la missione di Dio, è quella di salvare l’uomo, unendo cielo e terra con la benedizione di Maria». 

È il narrare di monsignore Giancarlo Maria Bregantini, ritornato per un giorno in Aspromonte per partecipare al convegno organizzato dalla Fondazione Corrado Alvaro sulla figura e sul ruolo di Padre Stefano De Fiores, lui che a Polsi per la prima volta c’è arrivato a piedi, seguendo la fiumara. Era stato appena nominato vescovo, e lui da vescovo di Locri saliva al santuario da pellegrino e ne ridiscendeva da testimone di fede. Lui, che per tutto il tempo della sua missione pastorale ha raccontato Polsi come luogo sacro di preghiera e di meditazione. Non altro. 

19 luglio 2024, ore 17.30, San Luca, Chiesa Santa Maria della Pietà, siamo di fronte alla casa di Corrado Alvaro. Un gruppo di intellettuali si ritrova insieme per raccontare questo straordinario sacerdote calabrese. Padre Stefano De Fiores è stato uno dei figli più illustri di San Luca, il più grande mariologo del secolo appena passato, forse il vero e unico ambasciatore di San Luca accreditato non solo in Vaticano, lui sacerdote, ma nel resto del mondo culturale italiano e internazionale, a rappresentare e raccontare la magia del santuario di Polsi e della sua gente. 

Ne sa qualcosa Aldo Maria Morace che a San Luca ha dedicato i suo anni accademici più belli e la sua passione infinita per la letteratura e la storia: «Padre Stefano – ricorda il grande intellettuale calabrese – ha scritto un libro su Alvaro, “Itinerario culturale di Corrado Alvaro”, che è fondato su rigorose ricerche d’archivio e che illumina il complesso rapporto che lo scrittore ha avuto con il mondo cattolico e con la religione, definendosi cristiano laico perché lontano dalla Chiesa del potere. Le due relatrici presenti oggi qui a San Luca hanno invece messo in luce la novità degli studi mariologici di Stefano De Fiores, oggi più che mai vivi e attuali proprio per la dimensione eversiva che hanno avuto in rapporto ai suoi predecessori nello studio della funzione di Maria come tramite fra la terra e il cielo. Ma Stefano è stato anche una persona protesa a lenire il dolore umano dei più umili. Ed è stata la sua più autentica e vera nobiltà». 

Ma non solo teologia, mariologia e letteratura. Dell’illustre mariologo è stato trattato anche l’aspetto sociale perché, come ha spiegato don Pino Strangio, «padre Stefano ha lavorato così tanto nel mondo del sociale che per raccogliere quello che ha fatto e seminato non basterebbe un intero volume».

«Sono i pregiudizi che offuscano il bene che si è fatto – sottolinea il vecchio vescovo di Locri Giancarlo Bregantini –, ricordando che la gente di San Luca è un tesoro, non una disgrazia, e ribadendo che nulla è impossibile a Dio, con i suoi momenti che passano e portano gioia. Siamo nella terra di Maria e in pellegrinaggio verso la vallata in uno scendere nel grembo della terra per poi risalire verso la luce, testimoni che dove c’è Maria che passa, la terra diventa un giardino, a Polsi come in paese».

«Ho portato qui a San Luca – dice Aldo Maria Morace, Presidente della Fondazione Corrado Alvaro – persone che di Padre Stefano De Fiores possono dirci più di quanto nessuno possa immaginare per averlo studiato a fondo e conosciuto: Clara Gabriella Aiosa, Teologa (“Stefano De Fiores: uomo del rinnovamento e delle sintesi”); Alberta Maria Putti, Pontificia Università Gregoriana (“Maria, icona della Trinità” nella teologia di P. Stefano de Fiores”); Giancarlo Maria Bregantini, Arcivescovo Emerito di Campobasso-Boiano: “(P. Stefano De Fiores e la Diocesi di Locri-Gerace”); e Carmela Maria Spadaro, dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, in funzione di coordinatrice del seminario e degli interventi che si sono poi succeduti».

Ma in prima fila a San Luca c’era anche un giornalista famoso, uno dei più amati Vaticanisti Rai di questi anni, Enzo Romeo, che segue personalmente il Papa per il TG2 e che ogni qualvolta si parla di Calabria, se può, lui c’è sempre. Come dire? Anche lui uno straordinario figlio della Locride.

«È grave invece – commenta con amarezza il prof. Aldo Maria Morace – che non ci fosse un rappresentante delle istituzioni statali, e in particolare il commissario prefettizio Rosario Fusaro, che da poco ha preso il posto del sindaco Bruno Bartolo, non essendo state presentate liste nella recente occasione elettorale, per sfiducia nei confronti dello Stato: l’unica nota dolente, quella dell’assenza dello Stato, di una giornata che così sarebbe stata perfetta e che, ancora una volta, ha messo in risalto il vero volto di San Luca». (pn) 

L’OPINIONE / Klaus Davi: I consiglieri della mia lista a San Luca dovrebbero dimettersi

di KLAUS DAVI – Penso che i consiglieri che sono stati eletti nella mia lista alla fine di maggio del 2019, quando decisi di porre fine a uno scandaloso commissariamento lungo 11 anni, dando vita a una lista che fu determinante per il ritorno alle urne del glorioso comune aspromontano, alla luce delle inchieste della Procura di Reggio Calabria, dovrebbero dimettersi come ha già fatto Giuseppe Silvaggio.

L’amministrazione Bartolo non è riuscita in termini di percepito e di gestione politico-amministrativa a determinare una svolta per San Luca. Ovviamente le indagini facciano il loro corso e sono assolutamente certo che gli amministratori chiariranno gli equivoci sorti che hanno determinato gli avvisi di garanzia. Ma per San Luca ci vuole una guida forte e autorevole che non subisca alcun genere di condizionamento e che proietti a livello nazionale e non solo un’immagine nuova del paese. Mi auguro quindi che i consiglieri eletti nella mia lista si dimettano oggi stesso.

Per quanto mi riguarda, sono a disposizione della Comunità di San Luca e non escludo un mio ritorno in politica, ma ora non mi sembra sia questa la priorità. (kd)

TG1-SAN LUCA: SCANDALOSA NARRAZIONE
DI UNA CALABRIA CHE SI VUOLE AFFOSSARE

di MIMMO NUNNARI – Da vecchio cronista Rai e da telespettatore calabrese mi sono molto indignato la sera che il Tg1 delle 20 ha mandato in onda a freddo senza alcun aggancio con una notizia qualsiasi un “servizio di propaganda” sull’attività dei “cacciatori” dei carabinieri, nel cuore dell’Aspromonte, a San Luca.

Ho provato a immaginare cosa poteva essere accaduto, senza tuttavia giustificare lo scivolone di stampo colonialista del primo telegiornale del servizio pubblico radiotelevisivo. Contatti tra uffici stampa dell’Arma e della testata giornalistica principale della Rai: normali scambi di cortesie, che non sono rare nel rapporto tra giornali e istituzioni. Cose che si sono sempre fatte, tra media e forze dell’ordine, e si fanno ancora, non solo alla Rai. A volte questo tipo di servizi si costruiscono con buone intenzioni, alfine di aumentare la fiducia dei cittadini verso le forze dell’ordine, che in questo caso erano i benemeriti carabinieri.

Ma da qui a fare uno spot – così s’e’ capito – senza senso, senza soggetto predicato e complemento, ce ne passa. Il risultato non sarà piaciuto per primi ai carabinieri, che sicuramente avrebbero preferito essere presentati – come meritano – come il volto rassicurante dello Stato presente sul territorio; a volte l’unico volto, dove lo Stato storicamente non c’è, come in alcune località della Calabria, per esempio San Luca. Quel San Luca, presentato come simbolo negativo di una Calabria immaginata come persa e irredimibile, come una comunità da cui stare alla larga, e che i carabinieri tengono a bada.

Ma non è così. Anche Polsi, uno dei santuari mariani più conosciuti del Mezzogiorno, luogo storico di pellegrinaggi e devozione popolare, ricadente nel territorio di San Luca, è stato citato nel servizio semplicemente come località famosa per le riunioni dei mafiosi. Ma non è così. Che a Polsi si siano riuniti in passato i mafiosi, e forse si riuniscono ancora adesso, è risaputo, ma non basta questo storico  “insulto” dei criminali a un tempio sacro, per cancellare la storia di un luogo di culto che “nacque in modo del tutto favoloso”, come scrisse Corrado Alvaro, scrittore di dignità e dimensione europea, che era proprio di San Luca, paese che ha dato i natali pure a padre Stefano de Fiores, uno dei mariologi più famosi della storia della Chiesa.

Chi ha realizzato il servizio televisivo, non aveva certo l’obbligo di sapere tutto ciò, e di fare eventualmente dotte citazioni, o elogiare l’umanità della stragrande maggioranza dei Sanluchesi, ma sarebbe servito per alleggerire il modo preconcetto di narrare che cos’è San Luca, secondo gli stereotipati modelli mediatici nazionali. E neppure di essere informato che qualche settimana prima il ministro della pubblica istruzione Giuseppe Valditara fosse stato nel vecchio centro aspromontano – da secoli abbandonato dai Governi di tutti i colori politici – per promettere: «Investiremo nell’istruzione e nella scuola per dare un futuro ai giovani», aggiungendo: «Ciò significa credere nello sviluppo, ma soprattutto significa riunire l’Italia, un’Italia che oggi è spaccata, che non ha le stesse opportunità formative».

Chissà, se le promesse saranno mantenute, ma il gesto del ministro è apprezzabile: significa, se le promesse saranno mantenute, far uscire San Luca da dietro la lavagna, dove da sempre sconta una punizione, senza sapere qual è la sua colpa. Un servizio giornalistico coi fiocchi, non confezionato come uno spot commerciale, di questo avrebbe dovuto tenere conto. Il fatto è che al Tg1, come in genere in tutti i media nazionali italiani, hanno la convinzione che la Calabria esista solo per la cronaca nera. Non è una novità e c’è poco da stupirsi. Ma questa volta siamo di fronte al massimo dell’improfessionalita’, alla realizzazione di un servizio che pure con l’abc del giornalismo, ha poco a che fare. Dopo la gratuita intemerata del Tg1 il sindaco di San Luca Bruno Bartolo ha preso carta e penna e ha scritto al direttore del telegiornale, invitandolo a San Luca, e per dirsi: «Attonito, deluso, disilluso, scorato» e chiedersi da quel galantuomo che è: «Ha senso ciò che faccio? E ancora, in che modo amministrare? Quando ci si vede, costantemente e volutamente, martoriati?».

Nessuna meraviglia caro Bartolo. Da sempre, il modo di descrivere la Calabria sradicato dallanalisi dei contesti specifici ha prodotto solamente frutti avvelenati, alimentato retaggi storici e rinchiuso sempre più alcuni territori – come San Luca –  allinterno di recinti di metaforico filo spinato, dentro cui si sviluppa il male, e il termometro dellinsufficienza civile segna rosso, mentre il bene non riesce a prevalere. Qualunque racconto, non solo quello del Tg1, come in questa occasione, che non sia accompagnato da unanalisi attenta dei fattori degenerativi che si sono innestati nel tessuto sociale della Calabria, rischia di diventare, se non proprio falso, quantomeno non credibile.

Quel che stupisce pure, è che a parte la solitaria avvilita rimostranza del sindaco di San Luca, nessuno, per quanto finora al momento di scrivere si sappia, dei parlamentari eletti in Calabria – tra i quali i “forestieri” ex magistrati Roberto Scarpinato e Federico Cafiero de Raho – abbia sentito il bisogno e il “dovere” di interessare la Commissione di vigilanza Rai, per chiedere chiarimenti su quel servizio “senza notizia” del Tg1, che ha messo in castigo San Luca. O, forse, sono d’accordo anche loro, i parlamentari, che San Luca è irrimediabilmente perso? (mnu)

L’OPINIONE / Bruno Bartolo: Direttore Chiocci, venga a visitare San Luca

di BRUNO BARTOLO – Egregio Direttore del TG1 le Scrivo: attonito, deluso, disilluso, scorato…

Emerge in me un forte rammarico. Un rammarico che emerge e, fa emergere, in sè imperativi categorici: ha senso ciò che faccio? E ancora, in che modo amministrare? quando ci si vede, costantemente e vilitamente, martoriati?

No, non parlo di un attacco mafioso. Quello ce lo si sarebbe potuto aspettare… parlo di disinformazione. Di populismo mediatico, di rammaricante demagogia. E chi è la parte in causa? Su cosa volge il triste “affaire”? Sulla Rai…

Su un servizio giornalistico, apparso sulla prima testata di stato per share in data 01/10/23. Su un servizio in cui, mi si consenta, si trattava in maniera capziosa e fuorviante della mia cittadinanza. Di quella cittadinanza della quale con fierezza mi definisco, suo sindaco. Non un burocrate, un sindaco per mandato popolare. Un sindaco eletto per normalizzare questa cittadinanza, o per meglio dire il ruolo che della Stessa se ne dà, e non per annichilirla del tutto…

Non è una trattazione filosofica la mia, né vittimistica, è si vero che bisogna riconoscere la soffocante portata che il fenomeno criminoso da noi ha. Così come bisogna riconoscere il lavoro immane che, quotidianamente, l’Arma dei carabinieri e il “Gruppo Cacciatori di Calabria” svolgono. Ma San Luca non è solo questo. Non è più così. San Luca è un paese incastonato tra due monti, un abitacolo dotato di un suggestivo fascino aspromontano che, salta all’occhio dell’ osservatore esterno in maniera disarmante e oggettiva. È il paese che diede i natali ad uno dei maggiori scrittori e giornalisti del secolo breve, a Corrado Alvaro. All’autore di romanzi e trattazioni di caratura europea…

È il paese di Padre Stefano de Fiores, del probabilmente più grande Mariologo degli ultimi 50 anni. Di un uomo di fede di caratura plenaria…

È un luogo di lavoratori, artisti, scrittori e validi professionisti … Non si cada nella frettolosa conclusione che lo Sia di soli ndranghetisti…

Proprio per questo merita rispetto. Proprio per questo merita di coltivare la speranza… proprio per questo, dato che di territorio “difficile” si parla, va tutelato e non giustiziato.

Insomma, San Luca non vuole morire… rendiamoci partecipi della sua vita e della sua rinascita. Che con solerzia cerco di sviluppare al massimo grado.

Concludo facendo mia quanto scritto da una giovane scrittrice calabrese Giusy Staropoli:

“Se la Calabria ha un cuore, questo batte a San Luca. Qui nacquero lo scrittore Corrado Alvaro e Padre Stefano De Fiores, il più grande studioso di mariologia del mondo degli ultimi 50 anni”.

Ringraziando per l’attenzione e scusandomi per aver sottratto tempo prezioso, La invito a visitare il territorio di San Luca, avendo così modo di ascoltare amministratori e comuni cittadini. (bb)

 [Bruno Bartolo è sindaco di San Luca]

Il ministro Valditara a San Luca: Investire in istruzione per dare futuro ai giovani

«Investire nell’istruzione e nella scuola, per dare un futuro ai giovani, è il nostro obiettivo». È quanto ha dichiarato il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, nel corso della sua visita a San Luca.

«Oggi è un giorno importante, un giorno in cui noi siamo venuti qui per ascoltare le esigenze e per dare risposte concrete», ha detto Valditara, assicurando che «lo Stato c’è ed è vicino ai cittadini».

Il Ministro ha auspicato che «veramente possa partire un esempio di crescita civile ed economica per l’Italia e per l’Europa investendo nell’Istruzione e investendo nella scuola dando un futuro ai ragazzi, ai giovani. Questo è un passo importante di Agenda Sud: siamo stati a Caivano con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e siamo venuti qua. Agenda Sud significa credere nello sviluppo, nella crescita e nelle opportunità per tanti giovani del Mezzogiorno e soprattutto significa riunire l’Italia. Un’Italia che oggi è spaccata in due, che ha tanti ragazzi che non hanno le stesse opportunità formative e quindi non hanno le stesse opportunità lavorative di tanti giovani che vivono in aree più fortunate».

«Investire 320 milioni di euro complessivamente in duemila scuole del Mezzogiorno in Italia – ha detto ancora – investire risorse importanti in questi comuni e nell’intera regione Calabria vuol dire dare finalmente risposte concrete. Non chiuderemo scuole anzi allungheremo il tempo scuola, ci saranno più docenti e più personale Ata». (rrc)

COSOLETO (RC) – “Gente in Aspromonte” in visita al Santo Redentore

L’associazione escursionistica “Gente in Aspromonte” organizza una nuova tappa del suo percorso su Le Grandi Vie dell’Aspromonte. Domenica 16 luglio sarà la volta del Santo Redentore che interesserà i Comuni di Cosoleto, San Luca e Samo.

Raduno ore 10:30 bivio Montalto, partenza escursione ore: 10:45, (per quelli della Ionica incontro ore: 9.00 al Centro commerciale Center-Gross – Bovalino; per quelli di Reggio e Tirrenica indicazioni per Gambarie – Montalto).

La cima di Montalto domina con i suoi 1956 m. di altezza l’intero massiccio aspromontano. Da essa, a raggera, si dipartono innumerevoli profonde e strette vallate, una più bella e differente dell’altra, ognuna con una storia da raccontare: quella della “La Verde” e i suoi profondi canyon, quella dell’Amendolea e il suo popolo grecanico che ci ha vissuto per lunghissimi secoli, quella della Bonamico ed il suo lago naturale ormai estinto, tutte valli un tempo navigabili. A fare da cornice a questa spettacolare visuale, il più grande vulcano attivo d’Europa: l’Etna, ed ancora le Isole Eolie e la dorsale appenninica che procede con le Serre, la Sila ed il Pollino.

Il percorso ha anche una valenza religiosa. Era il 23 settembre del 1901. Sulla vetta più alta dell’Aspromonte, Montalto (1956 metri sul livello del mare), la maestosa statua del Cristo Redentore trovava collocazione. Su un terreno donato dal Barone Stranges di San Luca. L’opera in bronzo fu realizzata dall’artista reggino Francesco Jerace, in occasione del Giubileo del 1900 voluto da papa Leone XIII. È una delle 20 realizzate in quell’anno collocate su altrettante vette italiane.

Interesse anche dal punto di vista storico Sulla cima è stato posto un punto trigonometrico della rete geodetica nazionale istituito sin dal 1869, appartenente alla rete fondamentale nazionale. Per festeggiare il Giubileo del 1901 sulla cima è stata posta una statua del Redentore in bronzo (si veda Statue del Redentore per il Giubileo del 1900), il 23 settembre del 1901 dal cardinale Portanova. Quella attuale, invece è stata creata dallo scultore reggino Michele di Raco. Sempre in vetta è posta anche una rosa dei venti in bronzo su base di granito posta dal Gea (Gruppo Escursionisti d’Aspromonte) nel 1994.

Si parte dalla base di Montalto si imbocca il sentiero che si addentra nel bosco delimitato di una staccionata in abbandono, con frequenti aree di sosta fornite di panchine ora in stato d’abbandono, dalla salita molto dolce che si trova a sud – sud ovest – si sale in circa 30 minuti. Qui il panorama è grandioso, i nostri occhi potranno spaziare a 360° (visibilità permettendo) tra i due mari Ionio-Tirreno, da Roccella Ionica al Porto di Gioia Tauro, nonché tra le cime a Nord-Est quali Monte Cannavi, Monte Fistocchio, Monte Scorda, e più a Sud la valle delle Grandi Pietre, Pietra Cappa-Pietra Lunga-Pietra Castello. Saziati i nostri sensi proseguiremo verso la vetta più alta del massiccio dell’Aspromonte dove si erge la statua del Redentore in bronzo, eretta nell’anno 1901. Vi è anche una rosa dei venti in bronzo su base in granito posta dal Gruppo Escursionisti d’Aspromonte (Gea) nel 1994, inoltre vi è un pilastrino in rappresentante un punto Trigonometrico di Prim’ordine posto dall’Istituto Geografico Militare (Igm) all’inizio del 1900, coincidente con vertice Trigonometrico della rete Catastale.

Anche da qui il panorama sa di magia, se il cielo è sereno, ad ovest è possibile vedere ergersi nella sua maestosità il Monte Etna. Riprendiamo il sentiero che scende verso Polsi al primo tornante giriamo a sinistra e i pochi minuti siamo sulla strada asfaltata si prosegue per un centinaio di metri per prendere la strada che scende a San Luca seguendo il sentiero a sinistra della strada dopo 20 minuti siamo all’indicazione acqua Selvatica, si prosegue sulla sterrata sul sentiero Delianuova – Bova è una carrareccia quasi tutta in piano (molto monotona e rilassante), su questa ci sarà un affaccio verso Puntone l’Albara e più avanti, al bivio per Materazzelli, una ampia e gradevole radura verdeggiante. Pochi minuti di cammino sul sentiero Italia e siamo al punto di partenza. (rrc)

Morabito (PD): Dal ministro Crosetto grave smacco alla comunità di San Luca

Il Segretario della Federazione metropolitana del Partito Democratico di Reggio Calabria Antonio Morabito, ha evidenziato come «dal ministro Crosetto si astato fatto un grave smacco alla Comunità di San Luca».

«Siamo contenti – ha spiegato – che il Ministro della Difesa abbia scelto di visitare alcuni luoghi simbolici della Calabria, ed in particolare un comune come quello di San Luca, che ha grande necessità di sentire al suo fianco la presenza dello Stato e delle istituzioni. Non comprendiamo però come il Ministro, o chi per lui, abbia deciso di effettuare la visita escludendo la presenza del sindaco di San Luca, non solo non invitato, ma addirittura respinto dal luogo dove Crosetto stava rendendo omaggio alla stele in memoria del brigadiere Carmine Marino, caduto per mano mafiosa nel 1982».

«Se è vero com’è vero che i sindaci democraticamente eletti sul territorio rappresentano la comunità che li ha individuati per guidarla – ha aggiunto Morabito – il Ministro Crosetto sbaglia ad escludere dalla sua visita la presenza del sindaco Bartolo. Non solo per una mera questione cerimoniale, che dovrebbe prevedere la presenza del sindaco in sede al fianco di un Ministro della Repubblica, ma anche per un fatto di sostanza, che evidentemente Crosetto ignora».

«Piena solidarietà quindi al sindaco Bartolo e all’intera comunità di San Luca per il riprovevole episodio e per il grave smacco istituzionale subito. È evidente – ha concluso il segretario Pd – che questo Governo preferisce gli spot natalizi ad una reale e concreta vicinanza al territorio». (rrc)

La “disattenzione” istituzionale del ministro Crosetto per la Comunità di San Luca

di FRANCESCO RAOLa presenza del Ministro della Difesa Guido Crosetto a San Luca per onorare il brigadiere dei Carabinieri Carmine Tripodi, caduto per mano assassina lungo la strada che porta dalla Statale 106 al Comune che diede i natali a Corrado Alvaro, finisce per lasciare l’amaro in bocca alla Comunità di San Luca ed in primis al sindaco Bruno Bartolo il quale, raggiunto il luogo dell’iniziativa, seppur non fosse stato ufficialmente invitato, non gli è stato concesso nemmeno di salutare il Ministro.

Raggiunto telefonicamente nel primo pomeriggio, Bruno Bartolo era fortemente amareggiato per l’accaduto. Nella breve discussione lo stesso Bartolo ha riferito di aver già richiesto udienza al Prefetto per condividere la “disattenzione” istituzionale riservata per l’ennesima volta non alla sua persona ma alla sua Comunità. Ed ancora, sempre lo stesso Sindaco che è un fiume in piena continua: «forse lo Stato ha dimenticato quando nessuno voleva candidarsi alle Elezioni Amministrative e si andava avanti con i vari commissariamenti prefettizi e il sottoscritto, mettendo la faccia e accettando di candidarsi e restituito ai sanluchesi una Amministrazione eletta che ha proprio allo Stato di recuperare quell’enorme apatia espressa dai moltissimi concittadini che non volevano saperne di elezioni?».

Oggi, proprio quello Stato per il quale mi sono sempre impegnato con il forte desiderio di rendere possibile un cambio di passo a questo territorio, seppur rappresentato dal Ministro della Difesa, non ha minimamente considerato l’importanza che noi avremmo conferito nel ricevere l’invito ufficiale e presenziare all’evento. Seppur fosse presente il Presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, tale presenza potrebbe essere rappresentativa per i Calabresi ma il Sindaco del luogo nel quale si svolge una iniziativa nella quale è presente un componente del Governo è imprescindibile. Non valgono nemmeno le giustificazioni circolate nell’immediatezza, ossia, “trattandosi di un incontro tecnico non era prevista alcuna forma di invito ai Sindaci».

In tal caso, gli incontri tecnici si svolgono all’interno delle Caserme e non in aperta via. Ed allora, al Ministro Crosetto che si inginocchia al cospetto del Milite Ignoto, tumulato nell’Altare della Patria per rendergli omaggio, è legittimo chiedere quale motivo il Primo Cittadino di San Luca non è stato invitato alla cerimonia?  Perché la gestione del cerimoniale, attuato oggi a San Luca, è differente da quello messo in pratica solitamente nei rimanenti 7903 Comuni d’Italia? Crediamo sia superfluo ricordarlo, ma repetita iuvant, è opportuno rammentare a chi di competenza che gli unici rappresentanti delle nostre istituzioni, democraticamente eletti, ai quali è concesso di poter indossare una fascia tricolore sono i Sindaci.

Loro rappresentano le singole Comunità Italiane, unite sotto il Tricolore e situate all’interno di un solo territorio nazionale. Perciò, ad ogni singolo Sindaco dei Comuni Italiani, per garbo istituzionale, va riservata l’identica dignità praticata nei confronti dei vari rappresentati delle istituzioni presenti sul territorio a partire dal Sig. Prefetto, al Sig. Questore, ai Sigg. Comandanti provinciali delle Forze dell’Ordine e via discorrendo. Nel porgere gli onori al brigadiere Tripodi, Medaglia d’oro al valor Militare, quanto registrato oggi rimarrà una di quelle pagine che vorrei sperare potesse essere riscritta in bella copia in primis per mano del Sig. Ministro Guido Crosetto, ritornando a San Luca, per rendere omaggio ai tanti Carabinieri caduti in questo territorio, compreso il Carabiniere Domenico Scibilia, caduto il 1° aprile del 1984 a causa di un incidente avvenuto durante un rastrellamento finalizzato alla ricerca di latitanti, causato dalla forte nebbia. In quella occasione, il Comandante della locale Stazione era proprio il brigadiere Tripodi che, accorrendo in soccorso e aiutato da alcuni pastori, portò sulle spalle il commilitone dal luogo dell’incidente al centro abitato tentando di strapparlo alla morte.

Purtroppo, non ci fu nulla da fare e la Comunità di San Luca seppe stringersi ai familiari del giovane Carabiniere e del suo Comandante. Quello di oggi sicuramente è stato un errore non voluto. Perciò, ripongo una particolare fiducia negli atti successivi che verranno praticati affinché possa giungere presto un chiaro segnale di riavvicinamento, volto a confermare quei valori e quella considerazione istituzionale che la nostra Costituzione ci chiede di vivere e praticare per consolidare l’Unità della nazione. (fr)

 

LA CALABRIA HA UN CUORE E QUESTO BATTE
A SAN LUCA NEL NOME DI CORRADO ALVARO

«San Luca torna finalmente a essere la patria di Corrado Alvaro e null’altro. Un punto di riferimento fermo, da dove originano importanti stagioni di pensiero». Così la scrittrice calabrese, Giusy Staropoli Calafati, sulla sua pagina Facebook, riferendosi alla piccola cittadina aspromontana che diede i natali a uno de più grandi scrittori italiani ed europei del ‘900. 

Giusy Staropoli, racconta, come fosse una pagina di diario, il suo primo viaggio a San Luca. Una narrazione intensa in cui viene sviscerato l’amore per la Calabria che, nel paese di Alvaro, secondo la scrittrice vibonese, trova il suo completamento. Il sindaco Bruno Bartolo e la sua amministrazione, rimangono rapiti dalle parole usate dalla scrittrice nei confronti della città alvariana. 

Se la Calabria ha un cuore questo batte a San Luca. Qui nacque Corrado Alvaro.

L’amministrazione, guidata da Bruno Bartolo,  infatti, già a lavoro per ridare un volto nuovo alla città, spesso sfregiata da stereotipi e pregiudizi, fa propria la frase di Giusy Staropoli Calafati, inserendola nella cartellonistica che da qualche giorno campeggia all’ingresso del paese. Scommettere su Alvaro, significa credere in una rinascita collettiva, culturale e di pensiero, possibile. San Luca vuole giocarsi tutto. E scommette su sé stessa.

Giusy Staropoli Calafati, pioniera della letteratura calabrese, impegnata da anni nella diffusione del pensiero e delle opere dei più grandi autori del ‘900, promotrice del Manifesto per lo studio nella scuola italiana degli autori calabresi, da Corrado Alvaro a Saverio Strati, rappresenta per la Calabria un punto di riferimento importante, centrale, per la ricoperta identitaria attraverso il pensiero, la poetica e le opere dei più importanti geni letterari calabresi. 

Attraverso la frase della Staropoli, Corrado Alvaro torna, dunque, a San Luca, con la consapevolezza della sua gente, come pensiero, idea, progetto, identità. E se serviva un punto preciso da cui ripartire, finalmente, crediamo sia stato trovato. 

«Alvaro deve tornare sui banchi di scuola – dice Giusy Staropoli Calafati –. Ne hanno bisogno la Calabria e l’Italia. Vinceremo insieme questa battaglia. Per il bene di tutti. Partendo da San Luca verso il resto del mondo. Dove, se servirà, pianteremo altri cartelli come fossero bandiere»

“Nella mia infanzia, fino a nove anni, al mio paese sono stato felice. Il paese mi pareva grande, mi pareva tutto il mondo”. (Corrado Alvaro). (aer)

Riparte da San Luca il tour del docufilm “Terra Mia, non è un paese per Santi”

Martedì 27 luglio, a San Luca, alle 21, a Piazza della Resistenza, il regista Ambrogio Crespi presenta il suo docufilm Terra mia, non è un paese per santi,  un viaggio per raccontare il riscatto di un territorio che non si piega e non abbassa la testa, ma che anzi, grazie al coraggio di uomini e donne di grande valore riesce a riportare la legalità al centro della vita sociale, combattendo contro una delle più feroci organizzazioni criminali del mondo.

Presenti, all’evento, Klaus Davi, giornalista, Don Luigi Merola, parroco anticamorra fondatore de “A voce d’e creature”, Benedetto Zoccola, testimone di Giustizia, Cosimo Sframeli, tenente dell’Arma dei Carabinieri, Mimma Cacciatore, Preside coraggio, Michele Inserra, giornalista, Augusto Di Meo, testimone di Giustizia e di personalità quali Vincenzo Chindamo, fratello di Maria Chindamo, uccisa dalla Ndrangheta nel 2015, Deborah Cartisano, referente “Libera” per la Locride figlia di vittima della ‘Ndrangheta, Gennaro Migliore, deputato Italia Viva già sottosegretario della Giustizia e membro della commissione antimafia, Francesco Storace, vicedirettore de Il Tempo, Gian Marco Chiocci, direttore dell’Adnkronos, Sandro Gozi, europarlamentare, Andrea Nicolosi, avvocato, Luigi Crespi, autore del film ed il sindaco Bruno Bartolo, che ha patrocinato l’evento.

«Attraverso le testimonianze dirette di chi vive e combatte in prima linea questa battaglia – ha detto Crespi – Terra Mia diventa un manifesto di come con coraggio si possa riuscire a sconfiggere la vigliaccheria della mafia, della camorra e dell‘ndrangheta, che trovano nella violenza, nell’ignoranza e nella paura il terreno fertile per costruire il loro impero del male». (rrc)