Il nuovo miracolo di Stanislao Rizzo: Al Gemelli due bambini riprendono a vedere

di PINO NANOLa notizia è giù sui siti scientifici di tutto il mondo, e ancora una volta possiamo dire che è una news legata alla Calabria, se non altro per via dello scienziato che al Policlinico Gemelli di Roma si occupa di questi temi e di queste patologie rarissime, il prof. Stanislao Rizzo, calabrese di origine, ancora profondamente legato alla sua città che è Cosenza, professore ordinario di Oculistica presso l’Università Cattolica e direttore della UOC di Oculistica del Policlinico Universitario Agostino Gemelli.

Questa la nota ufficiale diffusa poco fa dall’Ufficio Stampa dell’Università Cattolica di Roma: «Oggi distinguono meglio i dettagli e riescono a muoversi con fiducia negli ambienti poco illuminati, senza timore di inciampare negli oggetti: un fratellino e una sorellina di 8 e 3 anni, affetti dalla stessa forma di distrofia retinica ereditaria, hanno riacquistato importanti capacità visive in seguito al trattamento con terapia genica».

«Gli interventi sono stati eseguiti in collaborazione dalle unità di Oculistica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, nell’ambito di un progetto avviato nel 2021 per la gestione comune di pazienti pediatrici e adulti affetti da degenerazioni retiniche ereditarie. La bambina che ha riacquistato la vista è la più giovane paziente in Italia ad aver ricevuto questo trattamento».

Il più entusiasta è naturalmente lui, Stanislao Rizzo, l’uomo dell’occhio bionico, uno dei più famosi oculisti italiani. «Operare pazienti in giovanissima età – dice – e ridare loro la vista è qualcosa che travalica la nostra vita professionale e si identifica appieno nella missione del Gemelli e del Bambino Gesù, curare persone affette da disabilità gravissime impiegando i risultati della ricerca clinica più avanzata. La retinite pigmentosa è una malattia terribile che porta nelle forme più severe a cecità e per cui non esisteva terapia efficace fino a poco tempo fa. Finalmente oggi, anche se solo in pochi pazienti, riusciamo a offrire un trattamento efficace, frutto di studi scientifici internazionali eseguiti in pochissimi centri nel mondo di ricerca e cura».

I due bambini hanno 8 e 3 anni e vivono in Sardegna con i genitori arrivati qualche anno fa in Italia dal Senegal per lavoro. Il primo a ricevere la terapia genica è stato il maschietto che è in cura presso l’unità di Oculistica del Bambino Gesù da quando aveva 3 anni. La diagnosi di distrofia retinica, confermata dai test genetici, gli ha permesso di essere inserito nel registro dei pazienti eleggibili alla terapia genica voretigene neparvovec subito dopo l’approvazione da parte dell’Aifa quando aveva già 7 anni. La terapia è stata somministrata all’occhio destro nell’ottobre del 2021 e al sinistro a dicembre dello stesso anno.

«La terapia genica per la degenerazione retinica a trasmissione ereditaria – aggiunge il dott. Giancarlo Iarossi, referente del percorso sulle distrofie retiniche all’interno dell’unità di Oculistica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù – rappresenta la prima concreta cura per prevenire o correggere il decadimento completo della funzione visiva e riveste un ruolo fondamentale per future strategie terapeutiche. Altre forme di distrofie retiniche causate da diverse mutazioni geniche sono al momento oggetto di trials clinici in fase avanzata. L’auspicio degli operatori coinvolti è di continuare questo progetto volto ad applicare la terapia più appropriata secondo le attuali conoscenze sulle degenerazioni retiniche ai nostri pazienti comuni e di estenderla nell’immediato futuro ad altre mutazioni». 

Il percorso di follow-up post-intervento, completato a febbraio del 2022, ha evidenziato – spiegano i due specialisti-un significativo miglioramento di tutti i parametri visivi soggettivi, cioè l’acuità visiva (capacità di discriminare un dettaglio spaziale), il campo visivo (capacità di vedere perifericamente) e la visione crepuscolare. Lo stesso vale per i parametri oggettivi attraverso test specifici quali l’FST (test che valuta la sensibilità dei coni e bastoncelli, la popolazione cellulare retinica che ci consente di vedere).

La sorellina, affetta dalla stessa malattia, è la paziente più giovane in Italia trattata con la terapia genica avendo compiuto da poco tre anni. Il primo trattamento è avvenuto a febbraio del 2022 e il secondo a giugno. Anche per lei il follow-up completato nei giorni scorsi ha evidenziato un significativo recupero della vista.Una terza paziente del Bambino Gesù, di 7 anni, è al momento candidata al trattamento.

Tutto questo nasce dalla collaborazione tra Policlinico Gemelli e Ospedale Pediatrico Bambino Gesù per la gestione di pazienti con degenerazioni retiniche ereditarie mediante terapie innovative Nel maggio dello scorso anno – ricordiamo – è stato infatti siglato un accordo quadro tra l’unità di Oculistica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, diretta dal professor Stanislao Rizzo, e quella dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, diretta dal professor Luca Buzzonetti, per la gestione dei pazienti pediatrici e adulti affetti da degenerazioni retiniche ereditarie.

«L’obiettivo – si legge in una nota ufficiale del Policlinico Gemelli – è migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria erogata a questi pazienti, mettendo in comune risorse e capacità organizzative. Attraverso un percorso diagnostico effettuato con protocolli comuni, i pazienti vengono inclusi in registri specifici per le possibili strategie terapeutiche. L’approvazione della prima terapia genica per una specifica mutazione causa di distrofie retiniche ereditarie come l’amaurosi congenita di Leber e la retinite pigmentosa ad insorgenza precoce insieme alla selezione dell’unità di Oculistica del Policlinico Gemelli come uno dei centri italiani di riferimento per la procedura chirurgica correlata, hanno portato al trattamento dei primi due pazienti pediatrici affetti da questa patologia provenienti dal Bambino Gesù».

Messaggi di entusiasmo e di congratulazione al grande oculista calabrese sono giunti alla Cattolica di Roma da ogni parte del mondo. (pn)

Eccezionale intervento al Gemelli dell’oculista calabrese Stanislao Rizzo

di PINO NANO – Ancora lui, il grande oculista calabrese lascia tutti di stucco. È la prima volta in Italia,infatti, e tra le prime al mondo che viene effettuato un intervento sull’occhio umano con un impianto telescopico.Questo impianto innovativo –precisa  il professor Stanislao Rizzo, direttore della UOC di Oculistica del Policlinico Gemelli e Ordinario di Clinica Oculistica all’Università Cattolica, campus di Roma, e fiero delle sue origini cosentine-  restituisce in parte la vista e l’autonomia agli anziani affetti da maculopatia

Il grande medico calabrese Stanislao Rizzo (in alto nella foto insieme alla dottoressa Roberta Mattei) sa di parlare di un traguardo di altissimo livello scientifico. “Questo telescopio che abbiamo utilizzato assomiglia un po’ alle eliche di un motoscafo e sembra fatto apposta per celebrare la ‘Giornata di Galileo’, che cade proprio oggi, trattandosi di un vero e proprio telescopio galileiano miniaturizzato, messo a punto per restituire almeno in parte la vista alle persone affette da maculopatia senile. Questo impianto telescopico assolutamente innovativo si chiama SING IMT™ , che sta per “Smaller-Incision New-Generation Implantable Miniature Telescope”, ed è stato impiantato per la prima volta in Italia e tra le prime al mondo, su tre pazienti (due uomini e una donna, tra i 65 e gli 80 anni), assistiti presso di noi”.

– Ma di cosa si parla concretamente?

«Questo tipo di trattamento – spiega il professor Stanislao Rizzo – è riservato ai pazienti con una forma avanzata di maculopatia. La macula è la parte centrale della retina, il tessuto più nobile e sofisticato del nostro organismo, composto da cellule altamente specializzate, i fotorecettori, che trasformano uno stimolo luminoso, un’immagine, in un impulso elettrico che viaggia dalla retina al cervello, nell’area dove la visione si forma. È la macula che ci consente di vedere i dettagli, di riconoscere i volti dei nostri cari, di vedere i colori e di leggere libri o gli sms sul cellulare. La macula – prosegue ancora l’illustre ricercatore della Cattolica- è costituita da 9 strati di cellule diverse; ad oggi non siamo in grado di ricostruirla, né di farla rigenerare (ad esempio con le staminali), né di trapiantarla, perché è troppo sofisticata».

Una nota ufficiale della Cattolica ci ricorda che oggi la maculopatia è un problema sociale di grande rilevanza nel mondo occidentale e lo sarà sempre di più negli anni a venire, visto l’invecchiamento della popolazione. Nel nostro Paese, è affetto da questa condizione oltre un milione di persone, 200-300.000 dei quali in forma grave.

Il professore Stanislao Rizzo ci aiuta ad approfondire meglio il tema generale.«Oggi – ci dice – a guidare la classifica delle principali cause di cecità nel mondo occidentale è la maculopatia senile, un processo degenerativo che compare soprattutto dopo i 60 anni. Ne esistono due forme: quella secco-atrofica, a evoluzione più lenta, per la quale non si dispone di terapie al momento (anche se ci sono molti trial sperimentali in corso) e la forma umida, più aggressiva e veloce nell’evoluzione, per la quale da qualche anno sono stati introdotti una serie di farmaci di grande efficacia”.

– Come si avverte la malattia?

“I pazienti affetti da maculopatia spesso lamentano come primo sintomo una difficoltà nella lettura, la distorsione delle immagini, il ‘salto’ di alcune lettere mentre legge. Per esempio, non vedi il centro della parola. Oppure vedono lo stipite della porta o le mattonelle del bagno deformate. Per aiutare questi pazienti, ci avvaliamo di sistemi riabilitativi ottici, che permettono a pazienti dotati di buona volontà e di buon senso plastico della retina e del cervello, di sfruttare mediante sistemi telescopici semi-galileiani veri e propri, le parti della macula ancora funzionanti. Il paziente impara a utilizzare questi ‘telescopi’ per cercare di ingrandire l’immagine sfruttando la parte di macula ancora funzionante».

– Ma questo fino a ieri, nel senso che tutto questo ormai appartiene al passato?

«La lente intraoculare prodotta dalla Samsara Vision che abbiamo impiegato ora non è altro che un telescopio miniaturizzato che viene impiantato nel corso di un normale intervento di cataratta, al posto del cristallino opaco. Questo sistema telescopico consente di sfruttare la parte di macula ancora funzionante».

 – È vero che l’intervento da lei effettuato è del tutto simile a un intervento di cataratta classica?

«Rispetto all’intervento tradizionale  cambia solo la larghezza dell’incisione, che è di 2 mm nell’intervento classico e di 7 mm in questo. Questa lente-telescopio è foldable, cioè pieghevole e si espande una volta inserita, ma è comunque più spessa di una lente normale. Per questo è necessario mettere due-tre punti di sutura, che poi vengono rimossi a distanza di qualche settimana. L’intervento si effettua in Day Surgery e dura 15-20 minuti. Il paziente è vigile e cosciente e per l’anestesia vengono utilizzate gocce oculari anestetiche o una piccola infiltrazione peribulbare».

Ma non è finita qui. A questo punto entrano in scena anche gli ortottisti, che  sono fondamentali sia nella fase di selezione dei pazienti da avviare all’intervento, sia nella fase di riabilitazione.

«Nei giorni successivi all’intervento – sottolinea il professor Rizzo – il paziente dovrà riabilitare il suo cervello, per ‘insegnargli’ a utilizzare quella parte di retina ancora funzionante; questo viene effettuato nel corso di sei sedute di riabilitazione visiva nel post-operatorio, nel corso delle quali l’ortottista spiega al paziente come utilizzare al meglio questo sistema».

Al Policlinico Gemelli di Roma oggi c’è aria di festa, perché questo intervento così elitario riporta ancora una volta il grande ospedale romano al centro dell’attenzione della ricerca mondiale.

ORGOGLIO CALABRESE ALLA “CATTOLICA”
DUE GRANDI PROF A FIANCO DI GENTILONI

di PINO NANOPer la Calabria, e per la storia dei calabresi sarà dunque una giornata davvero memorabile. Lunedì 24 gennaio 2022 infatti il Commissario europeo per l’Economia Paolo Gentiloni interverrà all’Inaugurazione dell’Anno Accademico 2021/2022 presso la sede di Roma dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che avrà luogo, con inizio alle ore 10.30, nell’Auditorium dell’Ateneo, e a rendergli gli onori di casa ci saranno per conto della Università Cattolica due dei più grandi medici italiani, che sono di origine calabrese, nati in Calabria, cresciuti in Calabria e poi dopo l’università diventati punto di riferimento della storia della nostra medicina.

Parliamo del Preside della Facoltà di Medicina e chirurgia della Cattolica, il prof. Rocco Bellantone, reggino dalla testa ai piedi e del professor Stanislao Rizzo, ordinario di Malattie dell’apparato visivo e conosciuto in tutto il mondo per essere  lui il padre spirituale dell’occhio bionico grazie al quale, proprio il mese scorso, ha permesso ad un cieco di percepire di nuovo la magia delle ombre e della luce.

La cerimonia inaugurale sarà preceduta, alle ore 9.00, dalla celebrazione della Santa Messa, presieduta dal Cardinale Giovanni Battista Re, Decano del Collegio Cardinalizio, presso la Chiesa Centrale della Sede. Mentre alle ore 10.30, nell’Auditorium, il Rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli pronuncerà il discorso inaugurale. Seguiranno quindi le relazione ufficiali del Preside della Facoltà di Medicina e chirurgia Rocco Bellantone,e la prolusione del professori Stanislao Rizzo, ordinario di Malattie dell’apparato visivo (“Artificial Vision: dream or reality?”). Insieme a loro interverrà anche un altro grande cattedratico italiano, il prof. Franco Locatelli, ordinario di Pediatria (“Terapia genica e genome editing nelle emoglobinopatie: modelli di medicina di precisione”). L’evento sarà trasmesso in diretta streaming al seguente link: https://roma.unicatt.it e sui canali social @unicatt.

Prof. Rocco Bellantone

Rocco Bellantone, nato a Villa San Giovanni (Reggio Calabria) nel 1953, si è laureato in Medicina e Chirurgia all’Università Cattolica nell’anno accademico 1976-77 e ha conseguito presso la stessa Università le specializzazioni in urologia e in chirurgia generale. È Direttore del Master Universitario in Chirurgia Bariatrica e Metabolica e Direttore Scientifico del Master Universitario in Endocrinochirurgia e Senologia dell’Università Cattolica.

Quanto all’attività clinica e assistenziale, il Professor Bellantone è Direttore del Governo Clinico nonché Direttore dell’UOC di Chirurgia Endocrina e Metabolica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS.Ha condotto come primo operatore oltre 10mila interventi di media e alta chirurgia.

Accanto a quelli accademici e assistenziali, prestigiosi sono i suoi incarichi istituzionali e scientifici: è membro confermato del Consiglio Superiore di Sanità, massimo organo consultivo tecnico-scientifico nazionale del Ministero della Salute per le tematiche inerenti la salute pubblica, e Presidente della I sezione del Consiglio stesso.

Presiede il club delle UEC (Associazione delle Unità di Endocrinochirurgia italiane), già Segretario generale della Società Italiana di Chirurgia e già Vicepresidente della Association Francophone d’Endocrinochirurgie (AFCE). È stato Vicepresidente della Società Italiana di Chirurgia Oncologica (SICO). È membro fondatore dell’European Society of Endocrine Surgery (ESE). È membro dell’International Association of Endocrine Surgery (IAES) e dell’American Association of Endocrine Surgeons (AAES).

Bellantone è stato fra i primi in Italia a dare ampio spazio alle moderne tecniche di Endocrinochirurgia mini-invasiva. In questo ambito, è stato tra gli ideatori di una nuova tecnica di chirurgia tiroidea video assistita (Mi-vat), che gli ha valso riconoscimento a livello internazionale, come dimostrato dalle numerose lezioni e dimostrazioni di tecnica operatoria su invito tra le quali quelle tenute presso la Brown University School of Medicine (Rhode Island Hospital), il Mount Sinai Hospital (New York), The Argentine Academy of Surgery, Buenos Aires, l’Harvard Medical School  (Boston, MA), l’International School of Endocrine & ENT Surgery di San Pietroburgo (Russia), l’Instituto del Càncer SOLCA Cuenca (Ecuador). Dal 2001 svolge funzione di referee per la rivista internazionale World Journal of Surgery, Langenbeck’s Archives of Surgery, Journal of Endocrinological Investigation. È stato editor e autore di alcuni trattati di Chirurgia generale e di oltre 80 capitoli di trattato.È autore di circa 600 lavori scientifici su argomenti di interesse sperimentale e clinico e ha un H-Index di 41.

Il professor Rocco Bellantone il 4 luglio del 2018 è stato eletto per la terza volta consecutiva Preside della Facoltà di Medicina e chirurgia “A. Gemelli” dell’Università Cattolica per il quadriennio 2019-2022. In quella occasione il Rettore dell’Università Cattolica, professor Franco Anelli, a nome dell’intera comunità universitaria, si è congratulato con lui per la rielezione a Preside di Medicina e chirurgia “che conferma il valore dell’impegno fin qui profuso, e formula gli auguri di buon lavoro per il prossimo quadriennio”.

Prof. Stanislao Rizzo

Stanislao Rizzo, è direttore della UOC Oculistica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, Professore Ordinario di Clinica Oculistica all’Università Cattolica Campus di Roma. Già in passato, quando lavorava all’Ospedale Careggi di Firenze, era considerato uno dei numeri-uno al mondo per le patologie più gravi dell’occhio.

È stato un vero pioniere negli impianti di retina artificiale, e nel 2011 fu addirittura il primo a impiegare l’Argus, la prima protesi retinica utilizzata in un paziente non vedente. Erano gli anni in cui il famoso oculista vantava a suo modo un record del tutto personale, che era quello di oltre tre mila interventi all’anno su pazienti per niente semplici, tanto è vero che il giorno in cui a Firenze si venne a sapere che il loro “oculista calabrese” aveva vinto il concorso all’Ospedale Gemelli di Roma ci fu una vera e propria sollevazione generale. L’antica città di Dante non voleva perdere il suo tesoro.

Stanislao Rizzo è Medaglia al “Merito della Sanità pubblica”. Gli è stata conferita con il massimo degli onori scientifici nel 2016.  Ma la sua carriera lo porta a insegnare nelle Università di mezzo mondo: Visiting Professor alla NAGOYA CITY University – JAPAN,  Visiting Professor per l’Artificial Vision Project (Argus 2) al The Karlsruhe Ophtalmology Department –GERMANY, Visiting Professor for the Artificial Retina (Argus 2) al The King Khaled Eye Hospital – Rijadh- SAUDI ARABIA,–Visiting Professor alla Tel Aviv University – ISRAEL, Visiting Professor al The Research Institute of Ophthalmology – EGYPT, Collaborator with Bascom Palmer Eye Institute – Miami – USA,e Professore Associato alla ricerca dell’Istituto di Neuroscienze del CNR, sede di Pisa

Dopo la maturità classica al Liceo Telesio di Cosenza Stanislao parte, dunque, per l’Università e va a Firenze. Qui si laurea con il massimo dei voti e la lode. Da qui poi da qui il grande viaggio per il mondo, che lo porterà a conoscere e a collaborare con le Università e i Centri di Ricerca oculistica più famosi della terra.

Un successo dietro l’altro. Una conquista dopo l’altra. Ma tutto questo lo allontana sempre di più dalla sua terra natale e dai suoi vecchi amici del Telesio. Negli anni frequenta il Vitreoretinal Department of Wills Eye Hospital di Philadelphia (direttore Prof. W. Tasman), il Vitreoretinal Department of the Rotterdam Eye Clinic (direttore Prof. R. Zivojnovic), il Vitreoretinal Department of the Rotterdam Eye Clinic (direttore Prof. R. Zivojnovic), il Vitreoretinal Department of Moorfields Eye Hospital di Londra (direttore Prof. P. Leaver),il Vitreoretinal Department of the A.Z. Middelheim di Anversa (direttore Prof. R. Zivojnovic), il Vitreoretinal Department dell’Augen Klinik di Francoforte (direttore Prof. K. Eckardt), il Reparto di Chirurgia Vitreoretinica dell’Istituto di Microchirurgia Oculare di Barcellona (direttore Prof. B. Corcostegui. Come dire? Il Top della ricerca e della scienza oculistica nel mondo. Storie di successo che fanno onore all’Italia e alla grande tradizione della medicina europea. (pn)