L’OPINIONE / Giancarlo Greco: 290 mln per curare i calabresi fuori una cifra irragionevole e ingiusta

di GIANCARLO GRECO – Duecentonovanta milioni di euro per curare i calabresi fuori dalla Calabria. E questo solo per il 2021. Una cifra mostruosa, irragionevole, ingiusta, incivile. È ora di mettere un freno a questi viaggi della speranza dei cittadini calabresi costretti poi a sborsare di tasca propria le spese di mantenimento quando una intera famiglia emigra per curarsi nel Nord del Paese.

Anche la strutture calabresi hanno erogato sanità attiva per 36 milioni, cittadini di altre regioni che sono venuti a curarsi nelle migliori strutture private e pubbliche calabresi. Segno evidente che anche la sanità in Calabria, ove incentivata e non costipata dai tetti di spesa vincolati al piano di rientro, sa farsi valere. Sanità che è invece al centro delle politiche industriali delle Regioni del Nord cosicché si spiega la cifra di 290 milioni che la Regione Calabria paga per il 2021 per far curare i calabresi fuori regione. Spesso e volentieri anche per prestazioni che potrebbero essere benissimo erogate in Calabria. Per cui il paradosso è servito.

La sanità del Nord accoglie a braccia aperte i calabresi in cura che molto spesso non possono ricevere assistenza in Calabria. Da un lato, con i tetti di spesa imposti dal piano di rientro, si è convinti di risparmiare ponendo un limite alle erogazioni in convenzione, dall’altro poi la Regione Calabria paga il doppio però alle Regioni del Nord per rimborsare le cure dei calabresi. Al netto delle spese di mantenimento. E la storia si ripete negli anni. Solo un caso?.

La migrazione sanitaria è una piaga oltreché una ingiustizia persino costituzionale. Come Unimpresa siamo stati parte attiva con il governo per lo sblocco di 3 miliardi per l’abbattimento delle liste di attesa, anche questo un elemento che incentiva la migrazione. Liste di attesa che poi generano ingiustizia sociale dal momento che solo chi ha soldi e paga può ricorrere a cure immediate e totalmente private. Il punto è che mentre Unimpresa si siede con il ministro e discute di sanità del Paese in Calabria non è possibile farsi ricevere dalla struttura commissariale, sicuramente molto impegnata, ma tant’è.

Un caso anche questo?Ad ogni buon conto sono “ferite” che lacerano la sanità e la salute dei calabresi che non si possono certo addebitare in toto alla stagione di governo regionale. Occhiuto è al vertice dalla fine del 2021 e del report Gimbe non può rispondere anche se dati in nostro possesso ci suggeriscono che non è andata per niente meglio nel saldo 2022 sulla migrazione sanitaria. Tutt’altro. Ci sentiamo tuttavia di rivolgere un accorato appello al commissario e presidente Occhiuto. Metta al centro delle sue politiche sanitarie la salute dei calabresi, dei cittadini calabresi. Tutti i cittadini calabresi. Abbiamo diritto ad una sanità sempre più di qualità e sempre più di prossimità. Coinvolga tutte le parti attive e in campo compresa la nostra sigla che raggruppa una fetta considerevole della sanità privata accreditata. Noi siamo per la sanità pubblica e alla portata di tutti.

E siamo contro la sanità privata che viene usata da chi può spendere come scorciatoia, spesso incentivata proprio dallo stesso personale sanitario delle strutture pubbliche. Il privato accreditato fa parte, a tutti gli effetti, della sanità pubblica dal momento che in convenzione eroga prestazioni all’interno del sistema sanitario nazionale a costo zero per i cittadini. Non vi è alternativa alla sanità pubblica e per tutti. La lotta all’ingiustizia sociale generata dalle liste d’attesa e il grande affare della sanità del Nord devono essere al centro della politica industriale sanitaria calabrese. (gg)

[Giancarlo Greco è presidente regionale di Unimpresa Sanità e Welfare]

Greco (Unimpresa) replica a Bevacqua: «Nessun euro in più alla Sanità privata»

di FRANCO BARTUCCI – Il presidente di Unimpresa sanità nazionale e calabrese, Giancarlo Greco, riprende duramente il consigliere capogruppo Pd alla Regione Calabria, Mimmo Bevaqua che su Rai Tre Calabria, intervenendo in materia di sanità, a suo dire «Sarebbe stato implementato il budget complessivo a favore della sanità privata accreditata e questa sarebbe la principale causa dei mali della sanità cosiddetta pubblica».

Una dichiarazione che non è piaciuta al presidente di Unimpresa sanità che ha subito risposto dichiarando: «Nulla di più palesemente falso, e lo sanno tutti. Al settore della sanità privata accreditata non è stato concesso un euro in più rispetto al passato, tanto per cominciare. Semmai la continua e fuorviante contrapposizione ideologica tra settore pubblico e privato accreditato confina con l’infantilismo politico. La sanità privata convenzionata con il servizio pubblico, lo ribadiamo ancora una volta a Bevacqua consapevoli che prima o poi ci faremo comprendere, per come è cristallizzato nel D.Lgs. n. 502 del 1992, è solo una “gamba” del più complesso sistema sanitario regionale e nazionale. Agisce di concerto e in sinergia con la sanità cosiddetta pubblica. L’una non può fare a meno dell’altra e insieme, alle stesse condizioni, erogano prestazioni per la salute del cittadino-paziente. Io stesso – ha precisato il presidente Giancarlo Greco – ho partecipato, a tavoli nazionali per la razionalizzazione e ottimizzazione dell’offerta sanitaria complessiva e sinergica nel Paese, pubblica e privata accreditata, “per come previsto dalla legge”. Salutiamo favorevolmente l’iniziativa del Pd a Vibo a favore del nuovo ospedale pubblico. A Vibo, come altrove, l’impegno a favore degli ospedali pubblici deve essere totale da parte di tutti. Non esisterebbe, del resto, futuro per la sanità privata accreditata senza un buon servizio pubblico né quest’ultimo trarrebbe alcun vantaggio dall’affossamento di quella privata accreditata».

«A noi operatori del settore privato accreditato – ha continuato nel suo intervento il presidente nazionale e calabrese di Unimpresa, Giancarlo Greco – sta a cuore la salute e la cura del cittadino e poco importa se questa avviene in un settore o in un altro. Si lavora necessariamente in sinergia. Quanto poi alle cause della grande crisi della sanità cosiddetta pubblica consigliamo un viaggio a ritroso al capogruppo Pd Bevacqua. Nella pessima attività della politica e dei partiti, tutti, compreso il suo, troverà la genesi dello spreco di denaro pubblico e di tanto altro nel rapporto incestuoso tra il potere politico e la sanità. È ora di dire basta alla sterile propaganda politica sulla pelle dei calabresi e tutto questo solo per raccattare qualche voto o sperare di conservare quelli acchiappati con la scusa della difesa della sanità pubblica. Se davvero si ha a cuore la sanità pubblica si agisca, si trovino soluzioni, gli alibi stanno a zero. Non serve a niente sparare sulla sanità privata accreditata, che è essenziale al sistema sanitario. Che facciamo, l’aboliamo? Il servizio pubblico sarebbe in grado di fare da solo? O la migrazione sanitaria schizzerebbe da 300 a 600 milioni di euro? Non scherziamo sulla pelle dei pazienti, siamo tutti in prima linea per il miglioramento della sanità pubblica e per far curare i calabresi in Calabria ed evitare loro i viaggi della speranza. La politica si è mai interrogata sul perché la sanità è ridotta così? Bevacqua se lo è chiesto?». (fb)

Greco (Unimpresa): Non è stato un solo euro in più a sanità privata

Giancarlo Greco, presidente nazionale di Unimpresa, replica al consigliere regionale Mimmo Bevacqua, specificando che «non è stato dato un solo euro in più alla sanità privata accreditata».

«Siamo costretti, nostro malgrado – ha detto – a concedere sempre le “attenuanti generiche” al capogruppo PD in consiglio regionale Domenico Bevacqua. Non è la prima volta e non sarà quindi neanche l’ultima che scivola rovinosamente e pubblicamente, in materia di sanità. Della serie, magari non lo fa apposta ma è solo a corto di argomenti».

«L’ultima uscita mediatica di Bevacqua su Rai 3 Calabria  – ha detto – in materia di sanità è a dir poco esilarante. A suo dire sarebbe stato implementato il budget complessivo a favore della sanità privata accreditata e questa sarebbe la principale causa dei mali della sanità cosiddetta pubblica. Nulla di più palesemente falso, e lo sanno tutti. Al settore della sanità privata accreditata non è stato concesso un euro in più rispetto al passato, tanto per cominciare. Semmai la continua e fuorviante contrapposizione ideologica tra settore pubblico e privato accreditato confina con l’infantilismo politico. La sanità privata convenzionata con il servizio pubblico, lo ribadiamo ancora una volta a Bevacqua consapevoli che prima o poi ci faremo comprendere, per come è cristallizzato nel D.Lgs. n. 502 del 1992, è solo una “gamba” del più complesso sistema sanitario regionale e nazionale. Agisce di concerto e in sinergia con la sanità cosiddetta pubblica. L’una non può fare a meno dell’altra e insieme, alle stesse condizioni, erogano prestazioni per la salute del cittadino-paziente. Io stesso, ho partecipato, a tavoli nazionali per la razionalizzazione e ottimizzazione dell’offerta sanitaria complessiva e sinergica nel Paese, pubblica e privata accreditata, “per come previsto dalla legge”. Salutiamo favorevolmente l’iniziativa del PD a Vibo a favore del nuovo ospedale pubblico. A Vibo, come altrove, l’impegno a favore degli ospedali pubblici deve essere totale da parte di tutti. Non esisterebbe, del resto, futuro per la sanità privata accreditata senza un buon servizio pubblico né quest’ultimo trarrebbe alcun vantaggio dall’affossamento di quella privata accreditata.

«A noi operatori del settore privato accreditato – ha rimarcato – sta a cuore la salute e la cura del cittadino e poco importa se questa avviene in un settore o in un altro».

«Si lavora necessariamente in sinergia – ha aggiunto –. Quanto poi alle cause della grande crisi della sanità cosiddetta pubblica consigliamo un viaggio a ritroso al capogruppo PD Bevacqua. Nella pessima attività della politica e dei partiti, tutti, compreso il suo, troverà la genesi dello spreco di denaro pubblico e di tanto altro nel rapporto incestuoso tra il potere politico e la sanità».

«È ora di dire basta alla sterile propaganda politica sulla pelle dei calabresi – ha detto ancora – e tutto questo solo per raccattare qualche voto o sperare di conservare quelli acchiappati con la scusa della difesa della sanità pubblica. Se davvero si ha a cuore la sanità pubblica si agisca, si trovino soluzioni, gli alibi stanno a zero. Non serve a niente sparare sulla sanità privata accreditata, che è essenziale al sistema sanitario».

«Che facciamo, l’aboliamo? Il servizio pubblico sarebbe in grado di fare da solo? – si è chiesto –. O la migrazione sanitaria schizzerebbe da 300 a 600 milioni di euro? Non scherziamo sulla pelle dei pazienti, siamo tutti in prima linea per il miglioramento della sanità pubblica e per far curare i calabresi in Calabria ed evitare loro i viaggi della speranza. La politica si è mai interrogata sul perché la sanità è ridotta così? Bevacqua se lo è chiesto?».

«Anche il PD ha governato la nostra Regione – ha concluso Giancarlo Greco – Bevacqua lo ricorderà bene. È vero, allora il presidente non era commissario della sanità, ma era comunque il “padrone”, avendo nominato praticamente tutti i direttori generali (o commissari), a partire da quelli del dipartimento regionale della Salute, ASP e Aziende Ospedaliere…». (rcz)

L’OPINIONE / Giancarlo Greco: Su sanità tanti annunci e pochi fatti

di GIANCARLO GRECOSiamo sinceri, lo siamo sempre stati al cospetto di questa stagione di governo regionale nei confronti della quale riponiamo molte aspettative. Dopo un inizio molto promettente sul versante della sanità e del contrasto all’emigrazione sanitaria, perlomeno sul piano delle “annunciazioni” e dei buoni propositi, oggi registriamo però una specie di stasi, di percorso a rilento, piuttosto ingarbugliato.

Con inevitabili primi bilanci su tutto il fronte della salute che registrano la mancanza di significativi passi in avanti, soprattutto sui Lea e appunto nel contrasto all’emigrazione sanitaria.

Eravamo e rimaniamo totalmente a disposizione del presidente e commissario Occhiuto – continua Giancarlo Greco – ma non possiamo non registrare anche la pressocché totale mancanza di tavoli concertativi tra le parti, di confronto, di scambio di visioni e prospettive. Occorreva ed occorre qualcosa di straordinario per rimettere in piedi la disastrata sanità di Calabria ma ad oggi, purtroppo, solo ordinaria amministrazione. L’ultima “foto” di Gimbe è una mannaia. Solo il 18% delle prestazioni recuperate rispetto alla paralisi Covid. Segno evidente che servirebbe un maggior coinvolgimento di tutti gli attori così da pianificare erogazioni straordinarie, così come del resto avviene in tutte le altre regioni del Paese.

Se un giorno, a futura memoria, il complessivo bilancio sulla sanità dovesse essere negativo non potremmo certo rimproverarci nulla noi. Altrove le responsabilità. E questo perché, di fatto, e nonostante lo avessimo chiesto più volte, non ci sentiamo coinvolti in alcun modo nei processi di selezione delle scelte e crediamo valga lo stesso per tutte le sigle, più o meno. A meno che il presidente Occhiuto non si senta appagato nell’incontrare, interfacciandosi, uno solo degli attori rappresentativi delle imprese. Magari non per forza in versione istituzionale. Noi ci sentiamo di rappresentare imprese sane, disponibili e qualificate su tutto il territorio nazionale ed è per questo che confermiamo la nostra più totale disponibilità al dialogo e al confronto costruttivo con il presidente e commissario Occhiuto. (gc)

[Giancarlo Greco è vicepresidente nazionale e presidente regionale di Unimpresa Sanità]

Greco: Unimpresa disponibile ad assumere i precari della sanità

Giancarlo Greco, vicepresidente nazionale e presidente regionale di Unimpresa, si è detto disponibile ad assumere i precari della sanità che presto saranno per strada».

«Sarà una fine d’anno drammatica – ha spiegato –per i precari della sanità impegnati in Asp e ospedali, in particolare infermieri. Con una sacrosanta circolare, che richiama al rispetto della legge italiana, il commissario Occhiuto, il suo vice Esposito e la dg Fantozzi hanno messo un punto fermo: da oggi nessuno può essere prorogato e per le assunzioni, anche quelle a tempo determinato, bisognerà attingere dalle pubbliche graduatorie concorsuali dove è in lista gente che ha vinto una selezione studiando e superando delle prove». 

«Pubbliche selezioni concorsuali nazionali – ha proseguito – a cui può far riferimento anche chi è stato costretto ad emigrare fuori regione per lavorare perché fin qui non è stato riconosciuto in Calabria un loro diritto. Un dramma, a pensarci bene. Ma Unimpresa è disponibile da subito a dare una mano, non lasceremo senza lavoro e senza speranza chi è stato illuso e ingannato».

«Martedì prossimo – ha informato – incontrerò l’ingegnere Fantozzi, direttore generale del dipartimento Salute. Abbiamo già dato la nostra disponibilità, come Unimpresa sezione sanità e ci auguriamo lo facciano anche le altre associazioni di categoria, a scendere subito in campo così da trovare una soluzione immediata al grave problema». «Siamo disponibili – ha detto – ad assumere a tempo indeterminato gli infermieri che non vedono più rinnovati i loro contratti presso Asp e ospedali, come da giusta circolare di Occhiuto. Non è giusto e non è possibile aggirare la legge e bypassare merito e pubblici concorsi». 

«Non si può entrare a tempo indeterminato nella pubblica amministrazione – ha evidenziato – senza aver vinto un regolare concorso, così come avviene per la magistratura, per le forze di polizia e per quasi tutti i settori. Anche perché  gli elenchi con i vincitori dei concorsi ci sono da tempo e sono pubblici e non si capisce perché le singole aziende sanitarie non abbiano attinto da lì». 

«Qualcuno, a suo tempo – ha continuato – ha colpevolmente illuso e ingannato questi precari. Prefigurando loro una scorciatoia per assunzioni a tempo indeterminato in Asp e ospedali che non è praticabile per legge senza un concorso». 

«In qualche caso – ha concluso – da quanto ci risulta, anche facendo dimettere dei dipendenti assunti a tempo indeterminato presso strutture private convenzionate con importanti buste paga, anche 1.800 euro al mese. Verrebbe da chiedersi perché, “qualcuno” o più d’uno, ha illuso e ingannato e ora messo per strada questi precari ma forse altri uffici e altre istituzioni questa domanda se la saranno già posta…». (rcs)