di VINCENZO SPEZIALI – È triste la giornata, cominciando questo viaggio verso la terra irpina di Nusco, dove ritorno, dopo esserci stato tante volte nel passato e per occasioni piacevoli, per omaggiare Ciriaco e dargli un saluto d’affetto, un encomio solenne, un abbraccio che sa di arrivederci.
Salgo con Gino Trematerra, Stefano Mascaro (figlio del caro Pinuccio, già amico e collega di mio nonno in Senato) e con Maurizio Misasi (figlioccio di Ciriaco ed erede di Riccardo, il grande Riccardo, ovvero l’autentico alter ego di De Mita).
Salgo per stare vicino ad Antonia, la figlia prediletta del nostro grande che si congeda – per il momento – da noi, oltre che amica cara mia e di mia moglie.
Giungo lì, in terra natale del caro Ciriaco, per essere assieme a chi vuole stringersi in un stare assieme, in modo intenso e popolare (qual’è la nostra, orgogliosa tradizione), quasi fosse un rito misto di fede laica e religiosa.
Ma sarò, con lui, con Ciriaco, fino all’ultimo – seppur da forlaniano, coerente e convinto – per dire che i democristiani ci siano e ci saremo ed io che ho l’onore di essere il più giovane di questa incredibile e bellissima storia, porterò il testimone fino all’ultimo, alfine di alimentare, non solo una testimonianza, ma la continuità.
Non andremo via, noi democristiani, nel silenzio della notte, poiché ci siamo e continueremo ad esserci -alla stregua del fiume che sfocia nel mare – liberi e forti, determinati e coerenti, massicci e fieri.