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Lavoratori Terme Luigiane

Terme Luigiane, i lavoratori e alcuni curanti lunedì in Cittadella per un nuovo presidio

di FRANCO BARTUCCI – Allo scadere del termine fissato dal presidente f.f. della Regione Calabria, Nino Spirlì, per conoscere il pensiero dei due sindaci sulla proposta presentata dalla Società Sateca, mirata alla riapertura della nuova stagione termale, tramite i loro legali, mediante lettera pec, hanno fatto conoscere il loro pensiero sulla proposta oggetto del contendere, che finisce per innescare ed aggravare il rapporto tra le parti relativo alla immediata funzionalità delle Terme Luigiane.

I due sindaci, tramite i loro legali, hanno fatto conoscere la loro disponibilità a concedere alla Sateca l’utilizzo delle acque termali fino al 18 dicembre 2021 nella quantità utilizzata nel corso della stagione 2020, a fronte del pagamento di un canone  pari ad Euro 93.000,00 nelle modalità da concordare, comprensivi dei canoni concessori che i Comuni sono tenuti a pagare alla Regione Calabria. Resta inteso – si precisa nella lettera – che, qualora la Regione esonerasse i comuni da tale pagamento, la somma corrispondente sarà detratta dall’importo complessivo. Viene puntualizzato, altresì, che tale importo scaturisce dalla linea di indirizzo in materia di acque minerali, naturali e di sorgente, redatto in sede di conferenza Stato-Regioni del 16 dicembre 2006.

Altro comportamento viene adottato per le stagioni termali successive al 2021, e fino alla scadenza della concessione regionale prevista per il 29 aprile 2036, in cui si prevede l’erogazione di 25 litri a secondo mista caldo/fredda secondo le proporzioni di portata delle sorgenti con un canone annuo pari a Euro 373.000, il tutto desunto dalla linea d’indirizzo adottata con parametri specifici dalla conferenza Stato Regioni di cui sopra, prevedendo anche una rivalutazione monetaria dal 2006 ad aprile 2021. A questo si aggiunge pure una nuova disciplina di commercializzazione anche in termini economici dei prodotti “Pura”.

Infine, si precisa che per l’anno in corso, considerate le problematiche legate alla pandemia del Covid-19 il canone determinato di 93.000,00 euro sarà ridotto ad ¼. Il tutto subordinato al ritiro di tutti i contenziosi in atto, nessuno escluso, giacenti presso il Tar e la Procura della Repubblica di Paola. Ed è strano che finora da questi organi non sia stato espresso alcun giudizio di merito, dopo sei mesi dal primo!

Una proposta di completa rottura, da parte dei due sindaci, che crea non pochi problemi al presidente f.f. della Regione, Nino Spirlì, per trovare nell’arco di pochissimi giorni la soluzione giusta, a partire dalla revoca della concessione, supportata anche dalla mancata presentazione da parte dei due Sindaci  del “Report” chiesto dallo stesso presidente, la cui lettera oggetto di presentazione in questo servizio, ne costituisce una prova d’ incapacità gestionale di tale importante e delicata materia.

Infatti, il Comitato dei lavoratori delle Terme Luigiane è subito intervenuto con un proprio documento, rigettando tale proposta dei due sindaci ritornando a ribadire che: «Ci eravamo abituati ad una produzione di documenti ufficiali basata su incauti “copia e incolla”, ma questa volta i sindaci hanno voluto strafare quanto a incompetenza, facendo riferimento ad un accordo Stato-Regioni con delle tariffe minime e massime relative alle acque minerali-naturali da bere e destinate all’imbottigliamento (fattispecie che nulla ha a che fare con le acque delle Terme Luigiane). Questa differenza, non tanto sottile, è evidenziata tra le altre cose dalla stessa Regione Calabria che nella delibera in cui stabilisce i canoni da versare per le concessioni, distingue totalmente le acque minerali da bere e/o imbottigliare dalle acque termali». 

«Ci meravigliamo di questo ennesimo strafalcione. La valutazione complessiva della sorgente termale – dicono ancora i lavoratori nel loro documento – secondo questo ultimo complicatissimo calcolo con tanto di “interpolazione lineare”(tanto per stupirci con effetti speciali) porta il valore complessivo della sorgente a un importo superiore a € 2.500.000,00. Se così fosse, considerando che il canone totale che quest’anno i comuni verseranno alla Regione Calabria ammonta a circa € 5.700,00, si configurerebbe da parte loro una speculazione su un bene demaniale con ricavi pari a 450 volte quanto corrisposto al proprietario del bene. Tutto questo si aggiunge alle azioni assurde e illegali perpetrate nel corso degli ultimi mesi che, ormai è evidente, sono state mirate solo ed esclusivamente all’estromissione della Sateca dalle Terme Luigiane e, di conseguenza, a negare a noi lavoratori l’occupazione».

La lettera dei due sindaci è stata presa in considerazione dal consigliere regionale Pietro Molinaro, indirizzando al presidente Nino Spirlì, all’assessore Fausto Orsomarso e al direttore generale Cosentino, con una richiesta di immediata convocazione e valutazione del documento, in quanto, a suo avviso, costituisce una pretesa che impone una precisa analisi da parte della Regione.

«A questo punto – sostiene il consigliere Molinaro – la Regione deve scegliere tra due letture possibili della situazione. Dare ragione ai due Comuni, revisionando il canone secondo la logica illustrata dai due primi cittadini ai fini di una rivalutazione del proprio patrimonio trasmettendo immediatamente tutto il fascicolo alla Corte dei Conti, alla Procura della Repubblica, ed ai revisori contabili della Regione per gli adempimenti spettanti a ciascuno; oppure considerare palesemente e smodatamente errata la stima effettuata dai sindaci, a testimonianza di un approccio ostruzionistico e vessatorio, procedendo quindi alla revoca della concessione per manifesta violazione delle finalità per le quali era stata concessa, ovvero il “preminente interesse pubblico».

«Non si può più perdere tempo – ha scritto il consigliere Molinaro – serve una decisione urgente».  

In ultimo, è giunta una lettera, a firma dei legali della Sateca, Enzo Paolini e Ivan Incardona, inviata innanzitutto al presidente Spirlì, nella quale, dopo aver criticato il contenuto della proposta e il metodo usato muovono alcune osservazioni precisando anzitutto che la Sateca ha dimostrato, con una perizia di stima redatta dal prof. Ing. Paolo Veltri, ordinario di Ingegneria Idraulica presso l’Università della Calabria e già Preside della Facoltà di Ingegneria, che il fabbisogno di risorsa idrotermale necessario al funzionamento delle proprie strutture è pari a circa 47 litri al secondo di acqua calda, mentre i comuni ne propongono appena 10 litri al secondo, senza in alcun modo giustificare tale irrisoria quantità.

«Una quantità del tutto insufficiente – spiegano nella lettera – a soddisfare le esigenze oggettive della Sateca, e finanche inferiore a quella di 12 litri al secondo dagli stessi Comuni indicata, come disponibile per l’azienda, nel Regolamento per la gestione della risorsa idrotermale emesso nel mese di dicembre dello scorso anno».

Come secondo punto nella lettera degli avvocati Paolini e Incardona, viene precisato che la Sateca, quale corrispettivo per la fornitura di 40 litri al secondo di acqua idrotermale, ha offerto di versare un canone annuale pari a 33.000,00 Euro; mentre i Comuni per 25 litri al secondo chiedono la somma di 373.000,00 Euro.

Dopo avere puntualizzato la differenza esistente tra acque minerali di sorgente destinate a consumo umano ed acque per uso termale, i due legali concludono la loro lettera con due considerazioni: fino allo scorso anno la Sateca ha versato ai Comuni, per il 100% della risorsa idrotermale, un canone annuo  di circa 44.000 Euro, mentre i due Comuni dovrebbero versare alla Regione un canone di circa 22.000 euro, ridottosi lo scorso anno, causa Covid, a 5.700 Euro. Cosicchè, i Comuni in base alla loro proposta pretenderebbero di incassare dalla Sateca ricavi superiori di 450 volte rispetto a quanto dovrebbero versare alla Regione Calabria.

La seconda considerazione dei due legali della Sateca è diretta a chiarire un aspetto dell’Avviso esplorativo pubblico emanato dai due Comuni, con scadenza il prossimo 14 giugno, per individuare eventuali figure interessate alla gestione delle Terme Luigiane, per una fornitura di 40 litri al secondo, con l’aggiunta dell’utilizzo dello stabilimento San Francesco e degli uffici amministrativi indicando per tutto un valore di 70.000 Euro; mentre, utilizzando la misura richiesta a Sateca, per una fornitura di 40 litri al secondo, la Società dovrebbe pagare un canone annuo di oltre un milione di euro.

«Di fronte a tanta irresponsabilità e gravissima provocazione, finalizzata solo alla distruzione di una risorsa pubblica, prima che di una azienda modello, urge – concludono i due legali della Sateca nella lettera inviata al presidente Spirlì – un intervento dell’Istituzione regionale da Lei rappresentata».

Intanto, i lavoratori si stanno preparando in massa con trasferta in pullman per un nuovo presidio nella giornata di lunedì presso la cittadella regionale convinti del detto di Teano pronunciato da Garibaldi a Vittorio Emanuele II°: «Qui o si fa l’Italia o si muore” o “Le Terme Luigiane vivono o tutto andrà in malore», portandosi dietro lo scontento e la ribellione della “famiglia dei curanti” che si preparano ad azioni giudiziarie a tutela dei loro diritti per la “cura del loro stato di salute”, che nessuno può negare. (fb)