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Terme Luigiane

Terme Luigiane, recuperati con ‘la forza’ i beni di proprietà comunale

di FRANCO BARTUCCI – Non doveva succedere, ma è accaduto, quanto i sindaci di Acquappesa, Francesco Tripicchio, e di Guardia Piemontese, Vincenzo Rocchetti, avevano preannunciato, ossia un’azione forzosa unilaterale per il recupero di quei beni di proprietà comunale insistenti nel compendio termale.

Pur in mancanza di una autorizzazione, da parte di un’autorità giudiziaria, il recupero si è regolarmente svolto nella giornata di ieri (venerdì) nei pressi dell’area delle sorgenti e della porta d’ingresso del vecchio stabilimento “San Francesco”.

Tutto è avvenuto alla luce del sole, alla presenza dei due sindaci con indosso la fascia tricolore, circondati in modo sparso da tanti lavoratori che protestavano, mentre i vigili urbani si avvicinavano verso la porta d’ingresso dello stabilimento per accedervi dentro in modo forzoso, fermati nei pressi dal legale della Sateca, avv. Enzo Paolini, che chiedeva l’esibizione del documento legale che consentiva l’appropriazione dei beni senza che questo venisse mostrato, facendo vedere ch’era in possesso delle chiavi del portoncino d’ingresso; mentre le forze dell’ordine guardavano a distanza.

Soltanto al verificarsi del tafferuglio tra i lavoratori, che occupavano l’area dell’ingresso, ed i vigili urbani, che facevano pressione spintonando per entrare, sono intervenuti per calmare lo stato di  forte agitazione che si era venuto a creare, consentendo ad un operaio con una mazza di forzare ed aprire la porta d’ingresso dello stabilimento. Un’azione illegittima che viene compiuta, in mancanza di un provvedimento giudiziario di un magistrato, alla presenza delle forze dell’ordine.

Un precedente unico, che stravolge il senso della legalità, in quanto le stesse autorità istituzionali sapevano e nessuno è intervenuto per impedirlo e condurre il tutto nei giusti canali della correttezza democratica e delle regole che esistono in materia. Può mai un proprietario di un immobile sfrattare un inquilino senza il dovuto documento di sfratto emanato da un magistrato? 

Eppure la Sateca, i cui rappresentanti legali erano presenti, aveva sottoposto due giorni prima dell’azione forzosa una proposta di accordo ai due Comuni, in cui in cambio della percentuale di acqua necessaria alla sopravvivenza dell’azienda restituiva tutto e rinunciava a qualsiasi contenzioso e anche alla partecipazione al futuro bando. I sindaci sapevano e nulla hanno fatto per impedire che tutto ciò accadesse a tutela dello stato occupazionale dei lavoratori e contestualmente a tutela del diritto di quei 22mila curandi abitudinari ed affezionati ad usufruire annualmente dei benefici delle cure termali delle Terme Luigiane.

«La Sateca – hanno dichiarato i due sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese – ci sta impedendo di concludere l’iter di redazione del bando pubblico per l’affidamento, in sub concessione, dei servizi termali. Il non voler restituire i beni di proprietà comunale e le sorgenti, che la Regione Calabria ha affidato a noi in concessione. L’atteggiamento fisicamente ostativo, da parte dei vertici della Sateca, dei legali della stessa società e di taluni dipendenti, che si sono frapposti dinanzi i cancelli delle sorgenti termali, impedendo le attività di appropriazione da parte delle nostre amministrazioni comunali – tra l’altro in presenza delle Forze dell’Ordine e della Polizia locale – è un qualcosa di umanamente incomprensibile, che va condannato e che sarà oggetto di azioni giudiziarie immediate! Il compendio termale e  le Luigiane sono un bene pubblico e qualcuno dovrà iniziare a capirlo ora!».

Proprio il fatto che le Terme Luigiane sono un bene pubblico in senso generale, e non espressamente delle sole comunità dei due Comuni, avrebbe dovuto spingere i due sindaci ad essere prudenti e a tenere in alta considerazione tale valore, annullato dalla loro azione di acquisizione con la forza del vecchio stabilimento e delle sorgenti.

La Sateca, da parte sua, ha emanato il seguente comunicato: «Per decisione dei sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese, si è decretata la fine dell’attività termale delle Terme Luigiane. Con un inaudito sopruso – che sarà certamente perseguito dalle autorità giudiziarie competenti – si è proceduto oggi allo spoglio violento di beni detenuti da Sateca e riconosciuti come indispensabili per svolgere attività di servizio termale, con ciò perpetrando reati in flagranza ed al cospetto delle forze dell’ordine. E ciò senza che le Amministrazioni procedenti, nonostante le esplicite richieste rivolte loro, abbiano potuto esibire un qualsiasi titolo esecutivo, ordinanza, provvedimento, convalida, o qualsiasi atto abilitante il rilascio e lo spoglio violento. Dipendenti e cittadini intervenuti a difesa dei loro diritti e di quelli dell’azienda che da quasi 100 anni assicura il loro lavoro, hanno subito una vera e propria carica da parte della polizia municipale».

A questo punto ci si chiede: ‘è così che si tutelano gli interessi di una comunità che ora rimarrà senza servizio e senza lavoro? Potranno i Comuni – quello di Acquappesa come è noto in predissesto – assicurare di che vivere alle oltre 250 famiglie di dipendenti?’ Il tempo – e la Giustizia – stabiliranno chi in questa vicenda è stato dalla parte della ragione e chi del torto, ma la gestione della cosa pubblica dovrebbe rispondere ad altri canoni e non a pulsioni di odio immotivato. Nel frattempo continuiamo a chiederci infine: ‘la Regione titolare delle acque, esiste ancora in Calabria?”.

Come se ne potrà uscire per tutelare lo stato occupazionale dei lavoratori, e contestualmente il diritto dei curandi, ad avere l’opportunità di usufruire delle cure termali con un conflitto legale ormai aperto? Data la situazione, la strada possibile come hanno affermato i lavoratori ed anche i consiglieri di minoranza dei due comuni «è quella di trovare un bravo commissario capace di risolvere la vertenza in atto, cominciando a verificare la reale portata delle acque termali, la cui volontà dei due sindaci, in base al regolamento di distribuzione delle acque approvato, è quella di spacchettarla in percentuali per essere portata negli alberghi; di capire se tale operazione  può essere fatta, date le proprietà chimiche, fisiche biologiche dell’acqua sulfurea delle Terme Luigiane e con quali costi a carico degli albergatori; di verificare prima della indizione del bando quali e quanti sono le manifestazioni di interesse di soggetti imprenditori  favorevoli verso tale prospettiva. Il tutto nella garanzia della massima legalità e trasparenza».

Nel frattempo é auspicabile che la controversia si superi bonariamente in modo da consentire ai lavoratori e ai curandi di esercitare i loro diritti  per lo stato occupazionale e di cura, ai fini di un supporto di difesa del loro stato di salute. (rcs)