;
Trame 13, Legambiente: In Calabria aumentato di oltre 20% reati nel ciclo del cemento

Trame 13, Legambiente: In Calabria aumentato di oltre 20% reati nel ciclo del cemento

In Calabria i reati nel ciclo del cemento sono aumentati oltre il 20% rispetto all’anno precedente. È quanto hanno reso noto Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente e Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria che, ospiti di Trame 13, hanno anticipato i dati del Rapporto Ecomafia 2024 sul ciclo illegale del cemento che sarà presentato l’11 luglio a Roma.

«Le case costruite illegalmente, denuncia sempre l’Istat nell’indicatore “abusivismo edilizio” curato insieme al Cresme, sono cresciute del 9,1% in un anno, come non succedeva dal 2004», è stato anticipato, sottolineando come anche nella nostra regione «cresce l’impatto del cemento illegale».

I reati accertati dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto in questa “filiera” dell’ecomafia sono stati 1.046 nel 2023, con una crescita del +20,1% rispetto al 2022, con 1.230 persone denunciate (+29%). Aumentano leggermente anche i sequestri (2 in più rispetto al 2022) e diminuiscono le persone arrestate (2 invece di 6). La provincia più interessata dall’illegalità nel ciclo del cemento è quella di Cosenza (266 reati con 301 persone denunciate), seguita da Reggio Calabria (182 reati) e da Vibo Valentia (143). Dal 2019 al 2023 in Calabria sono stati accertati 5.258 reati nel ciclo illegale del cemento (alla media di oltre mille reati l’anno), con 5.764 persone denunciate, 31 arresti e 1.767 sequestri.

Una regione storicamente segnata dall’abusivismo edilizio che ha beneficiato a lungo di una sostanziale impunità e di una diffusa indifferenza. La Calabria, infatti, ha le percentuali più basse rispetto a Campania, Sicilia, Puglia e Lazio (oggetto del monitoraggio “Abbatti l’abuso” realizzato da Legambiente nel 2023 nelle cinque regioni più colpite dal fenomeno del “mattone illegale”), sia dei Comuni che hanno risposto al questionario (appena 54, pari al 13,4% del totale regionale e al 21% della popolazione servita), sia delle ordinanze di demolizione eseguite: appena il 9,6% delle 6.197 ordinanze emesse dal 2004 al 2022. Insomma, nove volte su dieci l’abusivo in Calabria la fa franca. Segnali di reazione positiva sono arrivati dalla Giunta regionale, come l’abbattimento dell’ecomostro di Palazzo Mangeruca, a Torre Melissa, in provincia di Crotone.

La stessa giunta regionale, per iniziativa del presidente Occhiuto, ha aderito alla proposta fatta da Legambiente di organizzare insieme la raccolta dei dati sulla lotta all’abusivismo da parte di Comuni, Prefetture e Procure della Repubblica. Un primo passo fondamentale per conoscere meglio le dimensioni del fenomeno e mettere a punto una strategia con cui contrastarlo. Perché l’industria del mattone illegale non si è mai fermata, purtroppo, soprattutto nel Mezzogiorno, come ha denunciato l’Istat nel Rapporto sul Bes (Benessere equo e sostenibile) del 2022: ogni 100 case costruite legalmente, infatti, se ne realizzano 42,1 abusive.

«Il fenomeno dell’abusivismo edilizio è cresciuto del 20% nel 2023. Al Sud su 100 abitazioni, 42 sono costruite illegalmente. Il ciclo illegale del cemento colpisce in maniera importante tutto il Mezzogiorno Italia e, in particolar modo la Regione Calabria. I dati che emergono dal Rapporto Ecomafie sono allarmanti»k, ha dichiarato Parretta, spiegando come «negli ultimi 5 anni Legambiente ha deciso di analizzare quale fosse la situazione nelle cinque regioni più colpite, tra cui la Calabria, che si colloca ai primi posti della classifica. Delle oltre 6.000 ordinanze di demolizione, qui ne vengono eseguite solo il 9,6%».

«Come raccontano i dati del nostro Rapporto Ecomafia – ha detto il presidente Ciafani – la criminalità ambientale è ancora molto presente. Viene contrastata ormai da qualche anno, dal 2015, con i nuovi delitti contro l’ambiente che sono stati inseriti nel Codice penale dopo 21 anni di lavoro da parte nostra insieme a Libera. Mancano ancora alcuni delitti su filiere che sono ancora molto pervase dalle organizzazioni mafiose. Penso alle agromafie, quindi le mafie in agricoltura, ai delitti contro gli animali, che non sono ancora presenti nel Codice penale e che muovono grandi interessi criminali in Italia e nel resto del mondo».

«La Calabria, purtroppo, nelle classifiche dell’illegalità ambientale del nostro Paese – ha concluso – è stata sempre ai vertici, nella top 5. Questo perché il ciclo illegale del cemento, il ciclo illegale dei rifiuti, lo smaltimento delle acque reflue non corrette, continuano ad essere un problema molto presente in tutte le province».