È stato presentato, al Comune di Vibo Valentia, il progetto di monitoraggio del gas radon in locali dell’amministrazione comunale ed in immobili di privati cittadini che hanno aderito all’iniziativa che sarà effettuato dall’Arpacal e durerà due cicli di misurazione di sei mesi ciascuno.
«Abbiamo avviato questo progetto grazie all’Arpacal con i suoi dipartimenti di Catanzaro e Vibo Valentia – ha dichiarato l’assessore comunale all’Ambiente Vincenzo Bruni – ed una delle note positive è che l’Agenzia apre anche al monitoraggio negli immobili dei privati cittadini che aderiranno all’iniziativa e che presto sorteggeremo. Questo è uno dei tasselli della azione di governo ambientale del territorio a 360 gradi, in cui uno dei nostri primi obiettivi è stato quello di superare la vecchia logica, una volta molto radicata, di pensare all’ambiente solo come problematica dei rifiuti. Ringrazio anche la Presidente della Commissione Ambiente e i Consiglieri perché grazie al loro stimolo propositivo e costruttivo le attività dell’Assessorato risultano efficaci nei risultati».
Secondo il direttore scientifico dell’Arpacal Michelangelo Iannone, che ha voluto essere presente all’iniziativa per testimoniare l’impegno di Arpacal sul territorio, attraverso un dialogo fitto con le istituzioni, il monitoraggio nel territorio comunale di Vibo Valentia favorirà sia il popolamento dei dati sulla diffusione del gas radon, e sia l’eventuale programmazione ed adozione di interventi di mitigazione del rischio.
Ad illustrare tecnicamente le fasi del monitoraggio il fisico del Dipartimento di Catanzaro, Salvatore Procopio, e l’ingegnere del dipartimento di Vibo Valentia Pietro Capone.
Come noto, il radon proviene principalmente dal suolo e si accumula nei luoghi chiusi, raggiungendo in alcuni casi concentrazioni tali da comportare un eccessivo rischio per la salute. Dopo il tabacco, infatti, questo gas radioattivo è il secondo fattore cancerogeno in Italia per neoplasie ai polmoni.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, attraverso l’International Agency for Research on Cancer (IARC) ha valutato la cancerogenicità del radon fin dal 1988 e lo ha inserito nel Gruppo 1: “agenti in grado di indurre il tumore polmonare”. Stime consolidate da decenni a livello mondiale attribuiscono al radon la seconda causa di tumore polmonare dopo il fumo di tabacco con un rischio proporzionale alla concentrazione. In Italia si stima che, su circa 30.000 casi di tumore polmonare che si registrano ogni anno, oltre 3.000 siano da attribuire al radon, la maggior parte dei quali tra fumatori ed ex-fumatori. (rvv)