di GIOVANNA D’INGIANNA – Seppur le recenti dichiarazioni del Presidente Roberto Occhiuto sul Ddl Calderoli tendono alla via della diplomazia, restano aperti alcuni interrogativi che destano forti preoccupazioni in larga parte del Paese, dalla società civile alle istituzioni, passando dai corpi intermedi e tra questi, ovviamente, vi è l’Italia del Meridione.
In primis, fanno eco le parole del ministro Roberto Calderoli quando afferma che al Sud il primo vero sostenitore della riforma è proprio il Presidente della Regione Calabria, nonostante l’apparente prudenza del governatore stesso. D’altronde, in secundis, se è vero che l’autonomia può essere un’opportunità anche per il Sud, a patto che i diritti sociali e civili vengano garantiti ovunque e che ci sia perequazione, come si può immaginare che ciò che non è stato attuato per oltre un decennio, ossia i Lep, i costi dei fabbisogni standard e l’abolizione della Spesa Storica, e cioè quegli stessi strumenti che hanno consentito alla Lega, seppur con connivenze trasversali, di curare gli interessi esclusivi del Nord, possa essere attuato nel giro di un anno, così com’è stato annunciato dal Governo?
Sono questi i parametri sui quali verranno elargite le risorse in una futura ristrutturazione delle competenze istituzionali. Ergo: non trattandosi di questioni secondarie, sembra di vivere in una fase di annunciate nel mentre si consumeranno le ennesime sperequazioni ai danni dei cittadini del Sud, evidentemente figli di un dio minore per color signori.
Dunque, sarebbe auspicabile che il nostro governatore tenesse aggiornati i calabresi su quanto accadrà in merito alla riduzione dei divari e che lo stesso richiami all’appello i parlamentari calabresi eletti nelle file della Lega e della coalizione di centrodestra nell’astenersi eventualmente a votare una riforma che non vedrà prima la risoluzione delle questioni sopra citate. Solo allora potrà prendere vita l’attuazione di una delle riforme previste dalla Costituzione, alla quale come IdM non siamo ostili o contrari per posizioni partitiche o di bandiera.
Semplicemente chiediamo ed oggi pretendiamo che il Meridione d’Italia non diventi, come qualcuno dice, ancora di più “il Sud del Sud”. Siamo giunti al capolinea, non è più consentito barattare i diritti, così come sanciti, dei cittadini italiani, da nord a sud con le mance elettorali dei partiti che tutelano gli interessi corporativi di una sola parte del Paese.
Idm è schierata sì e dice No a questa Autonomia differenziata ma in nome di un Paese più equo, più giusto, più Unito! (gdi)
[Giovanna D’Ingianna è vicesegretaria Federale di Italia del Meridione]