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Una sentenza del Tar Calabria attesa sulla città unica

Cosenza, una e trina

di FRANCO BARTUCCIIl referendum consultivo sul disegno di legge regione per la creazione della città unica attraverso la fusione dei comuni di Rende, Castrolibero e Cosenza ha sancito la vittoria del “no” bocciando, quindi, la creazione della nuova città nella media valle del Crati, non risparmiando critiche per la “grande occasione perduta”.

Nel precedente servizio pubblicato il 15 dicembre con il titolo “Dalla città unica all’unione dei comuni il prodotto con cambia” abbiamo riportato la dichiarazione a caldo rilasciata dal presidente della giunta regionale, Roberto Occhiuto, che rinvia ogni decisione al Consiglio regionale circa il prosieguo o meno dell’applicazione della legge dal momento che il referendum non era vincolante ma semplicemente consultivo.

Intanto a Cosenza la Fondazione Giuliani ha promosso a villa Rendano un dibattito a più voci sul tema: “Cosenza una e trina fra Politica, Unione e Campanili”; mentre attraverso i giornali abbiamo raccolto una proposta univoca avanzata a più voci da parte di coloro che si sono schierati sul fronte del “No”, i quali hanno subito lanciato la proposta di ritrovarsi seduti ad un tavolo cominciando a lavorare per l’attuazione di un percorso basato sull’unione dei tre comuni al fine di attuare un percorso di unità dei servizi trasporti e rifiuti anzitutto.

«Ora Cosenza, Rende e Castrolibero – ha dichiarato Sandro Principe – lavorino all’Unione dei comuni, studiare la stesura di uno statuto dell’unione dei tre comuni e le materie che attraverso questo si dovranno gestire: raccolta rifiuti, trasporto pubblico, scuola, ambiente e fiscalizzazione. Partire dai tre comuni per poi allargare a Montalto, ai comuni delle serre cosentine, della Presila e del Savuto. L’unione dei comuni vista non come un punto d’arrivo, ma una fondamentale e propedeutica fase di sperimentazione prima della realizzazione della città unica. Saranno necessari anni di sperimentazione per l’unificazione dei servizi in modo da trarre le opportune conclusioni e capire se la fusione nella sua accezione generale, resta una strada certamente percorribile».

Per Orlandino Greco, sindaco di Castrolibero, la visione della città unica deve partire dal basso per proiettarsi verso un reale progresso. “Le battaglie, di qualsiasi natura – ha dichiarato dopo il voto, che ha visto il suo comune primeggiare sia nella partecipazione, che nel ripudio della fusione – prima o poi finiscono, lasciandoci con una responsabilità fondamentale: riflettere, imparare e ripartire. Le battaglie politiche non fanno eccezione. Il messaggio che è arrivato dal referendum è chiaro: non è questa la città unica che i cittadini delle tre municipalità auspicano. Se vogliamo una grande e moderna area urbana, dobbiamo partire dai territori che la circondano, rispettando la voce dei consigli comunali e avviando percorsi condivisi. La gestione associata dei servizi, per esempio, può essere una strada concreta e immediata per cominciare a lavorare insieme, facendo dialogare istituzioni e comunità. Dobbiamo definire il modo in cui andare avanti, valutando opportunità, pianificando soluzioni strutturali e tenendo conto di ogni variabile. Ma soprattutto dobbiamo porre al centro del processo gli attori protagonisti: i cittadini, i loro rappresentanti e le loro aspirazioni. Il nostro obiettivo deve essere ambizioso ma realizzabile: una metropoli all’avanguardia, che cresca nel rispetto delle identità locali, che si sviluppi a cerchi concentrici partendo da un nucleo centrale dei tre comuni e che offra opportunità a tutti».

«Solo così – è la conclusione del Sindaco di Castrolibero, Orlandino Greco potremo costruire un futuro che non sia solo grande nei numeri, ma grande nei valori e nelle prospettive».

Diciamo che tra l’intervento di Sandro Principe e Orlandino Greco, accomunati dall’impegno nel promuovere il “No” e dal rilancio di creare tra i tre comuni l’unione dei servizi, troviamo individualmente il pronunciamento di pensieri che sono alla base del valore della “Grande Cosenza” a seguito della nascita dell’Università della Calabria guidata dal Rettore Beniamino Andreatta.

«Partire dai tre comuni – così si è espresso Sandro Principe – per poi allargare a Montalto, ai comuni delle Serre cosentine, della PreSila e del Savuto». Non dare spazio da subito a Montalto, luogo d’insediamenti universitari in località Settimo, significa disconoscere l’efficacia di un progetto che dà valore aggiunto soprattutto economico alla creazione della nuova grande città, in virtù della presenza di una cittadella universitaria estesa sui territori di Rende e Montalto (Settimo).

Poi c’è l’aspetto dei tempi di realizzazione per la fusione che ci lascia increduli, mentre al contrario i tempi per avviarsi nella realizzazione della “Grande Cosenza”, nata con l’idea progettuale dell’Università della Calabria, sulla base dei territori di Rende e Settimo di Montalto, non si può permettere dopo l’immobilismo di questi ultimi cinquant’anni di perdere ulteriore tempo nel cercare la fusione. 

Di Orlandino Greco troviamo questi passaggi: «Se vogliamo una grande e moderna area urbana, dobbiamo partire dai territori che la circondano»; ed ancora «Dobbiamo definire il modo in cui andare avanti, valutando opportunità, pianificando soluzioni strutturali e tenendo conto di ogni variabile»; ancora meglio questa terza affermazione «Potremo costruire un futuro che non sia solo grande nei numeri, ma grande nei valori e nelle prospettive». Sono tre concetti che possono essere identificati in quella parte dell’Università non ancora venuta alla luce e che guarda caso si trova nell’area confinante di Rende insieme a Settimo di Montalto, sbocco naturale di collegamento della trasversale ferroviaria Sibari/Paola, legata all’asse longitudinale dell’Università della Calabria che da Sud, punto d’incrocio della SS 107 Crotone/Cosenza/Paola, sale verso Nord fino ad incrociare l’asse ferroviario Cosenza/Paola, luogo d’insediamento di una nuova stazione ferroviaria. Opportunità che si incrociano e che strutturalmente creano prospettive e sviluppo.

Già da queste due posizioni e figure leader che hanno svolto il loro ruolo di contrapposizione al disegno di legge regionale ci sono elementi su cui poggiare nel creare il tavolo di lavoro, mirato ad impostare la nascita della grande nuova città che chiamerei “La Grande Cosenza” in onore della figura del Rettore Beniamino Andreatta, che, per primo, la evocò per dare una immagine visiva all’idea progettuale dell’Università che doveva nascere, cuore pulsante di una città metropolitana  europea punto di riferimento nell’area del Mediterraneo, del quale il 15 dicembre 1999 è ricorso il 25° anniversario del malore che fu colpito alla Camera e che l’Arel lo ha ricordato nel pomeriggio di ieri nella Biblioteca della Camera dei Deputati con una cerimonia presentando un numero monografico della rivista e con dei contributi di ricordi portati dalla vice presidente della Camera deo deputati Anna Ascani, Mariantonietta Colimberti, Enrico Letta, Pier Ferdinando Casini, Walter Veltroni e Romano Prodi. (fb)