Questo pomeriggio, al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, alle 17.30, s’inaugura la mostra Tesori dal Regno. La Calabria nelle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Napoli a cura di Carmelo Malacrino e Paolo Giulierini. La mostra, che si potrà visitare fino al 21 giugno 2020, è stata fortemente voluta da Carmelo Malacrino, direttore del MArRC, e realizzata con la collaborazione di Daniela Costanzo e Maria Lucia Giacco. Questa occasione espositiva si presta per rinsaldare “antichi” rapporti culturali tra popoli e territori che hanno condiviso esperienze di vita ancor prima delle poleis magnogreche, e poi nel lungo periodo romano, fino all’età moderna. Il “focus” è sulla Magna Grecia, in linea di continuità con la mostra I Greci d’Occidente. La Magna Grecia nelle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, del 1996, e con la recente riapertura della Collezione Magna Grecia al MANN. Con questa esposizione, il MANN ricambia la “cortesia” del prestito di uno dei capolavori più “preziosi” del patrimonio archeologico del Museo di Reggio, la cosiddetta “Testa del Filosofo”, insieme ad altri spettacolari reperti della collezione museale del MArRC, per la mostra “Thalassa. Meraviglie sommerse del Mediterraneo”, a Napoli, fino al 9 marzo 2020.
L’esposizione è composta da numerosi reperti calabresi che, per la prima volta, tornano nella loro terra d’origine: questi, infatti, erano custoditi all’interno del Museo Archeologico di Napoli. La mostra rappresenta un momento di continuità nei rapporti tra i luoghi della cultura nelle due regioni del Sud d’Italia, in particolare da quando fu concepito il Museo di Napoli, nel XVIII secolo d.C., come “museo universale”, che è andato arricchendo le proprie collezioni con reperti provenienti da tutto il territorio delle regioni meridionali; queste, fino all’Unità d’Italia (1861), avevano fatto parte del Regno delle Due Sicilie. Le collezioni reali costituivano il nucleo originario, successivamente incrementato con acquisizioni, anche da collezioni private. Nel 1865, il Museo acquisì la grande collezione privata Santangelo, con oltre 1400 reperti, tra vasi, terrecotte, bronzi, e 43mila monete, insieme a stampe e dipinti. Molti materiali, tra questi, provenivano dagli scavi in Calabria.
I reperti esposti sono di eccezionale bellezza e pregio artistico. Tra questi, si segnala il Sarcofago di Eremburga, da Mileto, datato fine II secolo d.C. (quindi, realizzato in un periodo più antico rispetto al suo riuso per la sepoltura della seconda moglie di Ruggero I d’Altavilla, Eremburga, da cui ha preso il nome). Vi è raffigurata una amazzonomachia (lotta tra amazzoni e Greci), in una scena inquadrata in una cornice di due listelli, di cui quello inferiore con al centro una ghirlanda di foglie d’alloro (segno che il sarcofago era destinato ad accogliere le spoglie di un personaggio importante).
Tra gli oggetti che il pubblico potrà ammirare, anche un cratere (vaso utilizzato per mescere vino e acqua) apulo a figure rosse, da Ruvo, (360-350 a.C.), un grande cratere a figure nere, da Locri (VI secolo a.C.) e alcuni piccoli vasi configurati, tra cui un rhyton (boccale conformato a testa umana o di animale) a testa di ariete, di fine V secolo a.C. (mp)