Accordo tra Camera di Commercio RC e MArRC per opportunità nel campo del turismo sostenibile

Il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria conferma la sua politica culturale di inclusione e sinergia sul territorio. La collaborazione tra il MArRC e la Camera di commercio di Reggio Calabria, che negli anni ha già portato importanti risultati a vantaggio dell’area dello Stretto, si consolida con la sottoscrizione di un nuovo un accordo di collaborazione tra il presidente della Camera di commercio di Reggio Calabria, Antonino Tramontana, e il direttore del museo, Carmelo Malacrino.

L’intento è quello di creare insieme nuove opportunità nel campo del turismo sostenibile, mettendo in collegamento attivo il sistema imprenditoriale con quello culturale.

«Sono lieto di riconfermare il nostro impegno rivolto a creare azioni sinergiche tra le realtà imprenditoriali e associative che operano nella filiera turismo e che sono rappresentate dalla Camera di commercio, e il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, chiamato a tutelare e valorizzare un patrimonio che trova nei Bronzi di Riace la “punta di diamante” – ha dichiarato il presidente Tramontana –. I Bronzi, assieme alle tante altre risorse culturali, naturalistiche ed enogastronomiche del territorio metropolitano consentono ai visitatori di scoprire una terra meravigliosa e di vivere un’esperienza unica di viaggio».

«La collaborazione tra le nostre istituzioni – ha aggiunto – è ormai consolidata e sono certo che, continuando a lavorare assieme, potremo promuovere in tutto il mondo la bellezza delle testimonianze del passato custodite nel Museo archeologico e l’enorme ricchezza che risiede nel territorio della Città metropolitana di Reggio Calabria».

La firma dell’accordo è avvenuta qualche giorno fa, nella Sala conferenze del museo.

«La proficua sinergia con la Camera di commercio di Reggio Calabria, maturata negli anni, sta trasformando la capacità attrattiva del museo in promozione turistica per lo sviluppo socio-economico di questo straordinario territorio, ricco di tradizioni e identità enogastronomiche – afferma il direttore Malacrino –. Il lavoro sinergico svolto in occasione del cinquantesimo anniversario della scoperta dei Bronzi di Riace sta portando frutti concreti, creando le basi per un’offerta turistica nel segno della storia e delle tradizioni calabresi, in un dinamico legame tra istituzioni e realtà imprenditoriali. Ringrazio il presidente Tramontana e tutto il suo staff per l’impegno e l’entusiasmo volti a rinforzare sempre più questo legame». (rrc)

REGGIO – Il MArRC partecipa all’esercitazione “Exe Sisma dello Stretto”

Anche il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, guidato da Carmelo Malacrino, parteciperà a Exe Sisma dello Stretto, l’esercitazione nazionale della Protezione Civile.

L’esercitazione consisterà in una fase iniziale di allestimento, con la creazione di un’ambientazione post evento sismico con il posizionamento di arredi e di riproduzioni di diverse tipologie di opere d’arte che dovranno poi essere messe in sicurezza durante l’esercitazione delle squadre di emergenza. Per consentire il regolare svolgimento delle operazioni, il #MArRC sarà chiuso al pubblico dalle ore 9.00 alle ore 12.00 di sabato 5 novembre. 

Oggi, continua il ciclo di incontri di autunno al Museo: si parlerà della dimensione iconografica delle “Metamorfosi” di Ovidio nei codici dei secoli X e XI, nell’evento dedicato al Mito nei testi e nell’archeologia a cura del Centro Internazionale Scrittori della Calabria

Ospiti del direttore Carmelo Malacrino, in sala conferenze a partire dalle ore 17.00, la Professoressa Paola Radici Colace, già ordinario di Filologia Classica- Università degli Studi di Messina e Loreley Rosita Borruto, Presidente del Cis.

Un dibattito in cui verranno illustrati i miti dei testi classici e la loro rappresentazione fino alla pittura del Rinascimento. 

«È una grande e piacevole soddisfazione rivedere le nostre sale piene di visitatori e poter accogliere gli appassionati alle iniziative programmate con le associazioni del territorio. Successo anche per l’apertura serale straordinaria dedicata ad Halloween, con oltre 500 presenze di cui 200 bambini in maschera. Un’occasione per le famiglie per ammirare e apprezzare le meraviglie della Calabria antica e farle conoscere ai più piccoli. Ringrazio tutto lo staff – ha commentato Malacrino – sia per la programmazione degli eventi, sia per la gestione delle presenze nelle sale. E anche quella di sabato mattina, sarà un’occasione straordinaria per comprendere e capire come preservare da eventi naturali imprevedibili, le bellezze custodite al MArRC. Un ringraziamento- conclude- anche alla Protezione Civile e agli operatori della sicurezza che si impegnano quotidianamente per tutelare l’incolumità pubblica di tutti i cittadini». 

Il 6 novembre tornerà anche l’iniziativa del Ministero della Cultura #domenicalmuseo con ingresso gratuito. Il MArRC sarà aperto con orario no-stop dalle 9.00 alle 20.00 con ultimo ingresso alle 19.30. 

I visitatori avranno occasione di ammirare gli oltre 4000 reperti della collezione permanente che si amplia di ben quattro mostre temporanee. L’esposizione fotografica di Luigi Spina dedicata ai Bronzi di Riace e “L’età degli eroi. La Magna Grecia e i Bronzi di Riace”, a Piazza Orsi, atrio del Museo. 

Al Livello E, invece, i reperti provenienti dal Museo Nazionale Jatta Ruvo di Puglia e la mostra “Oltre l’emergenza. Attività e restauri dopo l’alluvione del 2018”. (rrc)

 

REGGIO – Al MarRC la conferenza del prof. Sudano

Domani sera, al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, alle 21, è in programma la conferenza del prof. Fabrizio Sudano, che parlerà di Piazza Garibaldi e della struttura di età romana imperiale ritrovata durante la costruzione di un parcheggio sotterraneo.

L’evento è stato organizzato dal Museo, guidato da Carmelo Malacrino, in collaborazione con il Touring Club Italiano – Sezione di Reggio Calabria.

«La conferenza sul passato, presente e futuro di piazza Garibaldi rappresenterà un contributo del Club di Territorio del TCI sull’area archeologica scoperta al di sotto della stessa piazza. Lo faremo con la competenza e le ricerche del Soprintendente archeologico Dott. Sudano», hanno commentato Cappellano e Zuccarello del Touring Club.

«La scoperta archeologica di una struttura di età romana imperiale a Piazza Garibaldi ha, fin dal 2016, incuriosito appassionati e cittadini e si è in attesa di una ripresa delle ricerche con un progetto della Soprintendenza ABAP RC-VV finanziato dal Comune di Reggio Calabria – ha dichiarato il Soprintendente Sudano –. Sarà l’occasione per ripensare alla storia antica della città e per affrontare l’ennesima sfida tra lo sviluppo e la convivenza con le realtà provenienti dal sottosuolo. In attesa dell’inizio del cantiere – conclude – si cercherà di capire quanto è emerso finora, perché è stato per il momento ricoperto, cosa ci si aspetta dal nuovo progetto e quale potrebbe essere la dimensione della nuova Piazza Garibaldi a lavori terminati».

Il soprintendente condividerà con il pubblico gli studi effettuati, i progetti in procinto di attuazione e quelli futuri che permetteranno di riportare alla luce una pagina della storia millenaria di Reggio Calabria.

Il 4 settembre, torna, inoltre, la fortunata iniziativa del Ministero della Cultura,  con l’ingresso gratuito ai visitatori nei Musei statali, la prima domenica di ogni mese. Si potrà accedere al Museo, come di consuetudine, dalle ore 9 alle ore 20, con ultimo ingresso alle ore 19:30. 

Fino al 10 settembre, ogni giovedì e sabato, sarà possibile visitare il Museo con l’orario prolungato fino alle ore 23, con ultimo ingresso alle 22:30, con biglietto ridotto a soli 3 euro. L’ingresso consentirà l’accesso agli spazi espositivi, l’ingresso alle 4 mostre in esposizione: “Il vaso sui Vasi. Capolavori dal Museo Nazionale Jatta di Ruvo di Puglia”; “Oltre l’emergenza. Attività e restauri dopo l’alluvione del 2018”; “I Bronzi di Riace. Un percorso per Immagini”; “L’Età degli Eroi. La Magna Grecia e i Bronzi di Riace”, e la partecipazione agli eventi sulla terrazza panoramica del Museo con accesso massimo ridotto, fino ad esaurimento, a 90 posti, per disposizioni di sicurezza.

Al MArRC si entra senza prenotazione, con l’uso fortemente raccomandato della mascherina chirurgica. (rrc)

REGGIO – L’incontro su “il Bergamotto di Reggio e i Bronzi di Riace”

Domani sera, a Reggio, alle 21, nella terrazza del Museo Archeologico Nazionale, è in programma la conversazione del docente e storico Pasquale Amato sul tema Bergamotto di Reggio Calabria e i Bronzi di Riace.

L’evento rientra nell’ambito delle Notti d’Estate ed è stato organizzato dalla Direzione del Museo, dal Cis della Calabria, dal Comitato per il Bergamotto di Reggio Calabria e dal Conpait.

Nel corso della serata, inoltre, è prevista la consegna del 3° Premio Bergamotto di Reggio Calabria e la degustazione di dolci e gelati al Bergamotto di Reggio Calabria a cura del Conpait (Confederazione Nazionale Pasticceri Italiani).

Intervengono Loreley Rosita Borruto, presidente del Cis Calabria, Carmelo Malacrino, direttore del MArRC, Angelo Musolino, presidente nazionale Conpait e i rappresentanti delle istituzioni.

Il prof. Amato ha ricordato le ragioni e le fasi salienti dell’Evento giunto alla Sesta Edizione: «l’idea dell’Incontro tra i nostri due tesori è frutto di un colloquio tra me e il Direttore del Museo Carmelo G. Malacrino – ha spiegato –. Immaginammo che il Bergamotto di Reggio Calabria, prodotto unico nel mondo della Città Metropolitana di Reggio Calabria, andasse a fare visita nel loro splendido Museo ai magnifici Bronzi di Riace, anch’essi impareggiabilmente unici».

«Ne è scaturito questo incontro ideale tra le nostre due Eccellenze Mondiali – ha proseguito – che ha riscosso subito consensi e si è arricchito della collaborazione del Cis Calabria, del Maestro Angelo Musolino (oggi Presidente Nazionale dei pasticceri Conpait) e del maestro Davide Destefano (oggi Responsabile nazionale Gelato del Conpait). Dal 2019 fa parte dell’Evento, ormai stabilmente presente nell’ultimo sabato di agosto nella favolosa Terrazza del nostro splendido Museo, il Comitato per il Bergamotto di Reggio Calabria con i suoi riconoscimenti annuali giunti quest’anno alla terza edizione». (rrc)

Verso il 50esimo dei Bronzi: Gli eventi organizzati al Museo Archeologico di Reggio Calabria

Entra nel vivo la programmazione estiva e delle celebrazioni per il 50esimo anniversario del ritrovamento dei Bronzi di Riace al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.

Oggi, alle 17.30, s’inaugura la mostra I Bronzi di Riace. Un percorso per immagini, curata dal Direttore del Museo, Carmelo Malacrino: con foto di Luigi Spina.

«Un tributo alla bellezza e alla potenza iconografica dei Bronzi di Riace», ha spiegato Malacrino.

Giovedì 11 agosto alle ore 21:00, per il ciclo di incontri “Melodie d’estate”, gli studenti del Conservatorio “Francesco Cilea” di Reggio Calabria, diretto dal prof. Romano, si esibiranno nella splendida terrazza che affaccia sullo Stretto, tra le note di opere di Donizetti, Puccini e Bellini.

«Le iniziative proposte mirano a trasformare l’anniversario dei Bronzi in un’opportunità di promozione e valorizzazione per tutto il territorio – ha proseguito Malacrino –. Sono il frutto di collaborazioni, sinergie e reti istituzionali che hanno contribuito ad arricchire l’offerta culturale del MArRC, trasformando il Museo in luogo inclusivo e dinamico col territorio circostante».

Si proseguirà venerdì 12 agosto, alle ore 17:30, con il taglio del nastro in Piazza Paolo Orsi per la mostra Gli Eroi e la Magna Grecia. Insieme per i Bronzi di Riace. Un vero e proprio tributo ai Bronzi di Riace, nato dalla sinergia con i principali Musei della Magna Grecia: Napoli, Campi Flegrei, Paestum e Velia, Taranto, Matera, Sibari e tutti i Musei della Calabria. 

Sabato 13 agosto, alle ore 21:00, dopo il successo della prima edizione, tornerà il Premio Bronzi di Riace, conferito a personalità che si sono distinte nel campo della cultura, della promozione, della tutela e della scienza per i beni culturali. Un appuntamento speciale, a pochi giorni dalla ricorrenza del cinquantesimo anniversario dalla scoperta.

Lunedì 15 agosto è prevista l’apertura straordinaria del Museo, un’occasione speciale per trascorrere la festività all’insegna della cultura e della fruizione del proprio patrimonio. E martedì 16 agosto il Museo sarà aperto al pubblico nei consueti orari, per permettere di ammirare i tesori custoditi e, in particolare, i Bronzi, nel giorno dell’anniversario del loro ritrovamento. (rrc)

 

L’ opinione della scrittrice Staropoli: Altro che festa, dei Bronzi sembra non importi a nessuno…

di GIUSY STAROPOLI CALAFATI – Per recuperare l’identità morale, sulle basi della sua storia e della più intima tradizione, la Calabria ha bisogno necessariamente di uscire dal limbo della “strafottusissima” rassegnazione. Quello stato immateriale in cui si decompone miseramente ogni forma vita. È necessario, alla resistenza della specie, ch’essa si scolli nell’immediato dalla parte estrema del suo contorno grigio, e ritorni a vivere al centro dei colori. Distante dallo stato, che è luogo, onde stridono, dopo la vita, i morti col debito del peccato originale. È con la fine della condizione incerta e sospesa, che comincia l’assolutezza della determinazione. Diventare una regione credibile e affidabile. Un marchio di garanzia e un bollo di qualità, in grado di misurare la propria forza oltre il Pollino.

La grandezza di un Paese, infatti, non si quota sul suo stesso livello (regionale), ma su uno avanzato (nazionale e internazionale). Le capacità, le forze, le idee hanno bisogno di essere dimostrate. I valori, hanno necessità di essere praticati. E il coraggio di porsi a confronto, va censito. Alla presenza di nuove occasioni, queste non vanno mai ritornate al mittente, esse vanno colte e sfruttate. Rifiutata categoricamente, invece, va l’assistenza. È assistito, infatti, chi ha bisogno di cure, prestazioni, aiuto, soccorso. Un povero, quando non mistifica la sua povertà, non chiede mai l’elemosina. Ecco, la dignità di un popolo è frutto del suo lavoro. Della sua resistenza. Lavorare con dignità è un atto rivoluzionario, che non devono affermare le guerre, o i regimi totalitari, ma lo stato assoluto della democrazia. La Calabria, dunque, è una terra che va difesa, ma non compatita. E o si rialza la testa tutti quanti siamo, tutti insieme, adesso, o in questa terra, cara e amara, giunta è l’ora di chiudere le case, abbandonare le terre, mettere i lucchetti alle porte dei palazzi, ammainare le bandiere, scendere i lenzuoli bianchi dalle pareti dei comuni, imbavagliarle la storia, e partire. Al passo de Il canto dei nuovi migranti. In massa. Lasciandoci alle spalle il Pollino, i due mari, e anche la nostalgia.

Ma cos’è che passa davvero nella testa dei calabresi? Qual è la rotta che segue la nostra ragione? E perché a un certo punto del nostro cammino insieme, chi devia e chi abbandona?

Nonostante montano in noi, più vive e vivaci che mai, le fantasie degli dei, milioni di macchine targate Magna Grecia, lasciano il nostro paese. E chi esce, lo si sa, non torna più. Vi sono sirene ammalianti ovunque oramai, e il canto che stilla dalle loro bocche, è talmente lieto e grato da confondere ogni genere di gratitudine nei confronti delle patrie natali, con la più perfida e irrazionale sconoscenza.

Noi del Sud, ci siamo sempre lodati e imbrodati da soli, come gli infanti, cullandoci a modo nostro sulla classicità delle nostre radici. Che però non abbiamo mai convintamente mantenuto né gratificato.

Se dunque i panni sporchi si lavano in famiglia, io è che con noi (calabresi) che vorrei, non certamente sciacquarmi la coscienza, ma moderare, se possibile, quella collettiva che, o la si prende in carico tutti, o la si manda al macello.

Il giorno della Calabria, che è ogni giorno della sua storia, apre scenari su scorci romantici e straordinari, è vero, ma il danno che diventa beffa, e di cui noi calabresi è necessario ci riconosciamo primi responsabili, è che dagli stessi panorami romantici e straordinari essa si dissocia inesorabilmente. E non è che abdica, ripudia. E piuttosto che riconoscersi nella bellezza che per bontà del Creatore possiede, si dimena nelle annose diavolerie che sempre più l’hanno crocifissa, rilegandola al confino. Che Mentre Pavese, per esempio, in Calabria, al confino, in quel di Brancaleone, ci venne sì punito, ma con la bontà di riflettere su di sé e su di noi e sul resto dell’umano, allestendo pagine poetiche indimenticabili, essa si sconfessa inimicandosi persino la sua stessa storia, e sciupando, tra le altre cose, come fosse un capriccio da bambinetta, ogni bella stagione del suo tempo. Persino la sua maternità sacramentata. Il conto, infatti, in quest’attuale primavera, è proprio ai suoi due principali “patriarchi greci” che lo presenta. E quello che si ritrovano a pagare i Bronzi di Riace, per i cinquant’anni dal loro ritrovamento in mare, è davvero caro e amaro. Altro che festa! Niente versamenti in moneta, ma di sangue. Un massacro, se quantificato sulla base del loro splendore, o anche solo una tantum sulle tariffe del loro storico e artistico valore che, forse, meno male gli avrebbe fatto vedersi ributtare in mare.

Il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, che ospita i due storici guerrieri, manca di personale nella sua gestione. Accogliere i visitatori diventa un’impresa titanica. Tanto da dover sospendere la programmazione prevista per il mese di aprile. L’ouverture alla grande festa. Una questione quasi onirica, e che non saprei se raccontare più come dolore o come vergogna.

La solitudine inflitta alla storia è deplorevole, di più se indotta da una seria mancanza di presa di coscienza e di responsabilità.

Davvero bisognava arrivare fino a qui, a che il calendario segnasse cinquant’anni di scoperta, per essere colti impreparati? Ricordo, con molta onestà di patria, all’intero paese, che i Bronzi di Riace rappresentano una delle più grandi e valorose fortune del nostro patrimonio artistico culturale. Dunque, per una questione di giustizia storica e sociale, sarebbe bene capire a chi è che possa infastidire il dare adeguata riconoscenza alle due statue di bronzo. All’Italia, forse? Ai grandi musei nazionali, sui quali l’attenzione potrebbe venire meno? Alla ‘ndrangheta? A chi? A chi?

Le risposte potrebbero essere svariate, delle più varie, ma tutte, in egual misura, andrebbero a confluire nell’insieme comune. E dunque c’è una verità che emerge su tutte le altre: “dei guerrieri non importa niente a nessuno”. Nè all’appartenenza né all’identità né alla morale. Neppure ai calabresi stessi che, come i minchioni accozzano, e col basto carico di fottuta ignoranza, vanno avanti a testa bassa. E più il nervo frusta, più vanno. “To’, bestie! Bestie siete!”

Per l’ennesima volta, e duole forte il cuore, ci macchiamo di colpe grandi nei confronti della nostra stessa storia. E credetemi, un mazzetto di “soldanella” non sarà mai abbastanza per ricordarci chi siamo stati, chi siamo e chi “forse”, un dì, saremo. (gsc)

Il MArRC al Salone Internazionale del Restauro di Ferrara

Il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria ha partecipato al 27esima edizione del Salone Internazionale del Restauro di Ferrara.

Il MArRC è stato presente nello stand del Ministero della Cultura con la presentazione dei risultati degli interventi conservativi sul magnifico Kouros di Rhegion e su alcuni dei reperti più significativi dei corredi funerati scoperti nelle necropoli locresi di loc. Canale, Ianchina e Paterriti. 

«Assicurare la conservazione delle opere – ha dichiarato il direttore del Museo, Carmelo Malacrino – deve essere l’impegno di ogni istituto culturale, sancito anche dalla nostra Costituzione. Da anni il MArRC opera in questo senso, sia nell’ambito del proprio laboratorio di restauro, sia con il supporto di professionisti esterni. Così, migliaia di reperti sono stati riportati “a nuova vita” dalle mani esperte dei restauratori e molti di essi sono stati presentati in occasione di eventi e mostre temporanee. Al Salone Internazionale del Restauro di Ferrara abbiamo deciso di presentare due dei progetti più significativi dello scorso anno: il restauro del Kouros di Rhegion, che si è svolto in un “cantiere aperto” al pubblico, appositamente allestito in Piazza Paolo Orsi, e il restauro di alcuni reperti dei corredi funerari di una delle più antiche necropoli locresi. Due interventi di cui andiamo molto fieri, perché sono stati anche l’occasione per svolgere ricerche scientifiche e approfondite indagini diagnostiche».

«Entrambi i progetti – ha concluso Malacrino – si sono svolti con il coordinamento del Funzionario restauratore Barbara Fazzari, che ringrazio per l’impegno e l’elevata professionalità».

Il Kouros di Rhegion è tra le opere più importanti del percorso espositivo del Museo, collocato accanto all’ingresso alla sala dei Bronzi di Riace e di Porticello. Realizzato intorno al 490 a.C., questo capolavoro della statuaria tardoarcaica è stato oggetto dell’intervento eseguito dalla ditta “Sante Guido Restauri”, nell’ambito del prestigioso progetto “Restituzioni” promosso e sostenuto da Intesa Sanpaolo. Il progetto ha previsto anche una campagna diagnostica non invasiva grazie alla sinergia con il Dipartimento MIFT dell’Università di Messina e con la ditta Mantella Diagnostica Arte. 

Il secondo progetto ha riguardato una parte significativa dei reperti afferenti ai ricchi corredi funerari della necropoli locrese di loc. Canale, Janchina e Patarriti, e ha coinvolto ditta “Adduci Restauri”. L’intervento conservativo ha interessato numerosi oggetti in bronzo, ferro, ambra, osso, ceramica e pasta vitrea. Il minuzioso restauro ha permesso la ricomposizione degli oggetti frammentati e in alcuni casi anche la scoperta di motivi decorativi, di tracce d’uso e di particolari tecnici finora celati da ossidazioni e concrezioni terrose. 

«Il Salone Internazionale del Restauro –  ha detto la dott.ssa Fazzari – è certamente un’ottima vetrina per presentare e condividere le attività e gli interventi conservativi svolti all’interno del Laboratorio di restauro del MArRC. Si tratta di un’occasione per illustrare le sinergie che si vengono a creare con le diverse ditte ed enti di ricerca, nonché di un interessante luogo di scambio tra professionisti che lavorano nell’ambito dei beni culturali sia nel pubblico che nel privato». 

Il beauty truck di Veralab arriva al Museo Archeologico di Reggio Calabria

Bellezze al Museo, il progetto ideato dall’imprenditrice Cristina Fogazzi, creatrice del brand Veralab, arriva in riva allo Stretto. Il suo Beautry truck, infatti, questo weekend farà a tappa a Reggio Calabria per sostenere uno degli istituti museali archeologici più prestigiosi d’Italia: il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.

Con questo eco-truck total pink, infatti, l’imprenditrice promuove nuovamente la cultura, avvicinandola sempre di più alle donne appassionate del brand e sostenendo le istituzioni museali che rendono unico il patrimonio italiano. Non poteva mancare, dunque, nel suo lungo tour che ha toccato le città di Mantova, Napoli, Trapani e Ortiglia, la città che ospita il MarRC, che custodisce innumerevoli e preziosi reperti della Magna Grecia, come i bronzi di Riace, il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria espone collezioni che spaziano dall’era paleolitica all’età ellenistica, ospitando nei suoi spazi anche esposizioni temporanee.

È da questo progetto che Cristina Fogazzi, appassionata d’arte, è voluta ripartire per veicolare un messaggio attuale di inclusività e body-positivity attraverso le opere e, al contempo, supportare i musei e le loro collezioni, installazioni e progetti espositivi.

Durante il tour le appassionate del brand potranno vivere un’esperienza unica e ad ogni acquisto riceveranno in regalo un biglietto per poter visitare il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.

Ma non è solo di arte che parla questo progetto: tra le collaborazioni illustri che animano questo progetto condiviso c’è quella con Komen Italia, associazione no profit, che assieme a VerLab porta a Reggio Calabria la Carovana della Prevenzione, il Programma Nazionale Itinerante di Promozione della Salute Femminile che offre visite gratuite di prevenzione delle principali patologie oncologiche che colpiscono le donne dando loro la possibilità di accedere a servizi di screening e spazi ambulatoriali multifunzionali.

Con questo sodalizio, Cristina Fogazzi – nominata Ambasciatrice della prevenzione – rinnova il suo impegno nella difesa della salute. Le iniziative di sensibilizzazione e raccolta fondi hanno permesso all’associazione di investire, dal 2000 a oggi, 21 milioni di euro in oltre mille progetti di attività per il contrasto al tumore.

Un altro importante sodalizio è quello creato con il jewelry brand DoDo che ha realizzato una speciale edizione del bracciale Rondelle dedicato alle “Fagiane”, l’inesauribile community di VeraLab, in una nuova veste sostenibile in rosa. Il gioiello è acquistabile sul sito dodo.it e online durante il tour.

La novità di quest’anno è il concorso a premi Scrubba&Vinci grazie al quale vengono messe in palio numerose sorprese firmate proprio VeraLab e Dodo. Tra i regali che si possono vincere con questa iniziativa ci sono non solo i prodotti iconici VeraLab, ma anche la special edition del bracciale Rondelle realizzata da DoDo

Dopo il grande successo della scorsa edizione, torna il concept del truck come hub artistico in cui ogni donna può prendere parte alla creazione di un’opera d’arte. In ogni appuntamento, le visitatrici sono invitate a scrivere la loro idea di bellezza su un quadro che, a fine tour, diventerà una straordinaria opera corale. Inoltre, non mancherà l’allestimento di un backdrop a tema artistico con cui interagire, divertirsi e farsi fotografare.

Cristina Fogazzi consolida, così, il proprio impegno di promotrice della bellezza attraverso l’arte. Una missione che quest’anno ha portato avanti anche come social media partner della mostra Tiziano e l’immagine della donna nel Cinquecento Veneziano, in scena al Palazzo Reale di Milano fino al 5 giugno.

Questa iniziativa si è aggiunta alla visita notturna promozionale delle Stanze di Raffaello e della Cappella Sistina di Michelangelo nei Musei Vaticani, fatta nel 2020. Fogazzi aveva motivato la sua scelta con un forte statement: «Non sono una critica d’arte, ma so di avere un impatto sulla mia community. Credo che chiunque abbia una forte popolarità in rete debba metterla al servizio dell’Italia». (rrm)

L’IMPROVVISAZIONE SUL CINQUANTENARIO
EPPURE LA METROCITY PRODUCE CULTURA

di SANTO STRATI – Nonostante il grande impegno della vicepresidente Giusi Princi e degli altri attori chiamati nel comitato per le celebrazioni del cinquantenario del ritrovamento dei Bronzi nel mare di Riace, la sensazione che ancora si coglie è di grande improvvisazione, con l’angoscia di mettere in fretta rimedio a una disattenzione imperdonabile. Non si è scoperto ieri che il 16 agosto del 2022 sarebbero stati 50 anni esatti dal ritrovamento dei due tesori della Magna Grecia. Tesori che il mondo intero – e non sappiamo quanti ancora non ne conoscono l’esistenza – ci invidia. Eppure a pochi mesi dall’anniversario che offriva ai calabresi, e soprattutto ai reggini, un’occasione irripetibile di promozione  turistico-culturale che avrebbe messo la Calabria sotto gli occhi di tutto il pianeta, ancora manca un progetto preciso la cui realizzazione dovrà combattere con tempi ristrettissimi. Per fare un esempio, il logo del cinquantenario avrebbe dovuto essere l’occasione per un concorso internazionale destinato a designer e artisti di tutto il mondo e avrebbe costituito una prima promozione mondiale dell’evento. Invece…

Invece, ad oggi, l’unica proposta – risibile  – è quella di far venire a Reggio Bocelli a cantare: e chi se ne frega di Bocelli (con tutto il rispetto per il grande artista) diranno i potenziali visitatori attratti (?) dall’idea di vedere da vicino i due guerrieri. Chi vuol vedere i Bronzi non cerca la voce possente di Bocelli, ma vorrebbe capire come fare ad arrivare a Reggio, visto che l’aeroporto funziona a mezzo servizio (permetteteci la generosa valutazione per uno scalo vergognosamente inutilizzato) e che tipo di offerta turistica potrebbe trovare. Per intenderci, chi volesse venire a Reggio per una visita ai Bronzi, non si accontenta di un meraviglioso gelato nel chioschetto centenario di Cesare o delle prelibatezze dello chef Filippo Cogliando e del suo magnifico ristorante l’Accademia (entrambi a un passo dal Museo Archeologico Nazionale – un tempo “della Magna Grecia, oggi non più? – ma probabilmente avrebbe piacere di scoprire l’Aspromonte, gli altri straordinari siti archeologici (la Villa Romana di Casignana, il Teatro Greco di Locri, le preziose testimonianze di Medma-Rosarno, l’incanto di Scilla, il fascino di Tropea, il Codex Purpureus e mille altre inestimabili bellezze che solo i calabresi non sono capaci di valorizzare. No, il visitatore deve avere un ventaglio di offerte, con le cosiddette commodities che gli permettono di spostarsi e guardarsi intorno, scoprire – a seconda delle proprie preferenze – paesaggi incontaminati e mozzafiato (per esempio le Valli Cupe) e percorsi religiosi (il Cammino di San Francesco o quello Basiliano) oppure itinerari enogastronomici inimitabili, che si possano attuare con facilità. Non serve Bocelli, serve cervello e buonsenso che fanno il paio con capacità e competenza.

Oggi la Calabria è al Bit. Cosa andiamo a proporre alle agenzie di viaggio se non c’è un piano intelligente e programmatico per accogliere (e avvincere) i potenziali futuri turisti? Che poi non andrebbero considerati tali, bensì ospiti in visita, con tutto il riguardo che la tradizionale accoglienza calabrese non fa mai mancare. Diciamoci la verità: chi scopre la Calabria se ne innamora. Ma non si fa nulla per farla scoprire. La promozione ridicola del corto di Muccino costata tanti quattrini non ha funzionato (come si fa a stanziare quasi due milioni per la produzione e non prevedere altrettanti per la comunicazione?). Esistono iniziative individuali, lodevoli, straordinarie che combattono ogni giorno con la burocrazia di sindaci indifferenti preoccupati solo a misurare la larghezza dei tavolini e l’occupazione del suolo ma trascurano di premiare, incentivare, sostenere esercenti e gli imprenditori del turismo che vorrebbero portare ricchezza in Calabria (con legittima aspirazione al personale e giusto utile) ma non trovano interlocutori.

C’è l’aspetto del turismo di ritorno, quello delle radici: potrebbe portare centinaia di migliaia di calabresi che vivono lontano a riscoprire le terre degli avi. Una frotta di visitatori, di ospiti aggiuntivi al turismo mordi e fuggi che alla Calabria non serve perché non ha le strutture ricettive adatte. E le tante iniziative che si stanno accavallando contano più sull’appassionato impegno di singoli (per esempio, il prof. Tullio Romita dell’Unical) e di associazioni (come Casa Calabria International) che organizzano e promuovono con successo il turismo delle radici, ma non trovano il sostegno concreto della Regione. Manca, a nostro modesto avviso, un’idea di coordinamento, che punti a fare rete, a organizzare e stimolare nuove iniziative a tutela dei visitatori e di chi nel turismo vorrebbe lavorare e vivere di esso. Ci sono migliaia di giovani laureati pronti a lasciare la Calabria, quando potrebbero occuparsi delle risorse del territorio, sul piano della cultura, del turismo, del paesaggio. Ma chi li arruola? Chi li forma e li prepara? Chi si prende la briga di lavorare su questo eccezionale capitale umano? Nessuno, purtroppo, e ci piacerebbe molto essere smentiti con numeri e fatti concreti.

Eppure, come si può ascoltare nell’intervista video (link), al delegato alla Cultura della Città Metropolitana di Reggio Filippo Quartuccio ci sono segnali importanti che provengono proprio dalla città dei Bronzi e dalla sua (ex) provincia.

«I beni culturali – afferma Quartuccio – devono essere vissuti dai cittadini, altrimenti poi sono destinati all’abbandono. E proprio perché si tratta di beni culturali, bisogna farli raccontare da chi, persone o associazioni, vivono nei luoghi che ospitano le ricchezze del territorio. Il nostro impegno è coinvolgere gli altri per far conoscere la storia». E, bisogna dire, i numerosi progetti portati avanti dalla MetroCity potrebbero costituire un modello di partenza per tutta la regione: si parla della valorizzazione dei patrimoni immateriali e, soprattutto, si pensa al giusto ruolo che la biblioteche svolgono come promozione di cultura. Ma si chiederà: i Bronzi stanno nella Città Metropolitana (a cui appartiene anche il Comune di Riace dalle cui acque sono emersi i due maestosi guerrieri di bronzo), com’è possibile che  oggi, a pochi mesi dalle celebrazioni del ritrovamento ci siano ancora incertezze sul da farsi?

Abbiamo sottolineato l’impegno della vicepresidente Princi, ma l’operazione anniversario non è soltanto un’operazione culturale: soprattutto, doveva (dovrebbe, potrebbe?) essere una gigantesca operazione di marketing territoriale, avendo come testimonial il suggestivo magnetismo dei due guerrieri. Un’operazione di immagine che avrebbe sbocchi che non si riesce nemmeno a pensare, data la forza e la carica vitale della loro maestosa fisicità. Sono una delle più grandi e ultime testimonianze della scultura magnogreca del V secolo a.C., espressione di quella cultura che ha donato la civiltà al mondo, ma rischiano di diventare un’inutile “paccottiglia reale” che non interessa nessuno, men che meno ai calabresi.

Per cortesia evitiamo questo harakiri: non c’è molto tempo, ci sono tre milioni di euro (da spendere intelligentemente, se si è capaci), e non servono bancarelle di salsiccia o le vocalità di Bocelli per attrarre visitatori. Serve una visione di futuro: quello che, a cominciare dai Bronzi, la Calabria si merita. (s)

MINISTRO FRANCESCHINI, SALVI IL MARRC
DALL’OBLIO E DA UN INEVITABILE DECLINO

di MIMMO NUNNARI – Se il vecchio cronista avesse un pur minimo potere chiederebbe al Ministro per i beni e le attività culturali Dario Franceschini di salvare dall’oblio i Bronzi di Riace e dal declino il Museo Nazionale Archeologico di Reggio, uno dei più importanti del Mediterraneo, pure più del Museo di Atene, scrisse sul Corriere della Sera Cesare de Seta. Tempi passati.

Ora, mentre il Museo Egizio di Torino riparte con l’Aida per celebrare il 150° anniversario del debutto dell’opera di Giuseppe Verdi al Cairo, a Reggio per il 50° anniversario del ritrovamento dei Bronzi, nella prima iniziativa, nell’ambito del progetto pensato per il grande evento, la luce che brilla è quella di Anna Falchi. Una “spruzzata di pop” su un avvenimento dedicato al bene culturale più identitario della Calabria, ha scritto su questo giornale Paride Leporace, richiamando alla memoria le passeggiate di Valeria Marini e Lele Mora, arruolati anni fa per promuovere “l’immagine” della città.

Anna Falchi è una bellezza statuaria. Niente da dire. Certo, le sue presenze più rilevanti in Calabria, come testimonial, in precedenza, riguardano l’inaugurazione di uno stabilimento caseario e una sfilata di moda. Ma non è la bella attrice il problema. La questione, più in generale, al di là del programma per il cinquantenario dei bronzi che ci auguriamo eccellente, riguarda la dimensione culturale attuale del Museo e la sua gestione.

Ospitato nel Palazzo progettato da Marcello Piacentini (uno dei massimi esponenti dell’architettura del primo Novecento) il museo reggino non splende, come dovrebbe splendere. Recentemente è stato anche imbruttito da una terribile sopraelevazione. Forse, c’era la necessità di ricavare nuovi spazi, ma stravolgere un edificio simbolo dello stile con cui il famoso architetto Piacentini fu capace di dare una svolta all’architettura italiana, reinnestandola nel circuito europeo, non è un’operazione da elogiare.

Tutt’altro. Era un monumento da salvaguardare Palazzo Piacentini, come è da proteggere la piazza De Nava, antistante il museo, prossima anch’essa ad un discutibile e radicale restyling, con un progetto per il quale la Fondazione Mediterranea (presidente Enzo Vitale) raccogliendo il comune sentire delle associazioni culturali e della cittadinanza e avvalendosi di qualificate consulenze si è opposta, fino a scrivere al ministro Franceschini e poi a presentare un esposto alla Procura delle Repubblica.

Dentro il palazzo Piacentini che con la raccolta dei materiali più diversi (ori, bronzi, terrecotte, pinakes, sculture, specchi, marmi ed acroteri fittili, corredi funerari esposti nella loro integrità) racconta la vita quotidiana magnogreca, c’è (nonostante i cospicui investimenti in arrivo dalla Regione) il grigiore del declino. Sono lontanissimi i tempi di quando questo grande museo italiano, dopo la collocazione dei bronzi, si animava con la presenza di autorevoli studiosi nazionali e stranieri. Il successo, richiamò personalità di calibro internazionale: il presidente francese Mitterrand, il ministro della Cultura greca Melina Mercuri, per citare i primi che vengono in mente.

Senza contare i ricordi più lontani – di quando ancora i bronzi erano sommersi nel mare di Riace – delle frequentazioni di re Gustavo di Svezia: “Il Re archeologo”, che trascorreva molto del suo tempo in Calabria, peregrinando tra i siti archeologici.  Quando arrivarono a Reggio i bronzi, dopo il restauro di Firenze e la “passerella” al Quirinale, fortemente voluta dal presidente Sandro Pertini, il museo ebbe echi nel mondo intero.

Nel 1981 i bronzi diventarono – seducendo milioni di persone – i personaggi dell’anno. Si produssero servizi televisivi, reportage, elzeviri, riflessioni per spiegare l’innamoramento collettivo verso le due sculture. A Roma, il primo a vederli, si racconta, è stato l’avvocato Gianni Agnelli, giunto sull’uscio del Quirinale verso le sette del mattino. Più tardi giunsero il presidente Pertini e Giovanni Spadolini presidente del Consiglio dei ministri. Poi, a Reggio, migliaia di visitatori paralizzarono la città, quando tornarono a casa. La media giornaliera era di ottomila visitatori.

Ci fu una giornata record, con oltre diciannovemila visitatori. I bronzi, con forza, fecero uscire Reggio, città tra le più belle del Mediterraneo, dall’isolamento. Si fecero simposi internazionali (uno all’Università della Calabria coordinato da Luigi Lombardi Satriani) con i maggiori esperti al mondo. Passato e presente si davano la mano nel Museo.

C’erano i bronzi di Riace, ma c’erano (e ci sono) anche le testimonianze culturali che s’intrecciavano con l’ambiente, con un territorio di testimonianze archeologiche che sembrava fatto apposta per collegare passato e presente. Oggi, tutte queste cose, sono senz’anima. Giacciono, i reperti, e i bronzi. E per animarle ci vuol altro che Anna Falchi, o magari Bocelli, che, si dice, farebbe un concerto ad agosto. Serve il meglio del meglio, per gestire il museo con una visione internazionale, perché i bronzi, la ricca collezione di reperti provenienti da tutto il territorio calabrese, sono un patrimonio culturale dell’umanità. (mn)