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Sit in lavoratori Terme Luigiane

Appello dei lavoratori Terme Luigiane alle rappresentanze politiche calabresi

di FRANCO BARTUCCI – I lavoratori delle Terme Luigiane, attraverso l’Associazione “Comitato Lavoratori Terme Luigiane”, costituitasi tre anni addietro, proprio in virtù dello stato precario e non chiaro della vicenda delle Terme Luigiane, che trovò l’adesione di oltre 1.500 aderenti, tra lavoratori e curanti delle stesse terme con residenza, sia nell’area del cosentino, che in altre località della Calabria ed extra regione, hanno rivolto un appello per un intervento specifico e risolutorio della loro vicenda legato alla funzionalità delle Terme Luigiane.

Il documento, firmato dal presidente dell’Associazione, Giuseppe Tucci, è stato inoltrato: a tutti i politici calabresi, a livello parlamentare e regionale; ai sindaci della fascia tirrenica; alle autorità giudiziarie e sindacali della Calabria, al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed al ministro degli Interni, Luciana Lamorgese.

Dopo aver raccontato la loro disavventura a partire dal  16 aprile 2016, data di scadenza della subconcessione, i lavoratori dicono nel loro appello che da lì è cominciato un vero e proprio calvario che ha visto «il nostro lavoro precipitare nella costante precarietà fatta di proroghe e di accordi in extremis, e purtroppo oggi anche questo sta venendo meno».

«Oggi – dicono – ci troviamo di fronte ad una situazione paradossale: i Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese hanno intrapreso con la Sateca un confronto privo di regole. Quello che faticosamente si costruisce in una riunione viene, da parte delle Amministrazioni comunali, regolarmente smontato e rilanciato. È il caso degli ultimi scambi epistolari tra Azienda e Comuni, dove si è passati dal paventare, da parte dei comuni, una concessione in comodato d’uso gratuito delle acque e degli immobili, alla richiesta di un canone di concessione per le sole acque di € 120.000,00 che corrisponde al triplo di quanto precedentemente corrisposto dalla Sateca sia per le acque che per l’uso degli immobili». 

«Ci chiediamo – rafforzano i lavoratori nel loro appello – che senso abbia questa richiesta, e se sia la politica giusta soprattutto in un momento storico di crisi del settore dovuto alla ridotta produttività legata al Covid. I signori sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese, anziché favorire un’azienda che nel 2020 ha garantito con grandi difficoltà le attività termali, e di conseguenza il nostro lavoro, triplicano il canone in totale controtendenza rispetto a quanto accade nel resto del mondo dove si tenta di intervenire sulle crisi aziendali con aiuti e sovvenzioni». 

«In tutto questo la Regione Calabria – continuano – proprietaria delle acque, appare poco più di un semplice spettatore, dimenticando il ruolo di controllore che la legge sul termalismo calabrese le impone. Dopo decine di richieste di incontro nostre e del sindacato, siamo stati ricevuti dall’assessore alle attività produttive, al lavoro e al turismo, Fausto Orsomarso, il quale ci ha dato la sensazione che, anziché rendersi promotore di soluzioni fattive, stia giocando da una parte che non è sicuramente quella dei lavoratori».

«Vi chiediamo di raccogliere il nostro appello – scrivono i lavoratori nel loro appello – intervenendo per la tutela del lavoro e la sopravvivenza di 250 famiglie che non vogliono vivere di ristori e/o ammortizzatori sociali. Le Terme Luigiane sono una realtà importante: ogni anno 500.000 cure, 22.000 pazienti, 32.000 presenze negli alberghi di proprietà Sateca, un costo del personale di due milioni e duecentocinquantamila euro (dati da Bilancio) che creano benessere in tutto il comprensorio, senza tralasciare il servizio socio/sanitario che da sempre viene garantito a tutti i cittadini, calabresi e non».

Il documento si chiude chiedendo a tutti un intervento deciso e mirato, che normalizzi in maniera definitiva la gestione delle Terme Luigiane nel rispetto delle regole, della legalità e della trasparenza.

«Le Terme Luigiane sono patrimonio di tutti – così dicono – e non possono essere lasciate in balìa delle decisioni di pochi e non si può ancora una volta pensare di distruggere una realtà che funziona,  in quanto dà lavoro e porta benessere a tutti senza bisogno di ricorrere a denaro pubblico». 

Fin qui, il contenuto dell’appello ai politici calabresi, dal quale i lavoratori si aspettano una intensa partecipazione di interessamento da parte di questi, oltre che di vicinanza al loro stato che finisce per coinvolgere anche le loro famiglie.

«Che fine hanno fatto quei consiglieri regionali del cosentino – manifestano con sofferenza alcuni lavoratori fuori dai documenti ufficiali – che conoscono bene la vicenda, per aver contribuito in passato a predisporre leggi e  norme, che hanno portato a questo stato delle cose, senza registrare finora, da parte loro, alcun intervento  mirato a dare la certezza sulla funzionalità delle Terme e di conseguenza la tutela del loro stato occupazionale? Se per lunedì non avremo alcun segnale in tal senso non ci resta – dicono – che tornare alle manifestazioni di protesta sulle piazze e sulle strade». (rcs)