;
A Tropea in esposizione il Codice Carratelli

A Tropea in esposizione il Codice Carratelli

di PINO NANOParterre delle grandi occasioni, venerdì 4 agosto a Tropea, dalle 18 in poi, a Palazzo Santa Chiara, con il Presidente della Giunta Regionale Roberto Occhiuto, per ricordare uno dei personaggi più eclettici e più affascinanti della storia politica calabrese, l’ex Presidente del Consiglio regionale Domenico Romano Carratelli a tre anni dalla sua scomparsa, e per raccontare il “Codice” che oggi porta il suo nome.

Il programma ufficiale prevede i saluti del sindaco di Tropea Giovanni Macrì; di Emanuele Bertucci, Curatore della mostra; della ricercatrice storica dell’arte Teresa Saeli; di Alessandro Romano Carratelli Presidente dell’Accademia dei Bibliofili Calabresi “G. Barrio”; e di  Marcello Sestito, Ideatore del Codice Riflesso. Poi alcuni degli interventi centrali: di Francesca Fatta, Prorettrice Vicaria University Mediterranea di Reggio Calabria; di Giuseppe Fausto Macri Deputazione di Storia Patria per la Calabria; di Vincenzo Cataldo Professore a contratto, University Magna Grecia di Catanzaro; di Romana Buttafuoco Professoressa Accademia di Belle Arti Clementina di Bologna; e di Domenico Piraina Direttore del Palazzo Reale di Milano. 

Si tratta di un evento eccezionale di questa nostra nostra estate, occasione ufficiale per la presentazione alla città di Tropea e ai suoi numerosi ospiti stranieri del Codice Romano Carratelli, che oggi rappresenta uno dei grandi tesori della storia calabrese, “Codice” che porta il nome del suo scopritore, l’ex parlamentare Domenico Romano Carratelli, fine giustista prestato allora alla politica. 

Grande avvocato, politico lungimirante, intellettuale di grande respiro, ma soprattutto filosofo disincantato e affascinante figlio della Calabria. Questo era, ed è stato soprattutto, Domenico Romano Carratelli.

Tra i padri fondatori della vecchia DC calabrese, Domenico Romano Carratelli veniva considerato un outsider, perché oltre a fare politica era anche un autorevolissimo bibliofilo, e aveva messo il suo “sapere giuridico” al servizio totale della gente più povera della sua zona, che era quella che va da Vibo a Pizzo, da Briatico a Tropea, fino a Santa Domenica di Ricadi e Nicotera, e poi ancora tutti i paesi delle Serre, salendo da Filogaso verso San Nicola da Crissa, per arrivare a Vallelonga, Brognaturo, Serra San Bruno, e ridiscendere poi lungo il costone sud, verso Soriano, Sorianello e la Valle del Mesima. Ma è quello che tradizionalmente negli anni successivi ai suoi esordi politici diventerà nei fatti il suo collegio elettorale quasi “esclusivo”, e che grazie anche al suo impegno politico e alla straordinaria intuizione del senatore Antonino Murmura, con cui “Mimmo” non smise mai di condividere questo sogno, diventò nei fatti la Grande Provincia di Vibo Valentia.

Di lui oggi resta, nella gente comune, il ricordo di un uomo e di intellettuale di gran classe, un signore d’altri tempi, che però passerà alla storia, non tanto, e non più solo, per l’impegno e la sua attività politica, ma soprattutto per aver ritrovato, ormai lui non più giovane, il famoso “Codice Romano Carratelli”, pregevole manoscritto cinquecentesco, che rappresenta un esempio mirabile di pianificazione territoriale dell’epoca, un affresco di città fortificate, torri e castelli nella Calabria Ulteriore, un documento prezioso tanto sotto il profilo storico e documentaristico, quanto sotto quello meramente artistico, «poiché i 99 acquerelli che compongono il manoscritto che ho ritrovato – raccontava Mimmo Carratelli – sono di una bellezza davvero rara e sorprendentemente, ancora perfettamente ben conservati».

Collezionista di libri antichi e di ceramiche di Gerace, prima di morire “Mimmo” aveva avuto anche il privilegio di portare il “suo” bellissimo Codice-raro al Quirinale, per farlo vedere al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, suo amico di vecchia data. Ormai viveva solo per quello, voleva che il suo Codice girasse per il mondo, e sognava di poter organizzare delle mostre itineranti nelle più grandi capitali estere, il tutto anche grazie all’amorevole collaborazione della moglie Teresa Saeli, affascinante e instancabile Capo Delegazione del FAI.“Perché è un modo finalmente diverso -diceva sempre- di raccontare al resto del mondo la storia della mia terra e della mia gente”. 

Non solo mafia, e non solo ‘ndrangheta insomma.

E quasi commovente il ricordo che ne fa il suo “amico di barca e di vita”, Tommaso Marvasi in un pezzo molto bello pubblicato su La Discussione, appena il giorno dopo la sua morte: “La passione era il suo tratto più evidente; la signorilità il suo naturale portamento. Passione: non soltanto nella sua attività politica, affrontata con abnegazione, generosità e intelligenza e con rara sensibilità. Ma anche passione nella sua naturale inclinazione verso il bello e nella capacità di godere delle espressioni artistiche. Quasi l’incarnazione del famoso verso di Keats, «a think of beauty is a joy for ever», per la sua capacità di andare in estasi davanti alle opere d’arte. Caravaggio il suo mito”. Tutto vero. Tutto straordinariamente vero. Quanto mai oggi, ancora più vero di prima.

La mostra Il Codice delle Meraviglie, legata alla manifestazione di venerdì prossimo, con l’esposizione straordinaria del manoscritto originale resterà invece aperta dal 4 agosto al 30 settembre. Un evento nell’evento. (pn)