Il Comitato Magna Graecia ha ribadito la necessità dell’invio dell’esercito nell’arco jonico, dove «l’escalation criminale, da circa tre anni, imperversa» e dove «ormai, quasi a cadenza giornaliera, leggiamo dalla rassegna stampa roghi d’automobili ed opifici devastati dalle fiamme. Tali deprecabili atti, non fanno altro che ingessare e paralizzare la già flebile economia dei luoghi».
«Quanto già, drammaticamente descritto – si legge in una nota – viene condito da omicidi e tentati omicidi che stanno facendo piombare le locali popolazioni nello sconforto. Un territorio, fra l’altro, già scippato 10 anni fa dell’unico presidio di giustizia presente tra Taranto e Crotone e, pertanto, lasciato alla mercé di bande criminali che flagellano il già provato tessuto sociale ed economico. Ci chiediamo cos’altro attendere prima di chiedere l’invio dell’esercito per avviare, in questa fase storica, un processo di militarizzazione delle conurbazioni della Città. La cronaca del giorno dopo è la palese conferma che lo Stato, con le poche forze di polizia presenti sul territorio, non dispone di un numero di personale adeguato a fronteggiare la recrudescenza criminale in atto che, da questo punto di vista, non ha precedenti storici».
«Certamente – viene spiegato – un’operazione di questo tipo non sarebbe risolutiva, ma rilascerebbe un senso di ritrovata tranquillità nelle popolazioni. Paleserebbe un segno, tangibile e visibile, della presenza dello Stato ed infonderebbe un rinnovato quantum di sicurezza. Chiaramente, a fianco un’operazione del genere, diventa imperativo un massiccio e capillare rimpinguo degli uomini in divisa. Dalla Polizia, alla Benemerita, passando per i Baschi Verdi. È palese, anche ai meno avveduti, che la dotazione organica esigua e precaria, nonché il sottodimensionamento degli avamposti di sicurezza, rendano impossibile il capillare controllo del vasto territorio comunale e più in generale dell’ambito ad esso collegato. Ed anche qui traspare, ed è innegabile, come lo Stato non abbia ancora preso consapevolezza della nuova Città, né in termini di evoluzione demografica, né dal punto di vista del perimetro territoriale».
«Risulta inverosimile pensare – si legge – che la prima Città calabrese e ventinovesima in Italia, per superficie territoriale, sia dotata di un Commissariato di polizia con poco più di sessanta unità mentre, nella stessa Regione, territori infinitamente più piccoli abbiano un numero di forze pari al doppio. Il discorso vale per Lamezia Terme, Gioia Tauro e Locri. Senza considerare il numero di Commissariati di P. S. sparsi nel Reggino e collocati in realtà distanti una manciata di km l’una dall’altra. Quanto detto palesa, le sperequazioni e disuguaglianze, tra l’area dell’Arco Jonico ed il resto della Regione».
«Il discorso non cambia anche quando parliamo dell’Arma dei Carabinieri – si legge ancora –. Come Comitato ci siamo sgolati, in atto accorpamento delle due ex Compagnie della Benemerita, chiedendo un Gruppo e non già il solo Reparto Operativo. Il primo, infatti, che demoltiplica le competenze dei Comandi Provinciali in ambiti vasti e difficili, avrebbe portato in dote un cospicuo numero aggiuntivo di personale, mentre il secondo ha fornito la presenza di un alto graduato, ma non l’implementazione di uomini e mezzi. Non più tardi di alcune settimane fa, anche il Sindacato delle forze di polizia aveva perorato la causa della necessità di aumentare la dotazione organica nei presidi di sicurezza, facendo notare lo scriteriato rapporto sperequativo tra la Città sibarita ed il resto dei Comuni calabresi. In verità, nessuno risponde a nessuno e la Città continua ad essere teatro di squallidi ricatti e vili comportamenti che incutono paura ai suoi abitanti. Lo Stato, pur nella narrazione giornaliera dei fatti di cronaca, continua ad essere insensibile ed, eccessivamente, indifferente».
«Crediamo che, in una condizione del genere, i cittadini dell’Arco Jonico debbano indignarsi – viene evidenziato –. Non è più possibile assistere inermi alla devastazione di imprese private sol perché, magari, non si è acconsentito a richieste estorsive o quant’altro. Duole constatare come la classe politica, ad ogni livello di stratificazione, trovi il tempo per litigare su argomenti di bassa levatura, non prendendo posizioni nette e ferree su quanto sta connotando l’area jonica nella recrudescenza ed emergenza sociale che riguarda, per l’appunto, l’escalation criminale. La politica esca dalla passività. Si avvii una mediazione, anche per il tramite della regione Calabria, affinché Corigliano-Rossano, ma in generale tutto il territorio dell’Arco Jonico, possa essere militarizzato».
«La drammaticità del momento – conclude la nota – non lascia spazio ad altre iniziative se non quella di capillarizzare sul territorio uomini in tuta mimetica con l’obiettivo di infondere maggiore sicurezza negli abitanti. L’attuale immobilismo istituzionale rischia di trasformare l’area Jonica in teatro di guerra dal quale difficilmente si potrà uscire se non si correrà ai ripari». (rkr)