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Porto di Gioia Tauro

Digitalizzazione e infrastrutture: le opportunità per il Porto di Gioia nel post pandemia

di FILIPPO ROMEO – La pandemia covid 19 che si è violentemente abbattuta sull’intero pianeta, oltre a fungere da acceleratore per i processi geopolitici, sta ridefinendo gli assetti del vivere sociale riscrivendo il nostro modo di convivere. Una nuova globalizzazione si affaccia all’orizzonte e l’avvento ormai imminente del 5G potrebbe generare un cambio di paradigma ancor più dirompente di quello prodotto dalla rivoluzione industriale, con le attività portuali impegnate in nuove sfide legate alla digitalizzazione.

Prima di entrare nel vivo del tema, è opportuno segnalare che negli ultimi mesi passi decisivi sono stati compiuti anche a livello europeo con l’adozione di importanti misure – quali l’accordo sul Recovery found e la sospensione del patto di stabilità – che stanno dando inequivocabili segnali circa la volontà di acquisire a livello europeo “maggiori gradi di autonomia” in ambito geopolitico. Le risorse del Recovery Fund, se ben indirizzate, potrebbero offrire al meridione e al territorio   reggino un’occasione eccezionale per riposizionarsi e, dunque, invertire quel trend in discesa che ci ha emarginati.

Le opportunità che la Città Metropolitana di Reggio Calabria potrebbe cogliere sono molteplici e variegate. Su tutte basti pensare alle ricadute che a livello territoriale, e non solo, potrebbe generare il porto di Gioia Tauro che grazie alla sua posizione baricentrica, ai suoi fondali e alla pianura circostante che lo accoglie, potrebbe senz’altro rappresentare un volano di sviluppo per l’intera regione. In tale prospettiva, tuttavia, risulta fondamentale il prolungamento delle line di alta velocità e alta capacità che, oltre a connettere la parte meridionale del Paese con il resto d’Europa, garantirebbero allo scalo gioiose l’opportunità di spedire tramite ferrovia e in tempi ridotti le proprie merci sulle maggiori piazze di scambio europee.

Sarebbe cruciale agevolare anche il decollo della ZES (disponibile dal 2017 e prontamente attivabile) e il varo di misure di sostegno fiscale all’economia legata ai porti di transhipment e a tutte le aree destinate al nuovo regime speciale che in Calabria abbraccia diverse province.

È, tuttavia, evidente che per sfruttare al meglio la posizione baricentrica dello scalo gioiose è di cruciale importanza ragionare in termini di logistica integrata attraverso lo sviluppo di un piano organico per tutto il meridione con Gioia Tauro posto alla testa del quadrilatero Napoli – Bari – Gioia Tauro – Taranto. All’interno di questo quadro di cruciale importanza sarebbe, inoltre, la realizzazione del collegamento stabile dello stretto attraverso un’opera -quali quelle che in questi giorni sono sottoposte ad esame di valutazione dei tecnici del ministero delle infrastrutture- che garantisca l’effettivo e irrinunciabile collegamento ferroviario con la Sicilia capace di favorire non solo i collegamenti con l’Europa, ma anche quelli tra le città di Reggio Calabria e Messina e i due territori circostanti al fine di fare dell’area dello stretto un grande polo posto al centro del Mediterraneo.

L’apertura di nuovi cantieri potrebbe segnare senz’altro un importante punto di partenza nonché un’immediata boccata di ossigeno all’economia reale. E’, tuttavia, evidente, che ciò sarebbe insufficiente se tale processo non fosse accompagnato da altre misure utili ad incentivare gli investimenti e rendere i territori appetibili. Su tutte penso alla certezza del diritto, elemento non trascurabile di valutazione da parte degli investitori che necessitano di un quadro normativo il cui corretto funzionamento sia garantito dalla presenza di un sistema legislativo, normativo e anche giudiziario in grado di fornire ampie garanzie di sicurezza, efficacia e stabilità. Occorrerebbe, inoltre, alleggerire anche il sistema burocratico, per evitare il dispendio di tempo ed energie che, di fatto, disincentivano l’imprenditore ad investire, e procedere ad una completa digitalizzazione del sistema.

I processi di digitalizzazione potrebbero, inoltre, rappresentare una sfida anche per le nostre Università e per gli ambiti legati alla formazione e alla ricerca dando priorità, come nel caso di Gioia Tauro, allo sviluppo di progetti in ambito di innovazione tecnologica e ambientale dell’infrastruttura. Per far ciò andrebbe messa in campo un’adeguata azione di sostegno alla ricerca nell’ambito delle nuove tecnologie e lo sviluppo di incubatori per l’incentivo di nuove start-up ad alto contenuto tecnologico. A tal riguardo, eloquente è l’esempio di quanto avvenuto nella vicina Città di Cosenza con la Giapponese Ntt Data Italia sviluppatasi grazie ad una partnership avvenuta con l’Università della Calabria.

Non è, dunque, arduo immaginare che un adeguato rilancio del porto di Gioia Tauro potrebbero invertire gli equilibri geo-economici del Mediterraneo ormai tornato ad essere il grande crocevia dei maggiori flussi dell’economia globale. A tal proposito, è opportuno ricordare che nel 2015 Suez è stato ampliato per incentivare il passaggio dei carichi provenienti dall’est, di cui l’Italia, purtroppo, è capace di intercettarne solo una minima parte, mentre il resto prosegue attraverso Gibilterra per raggiungere i porti del Nord Europa (Germania e Olanda) molto meglio attrezzati e sviluppati. È evidente che lo sviluppo di un sistema logistico infrastrutturale all’avanguardia offrirebbe l’opportunità di intercettare un maggiore quantitativo merci permettendo così all’intero Mezzogiorno, con Gioia Tauro in testa di diventare il centro nevralgico e propulsore di nuovi processi economici.

In questo momento storico, con la nuova globalizzazione all’orizzonte e con il sostegno europeo, la pandemia potrebbe tramutarsi in un’opportunità di rilancio e di modernizzazione per il meridione in generale e per il Porto di Gioia Tauro in particolare.

Per raggiungere tali traguardi appare necessario che la politica, a tutti i livelli, faccia delle scelte chiare e precise, utili a offrire a Gioia Tauro la dignità portuale che gli spetta per via della sua posizione geografica affinché l’infrastruttura possa fungere d’anello all’interno di una più ampia catena di logistica integrata che possa garantire lo sviluppo dell’intero meridione e rendere il territorio pianeggiano attrattivo ai grandi investitori. (rof)

Filippo ROmeo è analista dell’Istituto Vision & Global Trends