di FRANCO BARTUCCI – Cosa sta succedendo in Calabria sui dati di casi positivi esistenti e che denotano una forte discordanza tra quelli segnalati settimanalmente all’Istituto Superiore della Sanità e quelli che la regione giornalmente comunica ai calabresi? Sono dati che poi vanno ad incidere sulla individuazione del colore che viene assegnato ad ogni regione, condizionando a seconda di area gialla, arancione e rossa, la vita sociale dei cittadini e contestualmente le attività produttive e relativi servizi.
Il Quotidiano del Sud del 3 maggio titolava a proposito della presenza del Coronavirus nella nostra Regione: “L’1 e 2 maggio 623 casi e 8 morti – Altri 522 casi “spariti” dal report nazionale dell’ultima settimana”. Nel documento di monitoraggio vengono indicati 2.595 casi segnalati in Calabria tra il 19 e il 25 aprile. Dalla somma dei dati segnalati dalla Regione giornalmente esce una somma pari a 3127 casi positivi. E questo è un problema che va avanti ormai da circa un anno e mezzo.
Questa situazione preoccupa tantissime persone anziane che vivono in Calabria nel rispetto delle regole di isolamento in casa, distanziamenti nei rari casi in cui si esce per le spese di acquisizioni di prodotti alimentari, doppia mascherina e lavaggio delle mani, quanto di igienizzazione delle proprie abitazioni. Il tutto per superare al meglio la situazione pandemica che nella Provincia di Cosenza, rispetto alle altre province calabresi, con il passare dei giorni, va sempre più aumentando, sia nelle positività che nei decessi, facendo pensare a tanti che piuttosto zona arancione dovrebbe essere rossa.
Guardando lo schema di venerdì 7 maggio maggio, dei dati riferiti dalla Regione Calabria emerge che su circa due milioni di abitanti calabresi sono stati processati 737.084 tamponi trovandone 62.304 positivi al Coronavirus; mentre 674.780 sono risultati negativi. Guardando poi lo schema suddiviso per provincia si rileva la seguente situazione: Cosenza, casi attivi 7.470 con 13.371 casi chiusi e 479 decessi; Catanzaro, casi attivi 2.700 con 6.487 casi chiusi e 126 decessi; Crotone, casi attivi 828 con 4.943 casi chiusi e 82 decessi; Vibo Valentia, casi attivi 437 con 4.663 casi chiusi e 82 decessi; Reggio Calabria, casi attivi 2.329 casi attivi e 18.683 casi chiusi con 295 decessi. Da ciò appare abbastanza chiara e problematica la situazione dello stato di infezione al Coronavirus esistente nella Provincia di Cosenza e non basta creare o dichiarando zone rosse quei comuni calabresi dove si rilevano da un giorno all’altro dei focolai.
Le buone regole e il buon governo del territorio partono da una reale conoscenza e studio della situazione, incidendo soprattutto nella ricerca preventiva del virus attraverso una diffusa pratica del “processo dei tamponi”, di cui la Provincia di Cosenza è stata fortemente penalizzata dalla Regione Calabria con la creazione di tre soli centri di analisi dei tamponi presso l’Annunziata, l’Ospedale da Campo di Vaglio Lise e l’Ospedale di Rossano/Corigliano. Letteralmente pochi data l’estensione numerica della popolazione residente nella Provincia di Cosenza. Poi è più che nota la notizia che spesso i tamponi vengono mandati per le analisi all’ospedale di Catanzaro e addirittura fuori regione come a Bari e Napoli, per cui spesso accade che i risultati arrivano in ritardo agli appositi uffici delle Asp provinciali non in tempo per le comunicazioni giornaliere.
Sempre dal mondo dell’informazione emergono titoli di comunicazioni gravi che finiscono per penalizzare tutto l’apparato medico, amministrativo e burocratico della nostra Regione, sempre più sotto processo mediatico regionale e nazionale, come una signora di Torino, conosciuta la scorsa estate presso le Terme Luigiane, tramite WahatsApp mi scrive: “Mi dispiace sentire che spesso la Calabria va a finire in televisione per la malasanità”.
Dall’Ansa di qualche giorno fa si apprende che trecento cittadini di Rende hanno atteso per più giorni il risultato del tampone molecolare effettuato in un drive-in nell’area del mercato cittadino. Sono giorni in cui si continua a parlare, attraverso i social ed organi di stampa, delle grandi difficoltà esistenti nel processare i tamponi, della carenza di personale nelle Usca, come anche di guasti ai macchinari abilitati a processare i tamponi e della mancanza di reagenti, per non parlare dello stato di crisi degli ospedali ed in particolare dell’Annunziata di Cosenza, per il sovra affollamento del pronto soccorso e dei reparti Covid, a seguito del crescente numero di soggetti positivi che si riscontrano giornalmente soprattutto nella Provincia di Cosenza. Ancora due altri titoli che suscitano in molti calabresi di una certa età tanta rabbia ed amarezza: “Contagi comunicati a rilento, Di Natale interroga la giunta regionale”; “La burocrazia malata calabrese”, “Sul filo del “giallo”, ma è giallo (vero) sui tamponi…”.
L’attesa del Centro Sanitario dell’Università della Calabria per processare 180 tamponi al giorno – Se poi a tutto questo si aggiunge una confidenza che mi è stata fatta sulla richiesta di reagenti di supporto arrivata dal laboratorio dell’Ospedale di Rossano al Laboratorio di Microbiologia e sieroimmunologia e genetica medica del Centro Sanitario dell’Università della Calabria in un momento critico di analisi dei tamponi, allora si può affermare con delusione e rabbia “Povera Calabria”. Una povertà costruita con le nostre stesse mani per atteggiamenti di completa indifferenza e delusione che si resta attoniti sul modo di governare questo nostro territorio ed in questo caso la sanità, che richiede conoscenza, passione e stimoli di efficienza e servizio. Ed è proprio lo spirito di efficienza e servizio per una buona sanità che ci spinge a chiedere oggi al Presidente facente funzioni della Regione, Nino Spirlì, ed al Commissario alla sanità , Guido Longo, come mai non è stato finora dato corso alla domanda di accreditamento del laboratorio di Microbiologia e Sieroimmunologia e Genetica Medica del Centro Sanitario dell’Università della Calabria, presentata il 26 giugno 2020, quale piattaforma per la diagnosi della SARS COV-2 in grado di processare almeno 180 tamponi al giorno?
Eppure questo Centro Sanitario ed il suo Laboratorio, con delibera 951 del 5 novembre 2019 e DCA n. 160 del 3 dicembre 2019 a firma del Commissario ad acta alla Sanità regionale, Saverio Cotticelli, aveva ottenuto da parte dell’ASP di Cosenza parere favorevole all’esercizio dell’erogazione di prestazioni dei Settori Specialistici di Microbiologia e Sieroimmunologia e Genetica Medica in quanto in possesso dei requisiti richiesti per l’autorizzazione, che viene confermata il 22 ottobre 2020 dal Commissario Straordinario dell’ASP di Cosenza, dott.ssa Simonetta Cinzia Bettelini, anche in funzione dell’accreditamento precedente già avuto dalla Regione Calabria con D.R 909 del 4 febbraio 2010 per il laboratorio di chimica clinica e tossicologia.
Nel mese di gennaio di quest’anno ed in particolare il 27 gennaio si svolge a Catanzaro, presso l’Assessorato RUI della Regione un incontro per decidere su chi affidare l’accreditamento relativo ai Laboratori pubblici e privati per l’effettuazione dei tamponi ed il Centro Sanitario dell’Università della Calabria era rappresentato dal suo presidente, prof. Sebastiano Andò. Un incontro che vedeva la partecipazione dell’allora delegato del soggetto attuatore, dott. Antonio Belcastro, e l’Assessore all’Istruzione, Università, Ricerca Scientifica e Innovazione, prof.ssa Sandra Savaglio. Nella stessa riunione è stato assunto l’impegno, da parte del dott. Belcastro, di predisporre un’ ordinanza nella quale doveva essere inserio, insieme ai laboratori privati censiti, anche i laboratori del Centro Sanitario dell’Università della Calabria.In quella sede fu anche richiesta la riformulazione del questionario aggiornato sulla preparedness del Laboratorio del Centro Sanitario dell’Università della Calabria per la diagnosi della SARS COV-2 in Calabria.
La documentazione aggiornata viene inoltrata il 2 febbraio 2021 allo stesso Assessorato per l’ inclusione del Laboratorio del Centro Sanitario dell’Università della Calabria nella lista dei Laboratori accreditati per la processazione dei tamponi molecolari Covid-19. Una documentazione rinnovata ancora una volta, alla luce dell’Ordinanza regionale n.15 del 19 marzo 2021, (dal momento che venivano disattesi gli impegni assunti nella riunione del 27 gennaio) con missiva spedita il 24 marzo 2021 ed indirizzata al Presidente Antonino Spirlì, al Commissario Guido Longo, al dott. Giacomino Brancati del Dipartimento Tutela della Salute della Regione, e al dott. Fortunato Varone, Delegato Emergenza Covid-19. A seguito di tale ordinanza furono accreditati vari laboratori di tutte le Province calabresi tranne la Provincia di Cosenza, dove vige al momento, come sopra indicato, un numero abbastanza alto di positivi: 7.470 di Cosenza rispetto a 2.329 attivi di Reggio Calabria, o 2.700 di Catanzaro. Una pratica di accreditamento avviata nel 2018 dal Rettore Gino Mirocle Crisci e proseguita dall’attuale Rettore, Nicola Leone, non ancora giunta finora ad esaudimento.
La lotta alla pandemia si vince con il rispetto delle regole dettate dal Comitato Scientifico Nazionale concordate con il Governo del Presidente Mario Draghi; nonché con la prevenzione, la quale parte dall’indagine a tappeto per un percorso di processamento dei tamponi ad ampio raggio. Quanto sta accadendo nella Provincia di Cosenza è da attribuire certamente ad un mancato controllo dello stato di contagio delle persone, con scarsa conoscenza dei risultati nei tempi utili, che con l’accreditamento riconosciuto al Laboratorio del Centro Sanitario dell’Università della Calabria, in grado di processare 180 tamponi al giorno, si andrebbe certamente a migliorare la gestione di tale materia.
La Regione Calabria, così il Commissario alla Sanità, hanno l’obbligo a norma delle leggi vigenti sulla Pubblica Amministrazione, in materia di trasparenza, efficienza e diritto d’informazione istituzionale, di dare delle risposte per rendere efficace il servizio di assistenza sanitaria della nostra Regione. Il non farlo, in questo momento particolare di lotta alla pandemia Covid-19, sarebbe uno schiaffo alle attese che i calabresi vogliono di uno Stato ed una Regione funzionale a garantire quel fabbisogno assistenziale sanitario, reclamato dall’intera collettività regionale, attraverso un rapporto di competenze affidabili e di una responsabile solidarietà pure nei rapporti di gestione amministrativa, che fino ad oggi non è stato ancora avvertito dall’opinione pubblica calabrese e a maggior ragione in campo nazionale, se si guarda ai continui processi mediatici che sono all’ordine del giorno. (fba)