IL PRESIDENTE DELLA REGIONE CALABRIA SI È INSEDIATO IL 29 OTTOBRE SCORSO: OLTRE IL PRIMO GIRO DI BOA;
Roberto Occhiuto

I PRIMI 100 GIORNI DI ROBERTO OCCHIUTO
IL FUTURO DELLA CALABRIA PARTE DA QUI

di SANTO STRATI – I primi cento giorni sono un primo importante traguardo, una tappa essenziale per chiunque sta al comando di un governo centrale, regionale, locale. È un segnale che permette di cogliere la voglia di fare, l’efficienza o, a volte, l’imperdonabile insofferenza del non decidere. Il capo deve saper decidere, è come un generale nell’esercito: deve saper guidare, prendere la spada – se serve – ma deve orientare le truppe, segnare il cammino, indicare il percorso che può condurre alla vittoria (o alla resa). 

I primi cento giorni di Roberto Occhiuto alla Cittadella di Germaneto ci dicono subito che l’ex capogruppo di Forza Italia alla Camera non è rimasto con le mani in mano, ci ha messo impegno, passione e orgoglio. Non è poco. E siamo solo all’inizio. L’inizio di un sogno che non sarà firmato solo da Roberto Occhiuto ma da tutti i calabresi, anche di diverso orientamento politico, che abbiano voglia di veder rinascere questa terra.

Di risorse naturali ce n’è in abbondanza (mare, montagna, parchi, paesaggi da favola, aria pulita, tesori inestimabili della civiltà greca arrivati in gran parte intatti, cibo gustoso e alimentazione sana, etc), le risorse finanziarie stanno arrivando con il Pnrr, servono quelle umane. La Calabria deve scoprire il capitale umano di cui è ricca e di cui non ha, fino ad oggi, saputo approfittare: ha fatto scappare i suoi giovani migliori (oggi diventati illustri scienziati, medici, uomini delle istituzioni, imprenditori, professionisti affermati in ogni parte del mondo) in una vergognosa diaspora che, ahimè, non si è ancora arrestata. Risorse umane ricche di intelligenza, di passionale intraprendenza, di intuito e capacità, che aspettano solo di avere un segnale, una chiamata.

È questa la vera sfida che Roberto Occhiuto ha davanti. I suoi primi cento giorni – checché ne dicano gli avversari politici – ci raccontano di una vitalità e di una voglia di efficienza ammirevoli da parte del Presidente. Ci illustrano tante iniziative avviate, ma, soprattutto, tracciano un percorso che, come già detto, richiede la collaborazione di tutto il Consiglio regionale, emulando la trasversalità che caratterizza il Governo Draghi. Se l’ex presidente della BCE è riuscito a mettere insieme il diavolo e l’acqua santa  (la cosiddetta maggioranza Ursula) non si capisce perché non sia possibile replicare in ambito regionale un impegno comune per raggiungere l’obiettivo di far felici i calabresi e farli vivere con tutti i diritti (e i doveri) degli altri italiani.

Il presidente Mattarella, nel suo discorso dopo la rielezione, ha sottolineato la grave situazione di disparità che ancora sussiste nel Paese: a fronte di un Nord florido ed efficiente, c’è un Mezzogiorno dimenticato, trascurato, vilipeso nella sua dignità. Non è più tollerabile il divario che caratterizza le due Italie, non è ammissibile che la spesa per gli scolari del Trentino o dell’Emilia sia venti volte quella di un bambino dell’asilo in Calabria. E lo stesso discorso vale per la Sanità: per le cure extraregione (cui sono costretti molti calabresi) se ne vanno ogni anno oltre 300 milioni di euro di soldi pubblici (della Regione). Una cifra enorme alla quale vanno addizionate le spese di soggiorno e di viaggio dei familiari dei pazienti: non solo sofferenza a oltranza, ma anche un esborso ingiusto per chi ha spesso stipendi da fame (altro che perequazione retributiva!) e deve inseguire la speranza. Che poi gli sarà data – il colmo della beffa – quasi sempre da un bravissimo medico o specialista calabrese che apaprtiene all’innumerovole schiera di chi è stato costretto ad andar via.

Il primo gesto da Presidente, ricordiamolo, per Occhiuto è stato chiedere e ottenere senza lungaggini o ritardi di diventare il commissario della Sanità, con buona pace delle esperienze pregresse di poliziotti, generali e via discorrendo. Una brutta gatta da pelare, ma Occhiuto, di cui conosciamo la lunga attività parlamentare, è un politico di razza, raccoglie le sfide e le affronta. Una scelta sofferta, certamente, ma l’unica in grado di poter “rivoluzionare” tutto il sistema sanitario. 

Con un’accortezza che ci siamo permessi più volte di suggerire e che non ci stancheremo di ribadire: accanto al ripianamento dei debiti (mestiere per esperti amministrativi di valore) bisogna ridisegnare il sistema dell’ospedalizzazione, della prevenzione e delle cure e per far questo servono specialisti che conoscano non solo la materia scientifica (servono chirurghi, oncologi, farmacologhi e ricercatori) ma anche e soprattutto il territorio. Da una task force scientifica di altissimo livello possono venire indicazioni importantissime per aprire o riaprire ospedali, case della salute, ambulatori e strutture in grado di soddisfare adeguatamente la domanda dei calabresi che abbisognano di cure.

Ma non è solo la sanità la spina dolente di questa terra: ci sono i giovani, le donne, il lavoro, lo sviluppo dell’economia, la crescita di opportunità d’impiego dignitosamente retribuito, la scuola, la formazione, l’Università, la Ricerca. Tanti temi che Roberto Occhiuto si ritrova in agenda e che richiedono risposte rapide. 

L’avvio di questa legislatura induce, perciò, all’ottimismo. Per la sanità basta guardare il piano previsto per le strutture sanitarie e il via libera a 201 assunzioni già solo per l’Ospedale Annunziata di Cosenza. La Calabria è risultata la prima regione in Italia per incremento delle vaccinazioni (26 centri vaccinali) e, a breve, sperimenterà percorsi di telemedicina con il Policlinico Gemelli di Roma. Quest’ultima iniziativa significa poter offrire assistenza domiciliare in remoto, mentre sono stati riaperti gli Ospedali di Cariati, Trebisacce e Praia a Mare ed è stata creata la nuova azienda ospedaliera universitaria a Catanzaro, intitolata a Renato Dulbecco, integrando il Pugliese-Ciaccio e la clinica Mater Domini. Sempre sul piano sanitario, Occhiuto ieri mattina alla Cittadella, nell’illustrare i suoi primi cento giorni, ha rimarcato la creazione di 118 nuovi posti letto destinati ai pazienti Covid e 28 nuovi posti letto in terapia intensiva, sottolineando che – finalmente – verranno utilizzati i fondi “dimenticati” (ben 86 milioni dal decreto Calabria) per ammodernare attrezzature, impianti e macchinari di ospedali e strutture sanitare della regione.

Occhiuto ha il vantaggio di essere un “animale politico”: conosce a menadito i palazzi del potere, dialoga con i potenti di turno, secondo un’abitudine maturata negli anni: così a Bruxelles ha sbloccato 69milioni di euro del Fondo sociale europeo che erano praticamente rimasti conseglati da tempo e per tutte le altre esigenze nei rapporti col governo centrale sa perfettamente a quali porte bussare per farsi ricevere e ottenere il dovuto. Per questa ragione serve un politico a guidare una Regione: gli avventizi non sanno dove mettere le mani, sono guidati dai burocrati, a Roma non li ascolta nessuno. E questo vale per tutte le Regioni, non solo per la Calabria.

Non per niente sull’eteno problema dei precari Occhiuto ha spuntato un finanziamento che permette di equiparare i lavoratori di pubblica utilità a quelli “socialmente utili”, in modo tale da poter strutturare e porre fine a un precariato a dir poco vergognoso e umiliante per tanti giovani e meno giovani in attesa da anni di uscire dal tunnel.

I trasporti e la mobilità in Calabria sono da libro nero: Occhiuto ha scoperchiato gli altarini dei soci privati della società di gestione dei tre aeroporti (Sacal) e ha bloccato  la subdola tentata privatizzazione: la gestione, secondo il Presidente, deve tornare sotot il controllo della Regione. E servirà una scelta oculata per la sua guida: servono capacità competenza ed entusiasmo: i tre aeroporti calabresi devono fare rete. Quello più in disgrazia – l’Aeroporto di reggio – deve diventare, com’era nelle previsioni, il naturale approdo per i dirimpettai messinesi. Ci vuole un manager che abbia conoscenza del territorio e delle sue potenzialità di sviluppo, esperienza in campo turistico, ma soprattutto una visione di futuro. Non crediamo sia difficile – una volta passata la pandemia – ridare smalto ai tre scali aprendo anche al cosiddetto turismo delle radici (i nostri conterranei, figli e nipoti che vengono alla ricerca delle origini). Non mancano professionalità nella regione, non c’è bisogno di andare a cercare fuori. E del resto per la selezione del personale la collaborazione con il Ministero della Funzione Pubblica e il Formez, potrà permettere scelte che rispondono a capacità, competenza  e merito.

Le slides che il presidente Occhiuto  ha presentato ai giornalisti forniscono una visione d’insieme di progettualità e realizzazioni già avviate che non sono di poco conto. Agricoltura, pesca, portualità e aiuti alle imprese soo punti essenziali di un piano di sviluppo che si poggia sulla riorganizzazione della burocrazia regionale.

Gli aiuti, spesso, non sono stati erogati per mancanza di carte inutilmente richieste: gli imprenditori hanno bisogno di snellezza e di trasparenza amministrativa. Non è un’utopia immagine un riordino del sistema, a cominciare dal potenziamenti dei Centri per l’impiego. Le assunzioni devono essere veloci, rispondnedo a una meritocrazia che premia la diligenza e l’impegno di tanti laureati e diplomati inoccupati per mancanza di opportunità.

Da ultimo, il Presidente Occhiuto ha voluto ribadire la presenza dello Stato in una regione che si è sempre sentita abbandonata: il caso di Platì è esemplare, con la presenza fisica del governatore e l’impegno a mostrare che lo Stato è più forte della ‘ndrangheta.

Certo, il compito di Occhiuto – mentre l’azione di “rapina” delle risorse del Pnrr da parte delle regioni settentrionali si fa sempre più insidiosa – non è stato né sarà facile. Il suo obiettivo – lo abbiamo scritto tante volte – è di essere non il governatore della Regione, ma il Presidente di tutti i calabresi. 

Le premesse ci sono, i calabresi non vogliono restare delusi e questi primi 100 giorni bisognerà tenerli da conto in fase di bilancio finale. Il futuro della nuova Calabria – se ci sarà la partecipazione di tutti – è dunque appena iniziato.