Il consigliere comunale Massimo Ripepi ha presentato una mozione dal titolo Realizzazione Ponte sullo Stretto, da discutere in Consiglio comunale, «che impegna il Sindaco e tutta l’amministrazione a stimolare il governo e le altre istituzioni coinvolte, alla realizzazione dell’infrastruttura che rappresenta una svolta storica di rilancio e sviluppo dei nostri territori».
«Poi – ha aggiunto – per coinvolgere nel processo decisionale più importante della storia, i nostri concittadini, chiederò ai Senatori della Città di deliberare un referendum consultivo da svolgere nel più breve tempo possibile».
«Il Ponte sullo Stretto è sicuramente l’infrastruttura che riscriverebbe la storia del Sud soprattutto della Calabria e della Sicilia e resusciterebbe definitivamente le Citta di Reggio Calabria, Messina e Villa San Giovanni. Un’occasione unica e forse irripetibile. O si fa il Ponte o si muore» ha detto Ripepi, aggiungendo che «Il Ponte sullo Stretto, dopo anni di dibattiti e false partenze, è il progetto che mette tutti d’accordo, almeno quelli che amano senza riserve ideologiche il nostro territorio. È arrivato il momento di voltare pagina e scrivere un’altra storia per il Mezzogiorno».
«Un’infrastruttura come il Ponte – ha proseguito – non solo è un biglietto da visita finalmente degno di un’Europa avanzata e prospera a tutte le latitudini, ma può scrivere la parola fine sulla questione meridionale, trasformando l’Italia, finalmente, in una vera nazione unita anche sul piano delle opere pubbliche. È un momento economico troppo buio, per fare gli schizzinosi e dire no ad un intervento grandioso di questo tipo, perché vorrebbe dire stracciare il futuro delle prossime generazioni, che dovranno crescere e vivere in questo lembo d’Italia. Oggi, nella condivisione univoca di un progetto, che deve necessariamente andare oltre i colori politici, si segna la sorte dell’intero paese. Quasi tutti i deputati, finalmente si sono seduti ad un tavolo, convinti che sia arrivato il tempo di esprimersi favorevolmente nei confronti di un’opera, che farà da traino allo sviluppo di un indotto economico e trasportistico senza eguali. Già dal 2005, il Ponte è entrato nell’ottica europea all’interno del corridoio Ten-T Berlino-Palermo che completando il prospetto dell’alta velocità da Helsinki a La Valletta, trasformerebbe un confine in una porta d’ingresso intercontinentale. A questo punto, l’amministrazione reggina deve fare una scelta saggia e carica di quegli obblighi istituzionali, che fino ad ora non è stata in grado di compiere fino in fondo».
«Per questi motivi chiedo con forza, con una mozione – ha detto ancora – un voto favorevole al pari di una mano sulla coscienza, per dare seguito ad un impianto fondamentale tanto all’Europa quanto all’Italia e al Mediterraneo per la loro collocazione geopolitica, ribadendo però che il progetto Ponte è anzitutto riscatto vitale per la Calabria del Sud, fino ad oggi relegata a mera periferia povera del continente europeo. Un segnale di speranza, per i tanti giovani che finalmente potranno sognare un lavoro nella loro terra. Una illusione? Questo dipende dalle istituzioni che entrano in gioco in questa partita, a partire dal Comune di Reggio Calabria ma anche dal Comune di Messina e di Villa San Giovanni, a cui sottoporrò la medesima mozione, che devono far sentire subito la loro voce e legare a questa formidabile opera, la loro responsabilità e una pianificazione di ulteriori azioni. Bisogna riaccendere i riflettori, infatti, anche sul resto delle opere che occorrono per generare una rete coesa di servizi e imprese, necessarie per non fare apparire il Ponte un ingegno scollegato dal resto del territorio. Occorre rilanciare la funzionalità dell’aeroporto Tito Minniti come fulcro dell’area integrata dello stretto, procedere con l’ammodernamento del tratto ferroviario, creare le condizioni per il sistema metropolitano più grande del Mediterraneo, con al centro Calabria e Sicilia».
«Il Ponte rappresenta, inevitabilmente – ha concluso – la piazza favorevole su cui far transitare traffici commerciali e turistici, vantaggi economici e sviluppi occupazionali, occasioni di progresso, studio e lustro per una terra, che da sempre vive il peso dell’arretramento, dell’abbandono e della sfiducia istituzionale. Ribadisco: o si fa il Ponte o si muore!». (rrc)