Il prof. Domenico Gattuso e l’ing. Roberto Longo, del Movimento 10 Idee per la Calabria hanno elaborato un documento da cui si spiega meglio lo “scippo” perpetrato al Mezzogiorno dalla ricche regioni del Nord. È una nota che conferma i dati presentati qualche giorno fa dall’annuale Rapporto Svimez, e di cui dovrebbero fare tesoro i nostri rappresentanti in Parlamento.
«Nella Gazzetta Ufficiale – si legge del documento firmato dl prof. Gattuso e dall’ing. Longo – del 19/06/2019 è stato pubblicato il DPCM 10/05/2019 recante “Modalità di verifica del volume complessivo annuale di stanziamenti in conto capitale delle Amministrazioni centrali proporzionale alla popolazione nelle regioni del Sud.” Tale DPCM scaturisce dall’articolo 7-bis della legge n. 18/2017 che prevede l’adozione di un decreto in cui si definiscano le modalità per verificare se le Amministrazioni Centrali destinino effettivamente agli interventi nelle regioni meridionali un volume complessivo annuale di stanziamenti ordinari in conto capitale proporzionale alla popolazione di riferimento (il famoso 34%) o conforme ad altro criterio relativo a specifiche criticità individuato nel Documento di economia e finanza su indicazione del Ministro per il Sud.
Le amare sorprese per il Meridione si scoprono nelle definizioni. Infatti nella definizione di “popolazione di riferimento” si legge: “l’insieme degli elementi che sono oggetto del programma di spesa in conto capitale, ovvero l’insieme delle unità in favore delle quali viene effettuata la spesa, ripartito territorialmente in modo da distinguere la quota attribuibile al territorio composto dalle Regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna da quella relativa a resto del territorio nazionale. In assenza degli elementi e unità afferenti al programma di spesa, di cui al periodo precedente, per «popolazione di riferimento», si intende la popolazione residente al 1° gennaio dell’anno più recente resa disponibile dall’ISTAT”. Fantastico, gli abitanti diventano “elementi, ovvero unità in favore delle quali viene effettuata la spesa”. C’è da capire se con questa frase contorta il legislatore si riferisca ai LEP (livelli essenziali di prestazione) oppure se si conferma per l’ennesima volta la truffa della ripartizione delle risorse sulla base del numero di persone (elementi? Unità?) che ricevono il servizio, dunque la famosa spesa storica (ad esempio chi ha molti posti letto negli ospedali riceve più soldi, chi ne ha pochi si deve tenere quelli senza possibilità di aumentarli). Solo in subordine alla mancanza degli “elementi e unità” si deve applicare il 34% al Sud, violando di fatto le indicazioni della UE, che il 17/03/2016 ha approvato la petizione popolare n.748/2015 proposta dal movimento Unione Mediterranea col coordinamento dell’ing. Roberto Longo, ora esponente di 10 Idee per la Calabria, che l’ha presentata a Bruxelles chiedendo appunto che i fondi ordinari venissero ripartiti in rapporto alla popolazione residente. E l’Unione Europea nel mese di settembre ha ulteriormente richiamato l’Italia al rispetto della distribuzione dei fondi su base demografica.
Ancora: “per «altro criterio relativo a specifiche criticità», si intende il criterio di riferimento stabilito dalla legge ovvero oggetto di intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato le regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, o di Conferenza Stato-città ed autonomie locali”. In caso di assenza di legge sull’argomento da parte del Governo il tutto viene dunque rimandato alle solite battaglie tra le Regioni, generalmente vinte dalle Regioni più industrializzate a discapito di quelle più povere.
Se le nostre preoccupazioni fossero vere, ci rendiamo conto che con la Lega al Governo ci potrebbero essere state delle spinte a rendere meno rigida l’applicazione del 34%, che il Ministro Lezzi aveva compreso essere di enorme importanza per il Sud facendone la sua battaglia principale; ma ora che la Lega è all’opposizione sarebbe il caso di rispettare pienamente le indicazioni di equità nei confronti del Mezzogiorno stabilite dalla Commissione Europea nell’approvazione della storica petizione n. 748/2015. Storica perché non si tratta di pochi spiccioli: negli anni scorsi veniva erogato al Sud circa il 20% del totale dei fondi ordinari (77 miliardi), con questa legge lo stato deve alzare la percentuale al 34% (130 miliardi) e l’incremento di 53 miliardi l’anno sarebbe certamente di portata storica senza precedenti.
Questo significa che solo negli ultimi 3 anni, da quando è stata approvata la Petizione, al Sud sono stati sottratti circa 150 miliardi di euro; se facessimo i calcoli a partire dalla nascita della Repubblica capiremmo come al Sud siano state sottratte autostrade, ferrovie, aeroporti, scuole, ospedali, ecc., con la perfetta complicità dei politici meridionali. Allora basta ottenere il 34% per colmare quanto rubato in 65 anni (senza dimenticare i disastrosi 90 anni successivi all’unità d’Italia)? Per compensare parzialmente i furti del passato, al Sud dovrebbe essere dato almeno il 40% per i prossimi 15 anni. Sarebbe chiedere troppo? Non crediamo, ma almeno pretendiamo che si applichi da subito il 34% senza trucchi e furbate politiche. Rimarremo vigili controllori del rispetto della legge 18/2017, strumento indispensabile per rilanciare l’economia del Mezzogiorno, informando la popolazione e invitandola a non farsi abbindolare dal partito leghista che è nato allo scopo di mantenere ed accentuare i privilegi di cui gode il Nord Italia da 160 anni». (rrm)