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Terme Luigiane

La delusione e il rimpianto dei lavoratori: Il Tar ha decretato la chiusura delle Terme Luigiane

di FRANCO BARTUCCI – Un giudice del Tar ha decretato, almeno per quest’anno, la chiusura delle Terme Luigiane, accogliendo la richiesta avanzata dai legali dei due sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese di rinviare ogni decisione sui ricorsi presentati dalla Sateca avverso: il provvedimento della presidenza Oliverio n. 16199 del 18 dicembre 2019, che concede la concessione ai due comuni delle acque termali per 30 anni a partire dall’entrata in vigore del decreto legislativo 152/2006; il regolamento di distribuzione delle acque termali approvato nel mese di novembre 2020 dai consiglieri di maggioranza dei due Consigli comunali; l’avviso pubblico finalizzato alla ricerca di manifestazioni d’interesse, pubblicato nel mese di maggio, per ricerca di soggetti interessati alla gestione dello stabilimento termale San Francesco e degli uffici amministrativi con l’erogazione di 40 litri a secondo di risorse minerarie idrotermali presenti nel compendio termale delle Terme Luigiane.

L’udienza tenutasi presso il Tar Calabria lo scorso 22 giugno è stata aggiornata al 13 ottobre prossimo, suscitando grande soddisfazione nei due sindaci che, attraverso le loro dichiarazioni, continuano a criticare la Sateca e i lavoratori delle Terme Luigiane parlando di menzogne e racconti falsi propagandati su di loro e sulle proposte avanzate circa il quantitativo di acqua calda e fredda e relativo costo di pagamento del canone, necessari per l’apertura di una nuova stagione termale ormai sull’uscio di casa.

«Noi lavoratori della Sateca – dicono in un loro documento – abbiamo protestato e lottato con tutte le nostre forze contro le ingiustizie assurde alle quali abbiamo assistito nel corso di questi mesi.  Tutte le istituzioni e i loro rappresentanti, che hanno determinato questa situazione, si porteranno per sempre dietro uno strascico fatto di fallimento, di vergogna e di ignominia. E comunque non finisce qui». 

«Continueremo a denunciare – dicono ancora – con determinazione e decisione l’azione tanto riprovevole quanto iniqua che si è perpetrata ai danni dei lavoratori, di un’azienda sana, dei clienti, dei curandi, dei fornitori e dell’intero territorio.  Noi non molliamo e non desisteremo fino a quando la giustizia non farà chiarezza una volta per tutte su una chiusura assurda e immotivata alla quale si è arrivati dopo mesi di azioni inconcepibili agli occhi, non solo di noi lavoratori, ma anche dell’opinione pubblica.  L’indifferenza di chi poteva fare ma non ha fatto e l’impegno di chi ha voluto che si arrivasse a ciò non finiranno nell’oblio.  Ci sentiamo dimenticati dalla politica  e dalle varie istituzioni statali competenti in materia, pur essendo stata trattata ampiamente in vari incontri ed occasioni, fin dallo scorso mese di dicembre quando gridammo che si stava lavorando per arrivare alla chiusura delle Terme Luigiane. Noi non dimenticheremo mai questo stillicidio di rapporti, confronti ed atteggiamenti di colpevole disinteresse».

«Ci hanno detto – puntualizzano i lavoratori – che eravamo inutilmente polemici, che non avevamo rispetto per l’azione amministrativa dei Sindaci, ci hanno accusato di essere strumentalizzati dall’azienda mentre denunciavamo la morte certa delle Terme, e intanto venivano propinati dai Comuni proclami a suon di “tuteleremo l’occupazione”, “garantiremo le cure sanitarie”.  Ci è stato detto dai due Sindaci che il bando a febbraio sarebbe  stato pubblicato e che a metà settembre ci sarebbe stato il nuovo sub concessionario. Alle nostre domande non sono mai state date risposte certe e sicure».

«Sono trascorsi 7 mesi dallo scorso mese di dicembre – puntualizzano ancora nel loro dire – e il progetto insano che si stava delineando ha preso forma.  Nessun bando è stato pubblicato, e solo il 30 aprile è apparso un semplice “avviso esplorativo”, cosa ben lontana dal tanto atteso bando di gara.  A nulla sono valse le trattative, i protocolli di intesa, le proteste, le denunce, le promesse della politica, i proclami, le richieste di interlocuzione con gli amministratori comunali prima e con i rappresentanti regionali poi, i continui “pellegrinaggi” di noi lavoratori a  Cosenza per richiamare l’attenzione del Signor Prefetto, a Reggio Calabria per il Consiglio regionale ed il suo Presidente e a Catanzaro per cercare un’attenta mediazione risolutoria da parte del Presidente Spirlì che non è arrivata, sebbene abbia pronunciato parole di forte emotività umana, ma debole, fortemente debole, sul piano del decisionismo risolutorio come un vero presidente deve dimostrare per il bene della collettività in difesa e tutela dell’interesse pubblico e del diritto alle cure termali per quelle migliaia di curanti delle Terme Luigiane».

«La chiusura della Sateca e delle Terme Luigiane è stata voluta, perseguita e raggiunta. Il gioco è stato evidente fin dall’inizio e, con l’ultimo scambio di proposte, si è reso ancora più chiaro: l’azienda chiede (certificando la richiesta) 40 litri di acqua termale e i Comuni rispondono dando la disponibilità di soli 10 litri ad un prezzo spropositato che nessuno paga in Italia, evidentemente per assicurarsi che l’azienda non sia nelle condizioni di accettare».

«Il Tar – hanno sostenuto i lavoratori attraverso questa forte analisi e considerazione – avrebbe potuto finalmente lo scorso 22 giugno fare chiarezza, salvaguardando parzialmente la stagione, le sorti dei lavoratori, dei curandi e dell’indotto, ma i Comuni hanno richiesto un rinvio e la Regione Calabria, incurante e totalmente indifferente, rispetto all’urgenza di definire una situazione così importante per migliaia di persone, ha pure espresso parere favorevole al rinvio, che il Tar  ha accordato fissando una nuova udienza al 13 ottobre, quando ormai la stagione è  definitivamente persa».

«La verità di tutta questa storia – hanno concluso – è davanti agli occhi di tutti: le Terme Luigiane sono chiuse e le attuali amministrazioni comunali di  Acquappesa e Guardia Piemontese, come la stessa Regione transitoria del governo Spirlì verranno ricordate per sempre nella storia, come una fase di primato vergognoso».

La Sateca intanto attende le decisioni scritte del Giudice del Tar per valutare il come e a chi fare ricorso per ottenere giustizia; mentre nel frattempo è stato reso noto l’elenco degli aspiranti interessati ad ottenere lo stabilimento San  Francesco e 40 litri  a secondo di acqua idrotermale per i servizi termali da prestarvi in quella struttura. Nell’elenco c’è la stessa Sateca ed altre cinque società, di cui una con residenza a Torino, operanti in Campania nel settore edilizio, vendita e permuta di terreni, studi di fattibilità, ricerche, consulenze e progettazioni.

Qualcuno direbbe “La montagna ha partorito un topolino” dimostrando la debolezza di impostazione dello stesso avviso di ricerca delle manifestazioni d’interesse, in cui i due Comuni non hanno guardato alla reale tutela e sviluppo delle Terme Luigiane attraverso la ricerca di società con esperienza ed anzianità lavorativa nel settore medico/sanitario con almeno dieci anni di attività, o anche cinque, a garanzia comunque della serietà e sicurezza organizzativa e promozionale delle stesse  società per il bene della collettività del territorio.

Così non è stato e, per la commissione che dovrà decidere sul da farsi, ancora da nominare, sarà un ingrato compito considerato che l’intera questione delle Terme Luigiane, anche se con enormi ritardi, gravita nell’ambito del sistema giudiziario calabrese. Una sentenza del Tar avrebbe operato in termini di prevenzione e tutela della “legalità” per come i due sindaci spesso si appellano insieme alla “trasparenza” e fine di un regime di “monopolio”.

A tal proposito, è bene chiarire allora un passaggio della dichiarazione ultima fatta dai due sindaci e pubblicata dal Quotidiano di ieri, nella quale affermano che non si possono riconoscere alla Sateca 40  litri a secondo di acqua calda in quanto corrisponde al quantitativo che scaturisce dalle sorgenti insieme  a 60 litri a secondo di acqua fredda. Ed allora come mai nell’avviso di ricerca delle manifestazioni d’interesse per lo stabilimento San Francesco vengono previsti proprio 40 litri a secondo di acqua idrotermale e nelle proposte presentate alla Regione se ne prevedono solo 10 litri a secondo di acqua calda e 15 litri di acqua fredda alla Sateca per un ammontare di 25 litri per lo stabilimento “Terme Novae” ed il Parco aquatico “Acquaviva”? 

Uno stabilimento ed un parco termale  che nell’anno pre-Covid  ha erogato circa 500.000 mila prestazioni sanitarie curative a un gruppo di 22.000 curanti, di cui il 40% proveniente da altre regioni italiane e dall’estero, non può essere penalizzato nelle forme oggetto del contendere. I conti certamente non tornano e le “bugie” non si riescono ad intravedere nella Sateca come nei lavoratori tanto boicottati; mentre i “curanti” fedeli alle cure delle Terme Luigiane gridano ad alta voce: «Presidente Spirlì, si svegli, non dorma» perché sta smentendo se stesso anche nel dire che il turismo calabrese è in crescita. Intanto ha bloccato il turismo termale che le Terme Luigiane, come i dati dimostrano, assicuravano alla Calabria.

Occorre che i due sindaci capiscano che il loro fare di muro contro muro nuoce fortemente a danno delle due comunità del territorio in termini economici e finanziari, che non avranno la frequentazione dei curanti delle Terme Luigiane, e poi  non si potrà andare avanti, nemmeno nella ricerca del nuovo sub concessionario attraverso gli Avvisi e i Bandi di gara, avendoli la Sateca impugnati tutti con ricorsi alla magistratura ordinaria, penale ed amministrativa.

Considerato che il Comune di Acquappesa è già sotto dissesto finanziario con un suo commissario di gestione e il Comune di Guardia è stato coinvolto in vicende giudiziarie penali in corso, il buon senso dovrebbe spingere i vari soggetti a sedersi a un tavolo ed aprire un immediato tavolo di lavoro avendo come primario ed urgente bisogno l’apertura della nuova stagione termale a partire dal primo agosto prossimo. Altrimenti sarà veramente la fine fino a quando la Giustizia non si farà sentire. (fb)