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Dal 1° luglio al Museo Archeologico nazionale di Reggio tornano le “Notti d’Estate”

Dal 1° luglio, al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, ogni martedì e giovedì, tornano le Notti d’Estate, le aperture serali del Museo, che permetterà ai visitatori di ammirare i preziosi reperti, dalle 20 alle 23, al prezzo di tre euro fino a settembre.

Tutta l’attenzione, poi, sarà rivolta alla data di sabato 10 luglio, quando riaprirà al pubblico anche la magnifica terrazza affacciata sullo Stretto, con un ricco programma di eventi inclusi nel biglietto d’ingresso.

«È una delle iniziative che, negli anni, ha riscosso più successo – ha commentato il direttore, Carmelo Malacrino –. La visita dopo il tramonto è carica di suggestioni. Un percorso espositivo di oltre 4000 grandi e piccoli capolavori, che racconta la storia di tutta la Calabria, dalla preistoria alla tarda età romana. A breve, ripartirà anche la programmazione estiva, con tantissime iniziative che troveranno spazio sulla terrazza del Museo, offerte in collaborazione con tanti partner culturali del territorio, che ringrazio». 

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Per la visita del museo non sarà necessaria la prenotazione; ma, ai fini del contenimento della pandemia, gli ingressi restano contingentati e resteranno obbligatori l’uso della mascherina e il distanziamento. 

«Ringrazio ancora una volta tutto il personale tecnico e di vigilanza del Museo – ha proseguito il direttore – per l’attenzione che rivolge al pubblico, garantendo loro di potere usufruire di una visita in sicurezza». 

Nel magnifico spazio di Piazza Paolo Orsi, sarà possibile visitare la nuova esposizione Salvati dall’Oblio. Tesori di archeologia recuperati dai Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, frutto delle operazioni del Nucleo T.P.C. di Cosenza che, negli ultimi anni, ha restituito alla collettività straordinari reperti, sottraendoli al mercato clandestino o alle collezioni private illecite. Tra le vetrine è possibile ammirare bellissimi reperti magno-greci databili dall’età arcaica al tardo ellenismo, insieme a falsi contraffatti che testimoniano quanto interesse ci sia nella compravendita illegale delle testimonianze del nostro passato. 

«L’esposizione – ha spiegato Malacrino – è il frutto della restituzione al patrimonio pubblico di tracce perdute dell’antichità, che vengono ora studiate e valorizzate. È stato infatti possibile, anche grazie al contributo del team di esperti dell’Università della Calabria, svolgere indagini di laboratorio per individuare la composizione dei reperti e distinguere gli originali dalle riproduzioni. Le ricerche scientifiche rappresentano l’inizio di ogni attività al Museo, accompagnate dalla documentazione e dal restauro delle opere».

«Allestire questa mostra è stata un’esperienza straordinaria – ha detto ancora – perché ha dimostrato la fattibilità di un’azione sinergica tra gli istituti museali calabresi del Ministero della Cultura, l’Università e le Forze dell’Ordine preposte alla tutela del patrimonio culturale. Ringrazio, in particolare, il Capitano Bartolo Taglietti e la squadra del Nucleo T.P.C. di Cosenza per l’incessante lavoro svolto e per le sinergie attuate con il MArRC per sensibilizzare il territorio su questi specifici temi della cultura».

«La mostra, che vede la luce dopo un anno e mezzo di chiusura dovuta alla pandemia – ha concluso Malacrino – è una gratificazione condivisa, dopo un periodo difficile vissuto da tutta la collettività». (rrc)