di FRANCESCO SAPIA – La situazione sanitaria della Calabria è dimenticata ed esplosiva: (quasi) tutti zitti, tutti zitti, quando mancano medici, infermieri e Oss mentre quelli che ci sono vengono trasferiti nei reparti Covid. Perciò i malati di cuore, cancro, reni, diabete e altre gravi patologie non potranno ricevere assistenza adeguata, così come i pazienti acuti. A riguardo, anche sulla base delle pesantissime difficoltà del Gom di Reggio Calabria, ho già avanzato specifiche richieste ai commissari del governo, finora muti e fermi come se il problema non li riguardasse. Ci si deve quindi affidare alla fortuna o al Cielo, perché Roma è distratta, Catanzaro latita e i commissari alla Sanità regionale scaricano le responsabilità sui commissari aziendali».
Primo: il commissario Guido Longo e il presidente facente funzione Nino Spirlì dovrebbero spiegare dove sono gli 80 milioni che il Servizio sanitario regionale avrebbe a disposizione per assumere personale, visto che il dato non figura in alcun atto ufficiale, sicché al momento resta una semplice voce di corridoio.
Secondo: perché il dirigente generale del dipartimento Tutela della salute, Giacomino Brancati, il cui incarico è stato prorogato con una dubbia deliberazione dell’esecutivo regionale, non convoca i commissari delle aziende del Servizio sanitario regionale, che per legge hanno dovuto adottare entro 90 giorni gli Atti aziendali, ancora non rivisti né approvati e da mesi chiusi nei cassetti del dipartimento, magari a fare la muffa di peperoncino o di ’nduja?
Terzo: cari commissari Longo, Pellicanò e Ametta, come mai ai commissari aziendali non avete mandato nemmeno una bozza del Programma operativo di aggiornamento del Piano di rientro, che da oltre un mese avete invece trasmesso ai ministeri vigilanti perché lo esaminino ed eventualmente lo approvino, nel caso consentendo lo sblocco dei primi 60 dei 180 milioni che il parlamento ha stanziato nella seconda legge Calabria, in vigore dallo scorso primo gennaio? Che cosa può esserci di riservato e segreto nel Programma operativo già inviato a Roma? Non si tratta di un documento che poi dovranno in concreto applicare i commissari aziendali?
Quarto: perché il commissario Guido Longo accusa l’innegabile inquinamento della sanità calabrese da parte della ’ndrangheta ma non fa nomi? Non sarebbe ora di circostanziare? Diversamente, questo suo mantra non rischia di diventare un alibi, rispetto ai forti ritardi organizzativi e alla perdurante mancanza di coordinamento tra struttura commissariale, dipartimento Tutela della salute e direzioni generali delle Aziende del Servizio sanitario calabrese?
Quinto: i candidati alla presidenza della Regione sono consapevoli di queste enormi criticità? Se sì, perché tacciono su questi irrisolti, che impediscono l’assunzione di personale e il funzionamento dei reparti?
Continuo a battermi perché la Calabria abbia una sanità pubblica normale, ma temo che nel merito delle questioni più serie vogliano entrare soltanto in pochi. (fs)
[Francesco Sapia è deputato de L’Alternativa c’è in Commissione Sanità]