di PIETRO MASSIMO BUSETTA – Si calmino adesso le polemiche. Avversari e sostenitori è bene che abbassino i toni. Di fronte al passaggio, che prima poi riguarderà tutti, bisogna avere la capacità di tacere. Questo sarebbe l’auspicio e certo, anche in questo caso, “l’Ei fù” di manzoniana memoria, del 5 maggio, senza voler fare confronti che sarebbero assolutamente impropri, vale. “Il Dio che atterra e suscita, che affanna e che consola, sulla deserta coltrice accanto a lui posò”.
Il Sud lo ha amato. Infatti sempre in cerca di un masaniello liberatore, lo ha apprezzato e acclamato, dandogli risultati elettorali assolutamente rilevanti. Dal 61 a 0 di Forza Italia in Sicilia, ai successi nelle altre realtà regionali meridionali, il Sud ha sempre premiato Silvio Berlusconi.
L’immagine di chi ce l’ha fatta, qualunque impresa iniziasse, é di quelle che entusiasmano coloro che si gasano per il successo dei vincenti, come “i cafoni” meridionali. E tutto si può dire tranne che Lui non lo sia stato. Come capitano d’impresa, ma anche come politico raffinato, che riesce a rimanere a lottare per anni.
Certo alcune sue dubbie amicizie compromettenti, le sue intemperanze sessuali che sfociavano in possibili reati, lo hanno fatto diventare bersaglio di una giustizia per la quale, giustamente, dovremmo essere tutti uguali, potenti e umili. Ma di tali aspetti si occuperanno gli storici. A me preme considerare come la sua attività di Presidente del Consiglio abbia influito sulla diminuzione dei divari. Purtroppo, considerati i diversi diritti di cittadinanza esistenti tra le varie parti del Paese ancora oggi, che stanno portando sempre più alla spaccatura ed all’allontanamento tra le due Italie, si può affermare che anche Lui non sia riuscito ad attuare l’unificazione economica del Paese.
Anzi viene da dire che il Partito Unico del Nord, nel suo periodo, si è ulteriormente rafforzato. Infatti mentre nella prima Repubblica in qualche modo i partiti nazionali avevano avuto la problematica dell’unificazione economica molto presente, anche se non bisogna dimenticare che l’autostrada del sole che si ferma a Napoli o l’alta velocità ferroviaria, che si ferma a Salerno, è figlia delle loro decisioni, successivamente, con il rafforzamento della Lega Nord, nasce, senza che qualcuno abbia moti di riso, una cosiddetta questione settentrionale.
Della quale si convinse persino la sinistra che, per inseguire i movimenti populisti territoriali sulla autonomia, procedette all’approvazione della modifica del Titolo V della Costituzione, premessa per le problematiche dell’autonomia differenziata di questi giorni.
Tre volte premier, fondatore di Forza Italia e di un impero televisivo che aveva plasmato l’immaginario nazionale per oltre un ventennio ha meriti e colpe come tutti. Noi siamo troppo figli del suo tempo per esprimere giudizi definitivi. Ma certamente tra i meriti rispetto al Sud vi é quello di aver capito che collegare il Paese a Suez, a Hong Kong, o a Dubai fosse fondamentale per recuperare una visione di piattaforma logistica ed euromediterranea che il Paese ha perso.
Per questo fece partire i lavori del Ponte sullo Stretto di Messina, che con visione miope, Mario Monti cancellò con una gomma, facendo crollare l’immagine di un Paese, che di fronte ad un bando vinto e a un contratto stipulato, come nelle repubbliche delle banane, procedeva all’annullamento, provocando giudizi milionari ancora non chiusi.
Ricordo anche la sua sensibilità rispetto alle problematiche dell’immigrazione, che da uomo del fare pensava di risolvere con il suo carisma indiscusso.
Era il 2011, durante la crisi provocata da Roberto Maroni, Ministro degli interni che aveva bloccato a Lampedusa, sulla collina della vergogna, oltre 12.000 tunisini, andò a comiziare sulla più grande isola delle Pelagie e annunciò l’acquisto di una villa a Cala Francese, con l’intenzione di diventare anche lui lampedusano.
Lampedusa era nel pieno di un’emergenza migranti e arrivò sull’Isola per trovare una soluzione. Oltre a promettere di risolvere il problema, “liberando” l’isola dai migranti nel giro di 48-60 ore, annuncia anche l’acquisto di una casa. Ovviamente l’intervento fu un pannicello caldo, tanto che oggi Lampedusa rischia di fare la fine di Lesbo.
Ricordo che quando qualcuno sottolineava, poco prima delle ultime non proprio esaltanti sue dimissioni, i dati negativi del Sud, dichiarò a Bari che lui vedeva che i ristoranti erano pieni, con un approccio “nasometrico” non proprio da statista. Quindi da un lato grande amore per il Sud, per la canzone napoletana, che era il pezzo forte nel suo repertorio canoro in coppia con Mariano Apicella, amore profondo per Napoli, dall’altro provvedimenti tampone, mai nulla di veramente sistemico.
Napoli non gli portò bene se é vero che fu lì che gli arrivò l’avviso dell’indagine in pieno G8 nel 1994. Ma si batté per spostare il G8 del 2009 dall’isola della Maddalena a l’Aquila, quando un forte terremoto colpì la città e avanzò l’ipotesi di spostare il summit nel capoluogo abruzzese malgrado l’insistenza della Lega che avrebbe preferito portarlo a Milano.
Si trattò di un forte segnale per il rilancio di zone così duramente colpite dal terremoto. Anche sull’autonomia differenziata, malgrado le sue dichiarazioni erano nel senso che non essa deve in alcun modo penalizzare le regioni del Sud Italia, si allinea alle posizioni della coalizione” pur se “Forza Italia é sempre stata e continuerà a essere favorevole all’autonomia ma è altrettanto convinta che le legittime ambizioni delle Regioni più ricche d’Italia non debbano contrastare con l’esigenza delle altre di mantenere livelli di servizi adeguati”.
Si vede in tutte queste decisioni un approccio al Sud di grande simpatia ed apprezzamento, ma anche la non piena consapevolezza della dimensione del problema, sempre trattato come tema residuale. Forse si può dire che malgrado il grande consenso che il Sud gli manifestava si é trattato di un’amore superficiale poco corrisposto, non di vero amore. (pmb)