TORNA D’ATTUALITÀ LA NECESSITÀ DI UNIFICARE IL TERRITORIO ALMENO DAL PUNTO DI VISTA DELLA MOBILITÀ;
Il lipèo della SIla di Mimmo Rotella al Mab di Cosenza

METRO LEGGERA PER LA ‘GRANDE COSENZA’
E IL COLLEGAMENTO CON IL CAMPUS UNICAL

di FRANCO BARTUCCI – Quale prospettiva di realizzazione della “Grande Cosenza”? La metro leggera Università/Rende/Cosenza centro storico è funzionale alla nascita della “Grande Cosenza” o come è stata definita nell’arco di questi  ultimi anni la “Città unica” ed altri la “nuova città” dell’area metropolitana. Il Consiglio regionale adottando la delibera di trasferire i 156 milioni, disponibili e finalizzati alla realizzazione della metro Cosenza/Università entro il 2023, sui fondi assegnati al capitolo di 500 milioni destinati a finanziare le azioni di contrasto all’emergenza Covid-19,  avrebbe commesso un grave errore a danno dello sviluppo dell’area della media valle del Crati, dove si discute dell’opportunità della nascita di una nuova realtà urbana in considerazione dei vari quartieri legati  ormai tra di loro ed estesi sui territori comunali di Cosenza, Castrolibero, Rende, Montalto Uffugo. Tutto questo pur prevedendo da parte del Consiglio regionale un trasferimento dell’idea progettuale della metro Università/Rende/Cosenza, a cui aggiungerei Montalto Uffugo per effetto della stazione ferroviaria di Settimo ancora da realizzare, sul prossimo Fondo Sviluppo e Coesione 2021/2027.

Per troppi anni, generazioni di giovani, adulti, rappresentanti delle istituzioni locali dell’area, del mondo universitario e politici hanno lavorato e lottato per realizzare tale progetto e solo negli ultimi due anni con la costituzione strumentale del Comitato “No Metro” e l’azione politica della parlamentare europea Laura Ferrara si è creato un movimento contrario alla realizzazione dell’opera, convinti che trattasi di un progetto anti economico, ed  al quale il  Consiglio regionale con il trasferimento al futuro Fondo Sviluppo e Coesione 2021/2027 ha dato il colpo di grazia. Tutto questo senza conoscere lo stato di frequentazione ed invasione delle macchine nell’area dell’Università, come la stessa storia per la quale è nata l’idea della metro Università/Cosenza.

L’origine scaturisce con la nascita dell’Università della Calabria e con il lavoro impostato dal Comitato Tecnico Amministrativo, nominato nel  mese di marzo del 1971 dal  Ministero della Pubblica Istruzione, con Ministro l’on. Riccardo Misasi,  (fra tre mesi si entra nel cinquantesimo anniversario) che affronta il problema dell’insediamento delle strutture universitarie sul territorio di Rende ed analizza  come queste debbano essere collegate al centro storico di Cosenza, ai vari centri urbani della provincia, guardando alle potenzialità  storiche culturali ed archeologiche di Sibari, auspicando, in funzione anche del disegno della “Grande Cosenza”, di valorizzare appieno tutte le infrastrutture viarie e ferroviarie esistenti e da programmare.

Sono le prime seicento matricole dell’Università dell’anno accademico 1972/73, ben guidata dal suo primo Rettore, prof. Beniamino Andreatta,  che scoprono le difficoltà di superamento del confine tra le due città di Cosenza e Rende, rappresentato dal fiume Campagnano, che per consentire e facilitare un collegamento di servizio pubblico di trasporto, più economico e funzionale rispetto a quello privato, effettuano una  manifestazione di protesta il 18 gennaio 1973, costringendo l’autista di un  pullman dell’ATAC a portarli all’edificio polifunzionale nei pressi di Arcavacata, abbandonando l’area urbana di Cosenza ed entrando in un’area extra urbana come Rende, con la prospettiva  e l’auspicio di costituire un consorzio intercomunale dei trasporti.

Finanche il concorso internazionale, indetto per la realizzazione della sede dell’Università della Calabria sui territori di Rende e Montalto Uffugo, vinto dal gruppo degli architetti guidato dal prof. Arch. Vittorio Gregotti, individua come porta d’ingresso ed uscita lato Sud la statale 107 Paola/Cosenza/Sila/Crotone; mentre a Nord termina con la stazione ferroviaria sul tracciato Cosenza/Paola/Sibari, accentuando le funzioni di una università aperta al territorio da ogni lato sfruttando tutte le infrastrutture viarie e ferroviarie compreso il disegno di una metropolitana.

Altre manifestazioni ed occupazioni, da parte degli studenti, si susseguono negli anni coinvolgendo le istituzioni, le forze sociali e politiche del territorio maturando varie proposte e tra queste una metropolitana veloce di collegamento dell’Università con Sibari, la metro su gomma Università/Cosenza, la metro su rotaie utilizzando il tracciato ferroviario Cosenza, Castiglione, Rende Scalo, su idea del Sindaco di Rende Sandro Principe, fino ad arrivare al 10 dicembre 1998 con la sottoscrizione dell’accordo raggiunto  dai rispettivi consigli comunali di Cosenza e Rende, riunitisi in seduta straordinaria congiunta.

In tale circostanza vengono approvati i “piani generali”, ovvero lo studio di fattibilità della metropolitana leggera, il quale rappresentava un primo passo necessario per ottenere i finanziamenti previsti nell’ordine di 180 milioni di lire.  In quella occasione il Sindaco, Giacomo Mancini,  attraverso gli organi d’informazione, così si esprimeva: «In questa iniziativa c’è il superamento del municipalismo più deteriore. Le nostre sono città piccole e come tali hanno sempre contato poco. Noi abbiamo l’ambizione di diventare più forti, creando un’autorevole area urbana, quella del Crati, dalla quale è passata la storia. Anche oggi come in passato Cosenza si propone punto di riferimento con un primo progetto, quello della metropolitana, che dovrà costituire un richiamo per il presente ed il futuro». Non di meno si  sono espressi pure in quelle circostanze gli onorevoli Francesco e Sandro Principe, Sindaci di Rende, assidui sostenitori di tale progetto di collegamento, facendo emergere la necessità di creare effettivamente un’ampia area metropolitana.

Ma quasi in contemporanea, sempre nel 1998 e precisamente nel mese di ottobre, attraverso gli organi di stampa nazionale e locale, l’Università della Calabria si vede attribuito un finanziamento di 600 miliardi di lire destinati al completamento delle sue strutture attorno all’asse ponte Pietro Bucci, dalla stazione ferroviaria di Settimo di Montalto Uffugo alla statale 107 con via di percorrenza Cosenza/Paola ecc. Si va verso il completamento dell’idea Campus Universitario di Arcavacata. A remare contro in quella circostanza fu il Sindaco di Cosenza, Giacomo Mancini, cosicché, tra le polemiche e l’intensa campagna mediatica con giudizi pro e contro, quella massa di soldi sparì ed il campus universitario, disegnato da Gregotti, è rimasto tronco sulle colline di Arcavacata con danni gravissimi allo sviluppo del territorio, causando una forte penalizzazione sul  benessere sociale ed economico della popolazione gravitante nell’area, per non parlare del blocco dello stato occupazionale dei lavoratori impegnati nel cantiere di realizzazione dell’opera. Dico questo perché a volte e questo succede spesso a porre freno allo sviluppo della nostra amata Calabria siamo noi stessi perché  non sappiamo guardare alle idee e progetti lungimiranti che ci capitano sul nostro cammino,  rimanendo impelagati nel guazzabuglio dei giochi, interessi e beghe politiche. Lo capiremo ancora di più e meglio proseguendo nel racconto di questa storia che guarda ad un mancato disegno di una metro, di un campus universitario e di una nuova grande città. (fb)