La Calabria ha il PiL Pro capite inferiore al 75% della media Ue per un periodo tra i 15 e i 19 anni. È il dato allarmante emerso dall’ottavo rapporto della Commissione Ue sulle regioni italiane e la politica di Coesione, in cui è stato stimato che «entro il 2023 il Più pro capite delle regioni Ue meno sviluppate sarà fino al 5% più alto».
Ogni 3 anni, infatti, la Commissione pubblica una relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale dell’Ue in cui si presentano i progressi compiuti e il ruolo dell’Ue come motore per lo sviluppo regionale. Il Rapporto Ue naturalmente interessa anche le regioni italiane. Dalla relazione emerge inoltre che, grazie alla sua flessibilità, la politica di coesione ha fornito un pronto sostegno indispensabile agli Stati membri e alle autorità regionali e locali «nel contesto dei rallentamenti economici e della peggiore crisi degli ultimi anni».
Gli stessi investimenti hanno anche favorito una diminuzione del 3,5% del divario tra il Pil pro capite del 10% delle regioni meno sviluppate e il Pil pro capite del 10% delle regioni più sviluppate. Diminuisce inoltre il divario tra il Pil pro capite di chi è più indietro e le aree Ue che risultano più sviluppate. Nella relazione si analizza l’evoluzione della coesione nell’Ue in base a un’ampia gamma di indicatori tra cui la prosperità, l’occupazione, i livelli di istruzione, l’accessibilità e la governance.
Nel rapporto sono state rilevate alcune criticità sulle politiche di coesione europee e «l’Italia dimostra un certo rallentamento soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno con i peggiori tassi europei di occupazione. La regione Calabria è quella che ha più problemi in tal senso».
«L’Italia – si legge nel rapporto – dimostra nel confronto con le altre regioni europee di essere sempre a doppia velocità, con le altre regioni italiane che hanno un Pil pro capite stabile e superiore alla media europea: Valle d’Aosta, Lombardia, Liguria, Toscana, Umbria e Abruzzo. E per un periodo consistente sono all’altezza dei parametri di sviluppo anche Piemonte, Trentino Alto Adice, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Marche e Lazio».
«Per quanto riguarda l’occupazione – si legge ancora – Lazio e Abruzzo hanno un basso il tasso di occupazione tra la popolazione tra i 20 e i 64 anni è ai livelli più bassi europei (inferiore al 66%). Umbria, Marche, Piemonte e Liguria sono al 66 e al 70%, con il resto del Paese tra il 74 e il 78%. Ora si tratta di “portare tutte le regioni d’Europa attraverso la ripresa, attraverso la transizione verde e digitale, e oltre, senza lasciare nessuno alle spalle”, commenta la commissaria Ue Elisa Ferreira. Serviranno strategie di sviluppo definite “a livello territoriale, adattate alle risorse della regione e mirate ad affrontare vecchi e nuovi fattori di disparità”. Guardando alle alte politiche europee e nazionali, “tutte dovrebbero essere sottoposte a prove regionali, per garantire che rispettino il principio di non nuocere alla coesione».
Nicolas Schmit, Commissario per il Lavoro e i diritti sociali, ha aggiunto: «La pandemia ha aumentato il rischio di disuguaglianze nell’UE: la politica di coesione è uno dei nostri strumenti principali per combattere questa tendenza e investire nelle persone, e ci aiuta a conseguire l’obiettivo di un’Europa sociale forte che sia inclusiva ed equa. Sono orgoglioso del fatto che grazie ai fondi dell’UE i bambini svantaggiati ricevano libri e computer, che ai giovani siano offerti apprendistati per entrare nel mercato del lavoro e che le persone vulnerabili abbiano accesso a cure e a un pasto caldo».
Sono evidenziati gli “Ulteriori risultati principali della politica di coesione europea”: La politica di coesione è diventata una fonte più importante di investimenti. Dal periodo di programmazione 2007-2013 al periodo di programmazione 2014-2020 i finanziamenti del fondo di coesione sono aumentati dall’equivalente del 34% degli investimenti pubblici totali al 52%.
Dal 2001 le regioni meno sviluppate dell’Europa orientale hanno iniziato a rimettersi al passo con il resto dell’UE. Tuttavia allo stesso tempo numerose regioni a reddito medio e meno sviluppate, in particolare nell’Europa meridionale e sudoccidentale, hanno attraversato lunghi periodi di stagnazione o di declino economico. La convergenza tra gli Stati membri è cresciuta più velocemente, ma sono aumentate le disparità regionali interne agli Stati membri in rapida crescita.
L’occupazione è in crescita, ma le disparità regionali restano più marcate rispetto a prima del 2008. Il numero di persone a rischio di povertà ed esclusione sociale è diminuito di 17 milioni tra il 2012 e il 2019.
«Il divario regionale– si legge ancora – in termini di innovazione in Europa è aumentato a causa della mancanza di investimenti in ricerca e sviluppo e delle debolezze degli ecosistemi di innovazione regionali nelle regioni meno sviluppate. La popolazione dell’Ue sta invecchiando e inizierà a diminuire negli anni a venire. Nel 2020 il 34% della popolazione dell’UE viveva in una regione in declino e si prevede che questa percentuale raggiunga il 51% nel 2040».
«Più di recente la politica di coesione – spiega la Commissione europea – ha aiutato le regioni dell’UE ad affrontare le sfide poste dalla pandemia di coronavirus e le relative conseguenze. I due pacchetti di sostegno adottati nella primavera del 2020 (CRII e CRII+) hanno offerto liquidità immediata, hanno reso la spesa più flessibile, hanno aumentato al 100% il tasso di cofinanziamento e hanno esteso l’ambito di applicazione del Fondo di solidarietà dell’UE. Quale componente di NextGenerationEU, REACT-EU ha erogato ulteriori 50,6 miliardi di € a sostegno della ripresa dalla pandemia, consentendo alle regioni e alle città di continuare a investire nella loro crescita in preparazione al periodo di programmazione 2021-2027. Tale programma ha inoltre fornito una necessaria rete di sicurezza alle persone vulnerabili che a causa della pandemia si trovano in condizioni ancora più precarie».
Nei prossimi anni la politica di coesione continuerà a favorire uno sviluppo equo e sostenibile in tutte le regioni dell’UE, sostenendo al contempo la transizione verde e digitale attraverso: un approccio globale e mirato allo sviluppo per quanto riguarda finanziamenti, governance, coerenza e sinergie con le politiche nazionali; politiche basate sul territorio, multilivello e guidate dai partenariati, adattando il proprio sostegno ai territori più vulnerabili; la costante adattabilità alle sfide emergenti e impreviste. (rrm)