La senatrice del Movimento 5 Stelle, Bianca Laura Granato, ha dichiarato che «il Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza contenga poche misure sulla Calabria è indubbio» e che «bisogna rimediare con un intervento incisivo».
«C’è da chiarire però – ha aggiunto – soprattutto alla luce dello stillicidio di accuse indirizzate all’immobilismo dei rappresentanti parlamentari eletti in questa regione, che solo quando il Pnrr approderà in parlamento la deputazione avrà l’opportunità di mettervi mano, in entrambe le Camere. E, comunque, bisogna tener conto del fatto che ci saranno una serie di criticità da affrontare: in particolar modo i ritardi accumulati nella progettazione di opere infrastrutturali strategiche a causa di una burocrazia malata e corrotta».
«Qualsiasi misura o progetto, infatti – ha proseguito la senatrice – purtroppo, deve essere attuabile, in base ai criteri imposti dall’Ue in 5 anni, dal 2021 al 2026. Difficilmente, pertanto, possono rientrare opere che in Italia non si realizzano in meno di 10 anni e il cui stato di progettazione attualmente non rende cantierabili. Stiamo, comunque, cercando di individuare le soluzioni più idonee per poter abbreviare le procedure degli appalti pubblici. Se i progetti che riguardano la nostra regione sono in uno stato di avanzamento molto arretrato certamente vuol anche dire che gli enti locali non hanno operato bene, non hanno rappresentato in tutti questi anni con la necessaria incisività le istanze del nostro territorio ai governi e ad Rfi e Anas, principali partecipate statali che si occupano di infrastrutture legate al trasporto pubblico».
«A questo proposito – ha detto Granato – sarebbe opportuno interrogarsi anche sul ruolo tenuto dal f.f. Nino Spirlì, esponente della Lega Salvini Premier, nelle sedi di consultazione delle regioni e degli enti locali in cui certamente si è discusso delle misure del PNRR anche con esponenti del suo partito che amministrano i territori del nord. Altra considerazione da fare è se sia il caso di attingere alla quota di Recovery Fund a prestito, perché ci saranno delle condizionali. Se Paesi come la Spagna, il Portogallo e la Francia rinunciano alla parte a prestito (125 miliardi di euro circa per noi) del Rf, sarà proprio il caso che noi che per realizzare le opere che veramente servono a rilanciare il Paese non impieghiamo meno di 10 anni, vi attingiamo?».
«La questione non si deve affrontare con leggerezza e demagogia – ha concluso la senatrice Granato –. Il legislatore deve lavorare oggi pensando al futuro, perché questo investimento ci impegnerà per i prossimi trent’anni e tutto ciò che resta fuori, per effetto della sovraesposizione debitoria, nel caso di politiche europee di austerity, rischia una battuta d’arresto». (rp)