In una recente intervista, il commissario al piano di rientro sanitario calabrese, Roberto Occhiuto, tra i mali della sanità calabrese ha segnalato il fatto che i medici di famiglia hanno emolumenti doppi rispetto a quelli dei medici del pronto soccorso.
Intanto si segnala che i medici di famiglia con i loro emolumenti devono fare fronte a tutte le spese di gestione dei loro studi (personale, affitto, acqua, luce, gas, programmi di gestione delle cartelle cliniche ect. e, infine, non hanno il Tfr) e, comunque, se fare il medico di famiglia è così vantaggioso, come mai la maggiore mancanza di medici è proprio quella dei medici di famiglia, per cui ci sono milioni di italiani senza?
Poi si segnala il fatto che i medici di famiglia sono quelli sempre in prima linea di fronte alle criticità sanitarie, per come dimostrato dal covid quando (come dimostriamo in un documento già inviato alle autorità tutte nel 2020) a fronte di un dimezzamento dei ricoveri, al quasi annullamento delle visite specialistiche e al forte ridimensionamento degli esami di laboratorio gli unici a vedere aumentato il lavoro e il contatto con i propri assistiti sono stati i medici di famiglia e non è un caso che il tributo di morti pagato dai medici in quel periodo è stato principalmente quello dei medici di famiglia.
Tributo pagato anche dalla nostra Associazione Mediass, con il decesso del suo presidente, dott. Battaglia Annibale, che prima del covid era arrivato a fare in una sola giornata ben 185 accessi dei suoi assistiti tra visite ambulatoriali, domiciliari, telefoniche, per email e altro (dato questo verificabile in quanto il dott. Battaglia Annibale era medico ricercatore Health Search, i cui dati sono, quindi, validati e archiviati).
Ancora, c’è da dire che il lavoro del medico di famiglia è fortemente penalizzato da una immensa burocratizzazione e, da qui, un documento inviato già nel 2020 alle autorità sanitarie in cui i medici Mediass si sono autodenunciati per il fatto che per poter curare i propri assistiti sono costretti a “violare” le imposizioni delle Asp per poter applicare la medicina basata sulla evidenza. Un solo esempio di questo fatto è che in piena pandemia Covid, l’allora commissario Cotticelli, ha emanato il Dca n. 63, con il quale intimava ai medici di famiglia di risparmiare sulla spesa farmaceutica indicando molecola per molecola i risparmi fa fare.
L’esempio è quello degli inibitori di pompa protonica (i gastroprotettori) per i quali il decreto imponeva che, con questi farmaci, si potevano curare un massimo di 71 assistiti ogni 1000, perché questa era la media italiana. Ebbene, avviene che in Calabria un medico di famiglia tra i suoi 1000 assistiti ne aveva in media almeno 90, che avevano più di 65 anni e che assumevano la cardioaspirina ai quali per deliberazione nota 1 Aifa, era ed è obbligato a prescrivere i gastroprotettori.
Ma c’è di più: lo stesso medico, tra gli stessi 1000 assistiti, ne aveva almeno altri 90 che era obbligato a curare sempre con i gastroprotettori, per deliberazione nota 48 Aifa. Come è intuibile, se il medico di famiglia avesse applicato il decreto n. 63 (tutt’ora vigente) avrebbe dovuto negare la prescrizione dei gastroprotettori ad un grande numero dei suoi assistiti, perché le 71 dosi imposte dal decreto ne escludevano una grande parte, con buona pace della medicina basata sulla evidenza. Io violerò il decreto e li curerò tutti (così abbiamo risposto allora a Cotticelli).
Questo esempio ci porta a consigliare al commissario-governatore Occhiuto cosa dovrebbe fare per salvare i malati calabresi. Noi medici Mediass dovevamo prescrivere quei farmaci in più rispetto al resto d’Italia, per il semplice motivo che in Calabria c’erano allora – e ci sono adesso – molti più malati cronici che non nel resto d’Italia. E sia Cotticelli allora, che oggi Occhiuto, dovrebbero saperlo perché oltre a tutti gli istituti di statistica sanitaria, il fatto è stato accertato da un decreto di un altro commissario al piano di rientro sanitario calabrese, l’ing. Scura, che, con il Dca n. 103 del 30/09/2015 ha certificato che in Calabria ci sono ben 287.000 malati cronici in più rispetto ad altri due milioni di altri italiani.
E, visto che il Dca n. 103 è stato vidimato prima da Ministero dell’Economia, qui cogliamo l’occasione per segnalare l’ingiustizia del piano di rientro sanitario calabrese che prevede che ogni Dca del suo commissario deve essere vidimato prima dal Ministero dell’Economia, che deve valutare il risparmio di spesa sanitaria, ed è questo che poi lo passa al Ministero della Salute, che valuta la sua inidoneità dal punto di vista sanitario.
Della serie tutti sapevano e tutti sanno che in Calabria ci sono molti più malati cronici rispetto alle altre regioni italiane, e ciò dimostra la “cattiveria e l’ingiustizia” del piano di rientro. Come tutti sanno, compreso il commissario-governatore Occhiuto, la Calabria è la regione che, a fronte dei molti malati cronici in più da circa 20 anni a questa parte, è la regione che riceve meno fondi sanitari. Meno fondi sanitari dove ci sono più malati cronici, ed è di questo di cui il commissario Occhiuto si dovrebbe interessare, se vuole veramente salvare i malati calabresi.
Prima di tutto, dovrebbe costringere il suo partito (di cui è vicesegretario) che sta approvando una finanziaria, che dedica alla sanità la più bassa percentuale rispetto al Pil mai avvenuta e grandemente distante dalla percentuale dedicata alla sanità dagli altri stati europei. Poi, il governatore Occhiuto dovrebbe andare alla Conferenza Stato-Regioni e battere i pugni sul tavolo per cambiare il criterio di riparto dei fondi sanitari alle regioni, che da due decenni ha mortificato la Calabria e il Sud in genere, per basarlo su veri bisogni delle popolazioni e cioè sul numero delle malattie presenti in ogni regione.
E dovrebbe andarci e battere i pugni sul tavolo perché sono proprio le regioni attualmente avvantaggiate, perché a fronte di meno malati ricevono più fondi, e governate dal suo partito che si oppongono a questa modifica. E se non riesce a convincere i suoi compagni di partito può fare come il governatore della Campania (regione nelle stesse condizioni della Calabria) che ha fatto ricorso al Tar proprio contro l’ingiusto criterio di riparto dei fondi sanitari alle regioni.
Questo sì che potrebbe dargli i fondi per aumentare gli stipendi dei medici e degli operatori sanitari tutti, di riaprire i 18 ospedali chiusi in Calabria, di aumentare i posti letto e fare una migliore medicina del territorio. ( Dott.ssa Rosa Bianco, dott.ssa Antonietta Greco, dott.ssa Ester Fabiano, dott.ssa Lerose Serafina, dott. Giacinto Nanci, dott. Andrea Muscolo e dott. Rossi Carmelo)