SECONDO LEGAMBIENTE URGE UNA RIFLESSIONE SULLA FILIERA LEGNO-ENERGIA CALABRIA;
I Giganti della Sila

SERVE UNA SVOLTA PER LA FORESTAZIONE
È INDISPENSABILE SUPERARE I RITARDI

di FRANCESCO CANGEMI – In Calabria la strada è ancora lunga per garantire sostenibilità e trasparenza a un comparto strategico come quello boschivo. Tuttavia, piccoli passi sono stati fatti dalla Regione, decidendo di non concedere più deroghe per l’esercizio della Centrale del Mercure.

Una decisione che ha raccolto il plauso di Legambiente Calabria che sottolinea come «Occorre cambiare la filiera legno energia per dare garanzie di sostenibilità e di trasparenza a un comparto economico come quello boschivo importante per la nostra Regione. Oggi, invece, la filiera boschiva è, per come hanno accertato diverse indagini della Procura distrettuale antimafia di Catanzaro, in gran parte nelle mani delle cosche e trova nella filiera energetica un punto di interesse economico e criminale. Occorre invertire la tendenza e passare ad un utilizzo sostenibile del patrimonio forestale attraverso la tutela efficace degli ecosistemi, e un uso consapevole delle biomasse per promuovere la nascita di comunità energetiche e sostenere piccoli impianti cogenerativi che favoriscono le economie locali e l’utilizzo delle risorse boschive secondo i principi della gestione forestale sostenibile».

«È una decisione clamorosa – aggiungono da Legambiente Calabria riferendosi al Mercure – importante ed opportuna quella annunciata dal presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto che, in sede di approvazione del Piano del Parco nazionale del Pollino, atteso da oltre 30 anni, ha dichiarato che non ci saranno altre deroghe a garanzia dell’esercizio della grande Centrale a Biomasse del Mercure, nel Comune di Laino Borgo.  La centrale del Mercure, lo ricordiamo, ha una potenza di 35 mw ed è inserita in un contesto territoriale estremamente delicato come il Parco nazionale del Pollino e su cui si pongono una serie di questioni estremamente rilevanti e nessun vantaggio concreto, perché contraddice i più elementari criteri di sostenibilità ambientale: produce solo energia elettrica ed è poco efficiente, per funzionare deve essere alimentata con grandi quantità di biomassa, 340-500mila tonn/anno e previsioni di crescita fino a 820mila, proveniente da una distanza di 120 km che è ben superiore ai criteri condivisibili e sostenibili dal punto di vista ambientale, economico e sociale».

«La Regione Calabria – continua la nota – prende atto dell’incompatibilità dell’impianto con il Parco nazionale, e sebbene avvenga con ritardo dobbiamo sfruttare l’occasione per favorire una profonda riflessione sulla filiera energetica regionale delle biomasse che non è sostenibile, economicamente deficitaria e, anche alla luce delle inchieste della procura distrettuale antimafia di Catanzaro ha dimostrato, socialmente pericolosa perché condizionata dalla criminalità organizzata».

«La Regione Calabria, emettendo un provvedimento che prelude alla chiusura della centrale del Mercure sta andando nella direzione giusta – commenta Anna Parretta presidente di Legambiente Calabria – La nostra associazione ha sempre espresso un giudizio molto critico sulla realizzazione di questa centrale sia per la sua localizzazione, del tutto incongrua, all’interno di un Parco nazionale, sia sulle dimensioni dell’impianto con i conseguenti riflessi in termini di emissioni e consumi. Una centrale vecchia nella sua concezione, oggi inadatta a rispettare gli obiettivi climatici e di tutela delle foreste perché si pone in contrasto con la Strategia Europea che punta a migliorare la qualità delle foreste e delle sue filiere compresa quella energetica. Tra le fonti energetiche rinnovabili, la biomassa forestale per essere realmente sostenibile, deve rispettare il principio di uso a cascata delle risorse agroforestali, provenire da filiere corte, avere riguardo alle emissioni in atmosfera e garantire la salvaguardia della salute delle persone e la tutela dell’ambiente: il contrario della grande centrale del Mercure».

Perseguire gli obiettivi della Strategia Forestale Europea significa anche rispettare gli impegni sottoscritti a livello internazionale dall’Italia in materia di contrasto ai cambiamenti climatici, conservazione della biodiversità, decarbonizzazione dell’economia, commercializzazione del legno e sviluppo socioeconomico. Le biomasse possono essere considerate sostenibili se: esiste una filiera di prossimità e di piccole dimensioni che non implica lunghi viaggi, non provengono da culture dedicate, si tratta di scarti che non troverebbero una miglior sistemazione ed il ritmo di sfruttamento non è superiore al tasso di ricrescita di boschi e foreste.

«Nell’esprimere la nostra soddisfazione per le decisioni prese dal presidente Occhiuto – continua Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente – attendiamo la chiusura effettiva della Centrale del Mercure e di ogni altro grande impianto presente in Regione che abbia caratteristiche simili non rispondenti a criteri di gestione forestale e delle sue filiere effettivamente sostenibili. Ricordiamo che in Calabria sono presenti 4 grandi impianti che utilizzano biomasse solide, sui 32 diffusi su tutto il territorio nazionale, che producono “solo” energia elettrica da biomasse forestali e consumano 1.954.080 tonnellate e vedono la Calabria in testa con l’impiego di oltre un milione di tonnellate di legna (51%). La metà dei consumi di biomasse del nostro Paese sono alimentati da prodotti forestali commercializzati o provenienti dalla Calabria, uno spreco di materia prima e un utilizzo insostenibile dei prodotti forestali e una filiera produttiva inadeguata a sostenere il cambio di passo necessario per raggiungere gli obiettivi di tutela della biodiversità e climatici previsti al 2030».

«Come abbiamo richiesto durante il Forum regionale sulle foreste organizzato nel luglio del 2022 a Cosenza – concludono Parretta e Nicoletti – in Calabria serve una riflessione per superare le contraddizioni ed i ritardi nella pianificazione e gestione forestale, oltre che per sopperire all’assenza di certificazione secondo i principi della gestione forestale sostenibile. Rilanciamo l’invito alla Regione di insediare un Tavolo di filiera del legno con l’obiettivo di una maggiore partecipazione e condivisione tra le istituzioni, il mondo della ricerca e le parti economiche e sociali interessate per attuare la transizione ecologica e la valorizzazione del settore forestale. Occorre superare un sistema di autorizzazione farraginoso e non trasparente che negli anni ha permesso alla criminalità organizzata di infiltrarsi e condizionare un settore economico importante, che nei fatti, alimenta la “monocultura” industriale di produzione di energia da biomasse per le grandi centrali elettriche presenti in Calabria a Cutro, Strongoli, Crotone, Laino Borgo e Cosenza che sono superate perché ambientalmente insostenibili». (fca)