L’ANNUNCIO A SORPRESA DI TRENITALIA: DAL 3 GIUGNO I TRENI VELOCI SULLO STESSO PERCORSO TORINO-REGGIO;
Italia e Frecciarossa

Si scatena la concorrenza Frecciarossa-Italo,
ma l’Alta Velocità in Calabria viaggia al ‘ralenti’

di SANTO STRATI – Il giorno dopo l’annuncio e l’apertura della biglietteria per il collegamento veloce Torino-Reggio Calabria da parte di Italo treno, Trenitalia scatena la controffensiva e mette i Frecciarossa sullo stesso percorso. Una “guerra” commerciale di cui beneficeranno sicuramente i calabresi. Italo comincerà a unire Piemonte e Calabria dal 14 giugno, con fermate intermedie a Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Salerno, oltre che, nella regione, a Paola, Lamezia, Rosarno e Villa San Giovanni, Trenitalia invece anticipa al 3 di giugno lo stesso percorso. Dalla “concorrenza” escono vincitori i viaggiatori della regione che, finalmente, hanno più opportunità di collegamenti con convogli di nuova generazione. E sarà questa l’occasione per mettere in discussione, in modo serio, il problema dell’alta velocità e dell’alta capacità (due caratteristiche del trasporto ferroviario) che permetteranno di velocizzare al massimo i collegamenti tra la Calabria e il resto del Paese. Il sogno rimane un collegamento Reggio-Roma in 2ore e mezzo, considerando il declino inevitabile che si preannuncia – salvo atti d’orgoglio e concrete prese di posizione – per l’Aeroporto dello Stretto, ma già avere treni veloci (l’«ultra» è un optional per ora negato ai calabresi) è un grosso passo in avanti per la mobilità di questa regione.

Non è così semplice come appare: sia Frecciarossa che Italo viaggeranno sulle attuali linee tradizionali (non adatte all’AV) e dovranno dimenticarsi di raggiungere le velocità straordinarie che fanno felici i viaggiatori tra Roma e Milano e viceversa (poco sotto le tre ore il collegamento). L’arrivo dei supertreni servirà, in ogni caso, da stimolo per cominciare a pensare a una progettazione specifica per una grande rilancio del trasporto ferroviario non solo di passeggeri ma anche e soprattutto di merci. A proposito di merci, che fine abbia fatto la delibera che sbloccava il collegamento tra il Porto di Gioia Tauro e la ferrovia (appena quattro km che bloccavano l’intermodalità, ovvero la connessione diretta dal Porto alla ferrovia per i container già dallo scarico sul molo) non siamo riusciti a saperlo: ricordiamo solo la grande enfasi con cui dalla presidente Santelli era stato annunciato il 6 marzo scorso (vedi calabria.live) il via al completamento del gateway ferroviario porto-linea ferrata nazionale. Poi, causa il lockdown (scusate l’inglesismo, ma dicono che alla gente pesa di meno definendo così la “chiusura obbligata” che abbiamo tutti necessariamente subito) non c’è stato spazio per i fuochi d’artificio e per i brindisi. Eppure era stata definita dalla presidente Jole «una giornata storica» come tante altre cui – spesso sorprendentemente – questa Giunta ci sta abituando, prima facendo e poi annunciando. Piccolo particolare, il “fare” spesso va a cozzare contro l’ottusità della burocrazia regionale e le scartoffie, come sta capitando per l’iniziativa di aiuto alle imprese, hanno, alla fine, il sopravvento. Manca sempre una firma perché le intelligenti iniziative di Santelli & Co. raggiungano l’effettivo risultato sperato. Sul collegamento col Porto la presidente Jole aveva dichiarato: «in sole due settimane di intenso lavoro, ho recuperato un blocco che durava da vent’anni per una struttura costata fin qui 20 milioni di euro che rischiava di diventare un monumento allo spreco, per una ventennale disputa giudiziaria su 4 km di raccordo ferroviario», raccogliendo il consenso di tutta la Città Metropolitana di Reggio. Maledetto coronavirus, ha “intossicato” anche il raccordo del Porto: i calabresi, però, ora aspettano di vedere partire i lavori a Gioia Tauro.

Il fatto che improvvisamente i due vettori ferroviari nazionali “riscoprano” la Calabria coi treni superveloci nonostante l’assenza di una rete adeguata, deve indurre a mettere il piede sull’acceleratore e pretendere – ripetiamo pretendere – che l’Alta Velocità, intesa come rete ferroviaria di nuova realizzazione – abbia la priorità. Come, però ha fatto osservare la deputata di Fratelli d’Italia Wanda Ferro, secondo l’abituale logica del Sud-cenerentola d’Italia, nel decreto rilancio il Governo ha destinato appena 40 milioni «per la progettazione e il potenziamento con caratteristiche di Alta Velocità di Rete (AVR) delle linee Salerno-Reggio Calabria, Taranto–Metaponto–Potenza–Battipaglia, Genova–Ventimiglia» stanziando invece «380 milioni di euro per il progetto preliminare del Nodo di Verona Est nell’ambito della linea ferroviaria Alta Velocità – Alta Capacità Milano-Venezia». Il commento dell’agguerrita parlamentare catanzarese era scontato: «Il ministro De Micheli ha segnato la fine dell’Alta Velocità nel Mezzogiorno. Ancora una volta, 10 milioni di cittadini italiani vengono tagliati fuori dalla modernità», ma sembra più dettato da questioni di buonsenso che di litigiosità politica tra maggioranza e opposizione. «L’Alta Velocità/Alta Capacità (Avac) – spiega Wanda Ferro – è l’infrastruttura oggi percorribile a 300 km/h, domani con nuove generazioni di treni a 350 km/h, cioè l’Alta Velocità vera; mentre l’Avr è una rete in cui sono comprese sia le linee Avac (quindi 300-350 km/h), sia le linee tradizionali in cui si fanno interventi per consentire la velocità a 200 km/h. Ciò significa, ad esempio, che a sud di Battipaglia, dato che non c’è traccia della linea ferroviaria Alta Velocità-Alta Capacità, i lavori consentiranno ai treni di viaggiare a 200 km/h, mentre a Est di Milano verrà realizzata la seconda linea AVAC Milano-Venezia, quasi parallela alla linea Milano-Bologna, già realizzata». Da qui l’interrogazione della Ferro al Governo per conoscere “per quale motivo sia stata deciso il finanziamento della realizzazione di una linea Alta Velocità/Alta Capacità tra Lombardia e Veneto, riservando alle Regioni del Mezzogiorno un decimo dello stanziamento, 40 milioni di euro, per la realizzazione delle sole linee ferroviarie Alta Velocità di Rete”.  Secondo Wanda Ferro sarebbe stato più opportuno «destinare lo stanziamento di quasi 380 milioni di euro per finanziare l’ammodernamento delle infrastrutture ferroviarie nelle Regioni del Sud Italia e consentire la realizzazione di linee ferroviarie Alta Velocità – Alta Capacità, colmando il divario infrastrutturale tra Nord e Sud».

Non si pensi, però, che solo da destra che arrivino bordate alla simpatica ministra di Infrastrutture e Trasporti Paola De Micheli. L’ex presidente della Regione Calabria Mario Oliverio ha inviato un’infuocata lettera aperta dove, evidenziando le differenze tra Alta velocità/Alta Capacità (Avac) e l’Alta velocità di Rete (Avr) chiede lumi sulle scelte poco condivisibili degli investimenti previsti dal Cipe. «Considerando che a sud di Battipaglia – scrive Oliverio – non c’è nemmeno un metro di Avac i futuri lavori potranno portare la linea a 200 km/h, con costo presumibile di 10 miliardi. È importante sottolineare – afferma l’ex presidente della Regione – come il problema dell’accessibilità esterna e interna sia ormai considerato dal dibattito meridionalista uno dei nodi essenziali dello sviluppo economico e sociale della Calabria. Per questo intendo rappresentarLe la necessità di una urgente modifica dell’orientamento riduttivo espresso dal Governo nell’ambito del Decreto “Rilancia Italia” in materia di rete ferroviaria nelle regioni del Sud».
Oliverio sottolinea che «la Regione Calabria, d’accordo con il Governo nazionale dell’epoca, aveva destinato importanti risorse del patto per la Calabria nel programma FSC, 6 milioni di euro, per il solo studio di fattibilità della linea ad Alta Velocità. Per tale attività di progettazione, in aderenza a quanto previsto dal Patto per la Calabria, era stato costituito un tavolo tecnico, composto dall’Agenzia della Coesione (che lo coordina in rappresentanza della Presidenza del Consiglio) dal MIT e dalla Regione Calabria. Questo tavolo sebbene costituito formalmente nonostante i numerosi solleciti formali ed informali della Regione non si è mai riunito.
Su questo tema e con le notazioni prima richiamate, la Regione Calabria ha ripetutamente sollecitato il Ministero e l’Agenzia della Coesione per ultimo con nota del 10 febbraio 2020. La Regione Calabria ha posto il tema di realizzare nel Sud l’Alta Velocità tecnicamente di nuova generazione; cioè una linea a 300-350 km/h, per collegare Reggio a Roma in due ore e mezzo e spendere tra 8 e 10 miliardi. La Regione si è immediatamente attivata e subito dopo la firma del patto ha prodotto la DGR del 27 settembre 2016, con il documento preliminare alla fattibilità Alta Velocità Lean». Sulla stessa linea dell’opposizione, Mario Oliverio si scaglia contro le decisioni governative: «È infine necessario evidenziare la gravissima contraddizione che emerge tra l’accordo fatto tra Presidenza del Consiglio e Regione ed espressamente definito e sottoscritto nel Patto e quanto è emerso dalla Sua Conferenza stampa. Una scelta grave che, nello stesso giorno, comunica il disconoscimento – di fatto – del Patto con una decisione unilaterale e senza l’intervento della Presidenza del Consiglio e nello stesso giorno da il via libera definitivo alla seconda linea Alta Velocità nel Nord Italia».

Per farla breve, ci sono tutti gli elementi per dedurre e capire che le scelte “sudiste”, difese strenuamente e in ogni occasione dal ministro per il Sud Peppe Provenzano col suo Piano per il Sud, al momento accantonato, in realtà tradiscono scarsa considerazione per il Mezzogiorno e soprattutto per la Calabria.

La presidente Santelli che – inspiegabilmente – ha ignorato l’annuncio di Italo e della società di Luca di Montezemolo Nuovo Trasporto Ferroviario  (che ha pur suscitato parecchio entusiasmo tra gli sfiduciati viaggiatori calabresi), invece non si risparmia in lodi nei confronti di Trenitalia (cui peraltro la Regione offre un cospicuo contributo per il collegamento Bolzano-Sibari): «L’arrivo del Frecciarossa in Calabria – ha dichiarato la presidente – è una splendida notizia che produrrà effetti positivi per tutta la regione, in un momento in cui è di fondamentale importanza ripristinare i vecchi collegamenti e crearne di nuovi per favorire la ripartenza del turismo e dell’economia. Oggi – spiega la governatrice –, Trenitalia, a cui va il mio personale ringraziamento, ha annunciato che, a partire dal prossimo 3 giugno, trasformerà una coppia di Frecciarossa da Milano-Napoli e viceversa in Torino-Reggio Calabria e viceversa. Il treno partirà da Torino Porta Nuova alle 8 del mattino e arriverà a Reggio alle 18.50; il ritorno, a partire dal 4 giugno, sarà con partenza alle 10.10 da Reggio e arrivo alle 21 a Torino. Al di là dei dettagli tecnici, quella di Trenitalia è indubbiamente una iniziativa che contribuirà ad “avvicinare” ancora di più la Calabria al resto d’Italia e ci darà una mano per affrontare al meglio la prossima stagione turistica».

Quanto costa questo “regalo” di Trenitalia ai calabresi? Non se ne fa cenno. «L’arrivo del Frecciarossa – ha detto la Santelli – rappresenta un evidente cambio di rotta da parte di Trenitalia, che ha deciso di investire in questa regione e di sposare in pieno il nostro piano per il potenziamento del sistema ferroviario. Un altro segnale positivo, in tal senso, era già arrivato con l’istituzione del treno ad alta velocità Frecciargento Bolzano-Roma-Sibari, che finalmente collega in modo soddisfacente un’area vasta e produttiva come quella della Sibaritide”. In attesa di chiarimenti che i calabresi apprezzeranno, chi viaggia approfitti della “fortunata” circostanza della “guerra del Sud” tra i due player ferroviari italiani. In carrozza, si parte, almeno in comodità. Era anche ora… (s)