Il Pci, la Calabria e il Mezzogiorno a cura di Lorenzo Coscarella e Paolo Palma

di PINO NANO  –  L’on.Paolo Palma, Presidente dell’ICSAIC, lancia in Calabria un saggio che non mancherà di far discutere e di alimentare nuove riflessioni sulla nascita della sinistra in Italia e sul peso del Mezzogiorno nelle scelte ideologiche del Partito Comunista di allora.

«Riteniamo, che questo volume, porti un ulteriore mattone alla costruzione della narrazione meridionalista del Partito comunista italiano, che soffre però, a nostro avviso, di un eccesso di dispersione in mille rivoli. Esiste infatti una miriade di studi locali, per lo più saggi su riviste storiche, ma anche alcune monografie, ai quali bisogna aggiungere, come è stato rilevato di recente, i profili biografici dei dirigenti meridionali, ovvero che del Mezzogiorno si sono occupati» quali Amendola, Li Causi, Grieco, Chiaromonte, Sereni, La Torre e, più di recente, per la Calabria, Fausto Gullo nella biografia di Giuseppe Pierino. Chissà che prima o poi – è un augurio – non si riesca ad avere un’opera complessiva che dia conto di come e quanto la politica del Pci abbia inciso sulla società meridionale».

Così il Presidente dell’ICSAIC Paolo Palma, intellettuale e giornalista di grande tradizione cattolica, già parlamentare, e oggi alla guida dell’ICSAIC ha presentato l’ultima “creatura” del suo Istituto di ricerca, “Il PCI, la Calabria e il Mezzogiorno. Da Livorno al partito nuoto (1921-1953)”, saggio curato dallo storico Lorenzo Coscarella e dallo stesso Paolo Palma per Pellegrini editore, e che rientra nelle attività di ricerca e divulgazione dell’Istituto Calabrese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea.

«In epoca di sovranismi, di emotività capace di evolvere in odio per ogni diversità, abbiamo bisogno di rinforzare quei valori capaci di promuovere socialità e democrazia della convivenza. Oggi – precisa un grande sociologo quale è il prof. Ercole Giap Parini , direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Unical – si riflette su un centenario importante per la storia di questo paese, la nascita del Partito comunista italiano, che, tra luci e qualche ombra, ha svolto un ruolo essenziale nella storia italiana e occidentale, soprattutto in senso emancipativo». 

Il testo – spiega il Presidente di ICSAIC Paolo Palma – raccoglie gli atti del convegno organizzato dall’Istituto in occasione del centenario di fondazione del Partito comunista d’Italia, e al suo interno presenta saggi di storici, docenti universitari e studiosi del territorio che analizzano ad ampio spettro aspetti di questa attività del Pci nel Sud Italia: Franco Ambrogio, Lorenzo Coscarella, Guido D’Agostino, Michele Fatica, Guido Liguori, Giuseppe Masi, Katia Massara, Prospero Francesco Mazza, Antonio Orlando, Paolo Palma, Christian Palmieri, Ercole Giap Parini, Martino Antonio Rizzo, Domenico Sacco, Pantaleone Sergi, e Francesco Spingola. 

Il volume – sottolinea il vecchio giornalista  «si propone di esaminare i connotati meridionalisti dell’azione del partito, con particolare attenzione alla questione contadina che esplose nell’immediato dopoguerra con occupazioni di terre ed eccidi».

Un lavoro di grande pregio e di grande interesse storico e scientifico, se non altro per la meticolosità e il rigore con cui studiosi locali ed esperti di storia contemporanea raccontano le fasi fondamentali della nascita del vecchio Partito Comunista in Calabria e nel resto del Mezzogiorno, un frammento di storia Repubblicana senza pari, e una esperienza politica che ha profondamente attraversato la vita del Paese e segnato la storia stessa di milioni di italiani.

Dopo i saluti del presidente della BCC Mediocrati Nicola Paldino e del presidente dell’ICSAIC Paolo Palma, sono intervenuti la storica Katia Massara, del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’UniCal e membro del Direttivo ICSAIC, Marta Petrusewicz, dell’Università della Calabria e della City University of New York, e il prof. Massimo Veltri, già senatore della Repubblica e docente UniCal. L’iniziativa, coordinata dal direttore scientifico dell’ICSAIC Vittorio Cappelli, ha visto la partecipazione dei curatori e di alcuni degli autori dei significativi saggi inclusi nel volume.

Fondamentale il lavoro del giornalista Pantaleone Sergi. «La voce del nuovo soggetto politico – scrivono nella prefazione Paolo Palma e Lorenzo Coscarella – veniva portata in Calabria da fogli e testate di impronta comunista, più o meno organiche al partito, che Pantaleone Sergi passa in rassegna con un approfondimento sulla stampa dei comunisti in regione tra il 1920 e il 1947. Già prima della scissione di Livorno, per fare un esempio, in Calabria si pubblicava il quindicinale Vita nuova che, alla ripresa delle pubblicazioni nel 1920 dopo la pausa bellica, si diede la testata di «quindicinale comunista» diventando poi ufficialmente nel 1921 Quindicinale del Partito comunista Italiano. Anche la stampa dei comunisti nasceva dunque in seno al mondo del socialismo, distaccandosene man mano che aumentava la percezione della necessità di un’azione politica più incisiva. I primi anni ’20 furono un periodo molto florido per il giornalismo politico locale e non solo, durante il quale, però, all’elevato tasso di natalità di testate corrispondeva una loro diffusione in un raggio d’azione meramente locale, che in pochi casi riusciva a coinvolgere un’area più grande del collegio elettorale di riferimento».

Il ruolo della stampa fu dunque fondamentale alla crescita del Partito. Da questo saggio viene fuori che in questa prima fase la provincia di Cosenza si caratterizzò come quella più attiva, e un certo fermento era riscontrabile anche nel Reggino, mentre nel Catanzarese non si segnalavano iniziative di rilievo. Durante il regime fascista- spiega nella sua analisi il giornalista Pantaleone Sergi, storico inviato di Repubblica con la chiusura dei giornali non allineati col governo, «molte testate chiusero e solo poche flebili voci riuscivano a circolare nella clandestinità, come l’edizione de l’Unità che si stampava occasionalmente a Palmi. La caduta del regime e la ripresa della vita democratica, fase della storia italiana caratterizzata da una eccezionale e comprensibile vivacità politica, portò a partire dal novembre ’43 alla diffusione di numerosi fogli di argomento politico. Le federazioni comuniste delle tre province si dotarono così dei propri organi di stampa che, con pregi e difetti, costituivano il cuore dell’informazione politica del partito». 

Un libro di storia contemporanea, dunque, che non mancherà di aprire nuovi dibattiti e nuove riflessioni, ma questo “è il bello della diretta”. (pn)

TROPEA (VV) – La città celebra il pittore Albino Lorenzo

Tropea celebra il Centenario della nascita del Maestro Albino Lorenzo, il «cui ricordo rimane vivissimo nella comunità perché il fascino di un uomo straordinario penetra nell’anima».

«Credo che siano pochi, anche tra i giovani – ha scritto il sindaco di Tropea, Giovanni Macrì – i tropeani che non conoscono il grande Lorenzo e non l’ammirano e mi auguro che anche i bambini vengano accostati a lui dalla famiglia, dalla scuola e da tutte le agenzie formative perché apprezzarlo significa comprendere lo spirito della nostra comunità e assaporarne la storia».

«Tropea parla al mondo – ha continuato – non solo attraverso le sue bellezze naturali e architettoniche ma anche attraverso le donne e gli uomini che l’hanno vissuta. Albino, oltre ad essere un grandissimo Pittore è un figlio fedele che dalla sua terra trae l’ispirazione e la infonde nei suoi dipinti attraverso un’armonia di forza e tenerezza. Le sue pennellate graffianti caricano l’oscurità della masonite di una luce e di un dinamismo che colpiscono perché nascono dall’autenticità di una passione: Albino amò profondamente il mondo contadino perché lo sentiva vicino al suo essere schivo, umile, modesto, essenziale.
I suoi dipinti continuano a parlare all’uomo di oggi e, in questo nostro tempo confuso e disorientato, indicano la via da seguire per guardare avanti con uno spirito nuovo rispettoso dell’altro e della natura, forse è questo il messaggio più attuale del grande Lorenzo di cui dobbiamo fare tesoro».
«Nel giorno del centenario della sua nascita – ha concluso – Tropea ringrazia i suoi genitori Saverio e Maria per averlo messo al mondo, per averlo educato ai valori del rispetto e del l’umiltà e per avergli trasmesso l’amore per la sua gente.
Come Sindaco avverto l’emozione dell’importante ricorrenza che sarà celebrata degnamente non solo rendendo omaggio alla sua arte ma anche onorando l’artista, l’uomo, cioè, che ha amato così intensamente Tropea da non lasciarla mai e da immortalarla consegnando alla Storia uno dei suoi volti più veri. Grazie grande Maestro e grande Cittadino di Tropea, la tua Città ti porta nel cuore e si impegna a trasmettere la Bellezza del tuo messaggio ai posteri!». (rvv)

TROPEA – La Giunta delibera intitolazione di Viale Stazione al Maestro Albino Lorenzo

Il Comune di Tropea, nei giorni scorsi, ha deliberato per intitolare Viale Stazione al Maestro Albino Lorenzo.

«L’atto – si legge in una nota – verrà ora trasmesso alla Prefettura di Vibo Valentia, che previo parere del Dipartimento di storia patria, potrà autorizzare l’intitolazione».

L’Amministrazione, inoltre, ha reso noto che «Viale Stazione sarà a breve interessato da un profondo restyling che lo renderà un tutt’uno con il corso principale. L’amministrazione conta, inoltre, di commissionare la realizzazione di un scultura che ricordi il Maestro».

La «proposta di intitolazione – si legge ancora – di un’area del territorio comunale, precisamente Viale Stazione nel tratto ricompreso tra l’intersezione con la piazza Vittorio Veneto e quella con via Fontana Nuova, ad una importante figura d’artista, figlio illustre di Tropea, che con i suoi dipinti e il suo animo nobile ha illuminato la storia cittadina lasciando segni duraturi nella comunità».

«Albino Lorenzo – si legge nella motivazione della Giunta comunale – ammiratissimo per la sua arte, rimane ancor più nel cuore dei tropeani per la sua affabilità, il suo atteggiamento umile e riservato e la sua vicinanza profonda e sincera ai concittadini. Noto a tutti come l’ultimo patriarca per la sua numerosissima famiglia: diciotto figli avuti dalla moglie, Donna Gina Capua, come lui, persona dolcissima e solare, Albino rallegra le case tropeane con almeno uno dei suoi dipinti, luminosissimi sullo sfondo scuro della faesite. É caro a tutti, non solo per la sua inconfondibile arte, che incanta ed emoziona, ma anche per il suo sconfinato amore per Tropea».
«Tutti ricordano – continua la nota – una sua intervista alla Rai in cui, parlando di un possibile trasferimento a Milano, così risponde al giornalista: “Troverei il successo, voi dite. Ma il prezzo che devo pagare é troppo alto. É qui che son nato ed é qui che intendo restare. Ho imparato che il successo prima o poi passa, e quel poco che ti resta sul serio è il tuo mondo, se hai la fortuna di avere un tuo mondo”. Il Maestro Lorenzo fece la scelta giusta perché, senza tradire neppure un poco le sue radici ma rimanendo fortemente e convintamente abbarbicato alla sua città natale, trovò ugualmente successo, fama e onori e nel contempo conquistò l’amore e la stima profondi della sua gente che continua a guardare a lui come a un modello di coerenza, di generosità e di fedeltà alla propria terra».
«Tropea, la Città dalle vicende millenarie – continua ancora la nota – caratterizzata da sempre da un respiro universale, riconosce la grandezza di questo suo figlio, artista eccelso e creatura d’animo nobile, e lo annovera tra le tante personalità che fanno ricca la sua storia. Il suo merito non scaturisce solo dallo straordinario talento pittorico, che lo porta alla ribalta del panorama artistico mondiale, ma dal suo essere cittadino innamorato della propria terra al punto da non volersene separare fino all’ultimo soffio di vita».
«Albino – conclude la nota – diventa un modello importante per tutti e un esempio luminoso per le nuove generazioni, deciso antidoto al disorientamento e all’incertezza della modernità liquida».
Albino Lorenzo, giovanissimo, riceve le prime nozioni di disegno dal padre scoprendo immediatamente il proprio talento artistico.
Durante gli anni Cinquanta inizia a definire la sua ispirazione, legata decisamente alle cose semplici della vita quotidiana, e la fatica della povera gente, con la genuinità del mondo contadino, irrompono prepotentemente nella sua arte.
Negli anni Sessanta partecipa a molte mostre collettive, nazionali e internazionali, e le sue opere vengono premiate, tra l’altro, a Parigi, Deauville, Nizza, Knokke, New York.
Il grande storico dell’arte Maurizio Calvesi evidenzia che Albino non fa un uso strumentale della cultura contadina avendo piuttosto vissuto un “moto di identificazione” con quel mondo arcaico.
Albino é schivo, modesto, estraneo ad ogni protagonismo, immerso totalmente nella sua incessante ricerca pittorica. Come lui stesso dichiara :”La pittura può anche essere denuncia e rivolta ma é prima di tutto uno stato d’animo…che esprime il proprio mondo”. Legatissimo a questo suo mondo lo preferisce senza esitazioni al successo che lo attende a Milano e in America.
Le sue personali sono oltre cinquanta e più di settanta le collettive. I suoi quadri si trovano nelle più importanti gallerie e collezioni private nazionali e internazionali. Tra i suoi amici artisti: Luigi Servolini, Michele Cascella, Eugenius Eibisch, Enotrio Pugliese. Tra i tanti critici che si sono accostati alla sua arte, oltre a Maurizio Calvesi, Eduard Baümer, Marziano Bernardi, Dino Buzzati, Renato Civitella, Carlo Mazzarella, Franco Miele, Bruno Morini, Mario Perazzi, Guglielmo Petroni, Mario Portalupi, Maurizio Marini, Claudio Strinati, Carlo Carlino.
Scrive di lui Calvesi: «Egli acciuffa per gli ultimi lembi un repertorio contadino in accelerato processo di scomparsa, aiutando l’acutissima percezione col richiamo di anni lontani, in cui Tropea e il suo entroterra erano ancora così, con i mercati luccicanti di pesci o affastellati di rosse e gialle cassette di pomodori e di limoni, le coppole e i fagotti dei braccianti, ceste e sporte di donne incupolate da grandi fazzoletti sulle tonache nere, il transito solenne delle mucche e Il trotterellare di somari, o le camicie dei pescatori aperte sulle pelli conciate, d’un bianco che rimbalza dai brillii del cielo».
Nel contesto dell’arte italiana Lorenzo é un “caso”, un’emergenza singolarissima che esprime la sua interiorità e il suo contesto di vita, quello di Tropea e del suo comprensorio: il suo unico ed esclusivo mondo. (rvv)