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Il concerto del Quartetto Eridano

PALMI (RC) – Il concerto del Quartetto Eridano

Domani sera, a Palmi, alle 19, al Teatro Manfroce, si terrà il concerto del Quartetto Eridano, composto da Davide Torrente e Sofia Gimelli, al violino, Carlo Bonicelli, alla viola, e Chiara Piazza, al violoncello.

Il concerto è organizzato da Ama Calabria con il sostegno del Ministero della Cultura Direzione Generale dello Spettacolo, dell’Assessorato Regionale alla Cultura con risorse PAC 2014/2020 Az. 6.8.3. e della città metropolitana di Reggio Calabria e si realizza nell’ambito del progetto Giovani Talenti Musicali Italiani nel mondo promosso dal Cidim – Comitato Nazionale Italiano Musica, dall’Accademia Musicale Chigiana di Siena e dalla Fondazione Internazionale Incontri con il Maestro di Imola.

Nel concerto di Palmi il Quartetto Eridano eseguirà il “Quartetto n. 32 in Do maggiore, op. 20 n. 2” di Franz Joseph Haydn e il “Quartetto per archi n. 8 in Mi minore, op. 59 n. 2 “Razumowsky” di Ludwig van Beethoven, due composizioni di grande fascino. Il quartetto di Haydn può essere considerato una delle gemme del Classicismo musicale; l’opera, che fa parte dei celebri “Quartetti del Sole”, dimostra la maestria con la quale il “padre del quartetto d’archi” unisce eleganza formale ed espressività; un lavoro che mostra raffinatezza ed eleganza tipiche del periodo ma che allo stesso tempo è dinamica nel dialogo tra i diversi strumenti e nella presentazione dei temi.

«Ascoltare Haydn – dichiara il violinista Davide Torrente – secondo noi è come entrare in una conversazione intima e brillante, tipica della musica “da camera”, dove ogni strumento contribuisce al dialogo con equilibrio ed armonia mantenendo la sua identità e voce unica».

Altrettanto celebre è il “Quartetto per archi n. 8 in Mi minore, op. 59 n. 2“ di Beethoven, il secondo dei tre “Quartetti Razumovsky”. «Secondo noi questo quartetto rappresenta una pietra miliare nell’evoluzione della musica da camera, presentando una struttura complessa ed una potente carica emotiva, tipica del primo Romanticismo. È un’opera nella quale il compositore spinge all’ascolto di nuove dimensioni espressive, presentando momenti di delicatissima introspezione – come nel secondo movimento, dove lo stesso Beethoven esorta gli esecutori a trattare “questo pezzo con molto sentimento”. Un brano che nel finale riserverà esplosioni di energia pura». (rrc)